VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Un doc vince a Venezia

Di Guido Barlozzetti

 

In archivio Venezia 79 che poi sarebbero 90 se si conta dalla prima edizione che fu nel 1932. Una Mostra che è stata fedele a se stessa, una qualità media alta, con una selezione dove forse l’insistenza sui film familiari, nel senso più ampio del termine - mogli e mariti, madri e padri, figli e figlie, da soli, in coppia, alla ricerca di… - ha un po’ monopolizzato il cartellone. Cinema italiano presente in quantità, Crialese, Amelio.. ma sempre affaticato, così da non arrivare mai al traguardo. Glamour e red carpet in abbondanza, con il rosso schiena in vista di Timothy Chalamet che dice della disinibizione di un maschile non condannato allo stereotipo del virile-virile.

I premi. Il Leone d’oro è andato a The Beauty and Bloodsheed di Laura Poitras, dedicato alla figura e alla lotta di Naz Goldin, fotografa e testimone ispirata di un mondo libero, al di là dei conformismi, il culmine con le slide show di The Ballad of Sexual Dependency, 700 immagini scattate tra il ’79 e l’’86 su tutto quello che è oltre, sex, drug e ogni limite di ruolo. È presumibile che la Giuria presieduta da un’attrice sensibile e impegnata come Julianne Moore abbia voluto dare un segnale forte dando il Leone a un documentario che è un tributo a una vita e a un’idea trasgressiva e contro le convenzioni di ogni tipo, ma forse qualche perplessità resta. Non per il contenuto, sappiamo quanto le tematiche LGBT siano all’ordine del giorno e con quante difficoltà la libertà debba confrontarsi in ogni parte del mondo. Il problema è una Mostra che continua a sfoggiare con orgoglio il titolo di Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica: un brand retró che però rappresenta la forza profonda e l’identità dell’evento veneziano. Oggi che il cinema è aggredito dal collasso di spettatori post-pandemico e dalle ondate di serialità sulle piattaforme, forse un segnale di cinema-cinema sarebbe stato auspicabile che arrivasse da Venezia. Un film quale che fosse e non certo per prendersela con i documentari che Barbera da alcuni anni guarda con attenzione e inserisce nella Selezione ufficiale del festival, per ricordare quella radice del cinema-sala che senza retorica e nostalgia fa parte della nostra civiltà delle immagini. Poi, si poteva trovare un premio importante anche a The Beauty...

Ma così è andata e allora diamo uno sguardo agli altri riconoscimenti. Il Leone d’argento-Gran Premio della Giuria è andato a Saint Omer, un film in cui Alice Diop esplora il mistero di essere madre e lo fa attraverso lo sguardo di una scrittrice che assiste a una madre che viene processata per infanticidio. A Luca Guadagnino il Leone d’argento-Premio per la miglior regia. Bones and all, con Chalamet e Taylor Russell (che ha vinto il Premio Mastroianni per il miglior interprete emergente), è un film coraggioso, un viaggio nell’America sconosciuta di due giovani cannibali che dicono di un disperato bisogno d’amore.

Gli interpreti. La coppa Volpi al femminile ha celebrato la predestinata Kate Blanchett, impetuosa, ieratica, memorabile direttrice d’orchestra in Tar che resta prigioniera delle sue contraddizioni. Sul versante maschile, Colin Farrell protagonista con Brendan Gleeson de Gli spiriti dell’isola/The Banshees of Inisherin, che si prende anche il premio per la migliore sceneggiatura (di Martin McDonagh): anni ’20, un rapporto di amicizia fraterno che si rompe inspiegabilmente, uno dei due si rinchiude e rifiuta di parlare con l’altro, tutto in un’isola di fronte all’Irlanda in cui va in scena la guerra tra cattolici e protestanti. Il Premio speciale della giuria va a Gli orsi non esistono ed è anche un tributo, una testimonianza e un appello per il regista Jafar Panahi in prigione in Iran che non gradisce quello che racconta con la macchina da presa. Una storia che sembra di coppia, lei che pur avendo ricevuto da lui il passaporto per espatriare non vuole andarsene, e che a un certo punto scopriamo che è una docufiction, ma soprattutto un gioco di scatole che dice della condizione di un’artista in Iran.

 

Torna alla Homepage di Rai Easy Web