VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

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69 medaglie per l’Italia alle Paralimpiadi di Tokyo

Vanno in archivio le XVI° Paralimpiadi di Tokyo con un record di medaglie per l’Italia, che per 69 volte è salita sul podio.

Nella cerimonia di chiusura un ideale passaggio di consegne con Parigi, dove i Giochi si svolgeranno fra tre anni, non quattro perché questa edizione è arrivata con un anno di ritardo per l’esplosione della pandemia. Un grande successo non solo dal punto di vista sportivo, ma per l’attenzione che i Giochi sono stati in grado di focalizzare sulla problematica della condizione della disabilità e sui valori che la connotano e che tanto possono contribuire a un processo di accoglienza nel segno della condivisione.

“Arigato Tokyo: insieme, contro ogni pronostico, ce l’abbiamo fatta. I Giochi Paralimpici di Tokyo non sono stati solo storici, sono stati fantastici”, ha detto il presidente dell’International Paralympic Committee Andrew Parsons nel discorso di chiusura. E ha aggiunto: “Gli atleti hanno infranto record, scaldato cuori, aperto menti e cambiato vite. Popolo del Giappone siete stati voi a rendere possibile tutto questo: lo sport ha aperto le porte, ora tocca a noi abbattere le barriere. Fra tre anni ci ritroveremo a Parigi insieme ad atleti di tutto il mondo, ispirando ed emozionando ancora una volta il mondo intero con le loro incredibili performances”.

Il portabandiera italiano nella serata conclusiva è stato Matteo Parenzan, pongista, 18 anni, il più giovane atleta italiano.

Si concludono i Giochi con un’impresa su tutte, le tre sorelle della velocità, Ambra Sabatini e Martina Caironi (incidenti che hanno comportato l’amputazione di una gamba) e Monica Graziana (vittima di un attentato in Afghanistan), che hanno occupato i primi tre posti nei 100 metri categoria T63, in una sorta di replay dell’oro conquistato sulla stessa distanza da Marcell Jacobs nelle Olimpiadi e nello stesso stadio. Sabatini, 19 anni, livornese, ha corso in 14”11, nuovo record mondiale: “Vincere è stato bellissimo, ma l'emozione più bella è il podio a tre - ha detto Sabatini - Vedere l'Italia su quei gradini è fantastico, lo desideravamo tanto tutte quante in questi giorni. Come ci chiamiamo? Le fantastiche tre".

L’Italia chiude nona nel medagliere con 14 ori, 29 argenti e 26 bronzi, conquistati in 11 discipline (tiro con l’arco, atletica leggera, canoa, ciclismo, equitazione, judo, tiro a segno, nuoto, tennistavolo, triathlon e scherma).

Una conclusione straordinaria per un’estate che per l’Italia mette in fila le 40 medaglie conquistate nelle Olimpiadi e i trionfi Europei nel calcio e nel volley femminile.

E va anche sottolineato il successo mediatico con gli ascolti che hanno registrato le cronache in radio e in televisione, “sdoganando” le competizioni e portandole all’attenzione del grande pubblico: “La settantesima medaglia – ha detto Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpico Italiano - è per la comunicazione, sognavamo le prime pagine dei giornali, ora sono una realtà”.

Tra le figure che hanno lasciato un segno, Bebe Vio che si è confermata medaglia nel fioretto e ha sfiorato l’oro nella competizione a squadre dove l’Italia è stata battuta da una grande Cina.

Dal nuoto il maggior numero di successi: 39 medaglie di cui 11 d’oro con alcuni nomi su tutti. Cominciamo da una coppia, nella vita, che ha messo insieme 12 medaglie: Stefano Raimondi, veronese, un incidente in scooter, con sette medaglie, (un oro nei 100m rana S9, quattro argenti e due bronzi) e Giulia Terzi, affetta da scoliosi congenita, 5 con l’oro nei 100m. stile libero S7. E poi, Ariola Trimi, 34 anni, colpita da tetraplegia, con 4 medaglie (oro nei 100 stile libero e nei 50 rana della categoria S3 ma anche argento nei 50 stile libero S3-S4 e con la staffetta 4x50 stile libero), Carlotta Gilli, ipovedente, “Il delfino di Muncalé” (è nata a Moncalieri), Fiamme Oro, con cinque medaglie (oro nei 100 farfalla S13 e nei 20misti SM13, argento nei 100 dorso e 400 stile libero, bronzo nei 50 stile libero). Infine, il genovese Francesco Bocciardo, una tetraplegia distale spastica di 27 anni, Fiamme Oro, oro nel 100 e 200 stile libero S5.

Soddisfazioni nell’handbike – inevitabile e doveroso il ricordo di Alex Zanardi, (ancora in lotta contro le conseguenze del grave incidente in cui è incorso) con la vittoria nella prova a squadre con Paolo Cecchetto, Luca Mazzone e Diego Colombari. Katia Aere ha vinto il bronzo nella gara su Strada H5: “È come se avessi fatto 66 km di crono: non avevo scie da seguire, ho corso sempre sola. Sapevo di dover mantenere il mio ritmo. Ringrazierò sempre Zanardi, perché è anche merito suo se ho imparato ad amare questo sport. Questa medaglia è anche sua".

Nell’atletica si è detto delle “tre sorelle” nei 100 metri, una menzione tocca a Assunta Legnante, ipovedente, con il doppio argento nel peso e nel disco e a Oney Tapia con il doppio bronzo nelle due specialità di lanci riservati agli atleti con disabilità visiva. Medaglia di bronzo per Ndiaga Dieng nel 1500m. T20 maschili.

“Il bilancio di questa Paralimpiade non può che essere più che positivo. Il risultato in termini di medaglie ci inorgoglisce, ma al di là di ciò voglio far risaltare che questo è il frutto di un lavoro molto duro, di sacrifici e di umiltà ed è ancora più importante perché oltre i numeri proviene da 11 discipline differenti”. E a concludere: “Sui risultati ci aspettavamo qualcosina che forse è mancato, ma siamo più che soddisfatti e consapevoli che forse a Tokyo si sta concludendo un ciclo iniziato 12 anni fa su cui abbiamo investito e creduto molto, e lo testimonia una delegazione con più del 50% di esordienti, molti dei quali andati a medaglia, ma la metà erano veterani. Parigi è fra tre anni, è giusto guardare al futuro ma bisogna rimettersi al lavoro immediatamente”.

 

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