VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Dal programma "Chi l'ha visto?" una foto che mette a confronto a sinistra Piera Maggio e a destra Olesja Rostova

Lo scoop dei sentimenti e il caso di Denise Pipitone

di Guido Barlozzetti

 

La cronaca racconta di casi che entrano nell’agenda dei mezzi di comunicazione e catturano l’attenzione ossessiva del pubblico, tanto più quando non hanno una soluzione e lasciano con il vuoto di una spiegazione. Sull’assenza di una spiegazione si costruiscono vere e proprie catene seriali che passano da un talk show all’altro mescolando la ricerca della verità al cinico mercimonio dei sentimenti.

Un caso emblematico è rappresentato dalla sparizione della piccola Denise Pipitone, avvenuta il primo settembre del 2004 a Mazara del Vallo e tornata alla ribalta il 31 marzo scorso, quando un’infermiera russa residente in Val Seriana segnala al programma Chi l’ha visto? di aver notato una forte somiglianza fra Denise e una ventenne ragazza russa.

L’ha vista in tv, in un programma della televisione russa che s’intitola Pust’govoryat/Facciamoli parlare e presenta in studio ospiti che raccontano di problemi personali che toccano questioni di interesse generale, droga, prostituzione, criminalità… A quella puntata ha partecipato Olesja Rostova, il nome glielo hanno dato in orfanotrofio, che tra le lacrime ha detto di essere alla ricerca della madre. E’ lei Denise? Dal buio emerge, dopo tante attese e delusioni, una speranza? La macchina dei media si mette in moto e alimenta la curiosità della gente. E non solo amplifica la possibile novità, ma entra in gioco come un protagonista che sulla questione va ad allestire un teatrino spettacolare.

Ricordiamo l’antefatto, il giorno in cui comincia questa storia. Diciassette anni fa, nella siciliana Mazara del Vallo, la piccola Denise Pipitone scompare mentre sta giocando davanti alla casa della nonna. L’ultima persona ad averla vista, alle 11.45 della mattina, è una zia. Dopo di che nulla, della bambina, quattro anni, non si trova più traccia. L’allarme parte nella stessa giornata e da allora la madre Piera Maggio inizia una battaglia che la vedrà sollecitare l’attenzione sul caso in tutti questi anni, senza mai arrendersi alla fatalità del tempo e dei silenzi.

Le indagini esplorano piste diverse. Denise potrebbe essere stata rapita dai rom, ma un’altra ipotesi porta a indagare nell’ambito familiare, in particolare si approfondisce la posizione della sorellastra Jessica Palizzi che ha il cognome del padre, Piero Pulizzi il quale di Denise è il padre naturale, avendo la madre avuto una relazione con lui.

La nascita della piccola porta Pulizzi a separarsi dalla moglie Anna Corona e spiega anche l’acrimonia di lei e della figlia Jessica nei confronti della piccola. Risultato: la sorellastra viene rinviata a processo con l’accusa di concorso in sequestro di minorenne. Il dibattimento dura tre anni alla fine Jessica Pulizzi viene assolta per insufficienza di prove, sentenza che verrà definitivamente sancita dalla Cassazione nell’aprile del 2017 che pure riconosce l’esistenza di un comprovato movente. Anche sulla madre Anna non ci sono riscontri.

Ma torniamo allo scoop russo, perché di questo si tratta, di un’orchestrata operazione mediatica.
La segnalazione della somiglianza con la ragazza russa mette in moto la trasmissione condotta da Federica Sciarelli e accende l’attenzione della stampa e della televisione. Riaccende anche speranze di Piera Maggio, peraltro con le cautele che si debbono avere in un caso che va avanti da diciassette anni, durante i quali non si è trovato un filo che aprisse a una soluzione.

“Io per prima spero in un lieto fine - dichiara la conduttrice - visto che la mamma di Denise fu ospite nella prima puntata di Chi l’ha visto? condotta da me. Preferisco però andarci cauta”.
Ne ha tutte le ragioni perché una verifica che potrebbe essere semplice e inequivoca - oggi ci sono modalità di analisi certe e di rapida esecuzione - comincia a spostarsi nel tempo e ci vuole poco per capire che si sta mettendo in moto la grancassa onnivora e cinica dello show, a cominciare dal programma russo che cavalca la vicenda e punta a trasformarla in un evento in diretta, nonostante le insistenze a dare una risposta e le proteste da parte del legale Giacomo Frazzitta che da sempre segue Piera Maggio.

Va in scena un vero e proprio ricatto che, facendo aggio sui sentimenti, costringe Piera Maggio ad assistere a un circo che non ha nessun riguardo per il dolore di chi è stato segnato dall’orrore di questa storia.

Così, la trasmissione fa in modo che il responso venga dato in diretta, pronta a sfruttare il caso come traino potente per gli ascolti, la stessa Olesja asseconda la deriva mediatica di un caso che ben altra discrezione e prudenza avrebbe dovuto avere. Invece, non si esita a speculare sui sentimenti, sulle attese di una madre, sulla vita stessa di una bambina che oggi ha o potrebbe avere 21 anni. Per più di cinquanta minuti si assiste allo sciacallaggio di un annuncio montato ad arte e rinviato, fino all’exploit di un esito che non lascia speranze, l’analisi del sangue dimostra che Olesja non è Denise. Tutto costruito in anticipo, tutto preparato pur di alzare l’audience.

E le polemiche raggiungono anche Chi l’ha visto? Chi attacca il programma come Ricky Tognazzi che punta l’indice sulla ricerca dello share, chi come Giovanna Botteri ne difende la logica di servizio. E’ stato giusto dare tutti i particolari di quella sceneggiata? Non se ne diventa complici? O invece è un dovere della cronaca documentare una cinica operazione di sfruttamento mediatico di una terribile vicenda umana?

Il caso di Denise resta irrisolto, Sciarelli alla fine ha chiesto di riaprire una pista che potrebbe portare ai rom sulla base di una testimonianza del 2010 che non fu presa in considerazione dagli inquirenti (ma nel frattempo l’interessato è morto).

E aperta resta anche la questione di un’informazione ipertrofica stressata sui casi di cronaca e pronta a cavalcare ogni caso che si presti ad alimentare l’interesse del pubblico e ad assecondarne le tangenti più morbose. Quanti inviati vediamo sul luogo di un delitto a rincorrere parenti e conoscenti della vittima? Quanti talk non smettono di analizzare il dettaglio, anche il più intimo, inscenando un’inquisizione che più della verità che non può certo essere ricercata in uno studio televisivo, guarda alle percentuali dello share. Ciò che non vuol dire censurare, ma ristabilire una misura e un rispetto delle sensibilità in gioco, e non trasformare un programma in un incidente probatorio o in dibattimento che surroga il processo.

 

Torna alla Homepage di Rai Easy Web