VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

A Cannes Esterno Notte di Bellocchio.

Di Guido Barlozzetti

 

Si è chiuso il Festival di Cannes. Vince The Triangle of Sadness di Robert Ostlund e, un riconoscimento per l'Italia, il Premio della Giuria va a Otto Montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeesch, tratto dal romanzo Premio Strega di Paolo Cognetti, la miglior regia a Park Chan Wook per Heoji Kyolshim (Decision to Leave) e il Grand prix ex-aequo a Close di Lukas Dhont e Stars at Noon di Claire Denis. Da ricordare la presentazione fuori concorso di Esterno Notte, la serie diretta da Marco Bellocchio in cui il regista torna a raccontare il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse.

Vince una storia comica, surreale, una corrosiva satira della società dei ricchi firmata da Ostlund che aveva già trionfato a Cannes nel 2017 con The Square. Una nave in crociera affollata di un campione dell'esclusiva società degli abbienti e poi un rovesciamento in pieno schema lotta di classe. Il metaforico "triangolo della tristezza" è quello formato dalle rughe al di sopra delle sopracciglia.

Per restare dalle nostre parti, è significativo il Premio della Giuria A Otto Montagne. Anche qui die mondi che entrano in contatto, la montagna e la città: Pietro, un bambino torinese, padre ingegnere in una grande fabbrica, va lassù con la madre per passare le vacanze e l'unico coetaneo è Bruno, con cui s'instaura un'amicizia che il film segue nel tempo dura e però diventa un confronto fra due diverse visioni della vita. Per Bruno la montagna dove è nato resta una radice totalizzante, mentre Pietro ha la grandezza del mondo davanti a sé. A interpretare con un'intensità che deve calarsi in personaggi che rifuggono dallo stereotipo - anche attoriale - Luca Marinelli e Alessandro Borghi. Le montagne sono quelle della Valle d'Aosta. L'Italia è entrata anche nella produzione.

E veniamo a Bellocchio. Non è la prima volta che affronta il caso Moro. Aveva già affrontato l'affaire Moro in Buongiorno, notte, 2003, con Maya Sansa e Roberto Herlitzka: un punto di vista al femminile, la scissione del personaggio di Chiara tra bibliotecaria e terrorista, le divagazioni oniriche in lei cui s'immagina Moro libero (l'immaginario più forte della realtà?). E questo aspetto torna all'inizio di Esterno notte, quando troviamo Moro libero e vivo dopo il rapimento, in una clinica in cui arrivano trafelati e preoccupati i leader della Democrazia Cristiana che bloccano qualunque notizia.

Qui il punto di vista è l'Esterno alla prigione e la Notte è quella del Paese, della classe dirigente, della DC che ha emesso la sentenza di condanna verso chi ha aperto la stanza del potere al PCI, dell'umanità - politici, ecclesiastici, terroristi, infiltrati, agenti americani, millantatori… - che si muove attorno al caso, con le paure, i dubbi, le miserie.

Non sono un prisma di punti di vista ma quattro fili narrativi paralleli che scorrono nel tempo del rapimento e si concentrano su Cossiga (Fausto Risso Alesi), Paolo VI (Toni Servillo), Adriana Faranda (Daniela Marra) e la moglie di Moro (Margherita Buy). Quattro vissuti "analitici" attorno alla prigione che non vediamo, unico segnale le lettere che Moro spedisce. Le lettere, il tramite, tra il dentro e un fuori che s'impegna a farne la testimonianza di un "pazzo", prive dunque di qualsiasi attendibilità. Fabrizio Gifuni interpreta Moro. I quattro capitoli focalizzati sui diversi personaggi sono incorniciati da un Inizio (il rapimento) e da un epilogo (la morte), in qualche modo il versante oggettivo di un racconto che guarda alla soggettività dei quattro protagonisti, il modo in cui vivono la vicenda.

"Quell'uomo, come Cristo, "doveva morire" - dice Bellocchio - Perché nulla potesse cambiare non solo nella politica, ma soprattutto nella mente degli italiani. Facendo un'eccezione alla mia regola di non ritornare più su storie già raccontate. Con un'ampia giustificazione e cioè che la "notte" che ho voluto raccontare nella serie era assente in Buongiorno notte". E interessante è la presentazione a Cannes, in un Festival quanto mai cinematografico, di una serie destinata alla televisione, prodotta da The Apartment /Fremantle), Kavac Film, in collaborazione con Rai Fiction, in co-produzione con Arte France e la distribuzione di Lucky Red che fa uscire il film nelle sale, in attesa della presentazione tv nella prossima stagione. Una conferma di quanto siano cadute le barriere tra il Cinema e la Serialità della tv.

 

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