Considerava la morte “una scocciatura” e amava ripetere che “bisogna tenere la mente aperta, ma non così aperta che il cervello caschi per terra”. Piero Angela se n’è andato a 93 anni e ci lascia un’esperienza esemplare di divulgatore della scienza e, prima di giornalismo, lungo una carriera che nella Rai ha toccato i settanta anni.
Impossibile separare la sua attività da quella del servizio pubblico che ne è stata la cornice e il costante punto di riferimento. Se solo si pensa che Angela entra nell’azienda come giornalista nel 1952, si capisce come il suo cammino sia segnato da un ambiente, quello della nascente televisione, connotato da un impegno etico e culturale a cui non sarebbe mai venuto meno. Gentile e rigoroso, una disposizione a spiegare senza mai per questo semplificare o diventare banale, Angela è divenuto una sorta di nume tutelare di un certo modo di fare televisione e di costruire un rapporto con il pubblico. Un maestro della divulgazione ovverosia della capacità di tradurre la complessità di concetti e nozioni in un linguaggio volto a coinvolgere, lavorando sulla razionalità ma non per questo rinunciando a rivolgersi al versante emotivo dello spettatore e dunque con lo spettacolo delle immagini, delle ricostruzioni ambientali su tutto l’arco che può andare dalle animazioni di Bruno Bozzetto alle invenzioni visive della grafica computerizzata.
Angela lo ha fatto per tanti anni, con la calma di chi possiede una professionalità fatta di competenza, capacità di discernere e arrivare al cuore dei problemi, avendo ogni volta la preoccupazione di trovare il modo migliore e più adeguato per comunicare il tema affrontato.
In questo senso, il pubblico lo ha assunto nell’Olimpo di una Televisione che non c’è più, quella capace di parlare a milioni e milioni di spettatori e di creare delle figure affidabili, tali da diventare degli amici che si affacciano dal piccolo schermo e vengono accolti nell’ambiente domestico, come il maestro Alberto Manzi, il re del quiz Mike Bongiorno, l’enciclopedico Professor Cutolo, il predicatore Padre Mariano… Figure molto diverse fra di loro, guide sicure a cui affidarsi per entrare in mondi diversi - la scuola, , il gioco delle domande e delle risposte su un ambito della conoscenza, la religione.. - ma in qualche modo segnati da una trasversalità: portare alla generalità del pubblico - quella televisione nasceva come generalista - la ricchezza della cultura e del sapere, e contribuire alla crescita del Paese, della consapevolezza e di un’attrezzata partecipazione alla vita e alla società.
Piero Angela è stato uno di questi apostoli della divulgazione, un evangelista di un sapere laico, fondato sulla ragione che sperimenta e verifica, non a caso pronto a polemizzare con chi approfittasse della buona fede del pubblico. Basti ricordare, nel 2000, la vicenda giudiziaria che lo vide assolto nella controversia sulla omeopatia, da lui considerata un inutile succedaneo, e ancor prima, nel 1989, il ruolo svolto nella fondazione del CICAP - il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, e ancora la demistificazione di sedicenti parapsicologi come Uri Geller.
Piemontese di Torino, con una rigida educazione che si sarebbe tradotta nella sobrietà degli atteggiamenti, per certi versi in una didattica minimalista - ma sempre divertente - Angela coltiva la passione per il pianoforte e negli anni Cinquanta suona con protagonisti della scena non solo italiana - Ninì Rosso, Franco Pisano, Nunzio Rotondo… - ed è solo il giornalismo che gli indica un’irresistibile alternativa.
Corrispondente da Parigi e da Bruxelles, primo conduttore nel 1976 con Andrea Barbato dell’edizione del Tg1 delle 13.30, inviato nel 1967 nella Guerra dei sei giorni tra Israele e Egitto e poi, l’anno dopo, in Vietnam, si avvicina al mondo delle esplorazioni spaziali, con una serie di documentari - Il futuro nello spazio - e collegamenti con Cape Canaveral. È il primo passo verso la piega giornalistica della divulgazione scientifica che si concretizza in una serie di programmi, Destinazione uomo, Da zero a tre anni, Dove va il mondo?, Indagine sulla parapsicologia, Nel cosmo alla ricerca della vita.. fino a che, nel 1981, Angela inventa e conduce Quark, la trasmissione a cui resta più legata la sua immagine, un titolo che evoca la ricerca degli elementi primi della materia e una sigla inconfondibile, la versione dei Swingle Singers dell’Aria sulla quarta corda di Bach, un invito alla distensione e all’attenzione. Un formato-magazine con la curiosità di esplorare gli ambiti più diversi della scienza e lui a fare da grande sacerdote del sapere, con il suo inguaribile ottimismo positivistico e pronto a ottimizzare quell’intuizione con cloni come Quark Economia, Quark Europa, Il mondo di Quark, Le pillole di Quark e poi, dal 1995, con le due ore in prime time di Superquark. Nel frattempo, si dedica anche a cicli di approfondimento che riscuotono un grande successo - e vengono venduti in tutto il mondo - come La macchina meravigliosa, un viaggio nel corpo umano (1990) , Il pianeta dei dinosauri (1993) e poi Viaggio nel cosmo (1998). Dal 2000 conduce con il figlio Alberto Ulisse, scoperte storiche e scientifiche.
“Per capire prima io le cose, percorro una strada in salita, una strada difficile, tra le spine. Proprio perché mi rendo conto della difficoltà, ai miei lettori, questa strada cerco di fargliela percorrere in discesa, tra le rose”. Un comandamento a cui si è sempre attenuto, con garbo, misura e una sottile ironia, che serve sempre ed è una chiave di umanità, anche quando si parla di scienza. E da ultimo, in un messaggio indirizzato a chi in tanti anni lo ha apprezzato, la soddisfazione per quello che è riuscito a realizzare e le opportunità che glielo hanno consentito, un bilancio e un invito: “Cari amici - ha scritto - mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana. (…) Penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese. Un grande abbraccio".