di Guido Barlozzetti
Una serie che sceglie di ambientarsi in una realtà inedita e diversa dal solito: Pezzi unici si svolge in una bottega artigiana a Firenze, nella città in cui forse è più forte questa tradizione, al punto da esserne diventata uno degli aspetti che più ne connotano l’identità. La bottega non è solo un luogo dove si lavora, è un deposito di saperi tramandati da una generazione all’altra, insieme alla dedizione e alla cura che si ha nel rapporto con la materia e all’abilità con cui la si trasforma non in un prodotto – termine che fa pensare alla serialità industriale – ma in un’opera unica, un “pezzo unico”. E’ qui che il maestro si applica alla sua arte e la consegna con l’esempio ai giovani che lo circondano.
Vanni Bandinelli/Sergio Castellitto è un maestro nella lavorazione del legno, piegato nell’anima dalla morte del figlio che lui vive come il fallimento di una vita e che lo ha reso scontroso, perfino brutale nel respingere l’invito di chi gli è amico ad aprirsi e tornare al lavoro e, dunque, a ridare un qualche senso alla sua vita. Lorenzo, l’unico figlio di Vanni, è morto preso dalla droga; un suicidio, almeno sembra così. E la moglie, Chiara/Fabrizia Sacchi, ne fa ricadere la responsabilità su di lui, sul padre che non ha voluto capirlo e lo ha respinto. Sergio Castellitto ne restituisce il carattere aspro, la durezza rabbiosa e il bisogno di verità.
E’ un’occasione esterna che viene a muovere il quadro. Viene da una casa-famiglia, la stessa in cui Lorenzo aveva tenuto un corso di artigianato prima del tragico epilogo, gestita come una missione da Anna (Irene Ferri). A Vanni tocca di continuare quel corso nella sua bottega e davanti a lui appaiono cinque ragazzi, ciascuno con un problema che lo ha segnato e lo ha mandato fuori strada.
Jess (Lucrezia Massari) condannata per furto, l’ombra di un uomo violento da cui non riesce a liberarsi. Lapo (Leonardo Pazzagli), violento, una condanna per aggressione, una famiglia allo sbando, che nella casa-famiglia si è innamorato di Valentina (Valentina Sala), diciassette anni, che nella casa sta da quando era bambina, dopo affidi che non hanno funzionato. Elia (Moisè Curia), già batterista, che si è infilato nel tunnel della doga e sta cercando di uscirne. Erica (Anna Manuelli), che nella ribellione alla famiglia e nello spreco della vita ha manifestato un bisogno di affetto.
Pezzi unici, il titolo gioca sull’unicità dell’opera di un artigiano e sulla singolarità di ciascuno dei ragazzi, si presenta con questa formazione e ne svolge la trama per dodici episodi di cinquanta minuti, due per serata.
E l’intreccio viaggia su almeno due linee: da un lato, la crisi di Vanni e il dubbio sempre più forte che Vanni non si sia suicidato e che nella sua morte si nasconda qualcosa di inquietante; dall’altro, il percorso di crescita dei cinque ragazzi nella bottega di Vanni, finalmente messi in condizione di provarsi, di assumere la responsabilità di se stessi e ritrovare fiducia e speranza. Il giallo si mescola con il coming of age e i due fili si annodano l’uno sull’altro in un tragitto al termine del quale nessuno sarà come prima e si farà luce sulla morte di Lorenzo.
L’idea della serie è nata da Cinzia th Torrini, documentari, film e tante serie alle spalle: Teo, Iqbal, Elisa di Rivombrosa, La certosa di Parma, Anna e Yusef.
Tutto parte da un documentario su Firenze, capitale dell’artigianato, e dal progetto di trasformare quel mondo in una storia. Quattro anni di preparazione, una sceneggiatura con Donatella Diamanti e Simona Aguilar, e poi le riprese tra Firenze – coprotagonista e sfondo – e gli studi di Roma dove sono state ricostruite le botteghe di Vanni e del suo vicino, Marcello, un artigiano del ferro che ha il volto e la burbera bonarietà di Giorgio Panariello, una figlia, Beatrice/Margherita Tiesi, che lavora con lui e che non resta insensibile a uno dei ragazzi.
Riascolta le puntate con audiodescrizione qui.