VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Storia di Nilde

di Guido Barlozzetti

Comincia nel momento in cui sta attendendo di entrare nell’emiciclo della Camera dei Deputati che la sta eleggendo a Presidente. Nilde Iotti, all’anagrafe Leonilde, salì su quello scranno nel 1979, benedetta da Enrico Berlinguer, segretario del PCI, e dal clima di distensione con la Democrazia Cristiana, nell’anno che seguiva l’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse.

E’ una docufiction il racconto che la Rai dedica a Nilde Iotti, figura importante del primo cammino della Repubblica, anzitutto per l’impegno ininterrotto sul fronte dell’emancipazione della donna e il riscatto della sua condizione, in un’Italia che veniva dalla cultura contadina e patriarcale e in cui la nuova cultura del consumismo non aveva cancellato le antiche disuguaglianze e tanti pregiudizi.

Il percorso di Nilde Iotti è non solo per questo interessante ed è giusto che il servizio pubblico la ricordi nella missione gli appartiene di custodire e comunicare la memoria del Paese e l’insieme dei valori che ne ispirano la comunità, tanto più in tempi di frammentazioni, contrapposizioni aspre e crisi dei modelli che hanno tradizionalmente ispirato la politica e disegnato la società.

Nilde Iotti fu tra le venti donne che, dopo la fine della seconda guerra mondiale, entrarono nella Costituente, nelle file del Partito Comunista Italiano, dopo una partecipazione, giovanissima (era nata nel 1920 a Reggio nell’Emilia), alla Resistenza.

In quella sede, decisiva per il futuro del Paese, ebbe modo di farsi notare per la passione e il contributo sulla questione che più le stava a cuore e che sentiva fondamentale per la nascente democrazia.

In quegli stessi anni la vita politica lega il suo destino a quello di uno dei leader più rappresentativi (amati e odiati), il capo carismatico del Partito Comunista Italiano, il Migliore secondo la retorica di allora. Nilde si lega al segretario del PCI Palmiro Togliatti e il rapporto ha un effetto dirompente perché Togliatti è sposato con Rita Montagnana e ha un figlio.

La lacerazione taglia in due l’opinione pubblica e la grande base comunista, divisa tra l’obbedienza al capo indiscusso che con realismo ha pilotato il PCI dall’esilio nell’URSS di Stalin e dalle rovine del fascismo alla nuova Italia, e i luoghi comuni del moralismo di fronte a una vicenda che sconvolge i costumi (un po’ come accadrà qualche anno dopo con Fausto Coppi e la dama bianca Giulia Occhini).

Nilde e Palmiro vanno a vivere insieme. Scandalo! E a rendere tutto ancora più drammatico, il 14 luglio del 1948 ci fu l’attentato a Togliatti. Un momento delicatissimo perché da meno di tre mesi - e dopo gli anni dei governi di unità nazionale - si è consumata l’estromissione del PCI dal governo del Paese, e il rischio di una guerra civile viene a incombere sul Paese. Sarà Togliatti stesso, dal letto dell’ospedale in cui è stato operato, a invitare alla calma.

Nilde convive lui fino all’anno della morte, nel 1964 a Yalta, durante un viaggio in Unione Sovietica. Viaggio difficile per i molti motivi di contrasto tra il segretario del maggior partito comunista dell’Occidente e i vertici del PCUS.

Da lì in poi Iotti entra sempre più da protagonista nella vita politica, partecipando alle lotte che negli anni Settanta – mentre il Paese è dilaniato da strategie della tensione e terrorismo – cadenzano la crescita civile con un riscontro nella legislazione che va dal diritto di famiglia, al divorzio e all’aborto.

L’elezione a Presidente della Camera è il suggello di un cammino.

La docufiction, scritta da Salvatore De Mola con la partecipazione di Marco Dell’Omo e Emanuele Imbucci che ne ha curato la regia, intreccia la ricostruzione fiction di alcuni dei momenti della biografia di Nilde con immagini dell’epoca, tratte dalle Teche Rai e dall’Istituto Luce, e con le testimonianze di chi l’ha conosciuta. Anzitutto Marisa Malagoli Togliatti, la figlia che lei e Togliatti adottarono all’indomani degli scontri a Livorno in cui, fra le cariche della polizia, sei operai vennero uccisi, tra cui il padre di Marisa. Poi il Presidente Emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, Giuliano Amato, il portavoce di Iotti Giorgio Frasca Polara, le testimonianze di chi ha vissuto quegli anni del PCI - Emanuele Macaluso, Giorgio Ferrara, Luisa Lama, Livia Turco e Giuseppe Vacca - e i giornalisti Filippo Ceccarelli, Marcello Sorgi e Antonio Falconio, direttore di Radio Radicale.

Insomma, il mix proprio della docufiction che rievoca il passato sollecitando lo spettatore con la forza testimoniale del documento e con le emozioni che suscita la finzione. Una serata coprodotta da Rai Fiction e Anele, per un racconto didattico, che vuole evitare – e il compito non è certo facile... - il rischio della retorica e il santino agiografico.

Anna Foglietta interpreta Nilde Iotti.

In onda, giovedì in prima serata su Rai1.

 

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