VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Federer si ritira

Di Guido Barlozzetti

 

Arriva il giorno in cui il campione più campione degli altri deve dire basta e, in questo caso, appendere la racchetta al chiodo perché questo è stato lo strumento della gloria per Roger Federer.

Quarantuno anni compiti da poco più di un mese - è nato a Basilea l’8 agosto del 1981 - Roger ha annunciato l’addio con un comunicato sereno, appena velato di malinconia. Ricorda gli infortuni degli ultimi tempi e i messaggi chiari che il corpo gli ha mandato, i 1500 match in 24 anni, per cui “è ora di riconoscere quando è il momento di mettere fine alla mia carriera agonistica”. “Una decisione dolceamara” perché “il talento speciale” che gli è stato dato gli ha permesso di giocare a livelli così alti e per un tempo così lungo che non avrebbe mai immaginato. Dopo di che Roger ringrazia la moglie Mirka, gli avversari e ricorda di aver cercato sempre di rispettare la storia del tennis. Chiude con un ringraziamento a tutti “per aver fatto diventare realtà il sogno di un bambino svizzero”.

Si potrebbe ripercorrerne la carriera e elencare i numeri. Le vittorie, 20 Slam, 6 ATP Finals e 28 Master 1000. E ancora 24 ATP 500 e 25 250, 1 Coppa Davis con la Svizzera e 3 Laver Cup che tra l’altro sarà l’ultima occasione ufficiale che lo vedrà in campo.

Ma i numeri non dicono nulla se non di un record da custodire negli annali. Non dicono nulla di Federer e del vuoto che lascia. La notizia del suo ritiro ha scatenato un dibattito se sia lui il più forte giocatore mai sceso sui campi da gioco del tennis. Molti hanno detto che sì è lui il migliore di tutti i tempi, altri pur riconoscendone la grandezza hanno indicato Nadal o Djokovic. Ma a poco servono le graduatorie, ognuno può stilare la propria. Non è questo il modo di salutare e celebrare Federer e quel qualcosa - e è tanto - che ha colpito anche chi non è un addetto al tennis e non ne conosce a fondo le particolarità della tecnica e neanche l’album di una storia antica e gloriosa.

Perché questa capacità di attrazione? Perché Federer è diventato un campione che è andato oltre il perimetro di quel rettangolo delimitato da strane strisce bianche in verticale e orizzontale, sulla terra battuta oppure sull’erba o il cemento? Per qualcosa che riguarda il senso misterioso di un’armonia che non è solo un ideale ma si realizza e prende forma davanti agli occhi di chi guarda. Il miracolo, perché di questo si tratta, di un gesto che è esattamente quello che deve essere, né di più né di meno, magari un attimo prima di quello che riuscirebbe anche al più bravo dei suo avversari, così perfetto da coincidere con la naturalezza e quindi con l’assenza della sforzo, e da raggiungere l’obiettivo, spiazzare l’avversario, sorprenderlo con una traiettoria impossibile, inchiodarlo senza la possibilità di rispondere.

Federer è stato un meraviglioso semplificatore, ha depurato una pratica sportiva di tutto quello che la appesantisce di fatica, applicazione, aleatorietà, in fondo si tratta di una racchetta e di una palla, ma sta qui l’incanto e lo stupore, addomesticare quella sfera, piegarla a un’intenzione che … si realizza e sconfigge non solo l’avversario, ma il caso, l’errore, il pressappoco della vita, e gli imprime una traiettoria sorprendente e infallibile.

Olimpico è stato Federer nel suo esercizio, un mirabile esempio di come la concretezza di una prestazione possa andare oltre la tecnica e assurgere a modello ineguagliabile. Qui e ora, non nella perfezione delle sculture dell’età classica.

Sto esagerando? Forse, si potrebbe dire la stessa cos per lo slalom di Maradona, lo stile di guida di Schumacher, un volteggio di Nadia Comaneci, la danza di Muhammad Ali sul ring, l’avvitamento di Bubka sull’asta, la scioltezza di Thoeni o di Stenmark tra le porte, la parabola di un passaggio di Gianni Rivera… Qualcosa che appartiene allo sport e però va oltre, ci incanta e dice che il limite c’è ma basta un colpo come quello per farlo scomparire, almeno in quel momento.

Adesso, il tennis sta andando in una direzione in cui prevale la muscolarità, la potenza del servizio, la velocità, la resistenza negli scambi.. un tennis di macchine e sarebbe facile, ma vero, dire che Federer appartiene alla poesia e non a questa prosa meccanica, che pure esibisce talenti straordinari.

Adriano Panatta ha detto che è stato “la bellezza, il talento, l’eleganza, la signorilità in campo e fuori, il giocatore più bello da vedere negli ultimi 50 anni. Come lui non ci sarà nessun altro. Con lui si ritira il tennis”.

 

Torna alla Homepage di Rai Easy Web