VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Facciata della cattedrale di Notre Dame in fiamme nel 2019

Ha riaperto le porte Notre Dame

di Guido Barlozzetti

 

Le grandi porte della cattedrale di Notre Dame di Parigi sono tornate ad aprirsi. La sera del 7 dicembre l’arcivescovo della capitale di Francia Laurent Ulrich le ha colpite per tre volte tre con il pastorale realizzato con il legno di una delle travi superstiti dell’incendio.

Ha chiesto di entrare, mentre all’interno veniva intonato il salmo 121, l’incipit “Alzerò gli occhi verso i monti”. A quel punto, l’ingresso si è spalancato davanti a lui, come se la Cattedrale avesse accolto l’invocazione che gli era stata rivolta.

Gesti fortemente simbolici come tutta la cerimonia. L’arcivescovo ha marcato con un segno della croce la soglia e poi, una volta entrato, si è posto accanto al battistero per accogliere gli ospiti. È stata una cerimonia intensa, fortemente simbolica, millecinquecento persone all’interno e quattromila fuori, centosettanta vescovi e due cardinali. Assente il Papa che si è limitato ad inviare un messaggio letto dal Nunzio apostolico Celestino Migliore: “Possa la rinascita di questa ammirevole chiesa costituire un segno profetico del rinnovamento della Chiesa in Francia. Invito tutti i battezzati che entreranno con gioia in questa Cattedrale a provare un legittimo orgoglio”.

2059 i giorni trascorsi da quello dell’incendio, il 15 aprile del 2019, poco più di cinque anni fa e cinque anni era stata subito la promessa del presidente Macron per la riapertura della cattedrale. Tutti ricordiamo con commozione quelle immagini drammatiche, il tetto che brucia, divorato dalle fiamme, la flèche, la guglia progettata e costruita dall’architetto Viollet-Le-Duc alla metà dell’Ottocento, che a un certo punto inesorabilmente collassa e sprofonda nel braciere. Si temette che l’incendio andasse del tutto fuori controllo e che le temperature compromettessero la stabilità dell’intero edificio in particolare delle due torri. Si deve all’intervento e al coraggio dei pompieri di Parigi – i Sapeurs Pompiers de Paris - se ciò non accadde e se dunque, sia pur nella gravità dei danni, l’edificio resistette.

Non a caso un posto rilevante nella cerimonia è stato riservato proprio a loro. Hanno sfilato tra i banchi accompagnati da un grande applauso. La cerimonia doveva tenersi sulla grande piazza antistante la facciata, la cerimonia laica di riconsegna della restaurata Notre Dame, ma l’imperversare della pioggia ha costretto a spostarla all’interno. Come detto, è toccato all’arcivescovo eseguire il rito che ha visto spalancarsi le porte. Subito si è notato l’inusuale mantello che indossava, con ampi riquadri di colori, bianco, blu, giallo, rosso nel disegno realizzato da un protagonista della moda, Jean-Charles De Castelbajac, che nella scelta ha dichiarato di essersi ispirato alle vetrate della cattedrale. Volendo anche un riferimento artistico a Paul Klee e Juan Mirò.

E a celebrare l’inizio ha provveduto la grande campana di Notre Dame, realizzata nel 1683 e battezzata Emmanuel da Luigi XIV che la inaugurò. Un colosso di13 tonnellate, 2,62 metri di diametro alla base e 21 centimetri di spessore che suona in fa diesis ed è considerata una delle più belle d’Europa. È finalmente tornata a far sentire i suoi potenti rintocchi e a salutare la città. Ha fatto quindi il suo ingresso il presidente della Repubblica Macron con la moglie Brigitte e la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, seguito dagli ospiti, tra cui quaranta capi di stato, il Presidente Mattarella con la figlia, il neo-presidente Trump, Zelensky, il Principe William, Jill Biden, l’ex segretario di Stato americano John Kerry, la presdidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde, i già presidenti francesi François Hollande e Nicholas Sarkozy e pure Elon Musk. Quindi, il discorso ufficiale di Macron: “Le campane che hanno accompagnato la nostra storia suonano di nuovo. Musica di speranza”.

Un ringraziamento, una promessa mantenuta e l’orgoglio di aver portato a termine un compito che riguarda un simbolo della Francia e della sua unità. A seguire un filmato retrospettivo sui lavori di restauro, l’ingresso dei pompieri, il violino e il violoncello di Gautier e Renaud Capuçon, la processione con gli stendardi dei santi parigini, anch’essi disegnati dallo stilista come anche i paramenti dei concelebranti. Un altro momento di particolare emozione sono state le tre chiamate e le otto invocazioni rivolte dall’arcivescovo all’organo, che riprendesse a suonare, che tornasse a farsi sentire nella grandezza rinnovata della cattedrale.

E l’organo ha maestosamente risposto con le sue ottomila canne, la “foresta sonora” realizzata nell’Ottocento da Aristide Cavaillé-Col, non toccata dalle fiamme e riportata al suo splendore con un lavoro di sei mesi di seguito nella notte, per evitare il rumore dei lavori. Dapprima dei suoni, pause tra l’uno e l’altro, quasi che l’organo si stesse risvegliando, per poi via via ritrovare tutta la sua energia e finire con un crescendo straordinario. È stata anche la conclusione della cerimonia, sancita dal Te Deum.

Fuori si è continuato con uno spettacolo, uno show di suoni e luci , “La romance de Paris” eseguita da Clara Luciani e poi la sorpresa di Pharrell Williams con "Happy" e infine Michel Canitrot con un set electro e proiezioni luminose sulla facciata. Finisce un restauro durato più di cinque anni, che ha coinvolto 2000 persone, ha utilizzato il legno di duemila querce e ha restaurato o ricostruito circa duemila elementi. “Ce l'avete fatta – ha sottolineato Macron- ed è un'immensa fonte di orgoglio per l'intera nazione. Vi sono infinitamente grato, la Francia vi è infinitamente grata”. La Francia e anche l’Europa e il mondo.

 

 

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