Tempio di Vesta, il primo giorno del mese di luglio del 66 a.C., festa della dea Giunone nella personificazione della felicità.
E' notte e nel tempio il fuoco scoppietta nei bracieri.
Un alito di vento sposta lievemente le fiamme che si dividono in diverse lingue agitate.
Una sacerdotessa si aggira con passo lieve per la ronda di sorveglianza perché di giorno, come di notte, il fuoco è custodito dalle vestali.
C'è un forte odore di incenso che stordisce.
Come sovente accade negli effetti notturni, il profumo è molto intenso, perché nell'oscurità i sensi sono amplificati.
La sacerdotessa però non ci bada, intenta a tessere il filo dei suoi pensieri.
Si avvicina al Palladio ma non per riverenza.
Piuttosto per raccogliere da terra il fermaglio dei capelli che le è caduto il cui rumore, sul marmo del pavimento, la porta in direzione della statua.
La sacerdotessa si china e... e poi nulla. Silenzio avvolgente.
Nessun passo né eco. Una sola traccia odorosa che non conduce ad alcuno.
E lei, sembra essersi dileguata, inghiottita nel nulla.
A diversi stadi di distanza, presso le rive del piccolo fiume Almone, un rapace prova a dare la caccia a un gattino nero.
Lo punta, scende in picchiata e lo becca.
Una goccia di sangue stilla dalla testolina del gatto, piccolo tanto di età quanto di taglia.
Una donna salta fuori da un cespuglio.
Il fruscio delle foglie allontana l'uccellaccio.
Il gatto è salvo; la donna asciuga il sangue ma ne preleva una goccia che conserva in un lacrimatoio.
S'incammina con l'animale ferito a passo svelto e sparisce sul sentiero, al chiarore della sua lucerna a olio.
In casa di Licia tutti dormono.
Marito, figli, nutrice.
Licia scende le scale ed esce nel peristilio a respirare la notte.
Si ferma accanto a una colonna.
Il cielo è limpidissimo e la via lattea di splendido chiarore.
Un ramo d'olivo, all'altezza del suo collo si muove lentamente producendole una piacevole carezza sul collo.
Quando tutto sembra naturalmente perfetto nella scena, s'inserisce un elemento dissonante.
Il lancio di un oggetto tirato da una direzione non facile da controllare al buio.
La probabile pietra sibila a distanza molto ravvicinata dall'orecchio destro di Licia.
La testa è salva per un miracolo.
Sgomenta e impaurita Licia rientra in casa e corre a letto, inizialmente per svegliare suo marito.
Poi, a mente un po' più fredda, abbandona il proposito e si distende silenziosamente accanto a lui, restando in una posizione immobile.
|
|
|
All'alba si risveglia, mentre sulle rive dell'Almone il calore dei primi raggi di sole fa schiudere le campanelle.
Al tempio di Vesta, allo scadere della quarta vigilia, il cambio della guardia.
Una giovane sacerdotessa dai capelli rossi e lunghi, raccolti sulla testa, arriva sbadigliante.
La Rossa, come la chiamano le consorelle, si inchina di fronte al Palladio e si dirige verso il braciere principale.
Lì, deve incontrarsi con la sacerdotessa del turno di notte e, come vuole il rito, le darà il saluto, prima del commiato.
La Rossa cammina con passo svelto e molto leggero.
Stupita non trova nessuno.
Licia esce di casa e, come un ricordo che rimane nell'incertezza, tra sonno e realtà, ripensa al pericolo scampato.
Cerca nel giardino per vedere se trova qualche oggetto fra l'erba.
Una pietra o altro...
Il gatto nero non ha contezza della ferita sulla testa.
Sonnecchia ancora tra le braccia della donna che lo ha salvato e che non fa il minimo accenno di risveglio.
Non ha dormito, quasi per la notte intera.
La Rossa non sa che è la prima volta che una simile circostanza accade.
Resta totalmente interdetta e non si accorge che nel braciere il fuoco langue...
Un brivido lungo la schiena e le braccia.
Lieve sudore alle ascelle e bocca asciutta.
Cosa fare... gridare, correre via oppure cercare?
E se fosse morta, se la trovasse cadavere...
Non tenta nemmeno di fare un passo per verificare il suo stato di paura paralizzante.
Tenta di fare appello a tutte le sue forze.
La Rossa trova coraggio e si mette a cercare per tutto il tempio.
Nulla.
Non può lasciare il tempio, pena la morte.
Questa è la regola.
Potrebbe essere un tranello teso da qualcuno che magari vuole la sua vita...
I pensieri corrono veloci, velocissimi.
Poi il gong.
Soluzione finale: un colpo di gong come allarme...
In strada il gatto si stiracchia e poi riprende il passo baldanzoso.
Ha lasciato che è poco la dimora della donna.
Il suo sangue si è rappreso nel lacrimatoio.
La casa delle vestali è in subbuglio. Accorrono tutte al tempio.
La Rossa nel panico. Il fuoco ridotto a sola brace viva.
|
|
|
|
Quando se ne accorge soffia tenacemente ma non basta.
Un combustibile, qualcosa per alzare la fiamma ma non c'è nulla che possa aiutare.
I capelli... taglia una ciocca dei suoi bei capelli fulvi e la getta nel braciere.
Il fuoco riviene un attimo prima dell'arrivo della sacerdotessa anziana.
Licia cerca tra le erbe.
Sente che troverà l'oggetto che poteva gravemente colpirla.
La ricerca si estende per tutta l'area verde. Proprio quando sta per desistere ecco che tra i fili d'erba si evidenzia un disco di metallo, brillante al sole.
Lo raccoglie.
Si tratta di un medaglione, forse d'oro ma è molto sporco.
Si intravedono delle incisioni, alcune lettere.
L'alfabeto sembra greco ma il senso resta oscuro...
La sacerdotessa della notte è stata rapita: la notizia rimbalza di strada in strada. La vestale è scappata con un fauno. Giove l'ha sedotta e portata nella casa degli dèi.
In poche ore la fantasia della gente si libera sul fatto di cronaca del giorno.
Licia istintivamente pensa sia meglio nascondere l'oggetto al marito.
La nutrice, però, ha visto qualcosa e sospetta.
Attende che Licia si trattenga con i figli e va ad aprire il cassetto dov'è riposto il disco metallico.
Fruga con discrezione. Cerca ma non trova. Eppure il medaglione è proprio sotto il suo naso, grande quanto il diametro di una coppa e piuttosto pesante...
Il collegio dei pontefici convoca una riunione per decidere di interrogare una sibilla sull'accaduto. Al tempio viene messa un doppia guardia.
Le ragazze hanno paura, si sentono minacciate e temono che presto arriverà anche il loro turno.
Il gatto ignora ogni evento e al mercato del pesce si contende una lisca con un gattone tre volte più grande di lui.
Il piccolo è agile e ha la meglio.
Lisca in bocca, scappa e si rintana per consumare il cibo appetitoso.
Licia ha finito di accudire i bambini, ora a riposare dopo il pranzo.
Avvolge in un panno di velluto il monile ed esce, lasciando alla nutrice le incombenze della casa.
La giornata è molto calda.
Poco vento e nuvole basse che sembrano fermare la circolazione d'aria.
Due sparvieri si rincorrono e poi effettuano una lunga planata, proprio sul cielo del colle Palatino.
L'idea è quella di portare il medaglione al Foro e venderlo.
|
|
|
|
Licia è una donna molto materiale, attratta soprattutto da gioielli, profumi e stoffe pregiate.
La gente ha ancora un gran parlare di quanto avvenuto al tempio di Vesta... Licia, che non sapeva ancora nulla, resta evidentemente molto impressionata.
Ma soprattutto è una donna molto superstiziosa e pensa che non sia un giorno propizio alla vendita.
Si sforza di ricordare cosa prescrivesse il lunario del giorno... forse era scritto di non uscire di casa...
Sta per lasciare il Foro quando una donna vestita con un mantello nero l'avvicina.
Ha un accento straniero che Licia decodifica a fatica.
Solo quando ha finito di parlare comprende che la donna parla un latino appreso nelle colonie greche meridionali.
"La vostra moneta... per quanti denari la cedete?"
Licia guarda automaticamente il fardellino di velluto.
E' ben chiuso.
Si domanda come la donna possa conoscerne il contenuto...
"Non fatevi domande", incalza la greca, "ditemi solo se siete disposta a cedermela."
Il cuore di Licia accelera, la assale una sensazione di paura, poi l'istinto di correre, scappare.
Ma una forza superiore la immobilizza.
Le gambe diventano pesanti e non si muove.
Una voce ora quasi metallica che le risuona dentro le ordina qualcosa.
Le labbra della straniera sono ferme, eppure... parla:
"Te lo domanda Cybele la dea. Non puoi opporti a me."
L'ipnotico istante sembra per Licia durare ore.
Poi una sensazione, ora di pace e benevola dolcezza, la avvolge.
Licia porge il sacchetto alla donna.
Nessun pagamento richiesto in cambio.
La donna misteriosa scompare tra la folla del Foro.
Un gattino nero la segue.
I sacerdoti sono con la sibilla che ha assunto troppe droghe rituali per profetizzare alcunché.
Sbiascica delle parole senza senso che, nonostante si tenti di interpretarle, non portano proprio a nulla.
Responso negativo.
I pontefici sanno che la faccenda della sparizione della vestale, se non si risolve, potrebbe avere un riverbero pericoloso: il venir meno della fiducia della gente nella religione e nel governo.
Nessun segno che aiuti a comprendere cosa fare né idee raziocinanti.
E' quasi sera e il sole regala un magnifico tramonto che squarcia le nuvole e irradia l'orizzonte.
La greca è presso le rive dell'Almone.
Dalla tasca del mantello estrae la fialetta lacrimatoio che riempie fino al bordo con l'acqua del fiume.
Il sangue raggrumato del gatto si scioglie non appena la donna agita con la mano la fiala.
|
|
|
|
Allarga poi la stoffa di velluto e, con un lembo imbevuto della mistura acqua-sangue, pulisce la moneta.
Le iscrizioni sul dritto e sul rovescio del disco circolare diventano immediatamente molto brillanti e poco alla volta incandescenti.
La scrittura greca si dilata con il calore. La circonferenza del disco sempre più si amplia.
Le lettere si staccano e prendono fuoco.
Si liberano in cielo con tante fiammelle.
La donna con un gesto fluttuante della mano sinistra richiama le lettere e le riunisce tutte, fino a formare in terra un grande cerchio di fuoco dentro cui balza.
Invoca la dea della terra.
Le fiamme si alzano e la ricoprono.
Quando a un certo punto si abbassano, nel centro ci sono, accasciate a terra, due donne.
Sono la greca e la vestale.
La ragazza è senza calzari, la veste spiegazzata, i capelli sciolti e spettinati.
Ha un'aria assonnata e stanca.
Lo si comprende dai pochi gesti che fa.
Le due donne restano a terra e, raggomitolate su un fianco, si addormentano.
L'indomani, prima dell'alba, la greca la riconduce al tempio.
La stringe in un lungo abbraccio e poi se ne va.
La vestale sa che non ha il diritto di entrare al tempio se non è di turno ma non osa nemmeno recarsi nella casa... così rimane sulla soglia e si riaddormenta.
Poco lontano, la greca la guarda teneramente.
La sacerdotessa del turno diurno trova la sua consorella ancora addormentata.
Ha un moto di gioia nel vederla sana e salva.
La giornata trascorre in un lungo interrogatorio dei pontefici i quali non riescono a comprendere cosa sia accaduto realmente.
Che una divinità sia intervenuta per prendere e poi restituire la sacerdotessa?
Cosa è stato di lei?
La donna viene purificata con incenso e un bagno aromatico, poi controllata su tutta la superficie corporea.
Sulla pianta del piede sinistro un tatuaggio.
Il sigillo del silente dio Arpocrate.
I pontefici lo prendono come segnale incontrovertibile.
Chiunque abbia agito nella sparizione della sacerdotessa, impone di tacere.
Nessun commento né alcuna spiegazione.
Il segreto delle lettere è stato invocato.
Che gli uomini rispettino ciò che gli dèi tengono sotto riserbo...
In strada il gattino nero cammina trotterellando.
Corre dietro a un gran mantello femminile che procede a passi svelti.
La donna si volge verso il gatto e sorride.
La vestale non ricorda nulla se non la sensazione di un paesaggio fresco e pieno d'acqua, con spettacolari formazioni di cascate di ghiaccio.
E questo, con il caldo torrido che fa, è una sensazione assai piacevole...
|
|
|
|
|
|
| | | |