Il Legato Caio - Cronache, gesta e virtù nell'antica Roma : Aruspici

Aruspici


 

 

Gli Auguri (lat. Auguria)

L'Augurio (lat. Augurium) è una forma di divinazione che consiste nell'osservazione del canto, del volo degli uccelli e nell'interpretazione dei fenomeni del cielo. A Roma, i ministri preposti a questa divinazione portano il medesimo nome di Àuguri. Il loro collegio, istituito a quanto pare dai tempi di Romolo, si compone prima di tre, poi di quattro e in ultimo di nove membri di cui quattro patrizi e cinque plebei. Questi ministri sono tenuti in gran considerazione. Basti pensare alla legge delle Dodici Tavole in cui si decreta la pena di morte per coloro che disobbediscono agli Àuguri. Nessun affare importante viene intrapreso senza consultare gli Àuguri, sebbene verso la fine dell'età repubblicana la loro autorità s'indebolisca. La scienza augurale è scritta in libri che gli indovini consultano per intendere i segni divinatori e si fonda su dodici principi di base, conformemente ai dodici segni astrologici. Di tutti i fenomeni che servono a decifrare l'augurio, i più importanti sono il tuono e il fulmine: se vengono da Est sono reputati favorevoli mentre se passano da Nord verso Ovest sono piuttosto di segno contrario. Anche i venti sono portatori di buoni o cattivi presagi. Mentre gli uccelli maggiormente presi in considerazione per l'osservazione del canto e del volo sono: l'aquila, l'avvoltoio, il nibbio, il gufo, il corvo, la cornacchia. La comprensione degli auspici è soprattutto legata all'osservazione di questi uccelli e può avere l'importanza di un affare di stato, tant'è che viene eseguita di preferenza da un Àugure qualificato. Il rito vuole che in presenza di un magistrato si elevi la bacchetta divinatoria per tracciare nel cielo un cerchio immaginario, al fine di delimitare lo spazio di cielo entro cui osservare i segni. Se l'augurio è favorevole, l'affare di stato viene intrapreso senza esitazione. Viceversa, questo viene rimandato ad altro momento giudicato propizio da un nuovo augurio. Non di rado l'esercito romano esce da Roma per qualche campagna militare e torna indietro per attendere nuovi auspici favorevoli. La fede negli auguria sostiene infatti lo spirito e il coraggio del soldato romano.

Presagi

Tra gli auguri viene distinto il segno divino cercato e interpretato secondo le regole divinatorie dal presagio fortuito che ha, di fatto, una secondaria importanza. Di questi si possono considerare sette classi di presagi: 1. le parole fortuite; 2. i sussulti delle parti del corpo; 3. il ronzio delle orecchie; 4. gli starnuti del mattino, di mezzogiorno, della sera; 5. l'incontro di animali o di persone strane; 7. I nomi. A questa casistica si possono aggiungere anche l'osservazione delle fiamme, il conteggio dei petali di un fiore o dei semi di un frutto. I presagi non vengono solamente osservati bensì occorre accettarli e ringraziare le divinità se sono favorevoli. Se, al contrario, essi sono negativi, occorre pregare gli dei per annullarne gli effetti. A Roma in tempo di calamità o, in generale, ogni qualvolta appare un presagio sfavorevole, s'invoca il dio Averruncus con la convinzione che egli possa sventare i malefici annunciati. I presagi vengono osservati soprattutto all'inizio di un'attività, alle prime ore della mattina, il primo giorno dell'anno o di ciascun mese. Da qui ha origine l'usanza, presente ora in tutte le lingue, delle parole di buon auspicio quando ci s'incontra: i saluti, le formule d'augurio e di cortesia.

 

 

 

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