Lara, Muta o Tacita
A Roma il silenzio, oltre alle statue del greco Arpocrate, ha le sembianze femminili di una dea, onorata sotto i nomi di Lara, Muta o Tacita.
Il suo culto è raccomandato dal re Numa Pompilio che giudica questa divinità necessaria allo stabilimento del suo nuovo Stato.
Lara vuol dire colei che chiacchiera.
Ninfa, figlia del fiume Almone, viene punita da Giove per aver rivelato a sua sorella Giudurna i sentimenti del dio nei suoi riguardi.
Così Giove le strappa la lingua e la fa condurre da Mercurio negli inferi.
Di lei, divenuta Tacita, si innamora Mercurio e, dalla discesa agli inferi, nascono due gemelli: i Lari, protettori delle città, dei confini territoriali e dell'ambiente domestico.
I romani celebrano la festa della dea il 18 febbraio con offerte di sacrifici per scongiurare le maldicenze.
La festa viene associata a quella dei morti in quanto la dea dalla lingua tagliata è emblematica della morte per via del suo eterno silenzio.
|