Tutte le strade
portano a Roma

[Racconto di Paola Manoni]

 



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durata 16 minuti

Per quale motivo i Romani sviluppano un'importante rete stradale che attraversa l'Impero, fin nelle più remote regioni?
In primo luogo, per motivi militari ancor prima che commerciali e politici. Un nome tra i costruttori più famosi: Gaio Gracco, attivo durante l'ultimo quarto del secondo secolo a.C.
Gaio e gli altri ingegneri del tempo si preoccupano di tracciare vie, il più possibile rettilinee e in grado di superare gli ostacoli che il terreno presenta.
La parola via viene dal latino e affonda la sua radice nell'indoeuropeo *wegh, con il suffisso -ya che significa andare.
I nomi di queste vie fanno spesso riferimento alle città alle quali conducono oppure al committente o alle funzioni alle quali servono.
Alcuni esempi: la via Ardeatina (verso Ardea), la via Salaria (per il trasporto del sale), la via Appia, ordinata nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco per collegare Roma a Capua e poi proseguita nel II sec. a.C. fino a Brindisi.
Le strade sono costruite in modo da durare a lungo: in primo luogo si scava un fossato profondo circa 45-60 cm che viene riempito con strati di terra, pietra e sabbia e poi cementato con la calcina.
Il riempimento può variare in funzione della località e quindi di materiali a disposizione, ma il progetto è sempre il medesimo.
I Romani distinguono diverse tipologie di strade.
Tra queste, le strade pavimentate. Nella Legge delle Dodici Tavole si stabilisce la dimensione della larghezza per garantire il passaggio dei carri.
Non solo.
Nella Legge viene sancito il diritto di libero passaggio nelle terre private, definendo quindi il concetto d'uso di una strada come servitù.
Con la conquista della Penisola italiana aumenta la rete delle vie pavimentate e poiché lo scopo primario è militare, la figura di riferimento è quella del console che ne ha la giurisdizione.
Si costituisce l'idea di rete stradale pubblica che si snoda per tutto il territorio imperiale.
Il concetto di pubblico, nella mentalità romana, è sinonimo di militare.
Sulle vie si svolge il trasporto statale, il cursus publicus.
La realtà delle vie di collegamento fra un luogo e un altro fa balzare in modo nuovo la percezione dell'estensione, della distanza geografica.
I Romani sono sensibili all'idea di spazio e della sua misura.

Le pietre miliari, anche dette semplicemente miliari, ne sono l'espressione.
I miliari sono delle colonne circolari, su base rettangolare, erette sul terreno e alte circa un metro e cinquanta.
Alla base della pietra è scolpito il numero del miglio corrispondente al tratto della strada percorsa.
Le pietre miliari, in quanto indicatori di distanza da un preciso punto di partenza (il cosiddetto caput viae) hanno la specifica funzione di mezzo per la percezione dello spazio.
Ci sono due tipologie di miliari: pietre con riferimenti a molteplici vie oppure indicazioni di distanza dal caput viae della strada ove la pietra è eretta.
Nel primo caso, le segnalazioni possono riguardare miglia di percorrenza di vie della medesima provincia o regione oppure indicazioni che abbracciano territori di diverse province.
Questa consuetudine di affiggere le diverse distanze testimonia il senso della rappresentazione dello spazio conquistato.
I miliari non solo svolgono una funzione pratica ma assumono anche valore di strumento mediatico per la comunicazione dell'espansione imperiale di Roma.
Sono la manifestazione del dominio imperiale nelle province.
Ci sono alcune testimonianze di queste pietre miliari.
Una di queste, proveniente dalla Savaria in Pannonia, riporta le grandi distanze, in miglia da Roma, illustrando la grandezza e la vastità dell'Impero.
Un altro strumento di conoscenza dello spazio è costituito dai cosiddetti itinerari: antichi elenchi stradali che manifestano una concezione lineare e unidimensionale dello spazio.
Gli itinerari descrivono tratti stradali, definendone le tappe e le distanze.
I due più importanti, sono datati tra il terzo e quarto secolo d.C.: l'Itinerarium Antonini che propone una serie di rotte dall'Istmo di Corinto verso il Nordafrica nonché un elenco di distanze tra porti marittimi del Mediterraneo.
L'altro, l'Itinerarium Burdigalense del quarto secolo d.C., è una guida per viaggiatori e pellegrini che descrive la strada da Bordeaux (Burdigala) fino in Terra Santa.
Ma i più antichi itinerari romani si trovano scritti su vasi di argento (datati 50-150 d.C.) di piccola dimensione e sono stati trovati nel Lazio, presso il Lago di Bracciano: essi sono offerte votive al dio Apollo.

Sulle coppe si trovano iscrizioni di distanze da Cadice (Spagna) fino a Roma.
Vi sono anche itinerari affissi in spazi pubblici, come il pilastro dell'antica Atuatuca Tungrorum (l'attuale Tongern, in Belgio), databile al terzo secolo d.C.
Si tratta di incisioni che contengono la descrizione di collegamenti stradali:
verso Borbemagus (l'attuale Worms, in Germania), verso Argentorati (l'attuale Strasburgo, in Francia), verso Samarabriva (Amiens, in Francia) e ancora, Gesoriacum (Boulogne-sur-Mer, Francia), Castellum Menapiorum (Kassel, Germania).
Il pilastro è stato rinvenuto nel 1917 nelle vicinanze della porta occidentale della città sicché si potrebbe supporre che si trovasse in un punto centrale della città, visto che non tutte le indicazioni riportate fanno riferimento a Ovest.
Al di là della funzione di propaganda del potere di Roma attraverso questa antica segnaletica stradale, la costruzione di una strada implica anche la realizzazione di punti di sosta per i viandanti.
Da un punto di vista militare, per una legione in marcia non si pone alcun problema per le soste in quanto essa è in grado di costruire un proprio campo sul lato della strada.
Ma per gli altri viandanti (con funzioni pubbliche e riconosciuti da salvacondotti) il governo costruisce le cosiddette mansiones, generalmente a 15-18 miglia di distanza l'una dall'altra.
Il viaggiatore per servizio d'ufficio, che deve riposare, trova lungo le strade l'accoglienza in ville eleganti.
Per quanto riguarda i viaggi di natura privata, il riposo viene organizzato nelle cauponae, aree di servizio spesso vicino alle mansiones ma molto più modeste e mal frequentate.
Per questo i nobili trovano alloggi diversi nelle più lussuose tabernae.
Ne sono esempio le taverne sulla via Appia, con grandi magazzini di otri di vino, formaggi e altri vettovagliamenti.
Un altro sistema di stazione di servizio riguarda i veicoli e gli animali.
Per i primi si tratta per lo più di stazioni di cambio (le mutationes) poiché i mezzi di trasporto del cursus publicus devono essere utilizzati solo da una stazione a un'altra e poi nuovamente riportati al loro punto di partenza.
Infatti, l'utilizzo di un mezzo fino a un'ulteriore stazione successiva, è soggetto a sanzione.

La stessa cosa avviene per il trasporto privato.
Nei punti di partenza locali, presso le porte cittadine, si noleggiano mezzi di trasporto da utilizzare fino alla prima stazione di cambio, dove si provvede per nuovi veicoli.
Queste stazioni si trovano a 12-18 miglia l'una dall'altra.
Qui si possono assoldare carrettieri, avere l'assistenza di maniscalchi e di veterinari (equarii medici) specializzati nella cura dei cavalli.
Per quanto riguarda i veicoli, questi sono autorizzati a circolare nelle aree urbane solo per le donne sposate e gli ufficiali di stato in viaggio.
La Lex Iulia Municipalis regola l'uso dei carri nelle ore notturne, entro le mura delle città e fino a un miglio fuori porta.
La tipologia dei trasporti:

- il currus - cocchio scoperto, molto antico, in grado di trasportare il conducente e un passeggero;

- la biga - cocchio a due cavalli;

- la triga - cocchio a tre cavalli;

- la quadriga - cocchio a quattro cavalli;

- il carpentum - carro più lussuoso con una copertura ad arco in tessuto, tirato da muli. Impiegato da donne di ceto sociale elevato e da ufficiali;

- il cisium - sorta di taxi, simile al precedente ma aperto sul davanti e con una panca per sedersi. Tirato da due muli o cavalli. I conducenti vengono nominati cisiani;

- la reda - diligenza a quattro ruote con molti sedili, tirata da muli, buoi o cavalli. Coperta con la stoffa, in caso di cattivo tempo;

- il plaustrum - piattaforma di assi montata sugli assi delle ruote, spesso sormontata da grandi cesti di vimini;

- il carrus clabularis - carro militare per il trasporto dei bagagli. Impiegato per seguire le marce delle legioni.

Il servizio postale è un'altra fondamentale conseguenza dell'esistenza di vie di comunicazione nell'Impero romano.
Ve ne sono due, uno pubblico e uno privato.
Il cursus publicus trasporta la posta ufficiale attraverso il sistema viario, mediante un cisium che è predisposto con un contenitore per la posta.
Invece le consegne rapide si affidano a un corriere a cavallo.
Il corriere si contraddistingue per un caratteristico berretto di pelle e questo segno distintivo lo espone ancor più al pericolo di assalti da parte di banditi e nemici.
Per quanto riguarda la posta privata delle classi più elevate, questa veniva distribuita dai tabellarii, un'organizzazione privata che utilizza gli schiavi per la consegna a pagamento della posta.

Molte strade moderne seguono l'antico tracciato di strade romane.
In Italia, giusto per fare qualche esempio tra le numerose strade romane, vi sono le seguenti vie:

Via Aurelia - da Roma alla Francia;
Via Cassia - da Roma alla Toscana;
Via Flaminia - da Roma a Rimini;
Via Emilia - dalla via Flaminia e Rimini, con la congiunzione di Bologna e Piacenza;
Via Tiburtina - da Roma a Tivoli;
Via Appia - da Roma a Brindisi;
Via Latina - da Roma fino a Capua, collegandosi con la Via Appia;
Via Valeria - da Messina a Siracusa;
Via Mala - da Milano a Lindau (sul Lago di Costanza, Svizzera).

 

 

 

 

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