Sfumature

[Racconto di Giovanna Gra]

 



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durata 22 minuti



Deposizione integrale presso la Commissione Cosmica della Luce Naturale di Sir Blanco del Nebbioso delle terre di Foschia.

Onorevole Spettro.
Onorevoli colleghi e Pigmenti.
Ministri dell'Iride.

Sono felice, in qualità di Signore delle Nebbie, di far parte di questa onorevolissima congrega.
Ho ascoltato e lungamente scorso gli interventi di voi tutti.
Vi ho passato notti, notti e giorni, per giungere a oggi
e computare un mio modestissimo contributo.
Una relazione, insomma, spero degna di quelle che mi hanno preceduto.

Naturalmente, prima di dare l'avvio al mio discorso, debbo, al contrario degli altri, darvi alcune coordinate.
E, mentre coloro che mi han preceduto vi hanno decantato la storia, le origini, i conii e i natali delle loro casate, io comincerò col dirvi ciò che noi non siamo.
Cosa non abita la nostra terra.
Quel che, insomma, non tinge ne tange le tradizioni della mia casata.

Sì, la mia casata, che, come voi tutti sapete, non rappresenta colori.
Non ha furori rubini.
Né livide profondità.
Non siamo genti dalle festose cerimonie.
Non siamo usi tinteggiare di giallo e oro le nostre, sia pur ataviche, regalità.
Non abbiamo il piglio dei rivoluzionari, noi, come quei baldanzosi violetti.

Poiché noi siamo le sfumature.
Coloro che abitano le terre delle perenni mediazioni.
Le sinuosità del colore sono le nostre colline.

Si apre l'assemblea per le udienze finali.
E per questo noi parliamo ora.
Dopo le premesse del Chiaro e lo Scuro.
Dopo le conclusioni del Rosso e il suo patrimonio d'arte, cultura e virtù.
Perché vogliamo essere attenti alle istanze di tutti, questa la nostra specialità.
Per i distratti, per i ritardatari, per i nuovi venuti, ricordo che siamo qui riuniti affinché, dopo questo lungo dibattimento, si possa vergare l'opera omnia dell'arcobaleno, a tutti nota come il Trattato di semiologia della tinta.
Opera che dovrà essere scritta e approvata all'unanimità.

E, come primissima istanza, anche io avrei una domanda.
E, come si domandavano i Signori dello sfumato, il Chiaro e lo Scuro, cito a memoria.
E a voi tutti mi rivolgo:
Ma c'è davvero necessità di colore a questo mondo? Lo so, la domanda è retorica, ma non totalmente priva di fondamento. In effetti, Plinio affermava che in Grecia l'uso dei colori era limitato: bianco, nero, rosso, giallo. E affermava, altresì, che questi erano i soli colori necessari. D'altro canto, Apelle, pittore greco per eccellenza, limitava a questi quattro colori l'arte dei pittori seri. Del resto: terra, acqua, cielo, fuoco. Queste le sfumature dell'universo, non altre. Per secoli e secoli è stato così.
Ecco le sfumature dell'universo...
Vogliamo parlarne, signori, del Chiaro e dello Scuro?
Si proprio a voi lo domando... certo...
E capirete da soli lo spessore di una vostra disinteressata testimonianza!
Ergo, vi chiedo:
Volete illustrare a codesta pregiata assemblea quali sono le strade che giornalmente percorrerete per raggiungervi l'un l'altro?

Oh, Sir Atreius!
Cosa berciate?
Ditemi... ditemi... illustratemi i percorsi e i vicoli che attraversano i vostri rossi furori per giungere presso le languide radure del rosa?
Avanti, siamo qui per ascoltarvi!

Chi altri strepita in quegli scranni a nord?
Parlate proprio voi, Messer Cobalto di Cyanos?
Pensate davvero che non vi abbia visto attraversare le mie praterie per svicolare furtivo e sfumare nelle vaporose e gelide cascate turchine?

Ah, signori, quanta malafede per figurare primi!
Ma perché volete impedirmi di spiegare al mondo che un colore senza sfumature è come un regno senza punti cardinali?
Una strada senza curve ove poter virare?
Una terra senza clima, senza caldo né freddo, senza umore!


Perché questo io rappresento:
la classe moderata.
La mia casata è colei che da sempre, nella storia del colore, tiene a bada gli opposti estremismi.
Noi siamo i garanti della pace, dello stile, forse non della profondità degli abissi Messer Cobalto di Cyano, ma senza dubbio siamo i signori della terza dimensione!

Noi siamo coloro che passano, ma non lasciano tracce.
Coloro che traghettano i pigmenti con dolcezza e quiete.
Siamo, se fossimo nel vasto regno delle temperature, i principi del Tepore.
Se il Rosso è fuoco e il Blu acqua, noi siamo... l'asciutto.

Siamo il centro, l'equilibrio, la moderazione, la buona creanza.
Siamo i giusti dispensatori di luce!

Siamo il dietro le quinte di un profumo,
le sostanze che circondano l'essenza, il contorno.
Talvolta il retrogusto.

Regniamo fra i colori, ma il nostro ministero si estende anche sul significato:
talune parole mutano di un soffio se accostate ad altre, se scelte con dovizia, con pertinenza... naturalmente... sfumature!

Governiamo alcune regioni del suono, della voce.
Soffiamo leggere sui timbri, sugli acuti... e grazie a noi si rivelano gli umori.
Quante volte avrete sentito dire: "aveva una sfumatura di allegria nella voce!"

E quando sposiamo una battuta, pensate, produciamo una sfumatura d'ironia...
dettagli, naturalmente, ma che fanno la differenza.

Noi siamo dunque il graduale passaggio e anche in un taglio di capelli possiamo dire la nostra!
In una sfumatura alta, sotto la nuca, per esempio...

E mi auguro per voi che saprete cogliere le minime sfumature anche di questa mia relazione!

Come dite Sir Atreius delle tenebre?
Se badiamo a tutte le sfumature è finita?
Forse, dipende dai punti di vista.
Magari è appena cominciata!
Non mi meraviglia questa osservazione dagli scranni dell'ombra, ma statene pur certo, Sir Atreius, che noi qui non la condividiamo!

Or dunque, voglio rispondere da là, dal mio vasto regno, ove fluttuano
milioni di goccioline d'acqua liquida e minuti cristalli di ghiaccio frementi all'aria sospesi e distesi.
Il lungo e vasto mantello mio, ove voi vi perdete e che chiamate nebbia.

Ma torniamo a noi, torniamo alla storia, veniamo all'arte!
Volgiamoci verso il 1400.
In Italia stava per finire il Gotico.
E nel tardo Gotico si coglievano già i primi vagiti del Rinascimento.

Altrove, lavoravano quei pittori fiamminghi tanto cari al nostro tema.
Tanto affezionati al velo, a quell'impercettibile velo che contraddistingue, ebbene sì, le sfumature.
La tecnica scelta da costoro era quasi esclusivamente a olio.
E notate che l'olio era una tecnica antica, usata nel medioevo, che tuttavia aveva i suoi difetti ed i suoi inconvenienti.

Bisogna dirlo invero...
Di fatto, nella pittura a olio, i colori subivano l'oltraggio del tempo.
Questo angustiò non poco gli artisti dell'epoca.
Ma come farvi fronte?
I fiamminghi ci lavorarono parecchio, fecero prove, esperimenti, tentativi... rendendo, alla fine, l'olio, la tecnica perfetta per le sfumature.

L'unico problema di questo perfezionamento è che la tecnica di stesura del colore doveva essere eseguita con estrema pazienza e con un ingentissimo impiego di tempo.
Poiché le sfumature, cari signori che mi ascoltate, venivano ottenute attraverso ripetute stesure, dette, appunto, velature.
Veli siffatti, come si diceva, veli di colore uno sopra all'altro, dalle tinte diverse, in crescendo, in diminuendo... come delle note musicali!
E così, si possono davvero immaginare questi veli.
Dai colori tenui a quelli arditi, ben distesi su quelle porzioni d'immagini da colorare, dette in gergo campiture.

Purtroppo, quest'ingegnosa ed efficace soluzione richiedeva molta, molta pazienza!
Le campiture, per considerarsi asciutte, dovevano riposare talvolta per anni.
E questo richiedeva un tempo insopportabile per la realizzazione di un'opera!

Fra gli artisti che hanno rappresentato con maggiore efficacia questo periodo possiamo menzionare Jan Van Eyck , di cui ricordiamo il Ritratto dei coniugi Arnolfini del 1434, tela a olio per l'appunto.
Il quadro effigia tal Giovanni Arnolfini, commerciante di Lucca con la consorte, Giovanna Cenami.


Dove, probabilmente, il pittore rappresenta l'attimo in cui i due sono intenti nel giuramento di fedeltà ed impegno.

Del medesimo autore, signori, potete altresì ammirare la Madonna del Cancelliere Rolin del 1435.
La tela è stata dipinta, con ogni probabilità, per il cancelliere di Borgogna, rappresentato nel dipinto in ginocchio e in preghiera davanti a una Madonna con Bambino.
La Madonna accoglie la preghiera con una benedizione, mentre al suo fianco un angelo incorona la vergine.
Le ricche decorazioni, gli sfondi, il panorama che si scorge alle spalle della Madonna, sono avvolti in una pallida ma intensa luce... una delicata sfumatura che egemonizza l'insieme.

E che dire di Hans Memling, considerato, rispetto al Van Eyck, autore di seconda generazione!

Memling era specializzato in lavori di enormi proporzioni.
Operò anche a Firenze.
Meravigliosi il Trittico donne e il Trittico di Danzica, dove raffigura con grazia e creatività il giudizio universale.

Hugo Van Der Goes, fu un artista tormentato eppure anch'egli un principe per quel che concerne l'arte della velatura e dello sfumato!
Monaco, ebbe invero molti problemi di natura psichiatrica.
Sovente depresso, trasferì questi umori nelle sue grandi opere.
Nelle tele, infatti, emerge un tratto nervoso e tormentato con un uso dello spazio e della luce discontinuo, alterno ed improvviso.
Eppure, sempre leggero e delicato...
La sua opera maggiore è sicuramente il Trittico Portinari, ove svetta una Madonna ritratta nei minimi particolari e straordinariamente luminosa, vestita di sfumature delicate ed eleganti.
Quanti esempi ancora potremmo citare, signori onorevolissimi!...

Ma poi il tempo mutò.
I fatti cambiarono.
La storia fece il suo corso.
Poi... avvenne la scoperta del mondo e dell'uomo come disse il sapiente e lontano uomo della storia: il grande storico francese Jules Michelet.

E tutto rinacque.
E, invero, nel Rinascimento cambiarono le tecniche, i tipi di pittura, la scelta dei supporti.
Tavole, tele, olio, tempere!
Fra i generi si affermarono i ritratti.

In questo tempo di lumi, in effetti, vi fu grande attenzione e studio dei costumi e dei particolari.
Trionfò la ricerca e l'osservazione dell'anatomia umana, della plasticità dei muscoli, della pelle, delle pieghe...e scomparvero gli sfondi dorati.

Il più grande:
Leonardo da Vinci, dipinge Monna Lisa, moglie del mercante Francesco Giocondo.
Siamo a Firenze e corre l'anno 1503.
E' un olio su tavola e le sue sfumature incantano il mondo.
Sì, egli dipinge.
Dipinge un volto enigmatico dove non compare una pennellata.
Un volto che non viene cinto da un contorno, un tratto, un segno...
Un volto dove lo sfumato regna nel misterioso incarnato e in esso racchiude l'enigma della mano, del tratto impercettibile, del volo e il suo segno...

Ai posteri l'ardua sentenza...
Sentenza che ancora oggi riecheggia e vagheggia senza soluzione alcuna.
Quali vernici usava Leonardo?
I tecnici del Louvre, immenso museo, ci hanno provato a dare qualche risposta!
Hanno usato una tecnica chiamata flourescenza a raggi X per cercare di spiegare il famoso sfumato leonardesco.
Quel che oggi si sa, è che il genio usava sovrapporre strati sottilissimi a olio e che sulle sue tele ve ne fossero almeno trenta, sottili sessanta volte meno di un capello!
E che dire della Dama con l'ermellino!
Donna dal medesimo incantevole incarnato.
Vi è rappresentata Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro.
L'ermellino, infatti, era l' emblema di Ludovico medesimo.

Quel che di lui si sa è che Leonardo sfumava con le dita.
Quel che di lui si vede è l'invisibile magia...

Nel 1600, signori, potete ammirare le sfumature nelle opere di Jan Vermeer, pittore olandese.
La sua opera più famosa:
La ragazza con l'orecchino di perla, del 1665, olio su tela.
Fu dipinta davanti all'immensa finestra del suo atelier, sfruttando la luce, che conferisce al soggetto un effetto particolarmente languido, delicato, attraente.
Ove la sfumatura regna ed impera nel roseo incarnato.

1700:
Rosalba Carriera, grande autrice di miniature, diede il suo contributo alla nostra causa quando passò ai ritratti.



Assai nota e apprezzata presso l'aristocrazia veneziana, si distinse come ritrattista.
Rosalba fu la prima a usare l'avorio nelle sue miniature, per dare quegli effetti sfumati e quella luce tipici dei suoi lavori.
Vero trionfo della mediazione della luce!
Anche i ritratti effettuati con la tecnica del pastello erano, invero, delicatissimi e raffinati, pieni di sinuose sfumature e conferivano ai soggetti un'impalpabile sensualità.

Il turbolento sfumatore di fine Settecento, invece, fu senza dubbio Jacques Louis David.
Il rivoluzionario!
Pittore, giacobino, poi deputato della Convenzione nel 1793.
Noto a tutti per lo scandaloso Bruto de I littori riportano a Bruto i corpi dei suoi figli, del 1789.
Immortale nel Funerale di Patroclo, del 1780, studio a olio per l'Académie des Arts di Parigi.
Ma, a nostro avviso, l'arte della mediazione della luce tocca il suo massimo in Marat assassinato, opera del 1793, dove l'incarnato della vittima è un tripudio al gioco incantato delle sfumature.
Ove buio e luce s'inseguono in un'armonia struggente nel regno del pallore!

Il 1800 ci regala le opere di Jean Auguste Dominique Ingres.
Il maggiore esponente della pittura neoclassica.
Si distinguono per sfumato e mancato contrasto, per la luce e le delicate ombre, le rappresentazioni dei corpi privi di vesti.
La bagnante di Valpincon... La sorgente... e, per finire, Il bagno turco.

A metà dell'Ottocento incontriamo l'Hayez, allievo del Canova.
Famoso lo sfumato nel suo ancor più famoso Il Bacio, del 1859...
La sua arte, maestra nella sfumatura, è anche rintracciabile in taluni ritratti quale quello di Ugo Foscolo, Alessandro Manzoni, Cavour.

Nella scultura del 1800, se pur contrapposto per formalismo e staticità al grande scultore Auguste Rodin, troviamo Aristide Maillol.
Nelle sue opere la posa della luce è tenue e delicata, un inno per sfumature e mancanza di contorni!

Così per Costantin Brancusi, scultore rumeno.
Le sue opere nel giardino pubblico di Targu Jiu giocano e rispettano ombra e luce con delicatezza e grande eleganza.
Pensate solo, signori, a La porta del bacio!
O alla svettante Colonna dell'infinito!

Consentitemi ora di dedicare l'ultimo pensiero al maestro della sfumatura nel marmo candido e liscio, bianco e ombrato, sinuoso e fatale...
Auguste Rodin!
Pensate a L'eterna Primavera, a Il pensatore, a quel Bacio famoso, così erotico!
Quel bacio dove la forza degli amanti sfuma in una sensualità infinita, svelando a noi tutti il nome dell'ombra che protegge l'amore.
Quell'ombra che, scolpita nel marmo, a noi tutti è nota come eternità.

Onorevole Spettro.
Onorevoli colleghi e Pigmenti.
Ministri dell'iride.
Udite:
io sono colui che andate cercando.
Ho tutti i requisiti per essere quello che detterà ombre, luce e crismi per il vostro compendio sui colori.
Ascoltate.
La capitale del mio regno è avvolta dal mistero.
Vi è seppellito un re, vi soggiorna una fata, vi si cela un popolo.
Per raggiungerla dovrete percorrere le vie del giorno e della notte, del chiaro e dello scuro, oltre le colline del temperato tepore...
si chiama Avalon e le nebbie vi regnano, dopo di me...

 

 

 

 

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