Camelot

[Racconto di Giovanna Gra]


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durata 26 minuti - Credits

Parla Lui:


"Figlio, io sto morendo.
Il Samhain è appena cominciato e il freddo trafora le mie povere ossa e mi rimpicciolisce il cuore.
Non mi troverai vivo al tuo ritorno e per questo ti scrivo.
Ragazzo, oltre il mio corpo, ti lascio la cosa più cara che mi rimane: la mia armatura da parata.
Abbine cura perché un giorno ti servirà e, io ti dico, prima di quanto credi.
Forse sarò rigido quando verrai e, se le fiere mi avranno risparmiato, ti prego di dare al mio corpo degna sepoltura con le cere, i balsami, le fascine e il fuoco.
Qualche giorno fa è passato di qui un mio vecchio comandante della legione romana che ora risiede stabilmente in Gallia e mi ha raccontato cose incredibili.
Ha saputo che a sud, nel regno di Lo Gres, è sorta una città di cui si dicono grandi cose.
Essa è bagnata dal fiume Camelot che le dà il nome.
Camelot è dominata da uno strepitoso castello, ma non è questo che deve abbagliarti, figlio.
Camelot è nata fra le viscere del clan dei Pendragon.
I Pendragon sono la stirpe da cui proveniva la tua povera nonna.
I Pendragon allevavano Draghi, mille anni fa.
La città da loro eletta nasconde un codice segreto.
Lo ignora il viandante, lo conosce il cavaliere.
Ora io lo confido a te come è giusto che sia.
Vai a Camelot, figlio, e affina il senso del mistero tuo, poiché qualsiasi cosa ti accadrà laggiù, fra i vicoli e le case di pietra, ti condurrà a una nuova avventura.
Non credere al caso, non cedere alle lusinghe della coincidenza.
Bada alla goccia come alla scintilla.
Annusa il tempo e respira gli eventi.
Placa il muscolo ma non l'energia.
Bracca il refolo se di sensazioni trabocca.
La fatalità sia tua se rigurgita segni.
Va', figlio mio, incontro all'avventura che tanto attendi, sii forte e sicuro della meta.
Va'! Ho passato tutta la vita pregando affinché tu potessi incontrare il tuo sogno, ora muoio appagato
!"
Lette le parole e pianto mio padre, infilo la cotta con un solo pensiero: a Camelot, dunque!
A Camelot! Dove l'avventura scorre lungo le rive del fiume.
A Camelot! Dove gli eroi si incontrano dopo aver percorso le quattro vie del vento.
A Camelot! Dove le donne vestono gli incanti e le trame dei loro scialli narrano le nostre storie future.
Le notti e le mattine scorrono sotto gli zoccoli del mio cavallo arabo, lo vedo scalpitare verso quei prati verdi, verso l'odore di muschio e di rugiada, verso la storia immaginifica ed epica mai cavalcata.
Non ho mai chiuso occhio da quando son partito perché voglio giungere a... ooooh! Mi manca il fiato... eccola lì davanti a me... è... Camelot!
Ah, per tutta la vita di bambino ho sognato una città così, dove trovare il mio re, un re giusto e audace, impetuoso e fiero.
Ho percorso l'intera Britannia in cerca di colui che sarebbe stato.
Il principe altissimo.
Il comandante in capo.
Lucido lo scudo, assesto la pancera, busso sul cosciale e accarezzo lo schiniere.
Lo sperone muove al vento che lo tira e poi lo gira.
Con le dita pettino il mio pennacchio e tiro i lacci fino a sentire il duro tocco della cervelliera.
I guanti sono unti e ben trattati e lo spallaccio pesa che è un piacere.
Ora mi porterò presso il castello attraversando ogni contrada.
A un pugno di fango colante affiderò il saluto.
Stringerò fino a farmi male, perché la terra di mio padre entri bene nelle vene.
Al levatoio racconterò la storia.
Alla prima ronda affiderò il mio nome.
Presso il palazzo chiederò udienza.
E alle mie ginocchia affiderò i commiati.
Poi, della coincidenza farò il mio motto.
E osserverò la goccia come l'infima scintilla.
Così, annuserò il tempo e sospirerò gli eventi e i corsi.
E placherò il muscolo, ma non l'energia e la via.
Braccando le tracce di repentini refoli colmi e gravi, gravi e colmi.
Farò mia la fatalità e i segni.
I come, i dove e i quando, i no e i .
Sono a Camelot, signori, e l'avventura è qui!

 

 

 

 

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