Camelot

[Racconto di Giovanna Gra]


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durata 26 minuti - Credits

Parla Lei:

Sono una fanciulla di Camelot, la nuova città.
La gente dice che sono bella, ma il mio vanto è essere istruita.
Mio padre ha voluto così.
Egli desidera darmi in moglie a un generale di legione o a un famoso e leggendario comandante.
Vivo nel castello, a Camelot, e spesso partecipo alle feste del re.
Sovente assisto anche alle udienze, il babbo ci tiene e tiene molto al fatto che mostri di non annoiarmi.
Ho molti pretendenti fra i giovani figli dei potenti clan, ma i loro colori non giovano al mio incarnato.
E poi io aspetto lui...
colui che sarà...
E sarà maturo e bianco.
Così me lo immagino: con una lunga barba dove potrò nascondere il viso, avrà la voce bassa e tonante dal piglio grave e austero.
Le veggenti dicono che egli non è bianco ma che è già in viaggio, anzi, che è già a Camelot.
Ho sentito dire che il babbo, che è generale d'armata, riceve oggi un suo vecchio amico comandante della legione romana che vive nella lontana Gallia.
Ho sentito dire che il babbo spera molto.
Almeno, così dice la balia.
Il generale d'armata è qui.
Lo scorgo, lo guardo e...
Mi chiedono di mostrargli il palazzo.
I suoi gelidi occhi azzurri mi pesano, seri.
"Da qui si vede la città e il fiume.
Se credete... potete affacciarvi!", gli suggerisco.
Lui annuisce ma resta immobile.
Oh, Signore, come farò ad amarlo?
"E questa è la sala principale", sussurro incerta, "Dicono sia stata costruita da Merlino in persona."
Il mio anziano amore fa un gesto di stizza, vuole andare avanti.
Lo amerò?
"Le decorazioni alle pareti rappresentano scene di caccia e i rituali sono i tributi alle divinità agresti."
Annuisce e grugnisce, cupo.
Io insisto e concludo:
"Mentre le quattordici finestre rappresentano per sette volte l'infanzia del re e le altre sette la sua incoronazione."
I miei lunghi capelli biondi scintillano alla luce delle torce come una lacrima che fugge furtiva.
Egli ha occhi solo per i muri, i vetri colorati, i trofei di caccia, le lame del re.
"Se credete possiamo spostarci nella parte orientale del castello.
Lì vi è una vetrata che rappresenta il giorno in cui il re ricevette la spada."


Finalmente colpito, mi domanda se si tratta di Excalibur, mentre io mi domando se proprio lui sarà il mio futuro amore.
E quando, per la prima volta, gli sento dire tre parole in fila, mi chiedo se potrò mai capirlo, un giorno.
Nella sala principale i pavimenti sono intarsiati con le rocce di Britannia.
Al centro campeggia l'immenso camino tanto caro alla regina.
"Un giorno, per gioco, vi sono entrati cinquecento cavalieri!", dico allegra.
Osserva che non ne dubita e poi, sussiegoso, vuole sapere sulla destra dove si va.
"Venite!", esclamo con entusiasmo prendendo la sua immensa mano fra le mie, attendendo brividi e strette e impalpabili carezze.
Ma egli resta immobile e freddo.
Come farò ad accoglierlo?
Poi, senza che baffo muova a sorriso, indica qualcosa.
Non rispondo, ma lo guardo perplessa.
Quindi, entriamo nella grande sala circolare decorata da mille vetrate che si rincorrono in tondo.
Le torce sputano scintille magiche e i fumi che emanano hanno strani colori.
Guardo il mio uomo ma egli è altrove...
un'esistenza d'Oriente ci pervade e ci avvolge.
Io vedo mille notti, gli amori in fila e mille giorni...
Le mani degli amanti sfiorare tiepide sabbie, i baci, il sesso, passioni audaci.
Lui pensa lontano ai grandi massacri, alle flotte in fuga, alle vittorie rincorse, strategie vane.
Ecco cosa indicava! La tavola circolare! Colgo stupore nei suoi occhi.
Ma che dico, è incantato! Non era così quando ha conosciuto me.
Ammira e rimira quella tavola mentre le mie vesti sbiadiscono lentamente con le speranze.
Egli ama quel legno, io lui...
credo, ma, certamente, egli non ama me.
Sussurra parole di ammirazione e complimento al magnifico oggetto, gli occhi pieni di brio e scintillanti.
Carezza la sferica superficie con un'intensità inaspettata.
Sono delusa e amara e commento altezzosa:
"Fu data in omaggio al re come dono nuziale."
Ma lui non ci crede...
"Certo! Fu data al re da Leodegrance di Cameliard", confermo furiosa.
Chiede se Leodegrance di Cameliard è il padre della regina.
Ammette che la tavola è un dono davvero favoloso!
Non riuscirò mai a farlo vibrare come quel pezzo di legno.
"Già", rispondo laconica.
Ma lui insiste, dice che non la immaginava così, che è... è...
geniale nella sua tondità, è i...i... indescrivibile!
"Mio padre dice sempre che questa tavola è tonda perché rappresenta il mondo."
Naturalmente, quello che dice mio padre è sempre più interessante di quello che dico io.
E dice altro, mio padre?


"Dice che attorno a essa possono sedersi ben centocinquanta cavalieri, i più onesti e dotati uomini del regno",
Lui annuisce ammirato, mentre io, in cuor mio, consumo lo sgomento.
Ma è davvero questo l'amore? L'amore di cui tutti parlano?
"Mentre da questa parte...", proseguo, odiando il riverbero d'eco che produce la mia voce nei corridoi, "Vi è la sala della legge.
Potete ammirare quelle magnifiche finestre a battente e le splendide decorazioni di quell'arazzo."

Dice che è davvero incantato.
Lo odio, forse l'ho sempre odiato.
"Se voi offendeste il mio onore sareste giudicato in questa stanza", lo informo un po' stizzita.
Mi guarda quasi indifferente, ma io insisto, "Sì, e io potrei nominare un mio campione per farmi difendere!"
Mi dice, ridendo, che non mi ha offesa, che mai si sognerebbe di farlo, mi chiama signora, e mi prega di continuare a condurlo per mano negli antri del paterno castello.
Mi sembra di scorgere nei suoi occhi una scintilla di dolcezza.
Forse lo amo? Forse la mia rabbia è solo gelosia?
Passiamo attraverso le cucine.
Lui ammira lo sfarzo!
"Sono i preparativi per la festa di Pentecoste, la ricorrenza più importante per la città.
Ma, purtroppo, da Camelot non è ancora arrivato alcun segnale", osservo mestamente.
Non capisce.
"Vedete, c'è una tradizione qui", mi accingo a spiegare, "La festa non può avere inizio finché qualcuno della città non abbia ricevuto un indizio, o il caso non abbia indicato la coincidenza che possa trasformarsi in avventura."
Leggende dei druidi che il generale non capisce.
Si gratta la lunga barba bianca.
"Oh, beh, Camelot è la città dove nascono le avventure! Ogni incidente o amore o evento ha un seguito avventuroso, bisogna stare allerta e riconoscere la sorte quando ti tocca... ed è un grande onore quando lo fa."
Mi chiede se anche io sono fra coloro che attendono.
Lo chiede in modo frivolo, come se fossimo in vena di confidenze.
"Chiunque ami questa città, attende.
Vedete, qualunque cosa, a Camelot, può condurvi verso mondi fantastici e misteriosi.
Una foglia che cade, un colpo di tosse, la risata di un bardo, il berciare di un'aquila, l'aggraziato batter d'ali di un falcone o, magari, un sonno lieve.
Poi, improvvisamente, si spalancano le porte dell'avventura.
Un viaggio estremo e incredibile pensato solo per voi, che solo attraverso voi, il prescelto, si può compiere", concludo infervorata.
Mi dice che capisce, ma anche che non ci crede.
Oh, signore, ma è cosi prevedibile l'amore?
Mi chiede se c'è altro da vedere.
Annuisco e lo informo che sì, c'è la sala più divertente di tutte! Forse l'ho incuriosito.


Entriamo nella grande sala colma di gente, animali, carri, sacchi.
C'è molta vita e movimento.
Mio padre, che è vicino al re, ci scorge da lontano e ci fa' cenno.
Andiamo verso il trono.
C'è il re, c'è anche la balia che mi fa l'occhiolino e mesce vino per alcuni principi di Britannia.
Il babbo mi prende da una parte e mi chiede cosa mi paia.
Mi dice che lui è un brav'uomo.
Mi ci vedrei come moglie?
Oh, era tanto che speravo che il babbo mi facesse una domanda così! Ma vorrei tanto chiedergli: "Oh, padre, ma lui sarà veramente...
lui?"
Sta per rispondere, ma, proprio in quell'istante, un lupo nero scappa dalla sua gabbia.
Nella sala vi è stupore, terrore, ma anche attesa.
Il lupo fa un giro fra i colonnati e le navate, terrorizzando i presenti, digrignando i denti
È feroce.
Poi, infila l'uscio e fugge via.
Come tutti resto a fissare la porta, atterrita.
In quello stesso istante entra, ignaro, un giovane.
Ha un portamento regale.
Il suo viso è bello e franco e i suoi occhi verdi si guardano intorno attenti.
Guarda in alto, guarda il re, guarda lentamente verso di me...
Le voci, improvvisamente, si attenuano...
il paesaggio si confonde...
la voce di mio padre sembra allontanarsi ogni istante che passa.
Sei tu?
Sei qui per me?
Che sia ora e che sia fra queste mura che comincia l'avventura?

 

 

 

 

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