Una cronaca di Federico II

[Racconto di Paola Manoni]


ascolta l'audioracconto [ascolta l'audioracconto]
durata 23 minuti - Credits

Parla il Camerlengo:

In una stanza della residenza papale di Lione, il Camerlengo di Innocenzo IV si prepara a un incontro col Pontefice.
E' un abile consigliere politico, da anni impegnato a fianco del Papa in una strenua lotta anti ghibellina.
E' stato lui a suggerire al Papa di abbandonare la Città Eterna nel dubbio di una trappola tesa dalle forze imperiali di Federico II di Svevia.
Travestiti da pescatori presero il mare alla volta di Genova, per poi giungere a Lione dove nel corrente anno 1245 si svolge un Concilio, sostanzialmente istruito per deporre l'Imperatore.
Innocenzo IV, al secolo Sinibaldo Fieschi, è di nobile famiglia, salito al soglio di Pietro nel 1243, dopo la morte di Gregorio IX e dopo i pochi giorni di pontificato di Celestino IV.
E' stato scelto per contrastare gli obiettivi politici di Federico II.
E' esperto negli affari e nella politica estera e vanta vincoli di parentela con i grandi feudatari di varie città italiane.
Il giorno prima del Concilio, il suo Camerlengo, uomo di una certa età e sofferente di gotta, ricurvo sul suo scrittoio legge le ultime parole da lui appena vergate per prepararsi all'incontro con Innocenzo IV.

"Santità Reverendissima, mi permetta di introdurmi in questa udienza privata con le parole del Suo predecessore che così appellava il nemico imperiale:
«Ecco la bestia che sale dal fondo del mare con la bocca piena di blasfemia, con le unghie dell'orso e la rabbia del leone, col corpo simile a quello del leopardo.
Essa apre la gola per vomitar l'ingiuria contro Dio; lancia senza tregua i suoi strali contro il tabernacolo del Signore e i santi del cielo.

 

 Link all'immagine in bianco e nero per epilettici  Link all'immagine con colori virati per ipovedenti
Immagine del papa (Per leggerne la descrizione proseguire nel link) Si vede il sommo pontefice in una sala dove sulla destra è drappeggiata una tenda rossa. Indossa un abito talare di colore rosso. Alle sue spalle si aprono diverse finestre ad arco. Particolare del volto del papa.Particolare della ferula.
 Paroliere  Trama e ordito  Banchetti  Giostre e tornei  Officina delle essenze  Personaggi epici e storici  Voci del bosco
 


L'imperatore, levandosi al di sopra di tutto ciò che si chiama Dio e prendendo indegni apostati per agenti della perversità sua, si erige ad angelo di luce sul monte dell'orgoglio.
Egli minaccia di rovesciare il seggio di San Pietro, di sostituire alla fede cristiana gli antichi riti dei popoli pagani, e assidendosi nel tempio usurpa le funzioni del sacerdozio...»
Che Dio ce ne guardi!"

Il Camerlengo è soddisfatto, continua a leggere il suo discorso ritenendo di aver ordito egregiamente, finora, la trama della politica di Innocenzo IV, volta a consolidare le forze guelfe, filopapali, contro l'imperatore.
Il primo obiettivo, come scrive chiaramente, è impedire la costituzione del grande regno tedesco-italiano, dal Baltico al Mediterraneo.
Il Camerlengo raduna i suoi fogli e poi si alza a fatica.
Si dirige verso il lavabo per darsi una sistemata ma ancora insegue i suoi pensieri a voce alta:

"E' evidente l'intenzione di questo rampollo imperiale: il suo espansionismo europeo e l'ideale di un'Italia unita sotto la sua corona... immaginarsi l'orrore... Che fine farebbe il Papato, e poi i privilegi della Curia, le nostre proprietà!
Dobbiamo difenderci a tutti i costi... E secondo i miei piani saranno le città, soprattutto quelle lombarde... la spina nel fianco della casa Sveva! Come?
Dovremo corrompere le autorità dei comuni con molti, molti augustali...
Il denaro è un'espressione del demonio ma, se per il fine benevolo, lo useremo come strumento per proteggere il regno di Dio."

Il Camerlengo prende le sue carte ed esce dalla stanza, armato di bastone.
Col cambiamento di clima la gotta è ormai cronica e fatica parecchio a camminare.

 

 Link all'immagine in bianco e nero per epilettici  Link all'immagine con colori virati per ipovedenti
Immagine di Federico II bambino (Per leggerne la descrizione proseguire nel link) Si vede il bambino seduto, vestito con una lussuosa veste regale di color rosso porpora. Sul petto ha disegnata una corona. In testa un copricapo rosso con un bordo di pelliccia bianco. Particolare di uno stivaletto di cuoio.Particolare del busto del bambino.
 Paroliere  Trama e ordito  Banchetti  Giostre e tornei  Officina delle essenze  Personaggi epici e storici  Voci del bosco
 


Nei lunghi corridoi incontra diversi monsignori, con cui scambia saluti di riverenza reciproca.
La corte papale è oramai tutta trasferita a Lione mentre i ghibellini sono ancora a Roma.

"I verbali del Concilio... e il testo della scomunica a Federico II che ho preparato...

Domani, all'apertura del Concilio, il papa pronuncerà la scomunica... profferirà il provvedimento ecclesiastico che separerà Federico dalla comunità cristiana: a fraterna societate separat!!
Questo atto rovinerà il disegno politico dell'Imperatore."

Seguendo il filo di questi pensieri il Camerlengo arriva alla sala delle udienze, al cospetto del Pontefice.

Il Pontefice è seduto e si sporge sul lungo tavolo delle udienze per prendere una melagrana dalla sontuosa fruttiera posta al centro.
Osserva il frutto e lo gira fra le mani ma senza addentarlo.
Il Pontefice mangia assai poco e ben di rado in pubblico.

 

 Link all'immagine in bianco e nero per epilettici  Link all'immagine con colori virati per ipovedenti
Immagine di Costanza (Per leggerne la descrizione proseguire nel link) Si vede Costanza d'Altavilla in figura intera, tiene in braccio il neonato suo figlio. Ha un abito molto importante, di colore arancione. drappeggiato e lungo fino ai piedi. Sulla destra, sventola un bordo della tenda dove è avvenuto il parto (sulla piazza di Jesi) e sullo sfondo si vede una fortificazione. Dettaglio del vestito. Una parte di stoffa  agitata dal vento sembra prendere la forma di un ramo.Particolare di Costanza col bambino.
 Paroliere  Trama e ordito  Banchetti  Giostre e tornei  Officina delle essenze  Personaggi epici e storici  Voci del bosco
 



"Che amministri pure Palermo, financo in tutta la Sicilia ma giammai il Continente!"

"Domani al Concilio dobbiamo in qualche modo bloccare anche i suoi proseliti."

"A chi si riferisce, Santità?"

"Penso a Taddeo da Sessa e a Pier delle Vigne", confida il Pontefice.

"Sì, Taddeo da Sessa... dovremo annientarlo in qualche modo.
Di sicuro osteggerà la scomunica e la deposizione del suo imperatore!
Sosterrà che il Concilio non ha competenze in materia.
Invocherà ogni possibile cavillo legale...", lo appoggia il Camerlengo.

"Del resto è il Gran giustiziere di Federico II, insigne giurista della Magna Curia, introdotto dal suo amico Pier."

"Ghibellini, anti-papali, amici del demonio!", sbotta il Camerlengo.

Innocenzo IV si affretta ad ammonirlo: "Mai nominare il maligno..."

"Avete ragione, Santità", si ravvede sofferente il Camerlengo, "il solo pronunciarne il nome mi fa acuire i dolori della gotta... Però... Potremo opporre ai loro argomenti la questione morale!"

"Cosa intendi?"

"Faremo memoria dell'harem di Federico in Puglia, a Lucera... Che Dio ci scampi dalle femmine!", esclama il Camerlengo facendosi il segno della croce.

"Abile congettura!
Dirò che è il servitore dell'Anticristo e detterò all'avvocato pontificio, Alberto di Beham, di registrare che il Concilio giudica Federico II di Svevia come:
«Nuovo Lucifero, egli ha tentato di scalare il cielo, d'innalzare il suo trono al di sopra degli astri, per divenire superiore al vicario dell'Altissimo.
Ha istituito e deposto vescovi; seduto nel tempio del Signore come se fosse il Signore, si fa baciare i piedi dai prelati e dai chierici, e ordina che lo chiamino santo.
Ha voluto assidersi sulla cattedra di Dio come fosse Dio; non solo ha procurato di sottomettere al suo dominio la sede apostolica, ma ha voluto usurpare il diritto divino, mutar l'alleanza stabilita dal Vangelo, cambiare le leggi e le condizioni della vita degli uomini...» Farò miei questi argomenti, come da voi suggeriti!"

Il Camerlengo è assai soddisfatto di sentire dalla voce squillante di Innocenzo IV le parole che sono sgorgate dal suo calamaio:

"Bandiremo contro di lui la crociata dei popoli cristiani!", si entusiasma.

Il Pontefice fa cenno di alzarsi e deposita nella fruttiera la melagrana prelevata.

Il Camerlengo prende commiato e ripiegandosi sul bastone si inchina per baciare l'anello del Papa.
Poi lentamente si incammina per i lunghi e gelidi corridoi.

"Domani sarà una giornata piuttosto difficile. Domani si farà la storia", mormora tra sé e sé. "Impediremo l'unificazione del potere politico in Italia, l'accrescimento dei poteri della casa Sveva.
Il monito dovrà risuonare in tutte le corti dei regnanti d'Europa: la collera divina si scaglierà su coloro i quali oseranno mettere in discussione il potere della Chiesa."

 

 

 

 

 Torna al menù del racconto  Torna al sommario