Marco Polo

[Racconto di Paola Manoni]



Parla il Lustrascarpe:



L'incantatore di serpenti ha comprato un nuovo flauto, le ciambelle friggono ed emanano un odore forte di miele e di sostanza grassa.
Le pecore, legate alle zampe, belano spaventate.
Il mercato è un luogo troppo frenetico per gli animali.
I pulcini sono stipati in cassette di legno troppo strette e vedo che ne sono morti diversi.
Le oche hanno le zampe inchiodate ad assi di legno... tenute ferme per ingrassarsi...
In una gabbia c'è pure un pavone piuttosto spennato... non deve essere in buona salute.
Una scimmia ammaestrata ruba una ciambella e scappa via.
Nella piazza si miscelano diversi odori.
Profumo d'incenso bruciato in piccoli bracieri posti all'entrata del tempio, lezzo di animali da cortile, odore di cibi cotti in strada...
Un gruppetto di uomini vocifera, uno di questi urla in dialetto Yue cantonese. Si sta svolgendo un gioco d'azzardo.
A tanta agitazione fa da contrasto la calma che esprime il calligrafo nel suo lavoro a china, su carta di riso...
Tutti i giorni gli stessi volti, lo stesso ritmo.
Trascorro tutto il mio tempo chino su anonime scarpe da lustrare che si poggiano sul mio banchetto da lavoro.
Faccio il lavoro con energia: lucido e spazzolo il cuoio.
Quasi mai alzo lo sguardo verso il proprietario.
Sfilano solo delle anonime scarpe...
Ma, come in tutte le cose, c'è sempre un'eccezione.
Una mattina, apparentemente uguale alle altre, dove il mio animo non è sereno né triste ma solo banalmente quieto e indifferente alla situazione... ebbene, quella mattina arrivano un paio di scarpe molto originali.
Hanno una fibbia dorata quadrata, montata su una scarpa di velluto color porpora.
La suola è di cuoio e tutto attorno corre un filo dorato che guarnisce i bordi.
Sto per passare lo straccio, come faccio sempre ma mi blocco.
Non posso usare il grasso di balena per smacchiare e ingrassare la pelle... questa è stoffa!
A quel punto frugo per cercare una spazzola pulita e istintivamente alzo la testa.
C'è uno straniero riccamente vestito che mi osserva.
Mi sento in dovere di giustificare il mio gesto e dico:
"Cerco una spazzola pulita per togliere la polvere dal velluto."
Lo straniero mi sorride prima di profferire parola:
"Sono qui per chiedere qualche informazione, più richiedere la pulizia delle mie calzature"

Lo straniero parla con un'inflessione mongola.
Mi fermo e mi alzo in piedi.
"Cosa volete sapere?"
Lo straniero fruga nelle tasche e mi fa scivolare una moneta nella mano.
Io mi irrigidisco. Non sono abituato alla corruzione... però accetto.
Il mio stomaco che non mangia da molte ore la accoglie con letizia.
"Conosco il mercato e il suo sottofondo...", preciso a mo' di garanzia del denaro che lo straniero ha appena speso.

"Serve che io acquisti sete finissime, preziosi balsami e...", esita a parlare.

Abbassa la voce e a un orecchio mi sibila:
"Tè bianco."
Il mio stomaco si contorce e non pensa più al cibo.
Serro la bocca in una morsa a denti stretti.
Ho un lieve tremito ma trovo il coraggio di rispondere.
"Siete avventato, straniero... per un'informazione del genere potrebbero tagliarmi la lingua!"
Dico la verità: molti mercanti hanno perso la vita per aver trattato il prezioso tè.
Il bianco condanna a morte perché è merce rara e interessa i padroni del commercio.
I potenti che fanno affari sporchi.
Il mercante fruga ancora nelle tasche e mi allunga altre tre monete.
Sono tentato di... dire qualcosa... ho troppa fame e lo straniero paga bene.
"Per altre due monete, vi indirizzo dalla persona che potrebbe fare al caso vostro."

"Mi avevano detto che eri uno abituato a parlare, ragazzo!", mi dice. "Ti darò altri denari dopo aver avuto le informazioni che mi servono."

Non ho molta scelta.
Chiudo il banchetto, raccatto le spazzole e gli stracci.
"Mi segua", e ci inoltriamo nelle piccole vie dove si può passare solo se si è accompagnati...
Lo faccio presente allo straniero: se fosse stato da solo lo avrebbero già rapinato.
Porto il mio cliente da Xi-Lu, il trafficante di spezie.
Entriamo nella sua bottega.
Xi-Lu è seduto nel fondo e ci invade un fortissimo odore d'oppio che gravita nella stanza.
Xi-Lu sembra ignorarci.
Continua a fumare il narghilè.
"Maestro", dico per deferenza, "Questo straniero... ehm non ne conosco il nome...."
Lo straniero mi interrompe:
"Marco Polo", dice con la sua inflessione mongola.

Riprendo il mio discorso:
"Marco Polo vorrebbe acquistare degli aghi d'argento", dico con pacatezza.
Il silenzio si fa ancora più grave.
L'odore di oppio più inebriante.
Vedo lo straniero confuso, ha un lieve giramento di testa.
Chiaramente non è abituato alle fumerie.
Xi-Lu fa un gesto con la mano sinistra, davvero minimo, ma io comprendo che dobbiamo uscire dalla stanza.
Dietro la porta chiedo allo straniero di avere il mio denaro.
L'ho condotto dove voleva.
La mia missione è terminata.
Lo straniero mi dà le monete promesse.
Sto per andare via quando, dalla stanza di Xi-Lu, proviene un rumore di gong.
E' segno che il maestro chiama... non posso ignorarlo.
Entriamo e rimaniamo in silenzio.
Xi-Lu alza lo sguardo e allarga un sorriso.
Sembra accogliere la domanda dello straniero.
Sono molto stupito... ho temuto per la vita del mio cliente... una richiesta di tè bianco, così diretta, può avere delle conseguenze letali.
Xi-Lu sorride e batte le mani tre volte.
Una servitrice entra con un vassoio su cui vi sono tre tazzine fumanti.
Xi-Lu invita lo straniero a sedersi... gli rivolge la parola per chiedere conferma: vuole sapere se davvero sia il famoso Messer Polo, il diplomatico del Gran Khan.
Guardo esterrefatto il mio cliente.
Un personaggio famoso... che occasione che ho perso...
Avrei potuto chiedere più denaro!
Lo straniero improvvisamente mi sembra più alto e possente.
Marco Polo annuisce e sorseggia il tè bianco, offertogli con molti onori dal maestro.
Xi-Lu conferma... potrà vendere qualche sacco di aghi d'argento ma non dirò mai il luogo della raccolta.
Poi ammonisce lo straniero... gli dice di non provare a cercare ulteriormente. Né potrà coinvolgermi... e senza mezzi toni lo esorta a fermarsi qui o metterà a repentaglio la sua vita e quella delle persone che saranno coinvolte.
Marco Polo ascolta attentamente, concentrato sui suoni del cinese.

"Non voglio essere invadente... mi piacerebbe giusto acquistare la merce che avrete la magnanimità di vendermi", rassicura infine.

Si capisce che è un abile diplomatico... tutto di lui lo lascia presagire.
I modi, il suo abbigliamento raffinato, financo il timbro della voce.
I due si accordano sul prezzo.
Per la prima volta nella storia del tè, il bianco, varcherà i confini della Cina per raggiungere la costa europea.
Vedo ora questo straniero in modo diverso e lo tratto con maggiore rispetto.
Avrei dovuto capirlo dalle sue scarpe. Le scarpe dicono tanto di una persona e del suo stile...
Domani il carico del prezioso tè sarà portato sulla nave dello straniero.
Deve aver pagato molto bene Xi-Lu. Perché il tè bianco è destinato a soddisfare il gusto dei palati dei nobili e dei monaci.
Onorevole è avere la dignità di rango del tè bianco.

 

 

 
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