La Morte Nera (1347-1351)

[Racconto di Paola Manoni]



Parla la Peste:

C'è chi dice che arrivai in Europa nel 1347 con un vascello mercantile che trasportava seta della Cina e una moltitudine di ratti in sentina.
Altri invece sostengono che fu una nave di genovesi in fuga.
In entrambi i casi, i topi presenti nelle imbarcazioni mi inocularono subito, ne morirono parecchi ma altri, i migliori, resistettero.
Come si dice? Portatori sani? Così il ceppo dei ratti a me resistente è sopravvissuto e mi ha... divulgata.
Nella catena di trasmissione prime sono le pulci che infettano i topi e loro l'uomo.
E da lì, il propagarsi della pandemia!!!
A proposito di piaghe dilaganti, voglio parlarvi della migliore, vero colpo magistrale, voglio raccontarvi la mia spettacolare apparizione sulla scena europea... correva proprio l'anno 1347.
Ma, andiamo per ordine... e diciamo pure che sono un bacillo millenario perché la mia storia affonda nelle radici della classicità!
Già nel VI secolo Procopio parlava di me... da fonti ben documentate!
Per non dire poi che uno studio recente sostiene che circolavo nell'antico Egitto e dunque che la mia origine non sia orientale ma africana!
Bah... non m'intendo di genealogie... sinceramente... poi... ho la memoria corta.
Mica posso tenere a mente tutte le persone che uccido.
Tutte le generazioni e le ere passate!
E poi ora che sono in pensione... e che circolo veramente poco, che importanza hanno le mie origini?
Quel che conta sono i risultati, quindi ecco che per me l'epidemia iniziata nel 1347 fu proprio la migliore.
Dicevo che arrivai dal mare.
E propendo nel ritenere che sia più corretta l'ipotesi della provenienza di matrice genovese.
Infatti ho qualche vago ricordo di una città in Crimea... di nome Caffa, se non sbaglio, che era uno scalo commerciale dei genovesi.
Nel 1347 i Tartari la stavano assediando.
Io mi trovavo a passare da quelle parti e infettai diversi eserciti orientali, tanto che il Khan Ganibek decise di utilizzarmi come arma.
Pensò di catapultare i corpi dei soldati morti oltre le mura di cinta di Caffa...
I marinai genovesi scapparono per mare e così mi diffusero nei porti del Mediterraneo.
Era l'ottobre 1347.
Dodici navi mercantili genovesi arrivarono a Messina.
In pochi giorni, nella culla del regno di Sicilia mi propagavo liberamente!
Da tanto tempo sognavo l'Europa, e quel sogno divenne realtà!
Gli uomini europei risposero a meraviglia e mi svilupparono in due varianti.
Peste polmonare, direttamente diffusa per l'aere, e peste bubbonica.
In entrambi i casi meritai il nome di Morte Nera poiché uccisi venticinque milioni di persone.
Praticamente un quarto della allora popolazione del continente europeo.
Nessun altro virus né bacillo ha mai ottenuto un risultato tanto promettente!
Non penserete mica che sono affetta da megalomania.
E' pura verità storica: io sono la causa del cambiamento demografico medievale nonché del rafforzamento genetico dei sopravvissuti.
Ma non solo.
Sono anche concausa di tante manifestazioni magico-religiose dell'epoca.
Orde di persone, bande di penitenti, i così detti Flagellanti.
Erano convinti io fossi la manifestazione del castigo di Dio.
Così vagavano di città in città intonando salmi e preghiere e facendosi frustare a sangue per raggiungere quell'immacolata purezza che pensavano potesse difenderli da me.... per non parlare di altre pratiche, riti e magie.
Ma che smemorata, non ho finito di dirvi le modalità con cui posso manifestarmi.
Dicevo prima della peste bubbonica.
Per quanto riguarda questo aspetto, che è poi la forma più antica, insorgo dopo un periodo di incubazione che va dai 2 ai 12 giorni.
Chi mi contrae ha febbre alta, cefalea, grave debolezza, nausea, vomito e delirio.
Sul suo corpo si formano pustole nelle zone punte dal mio veicolo, la pulce.
Allora i linfonodi delle zone colpite (in genere all'inguine e alle ascelle) si infiammano.
Si gonfiano fino a formare uno o più bubboni.
Nei casi gravi, l'infezione colpisce tutto l'organismo, provocando insufficienza cardiocircolatoria e complicazioni renali, che portano alla morte.
Chi mi resiste, e nel Medioevo eran pochi, vede che la febbre cessa dopo circa due settimane.
Allora i bubboni gettano fuori il pus sgonfiandosi e lasciando una cicatrice.
Ancora più forte è la mia espressione polmonare che è un capolavoro di efficienza poiché mi trasmetto senza il vettore della pulce o del ratto.
In medicina la mia variante polmonare è una forma decisamente più grave della precedente proprio perché attacco i polmoni.
Il periodo di incubazione va da 1 a 7 giorni, trascorsi i quali si manifestano febbre alta, dispnea, tosse, cianosi e una gravissima debolezza.
A quel punto la morte è sicuramente per edema polmonare acuto.
Capite bene cosa può implicare la trasmissione per via aerea, semplicemente attraverso tosse e starnuti?
Capite come ho potuto decimare la popolazione medievale?
A poco e a nulla valsero i provvedimenti di allontanare i cadaveri dalle città... i monatti avevano il loro gran da fare nel trasferire moribondi nei lazzaretti e i morti nelle fosse comuni... e le autorità comunali e cittadine a impedire alla gente di viaggiare per evitare di portare il contagio.
Io ero svelta... li fregavo sempre!
Forse l'unico antagonista alla variante bubbonica, che mi ha creato problemi, è stato il gatto.
Sissignori, non vi meravigliate!
Parlo proprio dei gatti che, come si sa, sono gli avversari dei topi.
Gli uomini medievali dovettero ricredersi.
Se prima ritenevano questi felini domestici come degli animali demoniaci, dopo la mia comparsa, dovettero riabilitarli e considerarli come alleati quali antagonisti dei ratti e dunque riconoscere loro il diritto di cittadinanza.
In effetti, le città medievali erano sprovviste di gatti sicché i ratti, senza il loro predatore per eccellenza, circolavano liberi diffondendomi nella sporcizia delle città.
Cosa dicevano i medici di allora?
Molto sinceramente, non mi conoscevano né avevano capito il modo in cui mi diffondevo.
Del resto, a quei tempi, non esisteva la possibilità di identificare quel che nel linguaggio moderno si chiama agente patogeno.
I medici avevano solo la possibilità di interpretare ciò che di me osservavano.
Però, già nel 1348, per arginare l'epidemia qualche provvedimento contro di me venne preso.
Si stabilirono, ad esempio, regole per la sepoltura di massa in tempi molto brevi, regole per la denuncia dei casi di malattia.
E qualcuno iniziò a determinare delle statistiche di malati in funzione dei mestieri.
Si scoperse ad esempio che in conciatori contraevano la malattia molto più raramente dei fornai e questo forse perché venivano utilizzati per la concia della pelle dei disinfettanti.
La scienza dovette attendere la fine del XIX secolo per scoprire il mio batterio che nominò Yersina pestis, il mio agente patogeno sui cui vennero successivamente scatenati tutti i peggiori antibiotici.
Ma ancora oggi non è stato trovato un vaccino per annientarmi!

 

 

 

 

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