Parla Little John:
l covo non è facile da identificare.
Mi sembra di camminare in tondo nella foresta.
E a ogni richiamo d'uccello, sobbalzo.
Una pioggia sottile e silenziosa rende l'aria della foresta ancor più rarefatta.
Finalmente scorgo i faggi che mi confermano la direzione.
Meno male!
Ho nello zaino il mio bottino di guerra, la mappa, e mi sembra di trasportare veramente un tesoro.
Allungo il passo ma il fiato si accorcia.
Dannazione! Sono proprio ingrassato e in scarsa forma fisica! Ma, buon Dio, conduciamo una vita così poco allegra che non sarà un gran peccato concedersi ogni tanto qualche pinta di birra che pure i poveri possono far fermentare!
E mentre sono preso da questi pensieri, più che giungere alla tana, atterro con una clamorosa scivolata direttamente sul tavolo del covo, tra le risa generali dei miei compagni che vi sono seduti attorno.
"Piccolo Jo! Avevi per caso paura di non fare centro?", mi canzona un po' Robin.
Mi rialzo e mi sistemo il mantello sporco di foglie e terra.
Non pensavo che l'ingresso coperto dal fogliame fosse proprio perpendicolare, sulla volta di questa caverna...
Mi accorgo che al cappello di Robin Hood manca la piuma d'uccello.
Domando chi abbia osato spennare il suo cappello... e tutti scoppiano a ridere, dimenticando il mio goffo atterraggio.
Poi un silenzio cade sulle nostre teste, chine sulla carta di Nottingham.
E dopo molte congetture scegliamo finalmente la traccia.
La via delle nostre razzie.
Adeguatamente impervia e con molti punti di fuga, ma soprattutto con una morfologia del terreno idonea a scavare gallerie sotterranee dove trovare riparo e nascondere i bottini.
Sì, contiamo di depredare diverse carrozze e diligenze patrizie.
Quella di Giovanni, ad esempio, coi dazi che i suoi esattori riscattano dai contadini.
Noi fungiamo da passamano: una mano prende e l'altra dà.
In un mese mettiamo a punto il piano che ci porterà a soffiare le ricchezze ai ricchi.
Tutti noi siam buoni tiratori ma nessuno può paragonare i propri dardi con quelli scoccati per mano del grande Hood.
Quando il sole è allo zenit ci fermiamo per mangiare qualcosa.
Uno di noi canzona Robin domandandogli chi abbia amorevolmente preparato le gallette di farro con la composta di zenzero...
James è un provocatore nato e non perde occasione per burlarsi dell'interesse di Robin per Lady Marian.
Robin non fa nemmeno in tempo a rispondere che un sasso incartato da un foglio, come se fosse piovuto dal cielo (ma forse lanciato da una fionda... ma da chi?), piomba sibilando sulla mia testa.
Ma chiunque lo abbia lanciato non è nostro nemico poiché evidentemente vuole metterci al corrente di qualcosa.
Intercetto in terra il sasso e lo scarto.
"Per la miseria, Robin!", esclamo, "Senzaterra ha alzato la posta in gioco!
Sulla tua testa piovono fiori di ducati d'oro..."
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Robin non bada a quanto sto dicendo o almeno, così pare.
E si limita solamente a commentare circa la necessità di agire come ladri mascherati... "che tutto sommato è più prudente!"
E beh! Diceva sul serio.
Nascosto dentro un cespuglio, ricordo questo episodio mentre aspetto il passaggio della diligenza portavalori.
Robin e io siamo effettivamente travestiti.
Indossiamo il saio da frate.
Gli altri fratelli sono nascosti sugli alberi, pronti a entrare in azione con gli archi.
Una vibrazione sul terreno anticipa l'arrivo della carrozza.
E' un tiro a quattro cavalli.
Robin fa un balzo improvviso e, con la testa immersa in un libro d'ore, inizia a camminare.
Lo seguo snocciolando fra le dita il rosario.
Mi sistemo il cappuccio per essere ben coperto sul volto.
La carrozza rallenta e, come previsto... ha le insegne di Giovanni Senzaterra, in viaggio verso Templetown, dove porta le ricchezze che arraffa.
Il cocchiere, rispettoso degli uomini di Chiesa, ci chiede se abbiamo necessità di un passaggio.
Robin, chiude il libro d'ore... che è il segnale convenuto per gli altri... e scatta la trappola.
Scocca una freccia che spezza la corda tesa che tiene in sospensione una serie di tronchi.
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I tronchi rotolano, i cavalli s'imbizzarriscono, il cocchiere si spaventa e tenta di scappare.
Gli faccio cenno che può darsela a gambe... nessuno vuole fargli del male! Giovanni si fa piccolo piccolo dentro la carrozza.
Dal retro c'impossessiamo dei forzieri mentre Robin lotta con le sue guardie del corpo.
La più veloce delle quattro estrae un coltello a serramanico.
Lo scorgo giusto un istante prima del lancio in direzione della carotide di Robin.
Gli blocco il polso, torcendoglielo con molta forza.
E' obbligato ad aprire la mano e il coltello scivola in terra.
Assesto un buon calcio alla guardia e, non so come, riesco a raccogliere l'arma.
Nel giro di un attimo sono nella carrozza e minaccio di tagliare la gola a Giovanni se non si allontanano tutti da Robin.
La scena si ferma.
Le guardie ubbidiscono.
Robin riprende fiato e con un gesto ampio si leva la tunica da frate.
Va verso il finestrino della carrozza...
"Vostra altezza senza titolo... riverisco... le vostre ricchezze che tornano al popolo vessato... non saranno sufficienti ma sfameranno più d'uno, nell'attesa che l'unico re d'Inghilterra, Riccardo Cuor di Leone, faccia ritorno in patria.
E ora, abbiate l'accortezza di lasciare la carrozza... un po' di moto non farà che del bene alle vostre molli membra!"
Ciò detto gli apre la porta.
Gli altri compagni hanno legato i polsi delle guardie e ora legheranno anche Giovanni, livido dalla rabbia e dalla paura.
Il drappello con le corde ai polsi s'incammina mentre noi facciamo dietro front con la carrozza, pregustando la grande festa che faremo a Sherwood.
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