Robin Hood

[Racconto di Paola Manoni]



Parla Lady Marian:

Nastri di velluto rosa e gialli per legare i capelli sono l'unica vanità che mi concedo.
Il mondo mi sembra vano e così insipida la mia vita.
Legata a un uomo che non amo e non amerò mai.
Mia madre non comprende cosa significhino libertà e desiderio di conoscenza.
Diversamente da me, lei non desiderava imparare a leggere.
Io l'ho fatto di nascosto, cercando di sillabare lettere mute dietro le spalle di mio fratello, curvo sull'abecedario...
A mia madre era sufficiente cucire lenzuola per il suo corredo di nozze!
Io non sono come tutte le altre ragazze, che si accontentano di essere promesse spose da bambine, e purtroppo non ho neppure una vera istruzione.
Sono atipica e nulla mi consola... vivo tragicamente il mio destino che non mi concede di esprimere alcuna volontà... domani, per esempio, verrò spedita per le vacanze estive nella contea di Nottingham, presso il castello di Giovanni Senzaterra... dal mio futuro marito!
Mia madre ha deciso quale vestito dovrò indossare per il viaggio e quali gioielli.
Ho rifiutato l'uno e gli altri.
Una semplice tunica e dei nastri per i capelli sono più che sufficienti.

Saluto i miei con la freddezza formale di sempre.
Mi incammino verso quella che, secondo i piani prestabiliti, sarà la mia ultima estate da signorina...
Il viaggio è lungo.
Il sole va e viene.
Nella carrozza sono in compagnia della mia nutrice e del servitore più fidato di mia madre.
La nutrice recita monotonamente il rosario, il servitore ronfa, io vedo il paesaggio sfilare velocemente.
Sfila la campagna inglese che vedo dietro le lacrime.
Sono triste e contrita.
Costernata da una vita che non mi piace.
Marian nasce, cresce con la speranza di vivere una vita a sua misura mentre invece trascorrer� tutto il suo tempo stabilito per lei da qualcun altro. Marian: una marionetta.
Marian che spender� tutta una vita non veramente sua...
A questi pensieri il mio pianto si trasforma in singhiozzi che, purtroppo, attirano l'attenzione della nutrice e svegliano il servitore.
Entrambi si domandano cosa stia accadendo alla signorina Marian...
Avrei voglia di urlare.
Mi asciugo le lacrime cercando di impormi l'assoluto controllo di me.
E mentre sono tutta impegnata nel frenare la mia emotivit� accade un fatto assolutamente straordinario.
Stiamo attraversando la foresta di Sherwood su di un sentiero battuto dai cavalli.
Dalla carrozza sento un tramestio diffuso.
I cavalli si impennano.
Il cocchiere urla.
Ci sono dei briganti! La mia nutrice fruga nella borsa.
Afferra la cassetta dei gioielli che, malgrado le mie indicazioni, ha voluto portare comunque e, ehm, diciamo che ci si siede sopra (visto che la fa sparire sotto la gonna).
Il servitore di mia madre, in una specie d'impulso eroico, esce dalla carrozza implorando pietà, dichiarando che sta viaggiando con due povere donne...
Gli uomini che ci hanno fermato non si fanno abbindolare e intendono salire sulla carrozza.
La nutrice sbianca.
E' completamente paralizzata dalla paura.
Io mi sento un animale braccato che viene osservato ed esposto.
Si avvicina un volto alla porticina della carrozza.
E' un ragazzo bellissimo.
Non mi stacca gli occhi di dosso.
Io non abbasso lo sguardo.
Poi, la sua voce calda:

"Il vostro nome, signora?"

Io, con le guance che a poco a poco si infuocano, sillabo il mio nome:
"Lady Marian", e a mia volta domando il suo.

"Robin, Robin Hood!", dice sorridendo maliziosamente.

Resto senza parole.
Ho davanti a me il leggendario ladro che sottrae ai ricchi per donare ai poveri!
La mia nutrice interviene istericamente.
Dice che non deve osare nemmeno guardarmi!
Ma io istintivamente la zittisco subito e mi rivolgo a Robin per esprimergli tutto il mio apprezzamento per le sue azioni a favore del popolo, contro Giovanni Senzaterra.

"Non so se a confondermi sia più la vostra bellezza o la vostra determinazione, signora!", sussurra Robin.

La nutrice interviene una seconda volta per dire che non abbiamo niente da dare... e questo suo comportamento m'indispettisce sicché svelo la presenza del cofanetto di gioielli.
La nutrice mi guarda incredula, come se fossi impazzita e resta immobile.
Con altrettanta fermezza le chiedo di tirare fuori i gioielli prima che sia io a sollevarle la gonna...
Dopo altri indugi, la nutrice consegna il cofanetto.
Con orgoglio dico a Robin di considerarlo come il mio personale contributo alla lotta contro Giovanni.
La nutrice scuote la testa ma per fortuna non dice più nulla.
Io mi sento così bene per aver compiuto questo gesto tanto dissacratorio e, finalmente, libero, finalmente mio.


"Siete molto coraggiosa, signora. Vi ammiro!", mi dice Robin.

I nostri sguardi si incrociano intensamente ancora una volta.
Sono turbata, felice, sconvolta.
Il tempo sembra essersi fermato.
Non saprei dire da quanto tempo duri questo incontro meraviglioso.
Il bosco mi è complice.
Non piove più e arrivano in modo intenso gli odori della terra, del legno bagnato.
Alla carrozza si avvicinano altri due della brigata di Hood.
Gli chiedono cosa fare... Robin sembra non sentire queste parole e, con un certo ritardo, risponde:

"Beh, stiamo, ancora un poco.
Poi partiamo, non vi preoccupate.
Nessuno ci sta preparando un'imboscata.
Almeno per oggi... mi voglio trattenere ancora un istante perché vorrei chiedere a questa signora di uscire dalla carrozza, così che io possa ammirarla almeno un'ultima volta..."

Queste parole mi vanno dritte al cuore... emozionata, scendo dalla carrozza...
La nutrice sembra pietrificata.
Io mi stringo nelle spalle.
Uno dei due uomini, con una lieve balbuzie, fa un apprezzamento sulla mia bellezza.
Robin non dice nulla e mi bacia la mano, senza smettere di guardarmi.
Non riesco a frenare un pensiero persistente che infine mi scivola sulla labbra.
Offrire a Robin un più consistente bottino: prendere me come ostaggio... un vero affronto per Giovanni Senzaterra!
La nutrice alle mie parole sviene mentre Robin non esita a rispondere:

"Incantevole signora! Siete sicura di quanto affermate? Saprete vivere in una foresta con dei compagni considerati come ladri?
Avete fatto bene i vostri calcoli?"

Confermo: sicuramente non chiedo di meglio!
Mi accorgo che Robin è veramente colpito da questa decisione.
La nutrice si rianima e grida... al rapimento!
Ma se io sono consenziente... anzi: è una mia proposta!
La brigata esulta.... Intanto io mi cambio.
Lascio la mia tunica al posto dei pantaloni del cocchiere.
Poi prendo giusto alcuni oggetti personali e... sono pronta a partire...

 

 

 

 

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