Una mail dal futuro

[Racconto di Giovanna Gra]

 



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durata 25 minuti - Credits


Rientrando da scuola a passo più che spedito nell'androne, vengo intercettato da Avelio, il nostro portiere.
"Ehi Li, c'è un pacco per te", mi urla dietro.
"Ah sì?", chiedo stupito.
"Sì, sì, lo hanno consegnato due secondi fa, viene da una ditta dal nome strano... una cosa tipo zanzan..."

Capisco al volo e gli strappo il pacco dalle mani.
"Ehm, sì, ok, da' qua!"
Lui è reticente, non molla e continua.
"Oh, ma lo sai che è strano 'sto pacco?
Vibra da quando è arrivato."
"Ah sì?", replico, cercando di non tradire alcuna emozione.
"Beh, potrebbe esserci una sveglia.
Forse ha l'allarme innescato, quindi vibra."
Avelio emette un grugnito e poi commenta:
"Boh, sarà...", e finalmente molla il pacco.

Entro in casa come un turbine.
La nonna mi ha lasciato la merenda.
Fantastico, avrò la casa a disposizione per tutto il pomeriggio, ergo, acchiappo la merenda e una bibita dal frigo e mi chiudo nella mia stanza.

Quindi, non senza una certa agitazione, mi libero dal cappotto mentre il pacco continua a vibrare.
La mia curiosità è a mille, anzi, novecento.
Sì, perché i restanti cento sono dubbi, tutti riguardo la qualità del contenuto.
Addento il mio panino, giusto per mettere in cantiere un po' di energie, bevo un sorso per prolungare l'attesa e poi mi decido.
Apro la scatola.
Un impercettibile fremito d'ali e qualcosa mi sfugge dalle mani.
"Chi sei?", domando voltandomi intorno a destra e a sinistra.
Lo sento vibrare vicino al mio orecchio, poi, improvvisamente la voce:
"Ciao Li, finalmente ti conosco."
"Ciao", rispondo divertito.
Non c'è che dire, la voce è splendida.
"Mi hanno settato, cioè, informato, in merito al fatto che io e te passeremo del tempo insieme."
"Ah sì?", replico io mentre la cosa continua a svolazzarmi intorno.
Poi m'informo.
"E... quale sarebbe lo scopo?"
"Parlare, Li.
Familiarizzare.
Dentro la mia scatola dovrebbe esserci un foglio con tutte le istruzioni, potresti consultarlo, per favore?"

Naturalmente, curiosissimo, mi precipito a frugare nell'involucro da cui lei è così gaiamente saltata fuori.
Vado diretto alle istruzioni braille.
Leggo avidamente.
Ok, ora è tutto chiaro.

Sento che la cosa svolazza all'altezza del mio orecchio, forse sta leggendo alle mie spalle.

"Allora, accetti o no?", mi domanda, dal che capisco che sì, chiaramente sta leggendo alle mie spalle.

"Non lo so.
Qui c'è scritto che dovremmo convivere per diversi giorni", osservo perplesso.

Come sapete sono un tipo molto abitudinario e ci sono alcuni punti fermi che non vorrei proprio stravolgere.
Ma sono anche un tipo curioso, per non parlare del fatto che in questa situazione mi ci sono messo io, con le mie mani, diverso tempo fa.

Ok, partiamo dall'inizio, così vi racconto com'è andata.

Navigando in rete, un giorno, incappo nella ditta OZON ZA ZAM, che si spaccia per una ditta di accessori futuri.

A dire la verità, la loro ragione sociale mi sembra così lunare che mi getto sulla tastiera pronto ad accusarli di spacciare per futuro un mucchio di cavolate.
Tra l'altro, mi accorgo che il loro sito ha un'accessibilità rozza e primitiva.
Sono di quelli, tipo, che pensano di essersi messi a norma perché propongono un sito a fondo neutro con delle lettere dal corpo cubitale.

Butto giù qualche riga di commenti tecnici al vetriolo, tutti assolutamente incontestabili.
Con mio grande stupore, a stretto giro ricevo la replica.

Risposta della OZON ZA ZAM:
"Egregio dottor Li Hacker, siamo lieti di comunicarle che, leggendo la sua mail, abbiamo immediatamente capito che lei è l'uomo che fa per noi!
Per questo motivo, vorremmo chiederle di collaborare con la nostra azienda. Sarebbe così gentile di farci conoscere la sua disponibilità?"

Replico, meno reattivo, mentre in cuor mio mi domando:
per quale ragione una ditta che riempio di critiche, invece di rispondermi odiosamente dovrebbe offrirmi una collaborazione?

In breve, butto giù due righe con la mie numerosissime perplessità.

Risposta:
"Egregio dottor Li Hacker, i motivi che ci hanno indotto a contattarla sono diversi.
Il primo è il suo spiccato senso critico e la sua brillante vis polemica.
Come già detto, Lei corrisponde esattamente al tipo di utente che noi stiamo cercando.
Il motivo per cui la vorremmo come collaboratore è per convincerla esattamente del contrario rispetto alle motivazioni che abbiamo letto nella sua mail."

Rispondo, un po' innervosito.
"Cara Ozom za zam, non so come possiate convincermi del contrario, dunque non vedo perché dovrei accettare di collaborare con voi.
Il vostro sito continua ad avere un'orribile interfaccia, pari a un'accessibilità di quart'ordine.
In tutto ciò, la vostra azienda continua a spacciarsi per una società di produzione per accessori avveniristici.
Francamente, mi sembra tutto molto ridicolo e ho la sensazione che le vostre merci siano una bella bufala.
Pertanto, a oggi, non c'è niente che m'invogli a collaborare con voi.
Nulla che mi faccia pensare a un progetto serio e condivisibile."

Qualche giorno dopo mi arriva l'ennesima mail.
Ma non è una mail qualsiasi.
Primo, perché mi arriva dalla finestra e non dal computer.
Poi, perché il suo odore è arcinoto:
la mail sa di carta.
Terzo, perché apro la mano e mi si posa sul palmo qualcosa che ha la consistenza di un foglio dalla grammatura pregiata.
Quindi, vibrando sulla mia mano, la pagina dice:
"Ciao, sono una mail di ultima generazione della ditta OZON ZA ZAM, vuoi leggermi?"

Naturalmente, fuori di me dallo stupore, dico:
"Certo che ti voglio leggere!"
"Ok", risponde lei sussiegosa.
"Vuoi che ti legga prima le info security?"
"Cosa sono le info security?", domando stupito.
"Beh", mi fa lei, "Sono quelle info per cui se tu non sei Li Hacker in persona non puoi leggere questa mail."
"Ah, ok, procedi", dico convinto.
"Sei Li Hacker?"
"Sì."
"Sei sicuro?
Bada che questa mail è privata e se la leggi e non sei Li, ma, tipo, suo fratello, commetti un reato lo stesso."
"Grazie, ma non ho un fratello e sì, sono Li Hacker", osservo meccanicamente cercando di riprendermi dallo stupore che non accenna a diminuire.

"Bene, incomincio a comunicare l'oggetto della mail secondo la tua responsabilità.
Oggetto:
Saresti stato scelto per collaborare con la nostra ditta OZON ZA ZAM che produce accessori per il futuro.
La scelta è caduta su di te per la pertinenza delle tue critiche al nostro sito. Ma pensa un po'...", aggiunge scettica.

Stavolta sbuffo io.
"Ehi, Velina..."
"Dimmi, ragazzino", risponde la mail.
"Forse potresti moderare il tono, che ne dici?"
Lei vibra d'indignazione e replica pronta:
"Guarda che io sono una mail di ultima generazione, vengo concepita da un software che non è solo SOFT!"
"Ah no?", chiedo scettico
"No", conferma lei bisbigliando in modo delizioso.
Quindi aggiunge:
"Ho anche l'options del soft whispering.
E il mio software di web marketing, feeling & sending, è di ultima generazione.
Appena arrivo ho l'urlo anti spam.
Le nostre mail hanno la facoltà d'interpretazione, ergo, se vai su impostazioni, puoi settare i toni da furibondo a incavolato medio.
Da allegro a invaghito del destinatario.
Da distante a secco, o arcigno-laconico.

Ho duemila mail box sparse per la via lattea e posso predisporre account luxury con estensione moon.
Ed è inutile che ti dica fin dove le puoi ricevere queste mail.
Certo, sempre che moon ti dica qualcosa.
A proposito, mastichi un po' d'inglese?"

"Ma sì, cioè, io... insomma...", lo ammetto, sono confuso, balbetto un po' e lei m'interrompe.

"Allora, devo continuare con il mio mailcurriculum, o pensi di avere un po' più di rispetto?"

"Ok, ok, scusa, ho sbagliato", ammetto, pensando di essere finito dentro a un incubo.
Ma poi, com'è possibile che in una mattina qualunque di un giorno qualunque, io mi ritrovi a discutere con un e-mail parlante?

"Ci sei?", domando dubbioso.
"Certo che ci sono", replica lei seccata, "non mi senti?"
"Io, più che altro, sento il rumore di una carta che si accortoccia e scartoccia."

"Ovvio", osserva lei spazientita, "è la nostra opzione cestino.
Ha un sensore particolare, molto suscettibile ai toni di voce del destinatario.
Quindi ti avverto:
sono in stand by, pronta ad accartocciarmi al tuo prossimo cenno."

"Oh, mamma...", mormoro, preso alla sprovvista, "siete settate sul permaloso, eh?"
Lei vibra.
"Come ti ho già detto, puoi settare il volume della nostra sensibilità dalle impostazioni.
Allora, che facciamo?
Leggo?"

"Leggi, leggi, per carità...", concludo io.
Poi la sento nervosissima,per la stanza.
"Di grazia, posso fare una sintesi, visto il tempo che abbiamo perso?
Per i nostri standard sarei già dovuta tornare indietro con una riposta.
E possibilmente affermativa..."

"Ah...", aggiungo perplesso!
Sì, lo so, sembro un cretino, ma vi giuro che l'esperienza è spaziale e parlare con questa mail spacca davvero.

Comunque, decido di darle l'ok e di autorizzarla per l'opzione sintesi.

"Allora ragazzo, il sito in cui sei incappato è un sito esca.
La sua scarsa accessibilità è postata con intenzione.
Infatti, tutti quelli che navigando accedono al portale e si prendono la briga di contestarlo vengono esaminati dalla nostra società come elementi di un certo interesse.

Tu non solo hai scritto una mail di rilevanza media, ma sei stato talmente polemico da raggiungere in un battibaleno il top delle nostre liste d'interesse.
La nostra ditta ti scrive per offrirti una collaborazione perché, in virtù della tua vis polemica, vorremmo usarti quale tester per verificare la bontà delle nostre invenzioni.
Se, per caso, deciderai di accettare, ti invieremo il nostro primo pezzo già da lunedì.
L'impegno che ti chiediamo è di convivere con i nostri ritrovati almeno per una settimana, per inviarci, poi, un report con la tua impressione.

Se deciderai di accettare, potrai servirti del nostro nuovo servizio mail e, come forse avrai capito...", quest'ultima frase, la mail, me la recita come se io fossi un po' duro di comprendonio, "potrai settare i toni di risposta, fratto intenzione, andando nella sezione impostazioni.
Con la speranza che ti sia tutto chiaro, bla, bla, bla, bla, ringraziamo bla, bla, bla, per il tempo che bla, bla, bla vorrai dedicarmi."

Finita la tiritera, declinata dalla mail con molta degnazione, sento un rumore simile a qualcuno che volta le pagine di un libro.

"Cosa fai?", m'informo.

"Tesoro", risponde lei, sempre trattandomi come un tipo NON decisamente smart:
"Mi volto per ripartire come risposta, se c'è una risposta.
Oppure c'è sempre l'opzione cestino", conclude facendo il rumore dell'accartoccio.

"Aspetta, aspetta...", la blocco.
"Voglio pensarci."
"Pure!", commenta lei facendo partire una musichetta da call center che recita:
"Ciao Li, sono la tua mail delle ore undici punto zero, tre minuti e sette secondi.
Vogliamo inviare questo benedetto avviso di lettura?"
Quindi, con voce più melliflua che mai, aggiunge:
"Sarebbe educato da parte tua inviarlo, ti pare?"
Mio silenzio.
"Ok, vedo che non rispondi.
Te lo ricorderò fra qualche minuto.
Ciao, ciao..."

Dopo aver riflettuto qualche istante, decido di aderire a questa follia.
Insomma, sì!
A parte lo stupore che non riesco a mitigare, ragazzi, sto discutendo con una mail a tutto tondo, che ha delle opzioni da paura e, credetemi, questa non è una cosa così comune.
Lei si spaccia per un mail del futuro e a me, in fondo, non è così difficile crederlo.
Mentre sto riflettendo circa vantaggi e svantaggi di un mio coinvolgimento in questa storia, lei torna a volarmi intorno e, con voce melliflua, riprende a parlare.
"Eh, Li, ti ricordi che hai in stand by un avviso di lettura?
E, la butto là, la possibilità di dare una risposta alla ditta OZON ZA ZAM che ti ha inviato la sottoscritta?
Hai concepito uno straccio di risposta nella tua testolina?
Sei pronto, Li?"

Faccio un gestaccio in aria come se dovessi scacciare una mosca.

"Ok, mail di Ozon, patti chiari e amicizia lunga.
Innanzitutto, cambia tono.
Sono io che do gli ordini e decido invio e avvisi.
Anzi, già che ci siamo vorrei andare su impostazioni."

"Benissimo Li, cosa vuoi settare in impostazioni?", domanda lei agguerrita e per nulla intimorita.

"Punto primo, vorrei modificare il tono gentilezza", chiedo deciso.
"Non puoi", risponde lei sussiegosa
"Perché?"
"Perché devi avere un account presso di noi.
Vuoi che ti linki al nostro server?"

"No."
Diciamolo ragazzi, sono stufo e un po' esasperato.
Lei se ne accorge e corre ai ripari.
"Scusa, cliente, non volevo essere brusca ma solo speedy", mi spiega con l'opzione formale nella voce.

Bleah, terribile quest'opzione di voce formale.
"Senti un po', ok essere speedy, ma si rischia di essere unpleasant, mia cara", la provoco io.

"Ero formale", risponde lei che, chiaramente, non si vuole arrendere.
"No, bella, eri odiosa", rispondo io ostinato.
"Sarebbe?", mi domanda con una leggera flessione del tono di voce.
"Beh, dopo due volte che ti contraddico, dal nome di battesimo cominci a chiamarmi cliente.
Una vera schifezza."

Sento che esita a dare una risposta, ma la sua vibrazione aumenta.
Alla fine sbotta:
"E va bene, hai ragione!
Ho saltato un passaggio e mi sono settata sull'opzione unpleasant!"

"Ah-ah!
Allora nel tuo prototipo ho già scovato un difetto!", esulto entusiasta.

"Naaaaa", miagola lei a denti stretti, "Mi sono settata da sola, carino.
Nessun difetto.
Ci sono andata di mia volontà."
"E perché?", chiedo, pur sospettando la riposta.
"Perché mi hai fatto venire i nervi!"
"Male", osservo, "molto male.
Una mail che sclera così facilmente è una pessima idea."
"Che vuoi dire?"
"Che voglio dire!?", esclamo stupito, per poi proseguire senza darle il tempo di specificare:
"Hai presente la vita che fa una mail?"
"E me lo chiedi, ragazzino?
Perché pensi io abbia i nervi così a fior di pelle?
Quanti pensi ne girino di digital missive come me, per la rete?"
"Boh, sinceramente lo ignoro", ammetto sinceramente.
"Allora te lo dico io:
siamo in cinquanta, hai capito?
Cinquanta.
Siccome siamo opera d'ingegno digitale, sì, insomma, creature immateriali, non abbiamo né turni, né orari di riposo.
Viaggiamo a trecento all'ora come certi treni di ultima generazione.
Abbiamo delle voci digitali che passano tre quarti di giornata a urlare:
Non sono una spam, cretino!
Non son una spam!

La gente ci legge e non ci capisce, oppure ci capisce e passa il tempo a settarci per gioco, mentre noi abbiamo almeno ottomila consegne da fare al giorno.
Dobbiamo vegliare sui nostri codici per non essere clonate, e di notte lavoriamo dall'altra parte del globo.
Ora, capisci perché ogni tanto, con qualche escamotage, ci si setta nell'unpleasant?
Almeno qualcuno ci rifiuta e finiamo nel cestino.
E da lì facciamo ritorno alla base respirando un po'."

"Ok, ok, capisco.
Non avrei mai pensato di compiangere un'idea d'impiegata digitale, ma se questa è la vita di una mail, mi spiace davvero!"

"Ok.
Finalmente qualcuno che capisce."
La sento rinfrancata.
Mi rendo conto che è una mia personalissima impressione, eppure mi sembra di cogliere dei tratti di raucedine nella sua voce metallica.
Sì, lo so che a pensarci bene è impossibile, ma sono uno che s'impressiona facile.

Morale, mi accingo a dettare la risposta alla davvero insolita ditta OZON ZA ZAN, accettando di collaborare.
Pongo solamente una domanda.
Quale sarà il mio tornaconto, se dovrò testare tutti questi avveniristici strumenti per il loro business?

Risposta, data attraverso una mail molto più compiacente della prima:
"Caro Li, dei numerosi prodotti che avrai testato e che riterrai all'altezza, potrai tenere un prototipo a tua scelta e per ciascun settore."

Invio mail di risposta avvalendomi subito dell'opzione, per cui mi viene inviato un nuovo account LI HACKER. ZA ZAN dove posso usufruire di un parco mail da paura.
Ho la possibilità d'inviare mail con hilarius options, ma anche mail con allegata nenia a tormento, tipo:
"Leggimi, leggimi, leggimi... e dai, cavoloooo... leggimi!!!"
Posso settare l'invio fra un anno o inviarle a dieci anni fa e ricevere ipotetiche risposte dai destinatari di allora.

Volendo, gli avvisi alla risposta ti si posano sulla mano e basta colpirli come una palla da baseball perché tornino al mittente.

E ora, dopo tutto quello che vi ho raccontato, torniamo al mio pacco e alla mia ospite che, l'avrete capito, è il primo risultato della mia collaborazione con la ditta OZON ZA ZAN.

"Allora", dico un po' timido, "vuoi dirmi chi sei?"
"Ma certamente", risponde lei fluttuando nella stanza.
"Posso incominciare?
Sei seduto comodo?
Nella tua bottiglia di aranciata restano 15 centilitri di succo, vuoi versarli nel bicchiere prima che io parli?", chiede cerimoniosamente.
La stoppo.
"Senti, sei molto cara, ma non ti preoccupare del mio bicchiere e dimmi con chi ho a che fare."

"Ok.
Sono l'evoluzione della tua sintesi vocale."
"Ma va?", osservo stupito e entusiasta.
"Fantastico!
Puoi farmi un display veloce di quello che sai fare?"
"Ma certo!", esclama lei volandomi sotto il naso.
"Innanzitutto, puoi settare la mia voce da impostazioni e puoi scegliere in un catalogo di migliaia di voci, da quelle più roche a quelle più profonde, fino a quelle che somigliano a personaggi famosi.
Puoi inventarla, la mia voce, e forgiarla dal nulla.
Io ti parlerò e tu mi dirai se la vuoi più bassa, più squillante con un lieve...", a quel punto la sintesi si ferma e io ripeto come un ebete:
"Con un lieve...?"
Lei, prendendo una marcata cadenza partenopea attacca:
"Guaglio', potendo, avrei anche uno sciò rill di cadenze tipiche reggionali, basta chiedere!"
Quindi, virando in tonalità decisamente opposte aggiunge "Che poi, ghe pensi mi."
"Ah, ok", rispondo confuso, "ma adesso torniamo a un accento normale, ok?"
"Certamente Li, sebbene le opzioni voci non siano finite."
"Bene", replico io, "vuoi, ehm, vuoi mostrarmi il resto?"
La voce riprende con enfasi la sua presentazione.
"Posso simulare la voce di un bambino, cambiare sesso o anche imitare il tuo cartone preferito.
Posso parlarti come se fossimo in un film western, oppure come se io e te fossimo in contatto radio, con lessico annesso, naturalmente."
"Mhhh", mugugno io e sento che le sale l'ansia.
"Cos'è, Li, non ti piacciono le opzioni che ti ho presentato?
O non sai scegliere?
Vuoi che ti faccia un report sui tuoi gusti da anni sette a oggi?
Così potresti scegliere la voce che ti ha incantato di più in assoluto!
Potremmo incominciare da un elenco di parenti per passare poi ai film e, quindi, ai programmi televisivi.
Hai un compagno di scuola con cui ti divertivi molto?
Vuoi che imiti la sua voce?
Eh, Li?"
"Un compagno di scuola?
Ma figurati.
Se parli di Alfredo era uno che aveva sempre la voce roca, per carità!
Ma no, volevo solo capire il resto, gli altri virtuosismi di cui sei capace, le altre opzioni."

"OK, Li, come credi.
Andiamo avanti, anche se potevano esserci altre opzioni interessanti... tipo la voce di Babbo Natale.
Li, non ti interessa Babbo Natale?"

"No, non mi interessa... possiamo proseguire?
"Mmmhhh.
Ah, a proposito, come ti chiami?"

"Bene, ogni tuo desiderio è un ordine."
"Ho chiesto come ti chiami!", dico alzando lievemente la voce.

"Vuoi che mi metta in opzione dettatura?"
"No non voglio che ti metta in opzione dettatura.
Vorrei sapere se ho bisogno di te cosa debbo dire."
"Non capisco, Li.
Non capisco."
Sono dispiaciuto ma non so come fare.
Provo a cavarmela con un esempio.
"Occhei, cerco di spiegarmi.
Sul mio tavolo ci dovrebbe essere uno smartphone, giusto?"
"Sì", risponde lei con tono dimesso come se la stessi strillando.
Cerco di proseguire senza darle troppa importanza.
"Anche nel mio smartphone c'è una sintesi vocale.
Ha un nome e io la posso chiamare anche a distanza", non faccio a tempo a pronunciare queste parole che la mia ospite scoppia in un pianto dirotto.
"Lo sapevo, lo sapevo!"
"Sapevi cosa?!", domando allibito.
"C'è un'altra sintesi fra noi!"
"Ma scusa, è ovvio.
Cosa pensavi?
Sì, insomma, come pensi che me la sia cavata fino a oggi?"
"Eh", singhiozza lei, "appunto... come? snif... snif..."
"E' presto detto, cara:
avvalendomi di altri ausili!"
A questo punto sento l'effetto metallico di qualcuno che si soffia il naso e mi sembra di capire che l'emergenza pianto stia rientrando.
Mi squilla il telefono.

"Ecco, ecco", bercia la mia ospite risentita, frullando per la stanza agitatissima
"Ecco cosa?", domando preoccupato.
"E' lei!
Me lo sento!
Li, non devi rispondere!
Ti prego, fallo per me, non le rispondere!"

Ragazzi, sono disperato e cerco di calmarla.
"Senti... Cosa... la mia sintesi non mi chiama al telefono.
Probabilmente, dall'altra parte udiremo la voce di mia nonna, ok?", mi avvicino al portatile come se dovessi impugnare una pistola.
Lei gira come una furia e borbotta:
"Nonna?
Quella che il vocabolario definisce la madre del padre?", chiede puntigliosamente.
"Già", rispondo io affranto, ma lei aggiunge frenetica:
"O anche della madre, giusto?"
"Della madre cosa?", chiedo e, accidenti, questo suo girare intorno, unito al trillo del mio cellulare, mi confonde non poco.
"La nonna...", spiega lei.
"Voglio dire, la madre può essere del padre o anche della madre, ma resta pur sempre una nonna, giusto?"
Poi cambia improvvisamente umore e mi annuncia soddisfatta:

"Abbiamo un'opzione per le parentele."
"Ah sì?", domando vinto, senza alcun entusiasmo.
Lei continua:
"Non vuoi che te ne parli?"
"Uff... di cosa?", sono stremato.
"Della nostra opzione parentele.
Puoi insegnarci i nomi della tua famiglia fino ai cugini di seconda genenerazione!"
"Si dice generazione", la correggo, ma lei, risentita, replica:
"Perché, io che ho detto?"
"Hai detto due ne"
"Non mi pare."
"E invece sì."
"Non hai un'opzione registrazione?
Così ascoltiamo tutte le stupidaggini che dici!", le strillo esasperato.

Per tutta risposta, la sintesi incomincia a parlare come fosse ubriaca:
"Ma la non... na, alla fine che cav... olovolev... a", poi più nulla.
Sono quasi sollevato.
Dalla finestra entra una mail, simula un effetto frenata e si piazza esattamente davanti alla mia faccia.
La sento vibrare.

"Il dottor Hacker?"
"Sì, diciamo di sì... insomma, forse", balbetto.
"Vuole avvalersi dell'opzione avviso di lettura?"
"E avvaliamocene...", accetto con un filo di voce in attesa del seguito che non tarda a venire.
"Mi manda la ditta OZON ZA ZAN.
Volevo informarla che la sintesi vocale che le è stata inviata faceva parte di una partita fallata."

"Ah.
E quindi?"
"E quindi, la sintesi suddetta, dopo essersi scaricata, si avvarrà dell'opzione garbage e sarà inservibile."
"Meglio così", mormoro laconico.
"Vuole che le inviamo un clone?
O preferisce optare per prenotazione avatar?
Le costa solo 2 euro se si abbona.
Allora, dottor Hacker, che faccio?
Resto in attesa, va con l'opzione, o mi metto in stand by?"

Ci penso un secondo.
"Suggerirei l'opzione finestra", dico alla mail, incredula, facendole segno di riprendere la via da dove è entrata.
"Chiedo scusa, ma l'opzione finestra non è contemplata", mi risponde la mail con un piglio altezzoso.
Eccone un'altra, penso fra me e me.
Tutti lo stesso difetto di fabbrica.
Ma deve ancora nascere la mail capace di tenere in scacco il dottor Hacker, quindi mi volto verso la mail sussiegosa e comando:
"E allora, per adesso contempliamo l'opzione salva in bozze!"
Sento uno strano rigurgito, poi un silenzio fantastico pervade la stanza.

Il mondo tace, il computer dorme, le mail sono silenziose nelle loro caselle e io mi affaccio alla finestra per prendere un po' d'aria.
Quando ci vuole, ci vuole.
Eh, sì, accidenti, forse è meglio chiudere questa parentesi e passare alla prossima avventura, non vi pare?

Un salutone a tutti
Li

 

 

 

 

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