Universo olografico
Secondo alcuni scienziati, il nostro universo funziona come un enorme e complesso ologramma.
L'idea di base si fonda su un assunto: tutte le informazioni che costituiscono la realtà a tre dimensioni e il tempo sono incluse entro i confini di una realtà con una dimensione in meno.
Ovvero... si immagina che tutto quel che si percepisce essere in 3D e nel tempo, sia emanazione di un campo piatto bidimensionale, cioè che la terza dimensione sia emergente, se paragonata alle altre due dimensioni.
L'idea, quindi, somiglia agli ologrammi ordinari, in cui l'immagine tridimensionale viene codificata in una superficie bidimensionale.
Per creare un ologramma, si prende un fascio laser luminoso e lo si separa, all'origine, in due fasci: uno viene inviato su un oggetto distante e quindi viene riflesso, mentre l'altro è inviato per essere registrato.
Sono necessarie due coordinate per condurre il fascio incidente sull'oggetto mentre è proprio l'interferenza tra il fascio originario e quello riflesso che permette di ricostruire l'immagine e dare il senso della profondità... come in un cinema 3D: da uno schermo piatto provengono delle immagini percepite in 3D.
Insomma, questa teoria postula una superficie ideale, sulla quale tutta l'informazione dell'universo viene in qualche modo registrata, come in un ologramma: uno schermo che contiene la scena dell'intero universo.
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