Il pomo




[Racconto di Giovanna Gra]


"Mi raccomando Francesca, cerca di mandarli a letto per le dieci", disse la mamma infilandosi il paltò.
"Ci provo Silvia, ci provo.
Tu lo sai che quando Andrea e Simone stanno insieme è sempre complicato gestirli."
La mamma, frugando nella borsa, aggiunse, sorridendo:
"Lo so, lo so...
Senza di te non saprei proprio cosa fare, ora che Fabio lavora tutta la settimana a Milano..."

Da qualche tempo avevano affidato al papà un nuovo lavoro.
Un lavoro che lo portava lontano tutta la settimana e Andrea e Martina, sei e sette anni, i due figli di Fabio e Silvia, rischiavano di rimanere spesso soli.

Così, la mamma chiedeva sempre più spesso aiuto a Francesca, la vicina, che aveva un unico figlio, Simone, e che era il migliore amico di Andrea.

La mamma, guardandosi allo specchio, si passò il dito sopra un lieve sbaffo di kajal che aveva individuato sotto l'occhio sinistro e disse:
"Ragazzi?
Avete sentito?
Non fate impazzire Francesca e alle dieci tutti a letto, ok?"
A Martina e Andrea non piaceva la mamma truccata... ma forse non gli piaceva perché, le volte in cui si truccava, doveva uscire.
E infatti risposero entrambi con degli indefiniti e mogi mugolii.
"Va beh..."
"Mhh-mhhh..."

Però, bisogna anche dire che le serate con Francesca erano divertenti. Francesca faceva la traduttrice e lavorava a casa.
Spesso si portava il lavoro dai due ragazzi e cenavano tutti insieme, Simone compreso.
Ma soprattutto, Francesca sapeva delle storie incredibili!
Come facesse a tenerle tutte a mente, era quasi un mistero.

"Franciiii?", disse Martina col tono un po' lamentoso di una che non si vuole sentir rispondere di no.
"Che c'è?", rispose Francesca salutando Silvia con un gesto della mano mentre quest'ultima si chiudeva la porta alle spalle.
"Ci racconti la storia della maga Circe che trasformò tutti in maiali?"

In quel momento, spuntarono dalla cucina Andrea e Simone che si stavano litigando un arancio voluminoso.
Francesca, intercettando al volo lo splendido frutto, se lo mise in tasca e disse ai due:
"Questo, adesso, lo tengo io.
D'accordo?
In compenso vi racconterò la sua storia."
"Come sarebbe?", disse Andrea stupito.
"Che storia può avere un arancio?", gli fece eco Simone.
"Una storia che è stata raccontata tantissimi anni fa."
Rispose Francesca con un tono pieno di mistero.
"Una storia con i capelli bianchi?",
chiese Martina già appassionata.
"Proprio così.
Infatti, anche Omero, il poeta che l'ha inventata, aveva i capelli bianchi."
"Beh, se è così vecchia potrebbe anche essere una storia pelata!", chiosò Andrea con un tono un po' sbruffone.
"Con le ragnatele che pendono da tutte le pagine... bleah!", aggiunse Simone tirando i capelli a Martina.
"Eddai, finitela!
Che noia!", si lagnò Martina.
Poi, rivolta a Francesca domandò:
"Allora?"
Era ansiosa di cominciare.
Ma Simone intervenne:
"Ma è tipo quella di Ulisse che svalvola perché non riesce a tornare a casa?
Eh, ma'?"

"Se tu e Andrea vi sedete, smettete di picchiarvi e mi state ad ascoltare, vi dico che storia è.
Altrimenti mi metto a lavorare e buonanotte!", disse Francesca spazientita.
"Va beh, dai, tipoooo... che ce la racconti per un po' e poi vediamo se ci annoia, ok?", osservò Andrea sedendosi.

"Farò così, invece...", disse Francesca decisa.
"Io vi racconterò la mia storia, ma nella storia ci sarà un errore e voi dovrete scoprire qual è!"
"Cioè, sbaglierai apposta?!!",
urlarono i tre ragazzini, divertiti e eccitati.
"Esatto.
E forse metterò in palio un premio per il vincitore... ma vi avverto:
non sarà facile.


Quindi, se credete, munitevi di carta e penna perché state diventando una sorta di... di investigatori della storia!
E soprattutto perché io non intendo ripetermi."
"Tanto vinciamo noi, perché siamo tre.
Andrea e Martina hanno un mucchio di libri.
Quindi... scommetti che troviamo la soluzione in meno di cinque minuti?", la sfidò Simone.

"Staremo a vedere", rispose Francesca.
E cominciò.
"Allora, questa è la vicenda.
Un bel giorno, sul monte Olimpo, patria degli dei..."
"E che?", la interruppe scettico Simone, "Vivevano tutti su un monte solo?"
"Certo", gli fece eco Francesca e aggiunse:
"Il monte Olimpo era infinitamente grande e infinitamente alto perché la sua cima andava oltre le nuvole.
Oltre le nuvole si nascondeva la reggia del re dei tuoni e dei fulmini, a tutti noto con il nome di Zeus!"
"Era il più importante?", chiese seria Martina.
"Ma sì, dai, è lo zio di Percy Jackson e l'Olimpo sta a due passi da New York.
Ho visto il film con papà", disse Simone già stanco della storia.
"Assolutamente no!", replicò Francesca.
"L'Olimpo non è affatto a New York, ma in Grecia, tra la Tessaglia e la Macedonia.
E già vi sto dando troppe coordinate, per i miei gusti!
Ad ogni modo, non so che parentela abbia con Percy Jackson, ma so per certo che Zeus è il capo di tutti gli dei!
E, comunque, quella mattina, appena sveglio, Zeus non era affatto di buon umore.
Quindi, prese la prima conchiglia che gli capitava sottomano, la portò all'orecchio e si mise a urlare alla povera sirenetta che rispondeva dal centralino:
'Per cento cirri! Voglio parlare con mia moglie Hera!
Subito!
'
La sirenetta, che temeva l'ira del suo capo, non se lo fece ripetere due volte."

"Perché", chiese Martina, "... Cosa succedeva quando Zeus si arrabbiava?"

"Ah! Quando Zeus si arrabbiava, il minimo che poteva accadere era un terribile temporale dove il cielo a pecorelle si trasformava in una mandria di maiali cavalcanti.
Gli occhi dei cicloni si spalancavano orripilati e immensi lanciando schegge di luce dalle pupille tonde e profonde.
Mentre il naso dei tornado soffiava vento e tempesta e grosse caccole a forma di nuvole di un blu elettrico oltremare colpivano chiunque si trovasse nei paraggi.
In quelle occasioni, spesso, lo si sentiva gridare:
'Nuvole verdi e scurette giù, giù, giù tempeste e saette!'
Ma, per fortuna, quel giorno, proprio quel giorno, Hera, sua moglie, gli rispose subito.
'Zeus, caro dimmi.'
'Mia bella moglie, come stai?
Visto che sei la dea della famiglia e del focolare, desiderio annunciarti che ho finalmente deciso di dare l'occhei al matrimonio della tua figlioccia Teti.'

Teti era la dea del mare e Hera le aveva fatto da mamma.
'Zeus caro, che bella notizia!
E chi sarebbe, di grazia, il mitico sposo?'
,
chiese Hera già immaginando la sua prediletta fra le braccia del Dio Apollo o del forzuto Ercole o, perché no?, del veloce Mercurio.
'Il mitico sposo?', domandò Zeus un po' vago.
'Eh, sì, lo sposo.
Zeus, caro, per il matrimonio ci vuole anche lo sposo... ricordi?'
,
osservò lei serafica.
'Ah, già, lo sposo.
Eh, beh, sì, lo sposo... mhhh... lo sposo...'

Zeus si schiarì la voce imbarazzato.
'Beh, te la farò breve mia cara.
Il mitico sposo sarà Peleo.
Così ho deciso'
, disse facendo un po' lo gnorri.
'Peleo? Peleo? Pe-leo?!', domandò Hera basita.
'Who is Peleo?'
"

"Perché parlava inglese?", chiese Andrea sospettoso.
"Ah, ogni tanto le capitava, quando era molto, molto stupita", affermò con assoluta certezza Francesca.
"E siccome Zeus, un po' imbarazzato, non rispondeva, chiese di nuovo:
'Peleo?
E che genere di dio è Peleo?
Mai sentito!'



Suo marito schiarì nuovamente la voce e disse:
'Beh, Hera cara, cara Hera, ecco:
è questo il problema.
Si da il caso che... Peleo... ehm... non sia esattamente un dio.'
'Come sarebbe Zezè?
',
Zezè era il diminutivo di Zeus, 'Non ti capisco.
Cosa vuol dire:
non è un dio?
E allora cos'è?
'
Hera era confusa.
'Oh, insomma!', riprese Zeus seccato, 'Se Peleo non è un dio è ovvio che è un mortale!'
'Un mortale?!
', sibilò Hera inorridita.
'E perché la mia figlioccia dovrebbe sposare un mortale?'
'Perché no?
Cosa c'è che non va in un mortale?'
, chiese Zeus conoscendo fin troppo bene la risposta.
'Ma Zeus, caro, intanto... perché i mortali muoiono!', replicò Hera scandalizzata.
'E poi, durante le battaglie si fanno male.
Puzzano, sudano, non fanno leggenda!
E non saprebbero mai catturare un toro a Creta o, che so, uccidere un'Idra a tre teste.
O mettere il guinzaglio a un Cerbero qualsiasi.
Non saprebbero nemmeno arrivare a Micene, figurati un po'!
'

"Sono dei brutti mostri quelli che hai detto?", chiese Martina un po' preoccupata.
"Ah, orribili", rispose Francesca, "Pensa che il Cerbero è un cane a tre teste guardiano degli Inferi, l'inferno degli Dei!"
"E l'Idra?"
"L'Idra è una sorta di dinosauro dalle squame marroni che ne ha addirittura dodici di teste.
Più, pare, degli affilatissimi artigli."
"Ammazza!", commentò Andrea piuttosto preso.
Francesca continuò.
"Zeus, da par suo, rispose tranquillo:
'Ma cosa t'importa di quei mostri, c'è Ercole che s'affatica contro di loro!'
Ma Hera non mollava:
'Oh ma insomma un mortale nooo!'
'Ma perché, perché no?
Questa fissazione per l'eternità non la capisco!
', borbottò Zeus spazientito.
'I mortali sono imperfetti!', si lagnò sua moglie, 'Non hanno niente di celeste, nemmeno un neo soprannaturale, un capello da grifone, un'aletta sui piedi, tipo Mercurio!
Brillano di luce altrui, non hanno nessuna dimestichezza con il caso, la sorte, la fortuna!
Non hanno folgori di proprietà, non leggono libri fatali.
Pensali alle Olimpiadi, mio caro... con chi potrebbe competere 'sto mortale alle Olimpiadi, spiegami?'


'Le Olimpiadi?!
Ma alle Olimpiadi ci mancheranno almeno quattro anni!'
Rispose Zeus innervosito, quindi decretò:
'Insomma Hera, basta capricci!
Peleo è un signore à la page ed è pure Re!
In altre parole è perfetto per la tua figlioccia.'
'Re?!?'

Chiese lei un tantino più interessata.
'Sì, esatto: re!
E regna nell'Isola di Ftia.'
'... Che nessuno sa esattamente dove... Ftia...
', gli fece eco la moglie sogghignando.
'Ah, ah! Spiritosa', fece Zeus stizzito."

"Ehi, Andre", disse Simone all'amico, "Segna un po' st'isola di Ftia?
Magari ci può essere utile."
"Occhei."
"Stttt!", li zittì Martina e poi, a Francesca: "Allora?"

"Allora...", riprese la donna con la voce bassa per fare Zeus, "Zeus disse:
'Guarda che Peleo è uno fra quei virtuosi che è andato a caccia del vello d'oro'
'E l'ha trovato
?', chiese Hera sarcastica.
'Ma che domande!
E' dai tempi di Giasone che nessuno sa dove sia finito!'
'Appunto.'
'Oh, insomma, piaccia o non piaccia, domani ci saranno queste nozze.
Sarà un evento mitico.


Ho chiesto a Mercurio di consegnare gli inviti di persona, mi dicono le Muse che gli dei stanno facendo a cazzotti per avere un posto al banchetto... sarà l'evento della season.
Ergo, incomincia a farti bella'.
'Mh',
mugugnò Hera.
Poi strabuzzò gli occhi e strillò:
'Zeuuuuus! Orrore! E il regalo di nozze?
Non vorrai mica celebrare le nozze senza il nostro regalo!?'

'Già fatto, mia cara.
Ho disegnato un tramonto rosso e rosa per la gioia degli sposi.
Gli verrà consegnato domani sera dai Raggi paggi.
In più avranno l'opzione per un anno:
alba e notte stellata
all inclusive.
Potranno usufruire di quattro venti e ben tre brezze serali da nord verso sud senza scatto alla risposta.
Più uno scirocco e/o una tramontana dall'estero all'Olimpo per tutti i week end invernali.'

'Uauu!'
, esclamò Hera sinceramente colpita, 'Non potremmo... usufruirne anche noi?'
'Ma certo mia cara.
Allora, sei felice?'
'Ah, non vedo l'ora di arrivare a domani.
Sai sempre come prendermi, mio caro Zeus.
Hai un intuito da dio!'


E così, l'indomani arrivò in un battibaleno, ma talmente in un battibaleno che qualcuno pensò ci fosse lo zampino di Crono, il dio del tempo, perché alla conta finale mancavano all'appello le prime tre ore del pomeriggio.

Quindi, a sera, le dee e gli dei incominciarono ad arrivare.
E con loro sfilarono sete decorate alla Penelope, tuniche griffate Afro-style, collane d'oro all'uva di Bacco, cinture ye-ye con la fibbia d'ottone by Vulcano, bracciali grunge alla vecchia Circe, sandali d'argento e lustrini d'alga con le perle a goccia griffati Sirene.
E quando gli dei s'incontravano, all'entrata, sul Gold carpet, non era raro sentirli cinguettare:
'Nooooo, non mi dire!... Ma sei proprio tuuuu?'

'Con questo peplo di jeans sei davvero un mito!', stava dicendo un Titano ad Afrodite.
'Piace?', rispondeva lei sorniona e soddisfatta e aggiungeva: 'Pure tu, niente male.
Sbaglio o i tuoi sandali sono Mercurio jet society?'


Fra gli invitati c'erano molti re, tutti amici di Peleo, re di Ftia.
Fra questi svettava Priamo, re di Troia, e, al seguito, c'era Cassandra, sua figlia.
Cassandra era un'importante sacerdotessa, molto nota sull'Egeo e nei dintorni perché sapeva predire assai bene il futuro.
Quando Atena, la grande dea, la vide, la interpellò.
'Cassy!
Che bello rivederti, come va il lavoro?'

Cassandra si voltò.
'Ehi, Atena, uauuu!!!
Come stai bene!
Mah, sai, solito tran tran:
vedo cose, ogni tanto vinco la lotteria dell'arcipelago, papà mi tormenta con i risultati della schedina... niente di nuovo.
Dopodomani c'è il derby fra Troia e Sparta, io so già tutto ma sto zitta, non voglio farmi dei nemici.'


E così via discorrendo...

Il banchetto durò a lungo, si mangiarono lasagne divine, si bevve nettare al posto del vino, e ci furono quattro contorni paradisiaci.
Tuttavia, arrivati al dolce, una mega torta di nuvole iper pompata di cioccolata, foracchiata da canditi di zenzero noti come schegge di Itaca, proprio nel bel mezzo della sala si udirono delle grida di donna... anzi, di dea.
'Lasciatemi! Lasciatemi!'
Tutti si voltarono a guardare e, sulla soglia, apparve niente popò di meno che... Eris!
La dea della discordia.
Molti bocconi di dolce andarono di traverso a più di un commensale.
Eris non era certo un tipino facile e, quando arrivava lei, era matematico che la gente incominciasse a litigare di brutto.

Sicché, un silenzio grave cadde nella stanza.
'Ma bravi...', ringhiò la nuova arrivata.
Era tutta spettinata, con le guance rosse segnate della furia e l'aria stravolta.
'Secondo me nessuno le ha stirato la tunica, stamane...', sussurrò Zeus alla moglie.
Eris lo incenerì con lo sguardo.
'E fa anche lo spiritoso... questo re degli dei!'
'Si fa quel che si può
', rispose Zeus guardandola dalla testa ai piedi.
Poi chiese:
'Bella acconciatura... Erinni coiffeur?'
'Già', rispose la dea mentre le fumavano le orecchie, 'Ti piace la messa in piega da urlo?'
'Davvero azzeccata.
E, dicci Eris, qual buon vento?'
'Beh... mio caro, siccome nessuno mi ha invitata a questo splendido banchetto, ho pensato di passare... almeno per la frutta.'

E fece rotolare un pomo d'oro lungo l'ampia e variopinta tavolata.
Cassandra, figlia di Priamo, re di Troia, disse:
'Potrei averlo io quello splendido ed aureo arancio? ', mal celando una certa ansia nella voce.
'Ma certo cara', rispose Zeus, paterno, prendendo il frutto e porgendolo alla giovane troiana.
Ma Hera, glielo rubò al volo e disse:
'Un momento, cosa c'è scritto sull'etichetta?'
Inforcò dei mitici occhiali e, nel silenzio dell' attesa, lesse la frase effigiata sulla buccia.
'Alla più magra.
Alla più magra?'

Poi, rivolgendosi al marito:
'E ti pare Cassandra la più magra?!'
Zeus si strinse nelle spalle e alzò gli occhi al cielo.
Ma sua moglie si fece aggressiva:
'No, dico, dopo un anno in cui ho patito la fame per seguire quella stupida dieta della Metamorfosi a base di bastoncini delle Ninfe e carboidrati ereditata da tua madre, secondo te la più magra è lei?'
A quel punto si alzò Afrodite con la sua tunica jeans e disse:
'Cioè, scusa Hera.
Io sono una 42.
Non vorrai mica competere?'

Ma Atena saltò su come un grillo e, rivolgendosi maliziosamente ad Afrodite, la incalzò:
'Perché tu pensi che noi non ci siamo accorti del tuo completo nero?
Lo sa perfino la sfinge che il total black sfina!
No, no, la decisione deve essere una e inappellabile.
Zeus!
Zeus deve decidere!'

E siccome era la dea dello Stato, gli astanti erano un po' intimoriti.

Il re degli dei si guardò intorno.
Cercò sua moglie con lo sguardo, ma Hera voltò con sussiego la testa dall'altra parte.
Zeus si girò verso Nettuno, suo fratello, il quale incominciò a fischiettare fissando il soffitto.
Quindi, trovandosi solo, con un fil di voce bisbigliò:
'Io... io... odio la frutta.
Guarda ca e ca
', biascicò, spalancando la bocca, 'Son pure pieno di carie!'
E mostrò due molari blu.
Mormorii divini riempirono la sala.
'Io no!', esclamò qualcuno dal fondo della tavolata, mostrando un sorriso a centodue denti bianco come il sale.
'Lo sapevo!
Quello non perde occasione per farsi notare!
', commentò Cassandra fra sé.
'Cosa t'importa?', le sussurrò Priamo, suo padre.
' Eh, dopo te lo dico, Pa', rispose lei a mezza bocca.

Quello, in realtà, si chiamava Paride ed era un fratellastro di Cassandra, figlio di Priamo medesimo.
Era un giovane bellissimo, anche se alcuni refoli divini andavano in giro spifferando la novella che fosse tanto bello quanto cretino.

'A me! A me piace la frutta!', strillò Paride entusiasta.
'Ecco, a lui piace la frutta', gli fece eco Zeus, sollevato, 'Quindi spetta a lui decidere.'

Hera, Afrodite e Atena tirarono indietro la pancia e trattennero il fiato.
Si fece avanti Hera.
'Paride, caro, se mi assegni quel pomo io ti conferirò poteri immensi... roba da far schiattare i Titani, inorridire le Parche, scapigliare la Sfinge.'
Ma Paride con un risolino rispose:
'E che me ne faccio?
Io sono un contadino!
'

Allora si fece avanti Atena.
'Paride, caro, se mi assegni quel pomo, io che sono la regina guerriera, ti prometto che non perderai più nessuna battaglia.'
E fece una piroetta per mostrare i suoi asciutti e nervosi bicipiti.
Ma Paride fece un altro risolino e disse:
'Ma io voglio vivere in pace!
Detesto la guerra!
'

Allora si fece avanti la dea dell'Amore.
'Paride, caro, se mi assegni quel pomo ti darò l'amore di Elena, la donna più bella del mondo.'
Il collo di Paride si allungò di svariati centimetri:
'Ah sì?
E come lo vuoi?
Nella macedonia?
Sciroppato?
O a dadini con un po' di gelato?'


E in un baleno fece col pomo una bella pomata... anzi, no, forse era un'aranciata, e la porse alla dea dell'amore.
'Bravo ben fatto!', si rallegrò Priamo.
Ma Cassandra, sua figlia, lo prese per la tunica.
'Pa', pa' paaaaa!'
'Eh!'
'Tu non lo sai come finisce la storia, ve'?'
'Ma no Cassandra... che ne so io?
Sei tu che leggi nel futuro, tesoro.'
'Appunto. 'Sto pomo ci darà un sacco di guai e sai perché?'
'Perché?',
domandò Priamo sbuffando e pensando, sotto sotto, che sua figlia fosse un po' troppo pessimista, come al solito.
'Perché l'unica Elena che conosco è la moglie del re di Sparta, Menelao.'
'E allora?'
'E allora, stavolta non ci vuole un'indovina per sapere che fra non molto saremo in un grosso guaio se questa tizia s'innamorerà di Paride.'
'Sei sempre esagerata'
, disse Priamo facendo spallucce, 'Cosa mai potrà succedere?'
'Oh, niente. Solo la guerra', rispose Cassandra.
'La guerra a Troia!'
Priamo stette zitto un istante, poi sbottò.
'Ma fammi il piacere!'
Cassandra era serissima, ma Priamo sogghignava sotto i baffi.
'Hiiii, hiii, hiii!
La guerra a Troia!
Hiii, hiii, hiii!
'
Impugnò il calice e bevve in un solo sorso tutto il nettare della Frigia.

E questa è la storia", concluse Francesca.
"E naturalmente Priamo si sbagliava, perché con quella scelta, Paride portò davvero la guerra a Troia.
Da cui poi il viaggio di Ulisse, Circe, i maiali, Polifemo e così via cantando...
Ad ogni modo, il racconto l'ho un po' modernizzato ma è tutto vero, tranne per un particolare.
Quale?
A voi l'ultima parola ragazzi!".

... E la soluzione, per voi, alla prossima puntata!!!

Nel frattempo provate a rispondere scrivendo a regia-easyweb@rai.it

 

 

 

 

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