L'Orlando




[Racconto di Giovanna Gra]



"E' vero che hai delle news su Orlando?", domanda Martina appena vede Francesca, la vicina, entrare nella sala da pranzo con sciarpa e cappotto ancora indosso.
"Accidenti, come fai a saperlo?
Chi te l'ha detto?", domanda Francesca fintamente arrabbiata.

Martina non ci casca.
"Eddai, chi può avermelo detto...", ridacchia guardando Simone.
Francesca sbuffa: "Ma guarda tu se devo avere per figlio uno spione!", esclama desolata.

Simone, sentendosi chiamare in causa, balza su dal divano facendo letteralmente saltare il joystick della playstation in faccia ad Andrea, contro cui sta combattendo una partita all'ultimo sangue.
"Non sono uno spione, mamma!", urla deciso.

Francesca avanza verso di lui sfilandosi sciarpa e cappotto.

"E come fa Martina a sapere che volevo tornare a parlarvi di Orlando?"
Simone ci pensa un secondo, poi replica risoluto.
"Semplice.
Perché nessuno di noi tre alla favola di Astolfo ha azzeccato la risposta", afferma sicuro.
Andrea dà di gomito all'amico e poi sussurra: "Guarda che non è una favola, è storia, mi sa..."
"Ma che dici Andrew, ti pare che nella storia antica uno se ne va sulla luna a cercare il cervello di qualcun altro?"
"Non era il cervello, era il senno", sospira Francesca, "... e nessuno di voi tre sembra averci capito un granché."
"Beh, comunque non è neanche un fatto storico", replica risentito Simone.
"Ma dai, è quella cosa mezza e mezza...", interviene Martina, che ha sempre paura che si divaghi e si vada a letto senza racconti.
"Epica, si chiama Epica!", chiosa Francesca seria.

"Seeee, va beh...", sbuffa Simone.

"Comunque, anche stasera una storia da raccontare la trovi prima di mandarci a letto, vero?", si assicura la bambina.
"Assolutamente", replica Francesca ridendo, "E' da giorni che ci penso.
Però vi avverto, non ho nessuna intenzione di facilitarvi la vita.
E siccome su Astolfo vi siete documentati malissimo e non siete riusciti a individuare l'errore nascosto che avevo messo nella storia, ve ne racconterò un'altra del ciclo Carolingio."

"Be, va beh!", esclama Simone lanciando un cuscino sul divano.
"Se ti metti anche a parlare difficile non vale!
Cos'è 'sto Carogingio."
"Carolingio, Simone, Carolingio", lo riprende la madre.
"È la raccolta di racconti che parlano dei paladini che combatterono con Carlo Magno."
"Va beh, detto in parole povere è la storia che tu usi per vincere contro di noi!", replica Simone con aria di sfida.
"Nemmeno per idea!", ribatte Francesca.
"I patti erano che io avrei raccontato qualsiasi storia mi andasse a genio.
O sbaglio?"
"Eh", le fa eco Simone esasperato.
"In ogni storia avrei messo un errore..."
"Eh", ribatte il figlio polemico.
"E voi avreste dovuto individuare l'inesattezza nascosta nel racconto.
Naturalmente, ve lo ricordo anche stasera, se sbagliate avrete delle penalità..."
"Mhhh", mugugna il ragazzino.
"Cosa c'è che non va?", domanda Francesca.
"Non va che ha causa di questo Orlando ho dovuto lavare i piatti per una settimana, ecco cos'è che non va!"
"Te l'ho già detto, vi siete documentati male...", replica la mamma candida.

Martina decide che è ora di prendere in mano la situazione.
Guarda amico e fratello e ammette:
"Ragazzi, ha ragione.
Sul ciclo Carolingio abbiamo proprio fatto schifo."
"Ma perché c'è pochissima roba nella libreria di mamma e papà!", fa notare Andrea alla sorella.
"Vero, però ora su Orlando sapete già diverse cose, vi pare?", interviene Francesca ottimista.
Simone è ancora recalcitrante.
"Simone, cosa c'è che non va?", gli domanda la madre.
"Niente...", risponde il ragazzino, "...Ma secondo me non sappiamo un bel niente.
Anzi, sappiamo solo una cosa:
Orlando si è preso una cotta terribile per una che non lo merita.
Punto."

Martina, aria furba, borbotta: "Eh, infatti a me ricorda qualcuno..."
"E dai, lascia perdere...", le consiglia il fratello sottovoce.
"No, non lascio perdere se Simone continua a intervenire...", ribatte lei risentita.
Simone, chiamato in causa, non ci sta.
"Senti Martina, abbiamo capito benissimo cos'è che non ti va di scuola.
E' vero, tutti i maschi della classe vanno dietro alla De Pisis, capita quando una è la più carina di tutte!"
"E comunque, prendersi una cotta non è reato", incalza Andrea apertamente, complice dell'amico.

Francesca, subodorando aria di tempesta, cerca di sedare gli animi...
"Allora, siamo tutti d'accordo che Orlando era un paladino?"
"Siii", rispondono in coro i ragazzi.
"E che era pazzamente innamorato di una fanciulla?"
"Angelica!",aggiunge Martina meticolosa.
"Angelica", ripete Francesca e continua.
"Sappiamo anche, che sia giusto o no, che tutti i maschi, come in classe con la De Pisis, erano innamorati di lei.
Sappiamo che l'amava Orlando e sappiamo che l'amava il cugino di Orlando, Rinaldo.
Ma sappiamo che c'era una guerra in corso.
Chi si ricorda che guerra c'era?"
"Io!"
Andrea balza su come un grillo.
"C'era la guerra fra Cristiani e Saraceni."
"Bene, bravo Andrea", si complimenta Francesca e continua a raccontare.

"Il re, Carlo Magno, per evitare che i suoi paladini si distraessero, aveva affidato Angelica al duca di Baviera, promettendola a chi avesse avuto la meglio sul fratello di lei che era un principe molto importante.
La meglio la ebbe Ferraù ma, saputa la notizia, Angelica scappa.
Naturalmente, alla notizia della fuga di Angelica, tutti si mettono al suo inseguimento."
"Pensa che allegria per Carlo Magno...", commenta Martina.
"Eh, beh, sì.
Non doveva essere molto contento.
Ad ogni modo, durante la sua fuga, Angelica incontra un ragazzo bellissimo."
"Questo me lo ricordo!
Si chiamava Medoro", esclama entusiasta Martina.
"Seee lo sappiamo", le fa eco polemico Andrea.
"Perché non dici a Francesca che lo hai pure disegnato con la faccia di Johnny Depp?"
Martina replica con una linguaccia.
"Beh, Johnny Depp sarebbe perfetto per fare Medoro", osserva Francesca.

"Così, Angelica e Medoro passano dei giorni indimenticabili nel bosco, passeggiando, giocando, dormendo e facendo tutte quelle cose che fanno gli innamorati."
"Però avevamo anche stabilito che Medoro è un nome che non si può sentire", sottolinea Andrea polemico.


"Beh, sì, non è un nome che definirei fighissimo", conviene Francesca.
"Ma attenzione, ora siamo al punto della nostra storia esattamente dove l'abbiamo lasciata:
e cioè nella radura in cui i ragazzi avevano amoreggiato e trascorso ore liete per poi andare a visitare altri posti.
Qui giunge Orlando, stremato dalla stanchezza della guerra con il suo cavallo Brigliadoro.
In realtà, il paladino stava seguendo le tracce di tal Mandricardo, ma questa è tutta un'altra storia.
Dice il passo:

...Orlando vagò per due giorni a vuoto, né lo trovo, né ebbe traccia.
Arrivò a un ruscello che sembrava di cristallo,
sulle cui sponde fioriva un bel prato
dei colori della natura dipinto,
e variamente ornato da molti bei cespugli
."

"Figo!", si entusiasma Martina.
"Sì, doveva essere molto figo", conviene Francesca che prosegue nel racconto.
"Era mezzogiorno, ci dice l'autore.
E siccome il sole picchiava parecchio, Orlando decide di appartarsi nel bosco e riposare..."
"Ammazza, e che aveva fatto per essere così stanco?", domanda Andrea scettico.
"Ma la guerra no?", replica Martina scandalizzata.
"Quelle erano guerre lunghissime, vero Francesca?"
"Vero, talmente lunghe che a volte i paladini non si ricordavano più chi erano e quando tornavano a casa nessuno li riconosceva."
"Maaaaa, che brutto!", esclama la ragazzina colpita.

"Anche a me non pare una bella situazione", commenta Simone.
Francesca fa una pausa, compiaciuta di aver catturato l'attenzione dei tre.

"Ora, bisogna sapere che nella radura c'era un pastore, il quale aveva una casetta proprio alle soglie del bosco.
Questo pastore era amico di Medoro e spesso aveva ospitato i due ragazzi innamorati.
Quindi, i due amanti avevano trascorso diverse giorni da quelle parti, lasciando tracce e segni del loro amore.

Tuttavia, Orlando è molto stanco e si lascia cadere ai piedi di un albero senza accorgersi di quegli indizi.

Brigliadoro, il cavallo, si dedica a far la frangetta a un fazzoletto d'erba e i due passano così qualche ora.

Quando Orlando si sveglia commenta:
"Accidenti, proprio comodo quest'albero!"
Brigliadoro, con la bocca strapiena di erba cipollina, alza lo sguardo stancamente, ma all'improvviso inorridisce perché vede, sul fusto della grande quercia a cui è poggiato il suo padrone, un immenso cuore inciso sulla corteccia.

Cuore, per la cronaca, trafitto da una freccia."
"Una freccia che va in giù o in su?", chiede Martina molto in ansia.
"In su, in su...", la tranquillizza Francesca.
"Si ma povero Orlandooooo!!!", balza su Simone inviperito.

"Ora, bisogna sapere che proprio in quel momento stava passando di lì Cupido."
"E chi sarebbe?", domanda Andrea sospettoso.
"Sarebbe quel signore", interviene Martina con tono sussiegoso, "che tira le frecce alla gente per farla innamorare."
"Ah, ci provasse!", commenta il fratello con aria di sfida, "...io gli sparo!"
"Ma infatti tu non sei innamorato", chiosa Francesca e prosegue nella spiegazione.
"Eh, sì, Cupido è il dio dell'amore, è romano ed è un giovanotto che si sente citare spesso anche oggi dalla gente.
Anzi, direi che fra tutti è il Dio che è sopravvissuto di più nella fantasia popolare."

Simone, cogitabondo, riemerge dai suoi tormenti e domanda: "E cosa fa lì Cupido?"

"Beh, Cupido, secondo me, è lì per almeno due ragioni", osserva la mamma.
"La prima è che deve aver scagliato diverse frecce su Angelica e Medoro.
La seconda, conoscendo il soggetto, ho il sospetto sia una ragione un po' meschina..."
"E cioè??", domandano Andrea e Martina in coro.
"E cioè, vuole vedere la faccia di Orlando quando si accorgerà del cuore impallinato dalla freccia, che schifoso!", interviene Simone ormai totalmente identificato con Orlando, causa la De Pisis.

"Esatto", conferma Francesca, "Tanto che Brigliadoro, avendolo visto sghignazzare in un cespuglio - gli animali, si sa, sono spesso più sensibili degli umani a certe apparizioni magiche - gli si rivolge piuttosto scandalizzato e in pena per il suo padrone.
E infatti, Brigliadoro, scrollando nervosamente la criniera dice al giovane Cupido:
"Ehi, me l'avevano detto, ma giuro che non t'immaginavo così privo di scrupoli!"

E fa seguire questa sua pesantissima affermazione con un sordo nitrito.

Cupido, sedici anni circa, aria strafottente e sicura di se, si volta indispettito:
"Aho, ma che ce l'hai con me?"
"Certo!", esclama Brigliadoro scandalizzato.
"Lo sai cos'hai combinato?
Questo è un paladino del mitico Carlo Magno!"
"Embè?", risponde il giovane nume grattandosi la schiena con un rametto di faggio.
"Mica è Totti gol.
Totti goool, Totti gooool!"
Quindi si posiziona alla bell'e meglio nel suo cespuglio, assolutamente indifferente alle proteste dell'apprensivo quadrupede.
"No, forse non hai capito ragazzo.
Se questo signore si gira e vede quel tronco inciso con quel cuore, scatena una buriana."

"E che m'importa a me?
Lo sai chi sono io?"
"Sì, un burino!", replica Brigliadoro risentito.

"A cava', ma sai come diceva quello?
Mi chiami burino ma non conosci la storia, sei nato in un angolo e cerchi la gloria."

Brigliadoro alza gli occhi al cielo.
Fra tutti gli dei del cielo gli doveva capitare proprio il più riottoso e adolescente?

Quindi si accinge a rispondere:
"Tu ragazzetto, tu non conosci la storia!"
"Neanche l'epica!", urla Martina partecipe.
"E perché non conoscerei la storia, sentiamo un po?", domanda Cupido supponente.
"Perché fra due minuti, appena il mio padrone legge il nome di Angelica, che tu, tu, proprio tu hai fatto innamorare di Medoro, se la prenderà con tutti noi e, bada bene:
quella Durlindana menerà!"

A quelle parole Cupido esce dal cespuglio un po' colpito.
"Fa vede' 'n po'?
Ma davero, davero quella è la Durlindana?"
"Certo che lo è!", esclama Brigliadoro allarmato.
"Naaaa...
ma allora, famme capi'...
ma quello è Orlandino?
Ammazza quant'è cresciuto!
Beh, a frate', ve vedo sicuri..."

Il cavallo sbatte in terra gli zoccoli e urla:
"Ma per niente!
Lo vuoi capire che quello per amore farebbe qualsiasi cosa?"
Il giovane Nume non ci sente e, serafico, risponde:
"Ma n'è così.
Dopo vedi che se consola.
Tutti se consolano...", afferma, guardando, però, la durlindana con un certo timore.
"Lui non si consolerà, lo dice la storia", afferma il cavallo risoluto.
Sono io che tengo il conto dei capitoli e delle vicende intricate del racconto, sono quarantasei canti, mica uno!"
"Embe'?
E allora?
Che direbbe la storia?"
Brigliadoro fa cenno a Cupido di avvicinarsi e gli sussurra in un orecchio.
"La storia dice che diventerà...posso pissi... OSO."
Cupido sbarra gli occhi.
"'N c'è posso crede'!
E mo come famo?"
"E che ne so", chiosa abbacchiatissimo Brigliadoro.

"Noooooo!
Noooooooooo!"
Un urlo riecheggia nella radura.
"Troppo tardi.
Ha visto il cuore", sibila il cavallo, "Adesso te la vedi tu, caro mio."
Cupido, pallido ma spavaldo, replica: "Aho', a equino, calma, eh?
Che qui non è morto nessuno.
Adesso cor paladino ce se parla e se raggiona."
E con aria un po' spaccona si avvicina al povero Orlando che piange abbracciato al tronco col nome della sua Angelica.

"Sor Orla'?", ma l'altro è sempre più disperato.
"Hi...hi ...hi!!!"
Il dio insiste.
"Sor Orla', e 'nnamo... sa come se dice dalle parti mie?"
"Noooo!!! Come si diceeeee????", chiede Orlando in singhiozzi.
"Morto 'n Papà se ne fa n'altro!
Ed dai, levateve da sto sughero."
"Angelica non era un Papà, era la mia dama!
Io vivevo per lei, sognavo di lei, andavo avanti per lei..."
"E l'ho capito, Orla', ma lei mo' vive co' n'antro.
Sognava altrettanto e se n'è ita co' lui, eh..."



A quelle parole Orlando piange ancora più forte.
"Uaaaaahhhh!!!
Medoro!
Che poi, che nome stupidoooo Medoro... uhhhhhh!!!!!"
Cupido coglie la palla al balzo.
"Ma ' nfatti, ma che ve frega?
Era pure 'n saraceno!!!"

Questa crudele sottolineatura non migliora le cose.

"Naaaaaaa!!!
Un saraceno naaaaaaaaa!!!!", urla rosso in volto il povero Orlando.

Cupido getta un rapido sguardo a Brigliadoro che, a denti stretti, commenta:
"Ma che bisogno c'era di dirgli che era un saraceno, accidenti!"
L'osservazione indispettisce il giovane dio.
"Aho', e viecce te!
Anvedi sto bucefalo!"
Quindi, Cupido fa cenno all'epico destriero di aspettare, come se avesse in mente una buona soluzione.
Si avvicina di nuovo a Orlando.
"A paladi'", lo apostrofa con decisione.
"Ehhhh?", replica l'altro tirando su col naso.
"Date a retta a me.
I saraceni so' come i laziali.
Io dico:
a 'sto punto, ma che ve frega de donna Angelica!
Ma mannamoli tutti in quel posto, ma lasciate proprio perde..."

Poi Cupido tira fuori un coltellino ben affilato.
"Ecco qua la soluzione", afferma.
Orlando strappa una foglia e si asciuga le lacrime sbirciando l'oggetto fra le mani del dio dell'amore.
"Embè?
Che è?", domanda.
"Embè risponnemo!", esclama Cupido con un sorriso da mariuolo a tremila denti.
"Ma dove?", domanda Orlando confuso.
"Qua sotto l'arbero.
Incidemo er motto."

Orlando si volta verso il fido cavallo che annuisce esageratamente invitando il padrone a seguire l'ottima soluzione del dio.

"Un motto?
E che motto?", chiede Orlando incerto se ricominciare a piangere o seguire il consiglio.
"Aspe' che frugo, ce n'è uno che fa proprio ar caso vostro...", e Cupido incomincia freneticamente a ravanare nella sua bisaccia.
Quindi porge una pergamena gialliccia e rovinata al paladino, il quale la apre e legge a alta voce:
"Non cambia la storia.
A voi le caciotte, a noi la gloria."

Andrea commenta: "Oh, Cupido è proprio un ultrà!"
Francesca annuisce e prosegue nel racconto.

"Che dite?", domanda allegro il nume, "Nun ve pare perfetta?"
Ma Orlando non risponde, mentre la sua mano si allunga in cerca della durlindana.
Cavallo e Mito si guardano con preoccupazione.
Quindi il paladino a denti stretti domanda:
"Brigliadoro?"
"Co...comandi padrone."
"Brigliadori', caro, dimmi un po', cosa dice a questo punto la storia?"

Il cavallo scalpita, poi scuote la criniera e si schiarisce la voce.
"La, la storia...?", domanda con una certa esitazione.
"Già, la storia.
Insomma, i capitoli successivi, cosa dicono?"
Il cavallo si fa forza.
"Mi pare che voi dovevate fare qualcosa che finiva con
OSO, padrone, ed eravate talmente tanto OSO che questo dava pure il titolo all'epico racconto.
Però, accidenti, non... non riesco a ricordare."
"Eh, ma questo è lo shock.
È normale", si fa avanti il dio cercando di sdrammatizzare.
Ma Orlando lo incenerisce con uno sguardo e riprende a parlare col cavallo.
"Sbaglio o eravamo sul capitolo ventitré?", domanda il paladino iniziando a roteare la durlindana lasciando una rumorosa eco di lame argentee e taglienti. Swissss... Swisssss...

"Sì... Sì, quello, padrone, quello.
Il ventitré", geme Brigliadoro nel panico mentre Cupido terrorizzato, e senza mai perdere di vista la mitica spada, domanda in sussurro:
"Who', famme capi', ma lui deve fa pe' forza quello che dice la storia?"

Brigliadoro annuisce serissimo e, con tono funebre, conferma.
"Mh-mh.
Quello che dice la storia!"

Cupido, cogitando, fa qualche giro su se stesso e poi esclama:
"Embè, ce semo!
Vie' 'n po' qui cavallino...
adesso je dirai che lui deve esse'... pissi pissi OSO...
Poi vedemo che fa."

"Allora?", urla Orlando roteando sempre più minacciosamente la sua daga.
"Cosa dicevano i capitoli successivi?
Io ero...OSO, cosa?"

Brigliadoro guarda Cupido perplesso, ma Cupido fa un gesto al cavallo come per dire:
Fallo, è l'unico modo per uscirne vivi.

Così, il povero Brigliadoro prende coraggio.

"In realtà, padrone, il capitolo dice che vi dovete recare... in... in una grotta."
"Sì", ribatte Orlando mentre taglia la frangetta agli alberi e costringe il suo destriero e il giovane dio a chinare la testa per non essere decapitati.
"Qu... qu... quella grotta, do... dove troverete delle scritte."
Brigliadoro, con uno zoccolo, indica tremando una fessura nella roccia.
"Con che stato d'animo abbiamo detto?", domanda con sguardo sempre più luciferino Orlando.
"No, non l'abbiamo detto, padrone.
Ma se non ricordo male..."
"Perché dovresti ricordare male, stupido ronzino?", chiede Orlando sempre più su di giri.
"Beh, lo shock, padrone, la signorina Angelica, i saraceni, lei capisce, sono un equino sensibile."
"Grrrrrr, bando alle ciance!
Qual è il mio stato d'animo a questo punto della storia, cavallo rimbambito?!"

Brigliadoro esita ancora, incapace di mentire al suo padrone.
Si fa avanti Cupido che annuncia:
"Vezzoso!"

Orlando è preso alla sprovvista, ma Cupido serafico non fa una piega.
"Vezzoso?", domanda basito il paladino.
"L'Orlando Vezzoso", ripete imperturbabile Cupido, mentre Brigliadoro annuisce mandando giù quel poco di saliva che gli è rimasta.
"Questo l'umore, questo il titolo della storia."

Brigliadoro batte i denti dalla paura e fissa il cavaliere che, alla fine, commenta:
"Ariosto, autore mio non ti conosco!
Che disastro questi scrittori moderni! Quant'era più serio Omero."
E si rimette l'armatura avventurandosi nella grotta con cavallo e Nume alle costole.

"E... cosa c'è nella grotta?", domanda Martina impaurita.
"Nella grotta, secondo la storia, Orlando dovrebbe trovare la prova decisiva del
tradimento di Angelica", chiosa Francesca.
"Sì, ma esattamente cosa trova?", chiede Andrea.
"Trova frasi d'amore scritte con la grafia di Angelica, che lui conosce molto bene.
E poi delle poesie in arabo scritte da Medoro, dove il saraceno ringrazia la vita dei momenti sublimi passati con la fanciulla amata."

Simone salta su come un picchio: "Sì, ma non avete capito?
Mamma ci sta già imbrogliando perché Orlando non deve essere vezzoso, secondo me è un'altra cosa."

Martina e Andrea si guardano perplessi, poi decidono di andare avanti.
"Allora?", domanda la ragazzina a Francesca.

Allora, Orlando entra nella grotta e si trasforma in quello che, secondo il suo cavallo, l'autore del racconto ha prescritto.
"Gente, non vi pare un'aria da grotta magnifica?
Così rarefatta, così muschiata?"
Cupido e Brigliadoro, occhio di triglia, si fissano l'un l'altro perplessi.
"Oh cielo, guardate che delizia questi piccoli, piccoli ciuffi di felce che sbocciano da queste rocce.
Oddio un poco umidine, ma va beh, facciamo finta di non aver visto.
Ooooooh!
Ma guardate qua.
Ehi, questa, la riconosco.
E' la grafia di Angelica, cosa scrive?"
Legge.
"Angel e Medy forever!
Ma vi rendete conto che delizia di ragazzi?"
Poi Orlando si avvicina a un altro pezzo di parete e scopre altre scritte in una lingua incomprensibile.
"Ma va là!
E qua?
Non ci credo, non ci credo!
Medi ha voluto lasciare la sua testimonianza in arabo!
E che dice?
Che dice?
Qualcuno sa l'arabo fra voi ragazziiii?", domanda il paladino con voce lieta e squillante.

Cupido, timoroso come a scuola, alza un dito.
"Beh, che aspetti Cupy, vieni qui e leggi, facciamo un po' di gossip, ti pare?"

Cupido guarda il cavallo, che gira polemicamente la testa dall'altra parte, e si accinge a leggere le incisioni di Medoro.
"Beh, insomma...
Qui c'è scritto che Medy e Angel se so'...
Se so... dati un bacio!"
"Meraviglioso!
Proprio lì, sotto quei ciuffi di cimbalaria?
Troppo, troppo trendy!"

A quel punto Cupido esplode.
"E no, eh!
La cimbalaria trendy nun se po senti'!
E daje, paladi', falla finita!"

Orlando si volta e fa cenno indicandosi, come per dire 'finita, io?'

Poi si rivolge interrogativo al suo il cavallo che incomincia a scalpitare sul posto.
Ma Cupido, rifilandogli una bella sculacciata esclama risoluto:
"Dai, digli che te sei sbagliato!"
"Sbagliato?", esplode il cavallo sottovoce, "Ma se sei stato tu a suggerire di cambiare le carte in tavola del racconto!"
"Ho capito, ma quando è troppo è troppo!"

Il cavallo nitrisce, contrariato e riluttante.
Cupido, senza por tempo in mezzo esclama:
"Vabbe', ce penso io."
Si avvicina a Orlando e esclama: "Eccellenza?
Permette?
L'equino da battaglia si è confuso.
Sì, insomma, il titolo dell'epica 'L'ORLANDO mhhhh...OSO' non è vezzoso."
Poi continua indicando il destriero: "...Dice che ha ricordato male.
Come dire, i cavalli ricordano la strada di casa, ma per il resto..."

"Dunque?", domanda Orlando spaesato.
"Dunque dovemo ricomincia'.
Dovete uscì' e rientra' co n'antro stato d'animo.
Eh, capita."

Orlando, ubbidiente, esce dalla grotta e va dal suo cavallo, un po' irritato.
"Scusa Brigliadoro, ma che mi fai fare?
In realtà mi pareva ci fosse qualcosa di strano.
L'Orlando vezzoso...
Ma dimmi tu.
E poi, tutte quelle stupidaggini sulle felci mentre quei due antipatici brigavano alle mie spalle."

Brigliadoro, aria pentitissima, fissa il suolo.
Orlando, vedendolo così mortificato, lo perdona:

"Va beh, va, soprassediamo.
Però, adesso cerca di ricordare bene per favore:
cosa diceva il racconto?"
Il cavallo, da bianco, incomincia a assume un colorino livido che potrebbe annunciare un prossimo svenimento.

Il paladino, in attesa, ticchetta con lo sperone su una roccetta.
Cupido lo fissa con un espressione coatta, come a dire dire "Se vuoti il sacco ti strozzo".

Il povero Brigliadoro si schiarisce la voce.
"Chiedo umilmente scusa, padrone, nella mia mente c'è stato un qui pro quo."
"Va beh, va beh, basta che ne usciamo", lo liquida velocemente il paladino.

"Ho sbagliato parola.
Quella giusta credo che fosse... ampolloso?"

"Mhhh, ampolloso", ripete il dio complice, "Me pare pure che suoni meglio.
Sì, sì, me pare proprio che era così:
l'Orlando ampolloso.
Che ve sembra sor Orla'?"

Il povero Orlando sfila dalla bisaccia della sella una bandiera e incomincia a asciugarsi una strana sudarella.
"Non lo so, non mi sento realizzato come personaggio.
Prima vezzoso, ora ampolloso, non sono stati d'animo consoni a un, a un..."

Cupido sta per dire la parola esatta, ma Brigliadoro, previdente, emette un provvidenziale nitrito così che la parola giusta non viene udita da alcuno.

"Va beh, se così è scritto, che così sia", commenta rassegnato Orlando.
Quindi aggiunge: "Torniamo nella grotta, avanti."

I tre si riaffacciano nel pertugio mentre Orlando, seguendo l'indicazione fornita da Cupido, urla:
"Cavalieri, a me!
Eccomi giunto al momento ardito in cui nella grotta felciosa faccio al fin l'ingresso.
Ampolloso, stanco, tradito, con piglio investigativo, ecco là scopro infine il nesso.
Fra il cuore della corteccia e le insegne della grotta
Orlando il paladino rivela a se e al mondo la verità che scotta
!"

E continuando ampollosamente a descrivere le sue gesta, seguito a forza dai due complici, Orlando da corso al presunto racconto.

La domanda a questo punto è:
qual è il titolo della storia?
L'Orlando vezzoso, L'Orlando ampolloso oppure L'Orlando bizzoso?
O nessuna di queste tre?
Ai lettori l'ardua sentenza!

Provate a rispondere scrivendo a regia-easyweb@rai.it

 

 

 

 

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