Un aquilone dispettoso




[Racconto di Giovanna Gra]



Molto bene amici, ben tornati in Via dei Ciliegi 33.
Noi siamo sempre qui, nel nostro giardino, e io sono sempre il solito pischello, al secolo, Gigi Sonnino.
Oggi è una giornata stanca, di quelle in cui sembra che sia primavera ma appena ci credi ti buschi l'influenza.
Barbara, come al solito, penzola dall'albero, Guido sta lucidando il suo parco biglie, Andrea e Giulia stanno litigando per non aggiornare il computer.
"Devi farlo tu Andrea, ultimamente l'ho fatto sempre io!",
"Che noia, però...."
Intanto, Pietro, il portiere, si aggira per il giardino a caccia di foglie secche.
E' veramente un cecchino.
Riesce a individuare una foglia secca a metri e metri di distanza e si capisce subito quando questo accade, specie se ti sta parlando.
Inclina la testa, incomincia a rispondere:
"Mhhh-mhhh...", e intanto vedi il suo sguardo che dalla tua faccia supera la tua spalla brillando di stizza e scandalo.
E' allora che gli domandi:
"Pietro, cosa succede?",
"Accidenti, l'Amber Queen ha tre foglie gialle, mi scusi un momento!", e... sollevando il braccio con il pollice e l'indice già in posizione di C provvede a giustiziare i petali ribelli.

E' sabato mattina e sto aspettando che papà finisca di preparare la colazione per tutti.
A casa mia, nel weekend, ci sono le uova per colazione e io ci tengo moltissimo.
Barbara, che mi conosce come le sue tasche, commenta:
"Ma voi l'avete visto lo sguardo pallato di Sonnino?",
Guido grugnisce e mi guarda con la coda dell'occhio, Andrea non alza nemmeno gli occhi dal computer e domanda:
"Perché c'ha l'occhio pallato?",
"Perché è sabato!", spiffera lei dondolandosi pericolosamente, "e c'ha l'uovo fritto!",
"Embè?", mi difendo un po' piccato, "che male c'è... voi non siete golosi?",
"Sì, ma pensiamo al tuo fegato, Sonnino."
"Ah, ancora con la storia che le uova fanno male al fegato?",
"E comunque oggi l'uovo non è l'evento della season...", osservo provocatorio.
"Ah sì?", ribatte Barbara incuriosita.
"Stasera torna il nonno da un lungo viaggio in India e credo che mangeremo le cotolette con le patate fritte."
"Ah, però!
Di bene in meglio per la salute!", commenta Andrea.
"Zitti, invidiosi!!!"

Mentre stiamo parlando del più e del meno, vedo da lontano Pietro che trascina il tubo per annaffiare le rose.
E' un uomo testardo e non ha voluto l'annaffiamento automatico perché dice che le piante non gradiscono.
Anche se bisogna ammettere che il nostro cortile ha delle rose incredibili.
In ogni caso, mentre lo seguo con la coda dell'occhio e ribatto alle stupidità salutiste di Barbara e Andrea, sentiamo improvvisamente un urlo.
Alzo lo sguardo e vedo Pietro volare per aria e poi ricadere in terra.
Ci precipitiamo tutti verso di lui mentre si lamenta disperato.
"Ah... il mio ginocchio... ah, la mia caviglia!",
"Ma cosa è successo?", domando, mentre Guido è andato a chiamare soccorsi.
"Sono inciampato sul tubo... accidenti... un dolore che non t'immagini...", risponde pallido come un cencio lavato.
No, non lo posso immaginare, visto che quando lo portano via in barella ci annunciano una tripla frattura e una lunga, lunghissima degenza.

"Sapete cosa vi dico?", domanda Fabio ancora con il casco in testa di ritorno dall'ospedale.
"No, che ci dici?", chiede Barbara incredibilmente mogia.
"Questo giardino senza Pietro non sarà più il nostro giardino."
Tutti ne conveniamo e ci guardiamo intorno un po' persi.

La sera arriva, il nonno mi ha portato dall'India un bellissimo aquilone di carta e bambù.
Mi racconta un sacco di cose interessanti sul suo viaggio, ma io non riesco a dimenticare un solo istante il povero Pietro all'ospedale.
"Perché viaggi tanto?", chiedo al nonno mentre peschiamo patatine fritte da una scodella che sembra infinita.
"Per conoscere il mondo", mi risponde lui, "anzi, dovresti venire anche tu un giorno o l'altro."
"E in questo viaggio hai conosciuto molte cose?"
"Certo: in tutti i viaggi conosci qualcosa."
"Sì, però non capisco a cosa ti serve."
"Conoscere molte cose aiuta a capire le persone, il mondo e gli eventi che ti capitano nella vita."
"Mhhhh...", non sono così convinto che il nonno abbia ragione.
O, forse, non sono sicuro di capire quello che dice.
E intanto penso a Pietro.
Si sentirà solo?
E gli farà male la frattura?
Me ne vado a letto così, con il cuore stretto e il retrogusto di una primavera che stenta ad arrivare.

Passano alcuni giorni e la guardiola è vuota e desolata.

 

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Immagine della facciata di un palazzo (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Sul davanzale di una finestra, una pentola e un braccio che spunta da una siepe, pronto ad afferrarlaParticolare del braccio teso.Particolare del davanzale con pentola




Poi, una mattina, mentre sto andando a scuola accompagnato dal nonno, incontriamo l'amministratore del condominio che ci dice che il portiere del palazzo accanto, tale signor Mandi, si occuperà di distribuire la posta per tutto il periodo in cui Pietro sarà assente.
"Mandi è solo, per cui si può occupare anche delle rose e del giardino", osserva l'amministratore e poi aggiunge, "So che Pietro ci tiene molto."
"Moltissimo", confermo io.

Mandi prende servizio il giorno dopo.
E' un omino simpatico, sembra anziano ma nonno dice che deve avere gli anni del papà.
E' di Nuova Delhi, un po' lento ma molto, molto meticoloso.
Pietro sarà soddisfatto quando tornerà.
Le sue rose non soffriranno.

Passano diversi giorni ed è allora, cioè dopo un po', che incomincia una serie di fatti strani.
Il primo accade alla signora Germano che denuncia la sparizione di una confezione di uova appena comprata e lasciata in prossimità della finestra della cucina.
Aperta, naturalmente.
L'amministratore, un po' seccato di essere stato convocato per un pacchetto di uova, liquida la cosa come un comune furtarello per cui non c'è proprio niente da fare.
Le uova non hanno targa, né codici da poter denunciare.
La Germano è insoddisfatta, ma abbozza.

Qualche tempo dopo è il proprietario della ferramenta di fronte al nostro palazzo a denunciare un piccolo furto: un barattolo di colla e della polvere di vetro.
E anche in questo caso, c'è poco da commentare.

Ma una settimana dopo, anche il signor Bartocci, condomino dall'oscillante simpatia che si è messo a fare del bricolage in giardino, denuncia la sparizione di alcuni coloranti.

La faccenda incomincia a interessare la Gigi gang.
"I tempi cambiano", commenta amaro Andrea.
"Che vuol dire i tempi cambiano?", domanda Barbara polemica, "cambiano tutti nella nostra via e nel nostro condominio?"
"Sì, in effetti è un po' strana la successione degli eventi", commenta cogitabondo Guido, ma Andrea è molto scettico.
Anzi è il più scettico, è sempre stato scettico che io ricordi.
"Sarà un ladro che troverà comodo questo condominio.
In fondo si presta, con il giardino e tutto il resto.
Ma non credo che dovremmo pensare a un serial killer."

Lupus in fabula, proprio in quel momento vediamo entrare la signora Tupini, allarmatissima, che ci racconta che dalla sporta della spesa le hanno sottratto dell'amido di riso comprato per fare il bagnetto a sua figlia.
"Che cavolo di furti...", commenta Fabio di passaggio, "Cosa se ne fa uno dell'amido di riso?
Bah... "
Ci buttiamo in bislacche congetture, ma poi, visto che il sole è calato ed incomincia a fare un po' freddo, rimandiamo il briefing a domani.

Mi sono appena accoccolato davanti alla TV con un megasuper pacchetto di patatine e una bibita.
Lo so, a scuola ci direbbero che sto ingurgitando cibo spazzatura, infatti non lo faccio spesso.
Però, però, quando sei solo a casa con la prospettiva di un film che spacca alla TV, secondo voi si può rinunciare a queste meraviglie?
Sarò franco: no, non si può.

Mi lascio cadere ad angelo sui cuscini del divano, lattina in una mano, telecomando nell'altra e pacchettone fra i denti e... cosa succede?
Suonano alla porta.
Mi taccio, resto in ascolto: nulla.
Ok, forse è un'allucinazione.
Insomma, spero che... ma il campanello suona di nuovo.
Sbuffando, mi accingo ad aprire, poi mi coglie un timore e chiedo:
"Chi è?"
Non vorrei che fosse il ladro, anche se in linea di massima i ladri non bussano.
"Siamo noi, apri!", mi dice la voce di Barbara molto circospetta, perciò apro.
Mi riprometto di farla breve, ma non è così perché dietro Barbara appare Fabio, dietro Fabio appare Guido, dietro Guido appare Giulia e dietro Giulia appare Andrea che ha una pessima cera.

"Beh, cos'è?
Un flash mob in pigiama?", domando.
"Diglielo un po'", suggerisce Barbara ad Andrea.
"Cosa mi devi dire?", domando preoccupato a Andrea.
"Mi hanno rubato la bici", mi risponde lui pallido.
"La bici?!",
Sono esterrefatto.
"E a lei è accaduto anche di peggio", aggiunge Barbara indicando Giulia.
"E cioè?"
"Diglielo un po'...", la incalza Barbara... non operativa... di più!
"Stavo buttando l'immondizia e il pacchetto mi è tornato indietro", mi rivela Giulia, della cui sanità mentale dubiterei, se non la conoscessi da quando è nata.

"Non ho capito, cosa stai dicendo?", le domando confuso.
"Quello che hai sentito!", risponde spazientita, e poi, a Barbara:
"Vedi, lo sapevo che non mi avrebbe creduto!"
"Non ho detto che non ti credo", osservo sulle difensive, "dico semplicemente che stai raccontando una cosa assai strana... cioè... dal cassonetto?"

 

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Immagine di una scarpa (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Una scarpa da ginnastica di colore rosso, pescata con una canna da pesca, sullo sfondo notturno illuminato da una falce di luna.Particolare della lunaParticolare della scarpa rossa



"Si, dal cassonetto... la... la busta è tornata indietro."
"Toc-toc!", mi provoca Barbara forzando la porta, "Ci fai entrare o ci ricevi sul pianerottolo?"
Spalanco la porta e guardo Guido perplesso, ma lui scrolla le spalle in un'espressione che significa: "Cosa ti devo dire?"

Barbara assume una posizione da yogi sul divano e, prima di dire la sua, arraffa una bella manciata di patatine dalla mia super busta.
"Occhei", osserva sgranocchiando, "il caso va risolto.
E' ovvio che siamo davanti a un serial killer."
"Non sarei così precipitoso se fossi in te", replica Guido, e anche lui affonda le mani nel mio sacchetto di patatine.
"Senti Guido, lo so che 'sta cosa ti mette l'angoscia perché hai ancora paura del buio, ma questo è un serial killer!"
"Maddai!", ridacchio io per sdrammatizzare, "un serial killer che vive in un cassonetto?",
"Naaa!", replica Barbara guardandomi come se avessi detto la cosa più deficiente di tutta la mia vita.
"Non vive in un cassonetto... ci spia da un cassonetto!",
"Ma come fa uno a spiare da un cassonetto, dai!", si ribella Andrea scolandosi un bel sorso dalla mia bottiglia.
"Adesso te lo spiego."
Barbara, senza pietà, punta la porta della cucina e sparisce per riapparire pochi istanti dopo con i secchi del pattume.
Dal secchio della carta estrae una bolletta gettata dalla mamma e uno scontrino del supermercato.
Quindi, con aria sicura sentenzia:
"Ecco come fa.
Da questi due elementi io so che la mamma di Gigi vive qui, so come si chiama e che ieri ha fatto la spesa nel supermarket tal dei tali, comprando bibite e patatine.
Quindi acchiappa un'altra manata nella super busta e mi dice:
"A proposito 'ste patatine sono una bomba Sonnino, dillo a tua mamma."

Lo so, anzi lo sapevo, ma pare che io non le debba assaggiare, visto come il pacchetto passa velocemente di mano in mano.
"Ok", osserva Guido che deve averci pensato, "può essere... e può essere pure per il furto delle uova o dell'amido."
Andrea l'interviene:
"...E può essere anche per il furto della bici.
Accidenti, proprio ieri ho buttato lo scontrino delle ruote nuove di zecca", conclude affranto.
"Perfetto, quindi adesso sappiamo come e dove ci tiene sotto controllo."

"Va beh, dai, adesso che ci tenga addirittura sotto controllo...", azzarda Guido che è sempre il più concreto.
"Ok, raga", interviene Fabio che è il più grande e anche il più responsabile, "si è fatto tardi, io ho gli allenamenti.
Riprendiamo domani?", e soffia al volo una patatina dalla bocca della sorella.
In quel momento squilla il telefono.
Vado a rispondere e dico a Barbara:
"E' vostra madre", ma Fabio anticipa la sorella e impugna il ricevitore.
"Sì, lo so, domani ho gli allenamenti, arriv...", ma non riesce a finire la frase.
Una pausa e lo sentiamo domandare allibito:
"Mamma ma cosa stai dicendo?!"
Barbara prende la mano di Giulia e gliela strizza dalla paura.
"Rubate?!", chiede Fabio incredulo.
Io guardo Guido.
Sembra preoccupato perfino lui.
"Mamma, ma come hanno fatto a rubarle?
Che vuol dire che le hai viste volare dalla finestra?
Lei mie scarpe non volano, ti pare?!
Ma mammaaaa!
E secondo te cosa dico all'allenatore?
Che sono volate via?
Uffa!!!"
Fabio attacca e c'informa seduta stante:
"Il serial killer ha colpito ancora... ha ragione Barbara, ce l'ha con il nostro condominio!"
Siamo tutti spiazzati, ammutoliti.
Poi Guido rompe il silenzio.
"Scusate, cerchiamo di essere razionali.
Un serial killer che ruba uova, amido di riso, i coloranti di Bartocci e una bici non vi pare quanto meno... bizzarro?"
"Perché, cos'avrebbe dovuto rubare sennò?", domanda Andrea gettando nel secchio della carta il pacchetto di patatine ormai vuoto mentre Barbara fa canestro in quello del vetro con la mia ex bibita.

"Di che colore erano le scarpe?", domando a Fabio.
"Rosse, rosse come tutta la divisa, e sai come faccio domani..."
"Sì, lo capisco, ma non prendertela.
In fondo sono solo un paio di scarpe, non il libretto degli assegni di tuo padre!"
"La fai facile...", replica Fabio ingrugnito.
"Ad ogni modo propongo di stare allerta e aggiornarci a domani... che ne dite?"
"Roger!", esclama Barbara bellicosa, "Ma adesso usciremo a due a due per guardarci le spalle."
"Ok, ok", dico io mentre il mio stomaco borbotta come se volesse dire «lo sai, vero, che non ho visto nemmeno una patatina»?
"Va beh raga...", chioso, "uscite un po' come vi pare."

Il giorno dopo mi aggiro per casa un po' inquieto.
Scorgendo l'aquilone del nonno decido che potrebbe essere il giorno giusto per provarlo.
C'è un'aria ventosa favorevole a far fluttuare qualsiasi cosa.

 

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Immagine di una bici (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Il manubrio e la sella di una bicicletta su cui si vedono un piede e una mano sul manubrio. Accanto il tronco di un albero, sullo sfondo di una notte stellata con la luna.Particolare della luna e dell'albero.Particolare della bicicletta.




Scendo in cortile e trovo più o meno tutti lì con l'aria torva e sospetta, tranne Guido che poco dopo fa il suo ingresso annunciando:
"Ragazzi, guardate chi c'è?!"
Dietro di lui, appeso a un bel paio di stampelle, Pietro ci sorride fiero.

Gli facciamo un sacco di complimenti per la sua abilità nell'usare le stampelle, scherziamo un po' sulla sua passione per le rose e così torna il buon umore.
Decido di srotolare il mio aquilone e fargli prendere il volo.

Dopo qualche corsa sfrenata col filo tiratissimo e Barbara che mi segue impugnando l'aquilone come un aeroplanino, l'aquilone di carta e bambù prende il volo.
Restiamo tutti incantati ad ammirare le sue circonvoluzioni.
"Dicono che li abbiano inventati i cinesi", osserva Guido con il naso in su.
"Già", replica Andrea, "2800 anni fa, dice Wikipedia."
"Va forte, eh?", commenta Pietro, anche lui rapito dal gioco.
Poi, all'improvviso, mentre ce ne stiamo tutti con l'aria beata ad ammirare il cielo, un altro aquilone appare in quota e, oltrepassando il mio, gli taglia il filo di netto.
Fuggi fuggi generale mentre il mio drago volante precipita, sgretolandosi a terra.

Dopo il crash riemergiamo fissando sconsolati il groviglio di carta e canne.
"Ma cosa è stato?", chiedo stupefatto.
"Quell'altro aquilone, è ovvio", risponde Guido.
"Sì, ma perché... e come ha fatto ad abbatterlo come un Lockheed Martin F22 Raptor?",
"Non lo so e non ti nascondo che trovo la cosa alquanto inquietante", mi confessa Guido.
"Stai pensando anche tu a quello che penso io?", chiedo al mio amico sottovoce.
"Credi sia tutto collegato?", ipotizza lui.
"Esatto... I furti, l'aquilone e tutto il resto... Sì, lo penso."

"Magari si è saputo che Pietro era assente...", osserva lui.
"Quello è sicuro... ma perché prenderci di mira in questo modo?",
"Non lo so... non lo so, mi sono scervellato tutto da ieri sera, ma questo è un caso che non riesco a risolvere... forse bisognerebbe mettere insieme tutti gli elementi e...", lo interrompo con irruenza.
"Ma l'ho fatto un sacco di volte!
Ho ripassato i furti in sequenza, ho ripassato i luoghi, gli orari, ma non c'è logica!"
"Ci deve essere per forza."
"Non c'è, ti dico... a meno che...."
"A meno che?", mi domanda Guido.
"A meno che noi non riusciamo a scorgerne la logica perché non siamo sufficientemente informati."
"Che stai dicendo?", mi chiede lui guardandomi come se fossi matto.
"Dico che forse noi non siamo in grado di vedere... ma se c'è qualcosa da vedere conosco la persona che fa per noi."

Nel frattempo si sono avvicinati anche gli altri e Barbara mi domanda:
"E chi sarebbe 'sto genio?"
"Mio nonno", esclamò tronfio.
"Tuo nonno?", chiede Andrea perplesso.
"Mmh-mmh!", confermo deciso.
"Cosa può saperne tuo nonno della bici di Andrea, dell'amido di riso e delle sneakers di Fabio?!", domanda Barbara ridacchiando nervosa.
"Non sto dicendo che può risolvere il caso.
Ma potrebbe dirci se tutti questi fatti hanno un senso."
Pietro condivide.
"Ha ragione, suo nonno viaggia molto e sa un sacco di cose che noi ignoriamo.
Potrebbe essere interessante sentire il suo parere", ammette Guido.

Ciò detto, ci trasferiamo in massa a casa mia e, nello specifico, nello studio del nonno che, molto sorpreso, ci domanda:
"Ragazzi, cosa succede?"
"Diverse cose strane, nonno.
E forse tu ci puoi aiutare ad interpretarle."

Lui ci fa sedere e fa raccontare a ciascuno di noi un pezzo della storia.
Vedo che prende appunti, traccia linee e ogni tanto scarabocchia.

Io, Barbara, gli altri e perfino Pietro lo guardiamo speranzosi.
Insomma, se fallissimo, sarebbe la prima volta che non riusciamo a risolvere un caso nel condominio!
Durante il nostro racconto vedo il nonno sorridere sotto i baffi.
Siccome siamo partiti dalla fine, mostrandogli i pezzi dell'aquilone, solo ora Barbara gli sta facendo l'elenco degli oggetti rubati.
Ed è a questo punto che lo vedo tracciare una riga sui suoi appunti e gettare la penna sulla scrivania.
"Eh beh?", domando sperando che il nonno ci riveli l'arcano e faccia una magnifica figura.
"Eh beh...", risponde lui, "...credo che il vostro ladro sia molto giovane e sappia il fatto suo."
Alle sue parole ci guardiamo in faccia l'un l'altro, quindi domando per tutti:
"Spiegati meglio."
"Il vostro ladro è un pilota e non è italiano."
Pendiamo tutti dalle sue labbra.
"Sei sicuro?", gli chiedo timidamente.
"Non ho dubbi, Gigi."
"Puoi spiegare anche a noi il mistero?",
"Certamente.
Analizziamo gli elementi più importanti."
"Il furto delle scarpe e della bici?", ipotizza Fabio.
"No... il furto dell'amido, della polvere di vetro e degli altri oggetti", risponde lui.
"Embè?", chiede Barbara molto prosaicamente.

 

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Immagine di Hanoà (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Primissimo piano del volto, tra alcune piante, di notte.Particolare del volto di Hanoà.Particolare della luna.



"Embè, tutti questi elementi, miei cari ragazzi, servono per fare una pasta."
"E a cosa serve 'sta pasta ?", chiedo perplesso.
"Serve per rendere d'acciaio un filo qualsiasi.", replica serissimo, e aggiunge:
"E' una tecnica che usano molti piloti."
"Ma... di che genere di piloti sta parlando?", s'informa Pietro.
"Esattamente dei bravi ed esperti piloti di aquiloni.
Il filo così trattato è come una lama e può recidere un filo comune... come niente!"
"Cioè quello del mio aquilone", osservo.
"Cioè quello del tuo aquilone", ammette il nonno, "e siccome è una tecnica molto in voga a Nuova Delhi, dove le gare degli aquiloni vanno fortissimo, potremmo pensare a Mandi.
Ma io non credo sia lui."
"E perché?", gli chiede Guido molto ammirato.
"Perché Mandi non porta 36 di piede che è il numero di piede di Fabio.
Però penso che potremmo chiedere aiuto a Mandi, perché credo che lui abbia la risposta."

Ciò detto seguiamo tutti il nonno in processione per andare a sentire Mandi.
Nonno espone i fatti in modo molto pacato ed educato e Mandi dopo aver negato un po' ammette:
"E va bene, sì dottore, ha ragione lei."
L'indiano è angosciatissimo.
"Da qualche giorno a casa mia è arrivato il figlio di mia sorella, Hanoà.
E' scappato dalla guerra e io ho promesso a Emi di ospitarlo, anche senza permessi."
Il nonno sorride e dice:
"Capiamo perfettamente la situazione, Mandi, e penso che potremo aiutarla a risolverla, naturalmente se ci presenta Hanoà."

Mandi urla: "Hanoà, vieni fuori e rendi quello che hai preso!",
Un bambino piccolo con le orecchie a sventola spunta da un cespuglio.
"Scusate, le avevo prese in prestito...", dice il bimbo riconsegnando scarpe e bici.
"Ciao Hanoà!", gli fa il nonno.
"Ciao!", bisbiglia Hanoà.

Poi il grande vecchio si volta verso di noi.
"E adesso che io ho risolto il caso, voi risolvete quest'altro:
è ovvio che il nipote di Mandi ha rubato le vostre cose per il suo PATANG.
Ma voi sapreste dirmi cos'è un patang?"

 

 

 

 

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