La biblioteca misteriosa
[Racconto di Paola Manoni]
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Seconda parte
...Senza troppe difficoltà, posso dire di essermi stabilito decentemente nel regno e posso dare sfogo a tutte le mie curiosità relative alla flora e alla fauna.
Ho allestito un meraviglioso laboratorio di ricerca e fucina di idee per le mie invenzioni.
All'epoca dei fatti che voglio raccontarti, poi, ero alle prese con la progettazione di un nuovo mezzo di locomozione volante, avendo definitivamente perso la mongolfiera del laboratorio.
In ragione di ciò, era circa un mese che non mettevo il naso fuori dal mio studiolo.
Chi passava davanti alla scientifica abitazione sentiva da fuori un rumore di seghe, martello, trapani... zang, zang, tumb, tumb, TUUUMB!!!!
Oppure, il ticchettio dei tasti della calcolatrice per le operazioni: radice cubica di 4 per 9 per 2 alla ennesima, moltiplicato il seno e il coseno di x, uguale a y fratto il prodotto notevole di x - y elevato alla seconda... e così via discorrendo!
In uno di questi pomeriggi, precisamente all'imbrunire, mentre mi arrabattavo nei calcoli, Callino pizzicava le lucciole, Floriflora prendeva il tè con la contessa Cipollina ed Estefy, in una riunione con il suo stato maggiore, approntava un piano strategico per la mietitura del grano... insomma mentre tutto procedeva normalmente, nell'aere sparso del Fiorfiore prorompeva il grido altissimo di Micky Mick e, subito dopo, il vibrante suono di una sirena spiegata.
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Per diversi attimi rimanemmo tutti paralizzati, ammutoliti, e incapaci di reagire in alcun modo.
Ma una volta ripresi dal rumore stordente, mentre la sirena urlava un martellante "ueeee, ueeee, ueeee" entrato nelle orecchie e nelle tempie di tutti gli abitanti, capimmo che l'allerta proveniva dalla Biblioteca.
Come vuole il protocollo di emergenza, in vigore nel Fiorfiore, in men che non si dica si mobilitò un esercito di Betulli.
Una lunga colonna di guardie delle regine, ordinatamente in fila per due, invase la strada che portava fino al cancello dell'orto botanico.
Contemporaneamente, arrivarono i vigili del fuoco, dentro e fuori il camion-cisterna dell'acqua (quelli di loro che non avevano fatto in tempo a salire si erano arrampicati e penzolavano pericolosamente dall'autovettura).
Arrivò pure l'ambulanza, guidata dagli infermieri dell'ospedale cittadino (dei bianchi e alti gigli profumati).
I candidi infermieri, giunti all'ingresso della Biblioteca, balzarono fuori dall'abitacolo dell'ambulanza con un salto atletico e spinsero all'interno dell'edificio una barella attrezzata con tanto di bombola di ossigeno e trespolo per le flebo.
Inoltre, raggiunsero la Biblioteca anche quattro vigili urbani, sei margherite (che si trovavano nelle immediate vicinanze) e, dal cielo, una formazione di picchi, già in assetto di guerra che atterrarono sulla cima della torre libraria.
Incominciarono tutti a correre di qua e di là, indaffarati per qualche cosa ma senza sapere esattamente cosa.
Così, in questo bailamme generale, nessuno si accorse dello stato di Micky Mick che giaceva per terra svenuto.
Me ne avvidi io diversi istanti dopo.
Questo perché sopraggiunto in loco un momento dopo dei soccorsi, entrai nella sala di lettura, puntando dritto verso il seggio del bibliotecario.
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Per dei lunghissimi attimi tutti rimasero come paralizzati: ammutoliti e incapaci di reagire in alcun modo.
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Quindi, mettendomi le classiche quattro dita in bocca, fischiai con tutto il fiato che avevo (alla faccia delle sirene e dei protocolli del reame) per richiamare all'ordine tutta la congrega che rientrò immediatamente nei ranghi.
I gigli, finalmente, si precipitarono su Micky Mick e lo portarono in lettiga in ospedale. I Betulli bloccarono tutte le uscite della Biblioteca, mentre i vigili controllavano che niente avesse preso fuoco. Contestualmente i picchi sorvolarono la Biblioteca per verificare dall'alto che tutto fosse perfettamente sotto controllo.
Intanto, Micky Mick era caduto in un sonno profondo e sembrava che nulla potesse destarlo.
Apparentemente sembrava in buona salute: battito cardiaco e respiro regolari, nulla di rotto, elettroencefalogramma normale, eccetera eccetera.
I medici non riuscivano a spiegarsi il mistero, il perché di questo stato del povero coniglio bibliotecario.
Debbo ammettere che anche io ero molto preoccupato.
Non riuscivo a trovare nulla di cambiato nella Biblioteca.
Apparentemente, nessun furto, nessun indizio, nulla di nulla.
Ma continuavo a ripetermi: eppure, c'è una strana atmosfera... e un odore... che non riesco a identificare!
Passavano i giorni e la Biblioteca, pattugliata dall'alto dai picchi e dal basso dai Betulli, era inesorabilmente sigillata affinché nessuno potesse intervenire e toccare nulla, prima che fosse svelato l'arcano.
Nessuno, infatti, credeva alla teoria del semplice malore del coniglio: doveva esserci un'altra spiegazione!
Per ordine della regina, venne sospeso il prestito dei libri agli allievi delle scuole, vietato l'ingresso al pubblico, sospese pure le visite all'orto botanico.
Callino accendeva sconsolato le lucciole la sera e le spegneva al mattino, sempre più abbracciato al suo boccale di luppolo.
Ah, dimenticavo di dire che, mentre accadevano queste tristi vicende, Fanfauna e il suo consigliere Iggy erano ancora lontano, alla guida della Missione Bosco Fitto.
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Per questo motivo suggerii alla principessa Estefy di richiamare subito Iggy nel Fiorfiore.
Estefy inviò allora il regale piccione viaggiatore Arturo, con il seguente messaggio:
"May day, may day, may day!!! Richiesta di soccorso! Iggy deve tornare al più presto nel Fiorfiore causa coma profondo di Micky Mick e mistero altrettanto profondo in Biblioteca."
Non posso nasconderti che ero abbastanza seccato di dover chiedere aiuto per la risoluzione del caso inspiegabile.
Oramai, al Fiorfiore, ero acclarato come uno scienziato di chiara fama e scopritore dei più intricati nonché fitti dilemmi.
E poi ero arrivato da così poco tempo che temevo di rovinare la buona reputazione che mi ero fatto.
Eppure, continuavo a pensare a quello strano odore che, al momento dell'incidente, avevo percepito della sala di lettura avesse qualcosa di strano.
Passarono le ore e non riuscivo a smettere di rimuginare.
Smisi perfino la costruzione del mio velivolo, passavo tutto il giorno a camminare lungo il perimetro del tappeto rotondo del mio laboratorio.
Quando il solco nel tappeto, provocato dai miei frenetici passi, incominciò a farsi evidente, gridai:
"Ci sono!!!", e infilai la porta.
Intanto, il piccione Arturo ci mise tre giorni ad arrivare al Bosco Fitto.
Manifestò il suo arrivo con una sgrullatina di penne.
Eh sì! Era veramente sfinito!
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D'un sol fiato, il pennuto confessò alla regina che forse quella sarebbe stata la sua ultima missione, non aveva più il fisico.
Poi lo spennacchiato uccello, mezzo zoppicante, si fece più d'appresso e Fanfauna scese immediatamente dal suo cavallino per aiutare Arturo a liberarsi del messaggio che aveva arrotolato sulla zampa.
Leggere, rimontare in sella e partire al galoppo fu un'unica azione che fece Fanfauna, prendendo al volo, dietro di lei, il gatto Iggy.
... fine seconda parte.
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