Il cerchio si chiude[Racconto di Paola Manoni] |
Prima parte Floriflora: “Accipicchia! No, no! Duecento anni, più centocinquanta più...” Jackie: Sento Floriflora che impreca da lontano. Sto cercando di raggiungerla e sono alla settima spirale di una ripidissima scala a chiocciola che conduce alla torre più alta del castello. Trafelatissimo, salgo gli scalini a due a due. Percy mi ha svegliato all'alba dicendo che la regina ha perso il senno: sproloquia, elenca numeri a vanvera, si dispera e si dimena. Sono tornato, proprio questa notte, da un viaggio di cinque giorni con Nimphea, molto romantico. Abbiamo percorso tutta la via del miele. Ma oggi sono già al lavoro e di gran carriera, visto lo stato della regina. Percy mi è alle costole, sento il suo fiato sempre più corto a ogni giro di scala, mentre sua maestà lancia anatemi numerici a squarciagola. Ho il sospetto che possa averla punta qualcosa. Faccio ipotesi a raffica, soffocato dall'affanno e dall'ansia. “Punta? Chi può averla punta?”, si chiede il Betullo ottenebrato dalla fatica. “Te lo sto appunto domandando, Percy! Credi che possa averla punta qualcosa per ridurla in questo stato... ehm... confusionale?” Ma lui è troppo pieno d’ossequio nei confronti di Floriflora. “Sua maestà punta? E chi potrebbe avere osato? Chi?!”, domanda al nulla con voce strozzata. Mantengo la calma, per quanto mi è possibile e continuo. “Percy, non sto dicendo che qualcuno l'ha fatto... uff, uff... ti sto solo domandando se pensi che possa essere accaduto.” Molto francamente, lui non lo sa, confessa in un sibilo. “Magari ha annusato un fiore fetido, un bocciolo rancido o, che so, una rapa marcia!”, esclamo, appoggiandomi alle pareti per non perdere l'equilibrio fra le strette curve della scala a chiocciola. Percy emette un singhiozzo misto fra un ringhio e un gemito. “Magari”, insisto, “ha usato un'essenza di funghi velenosi a base di saliva di pidocchi di rose e di lucertole febbricitanti e zoppe.” “Febbricitanti e zoppe?”, domanda lui perplesso e inorridito mentre corre a perdifiato. “Sì, proprio così, oppure le è caduta addosso una nube di polline tossico, magari alieno.” Percy sembra aver perso la contabilità degli scalini: “Quanti ne mancano per arrivare in cima?” Io continuo a fare ipotesi senza tregua: “O della brina del giorno dopo...” “Forse duecento scalini li abbiamo fatti”, m’informa lui asciugandosi il sudore dalla fronte. Non demordo. “Oppure della rugiada del mese scorso, dei petali ammuffiti. Diavolo, Percy, ma i Servizi Fioriti non hanno sorvegliato un tubo in mia assenza?” È pallido e mi prega di smettere di bersagliarlo con tutte quelle domande, tanto, non ha fiato per rispondere. Nel frattempo, la Flo continua a berciare dalla torre. Floriflora: “Settant'anni credevo fossero passati! Non più di settant'anni!” Jackie: “Accidenti, se li porta bene gli anni sua maestà, se può guardare tanto indietro... uff, uff”, commento fra me e me, percosso da una raffica di pulsazioni. È il mio cuore. Stremato. Percy mi riprende, dice che è facile fare dello spirito mentre la regina versa in quelle condizioni, ma forse non del tutto... appropriato. Riferisce anche che Sua Maestà ha invocato molte volte il nome di Jackie Astronotus, prima di straparlare, ma Jackie Astronotus non c’era. Jackie: “Non mi sento in difetto amico mio, mi sono preso una vacanza dopo molto lavoro, lo sapevano tutti che avevo bisogno di riposo!”, rispondo seccato. Percy, tuttavia, insiste e insinua che lo sapessero in troppi. “Che intendi dire?”, domando. Mi riferisce che la principessa Nimphea l'ha gridato ai quattro venti che avremmo percorso la via del miele, quindi, la reggia... Lo interrompo immediatamente. “La reggia doveva essere difesa dalle tue truppe, caro il mio Percy.” Forse le sue truppe non sono più sufficienti, confessa lui un po' criptico, spalancando la porta della torre più alta del Fiorfiore. Finalmente siamo arrivati! La Flo ci dà le spalle, indossa un lungo mantello di stelle e un copricapo a guisa di caciotta bianca sulla testa. Intorno è tutto buio. Sua maestà è illuminata solo da una lanterna a olio bella e, sicuramente, molto antica. Prendo le misure nella penombra, mi guardo intorno con circospezione. Non ho mai visto questo luogo prima d'ora, ne ho sempre ignorato l'esistenza. In un sussurro domando a Percy: “Dove ci troviamo?” M’informa che siamo nel laboratorio del vecchio re, il padre di sua maestà Floriflora. Era uno studioso di cose strane, un po'... un po' come… come me, confessa il Betullo. Poi, schiarendosi la voce con un colpetto di tosse, annuncia alla regina che sono arrivato. Il gran mantello di Floriflora ondeggia e freme. Floriflora (filo di voce): “Jackie, sei tu?” Jackie: “Sì Maestà e sono ai vostri ordini. Ehm, cosa vi accade?” Floriflora “Oh, Jackie, sono molto, molto preoccupata. Mio padre Anemone ha decretato la nostra fine.” Jackie (stravolto): “Di cosa state parlando, di grazia? Percy mi ha detto che siete chiusa in questa torre da tre giorni e tre notti, che rifiutate il cibo e il colloquio con chiunque. I vostri sudditi sono molto preoccupati e io con loro.” Floriflora “È la fine, Jackie, la fine!” Jackie (perplesso): “Maestà, la fine di cosa?” Floriflora: “La fine di tutto!” Jackie: “Suvvia, Maestà, molte volte abbiamo pensato di essere sull'orlo del precipizio ma poi abbiamo sempre avuto la sorte dalla nostra!” Floriflora (esausta): “Ah, no, questa volta è tutto perduto!” Jackie: “Ma se non è ancora iniziato, cosa può essere perduto?” Floriflora: “Lo è e basta, Jackie! Così è scritto. Vedi?” Jackie: La Flo mi mostra un immenso librone zeppo di numeri e di scarabocchi e continua. Floriflora: “Vedi?” Jackie: “Sì”, rispondo, un po' intimorito dal suo sguardo allucinato. Floriflora (in trance): “E... cosa vedi?” Jackie: “Oh, beh, vedo... dei numeri!”, dico di getto e continuo, “dei numeri ben... ben allineati e, beh... degli scarabocchi un po'... un po’ disordinati ma... graziosi.” Floriflora: “E sai cosa dicono questi, come li chiami tu, scarabocchi graziosi e questi numeri? Sai cosa dicono?” Jackie: “No maestà, non lo so. Volete dirmelo voi?” Floriflora (solenne): “Dicono che lui c'è!” Jackie: “Lui?”, domandiamo in coro io e Percy col cuore in gola, al sommo dello stupore. “Lui chi?” Floriflora (vagheggiando): “Il Piantatore! Il Piantatore, cari ragazzi, è fra noi!” Jackie: “Pssst”, cerco di attirare l'attenzione di Percy che la fissa impietrito è spaventato. Spaventato? Ma che dico, terrorizzato! Di più! Pietrificato! Ergo, gli domando sottovoce. “Chi cappero è questo Piantatore?” Percy assume un'aria contrita e fa delle smorfie strane che non capisco. Insisto. “Pssst! Allora?!” Ma lui, in un soffio, mi confessa di non avere idea. A suo modesto avviso, sua maestà, seppur regalmente, sta straparlando. “No che non straparla. La sua follia sembra seguire un disegno ben preciso”, sussurro. Con somma logica, il capo dei Betulli mi fa notare che se le cose mi sono così chiare, perché non gliele spiego? Commento con un gesto di fastidio. “Maestà”, chiedo, prendendo il coraggio a quattro mani, “chi sarebbe costui?” Floriflora: “Semplicemente la rovina del mio regno. Ti basta?” Jackie (con impeto): “Ma perché? E dov'è, dunque? Che lo si affronti, per mille margherite!” Floriflora (amara): “Dov'è? Ah, bella domanda, mio caro esploratore! Dov'è? È ovunque e ovunque vaga e lega, paga e nega!” Jackie (spazientito): “Oh, insomma Maestà, con tutta la buona volontà, se continuate a essere così ermetica non potremo mai aiutarvi!” Floriflora: “Non vi è chiara detta vicenda? Percy? Neanche voi avete capito?” Jackie: Percy emerge dal buio della lanterna e dai suoi foschi timori, muto e costernato come un pesce appena pescato. Floriflora (fra sé): “Eh, già, siete troppo giovane per ricordare, mio bel guardiano... troppo giovane!” Jackie: “E dunque?” Floriflora: “E dunque, Jackie caro, è una storia lunga, molto lunga. Un fatto grave. Accade ogni cento anni. Io, in quanto regina, avrei dovuto tenere il conto, ma troppe cose sono avvenute in questo regno dal tuo arrivo a oggi. Per questo ho dimenticato la conta del piantatore. Così porterò il mio regno alla rovina!” Jackie: “Ma perché? E chi diavolo è costui? Possibile che non si possa intervenire?” Floriflora: “No Jackie caro, perché bisognava farlo prima che egli giungesse su questo regno… ora il dado è tratto ed egli può essere ovunque.” Jackie: “… Il Piantatore… cosa è venuto a fare qui?” Floriflora: “A piantare il suo seme… of course… Per questo si chiama così.” Jackie: “Oh cielo, si tratta di semenza tanto nociva? Floriflora: “Di più, di più!” Jackie: “E' inquinata forse? Avariata al centro?” Floriflora: “Peggio, peggio!” Jackie: “Genera piante carnivore o moleste?” Floriflora: “Acqua, acqua!” Jackie: “Oh, capperi, ma è a tal punto nocivo il seme che semina?”, domando, mentre Percy rabbrividisce, “e soprattutto: cosa semina?”, aggiungo, stupito e molto incuriosito. Floriflora: “E bravo il nostro Jackie! Questa è la giusta domanda: cosa semina il Piantatore? Siete certi di volerlo sapere?” Jackie: “Ovvio!”, urliamo io e il Betullo in coro. Floriflora (tenebrosa): “Egli semina, niente popò di meno che... discordia!” Jackie (atterrito): “Discordiaaaa?!” Floriflora: “È così ragazzi, il giorno in cui egli avrà scelto la giusta culla per il suo chicco, nel mio regno succederà il finimondo!” Jackie (spaventato): “E siete certa che non possiamo impedirlo?” Floriflora: “Allo stato dell'arte, le memorie di mio padre dicono che è troppo tardi.” Jackie: “Fate vedere!”, ribatto strappandole il librone dalle mani.
Consulto, sfoglio, appunto, rileggo, “Maestà, dalle memorie di vostro padre non si capisce un boccio!” Floriflora (placida): “Infatti!” Jackie (incredulo): “Infatti?” Floriflora: “Mio padre ha passato una vita a parlarmi del Piantatore e, cento anni fa, riuscì a impedirgli di agire grazie a un colpo di fortuna. Per un certo periodo, dopo la morte del babbo, si parlò del suo diario segreto che, però, non fu mai trovato. È in questo caos, a dir la verità, non saprei nemmeno dove cercarlo!” Jackie: “Accidenti maestà, non rammentate altro dei racconti di vostro padre? Pensateci bene, pensateci ancora.” La Flo fissa il vuoto agitando le mani davanti agli occhi come se brancolasse nella nebbia. “Magari vostra sorella...”, propongo, giusto per suggerire qualcosa. Floriflora (perentoria): “Impossibile.” Jackie (implorandola): “Perché?” Floriflora: “Perché la leggenda del Piantatore è segretissima, è un segreto reale. Ne dovrebbero essere a conoscenza il capo dei Servizi Fioriti e l'erede più prossimo al reggente in carica. Ed ero io l'erede più prossimo, quando il babbo trapassò, perché... ehm, perché sono... ehm, più grande di mia sorella di qualche anno...” Jackie: “Non lo sapevo”, osservo stupito e aggiungo, “E di quanto, esattamente?” Floriflora: “Pochissimo, per le cronache... nulla per la Duchessa Cipressina! Chiaro?” Jackie: “..aro!”, sbofonchiamo in coro io e Percy. “Quindi, per cento mimose, siete sicura di non avere altro? I re hanno sempre segreti da conservare, misteri da svelare, trame da ordire”, osservo stremato. Floriflora (scandalizzata): “Ma chi lo ha detto?” Jackie: “Beh, lo dicono le storie, da che mondo è mondo! Allora?” Floriflora (secca): “Niente, nada, nix!” Jackie: Io e Percy ci guardiamo disorientati. Sua maestà riprende… Floriflora: “E ora, cari i miei ragazzi, ho bisogno di un pediluvio di gambi di tulipano, perché questo sgabello del babbo è veramente molto, molto scomodo… con permesso!” Jackie: “Aspettate Maestà, aspettate!” Floriflora: “Non posso Jackie caro, cerca di capire le mie estremità reali...” Jackie: “Occhei, occhei, mi dolgo per le vostre estremità afflitte, ma ho bisogno che mi lasciate in compagnia delle memorie di vostro padre per qualche tempo.” Floriflora: “Tutto il tempo che credi Jackie, potrei forse impedirtelo dall'orlo del baratro? Ecco, vedi, qui ci sono i quaderni dei suoi studi. Sono tutti accatastati in ordine alfabetico, fiore su fiore. Aconito, Anemone, Beccabunga, Bugola, Calcatreppola marina e poi più giù Sassifraga dorata, Senecio dei boschi, Anemone regio, Verga d'oro, Veronica dei prati etc, etc, etc. E questo è il suo inutile diario. Tutto tuo, mio bel ragazzo, tutto tuo!” Jackie: Detto ciò, la Flo se ne va strisciando con le sue lunghe vesti e l’ampio mantello di stelle, mentre il mio istinto dice che c'è qualcosa che non quadra.
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