Il cerchio si chiude


[Racconto di Paola Manoni]

Seconda parte




Jackie: Guardo Percy, pallido come un cencio e gli domando.

“Noti qualcosa di strano?”, Percy non risponde.

Lo scuoto.

“Ehi, Percy, allora?”

Lui ammette inebetito che sì, nota qualcosa di strano.

Sarà la fine del mondo?

Lui lo ignora ma… è proprio lui che si sente strano!

“Ma dai Percy, come vi perdete d'animo facilmente quaggiù! Io non intendevo questo.

Hai notato qualcosa di insolito in quello che ha detto la regina?”

Lui ribatte sarcastico che la regina è stata chiarissima, se il regno è alla frutta e comincia a ridere istericamente.

Hihihihi!, continua senza riuscire a fermarsi.

“Cosa c'è di tanto divertente?”, domando un po' seccato.

Mi confessa che lo fa ridere l’idea che il mondo dei fiori sia alla frutta!

Che spirito da vegetale, penso, ma cerco di mantenere la calma.

“Percy, per cortesia, riprenditi e dimmi: hai notato qualcosa di strano nelle parole della regina?”

Ride ancora ma fa di no con la testa.

Eppure, dopo un'occhiata alla collezione dei quaderni, tatannn “Eccolo qui il segreto del vecchio re!”

Di quale segreto parlo?

Del diario!

Percy è basito, dunque, avrei trovato il diario del re? Ma dove? Ma quando?

Tento di spiegarglielo.

“Ricordi l'elenco che ha fatto la regina?”

Il Betullo annuisce.

“Bene, guarda qui: ci sono tutti i quaderni dell'anziano babbo a proposito di questa vecchia libreria ed è proprio qui che lei ha letto i titoli, giusto?”

Percy annuisce, non capisce, ma promette di seguire attentamente.

“E cosa leggi, di grazia?”, domando al Betullo, invitandolo a scorrere i titoli.

Percy, con voce cantilenante, incomincia a leggere le coste dei quaderni che costituiscono l'archivio degli studi del vecchio re.

E l’elenco fatto dalla regina si ripete:

Anemone, Beccabunga, Bugola, Calcatreppola marina...

Percy si domanda come si possa scrivere un intero libro su un fiore.

“Scherzi? Non sai che strepitosi poteri può avere una Bugola, una Primula o un Quadrifoglio!”, ribatto entusiasta, ma Percy è scettico lo stesso.

Continuiamo con l’elenco: Calcatreppola marina, Ciclamino...”

“No, no, aspetta! Lei si è fermata a Calcatreppola marina ed è passata alla S, per far vedere che erano in ordine”, faccio notare.

Imitiamo la regina.

Sassifraga dorata, Senecio dei boschi, Anemone regio, Verga d'oro, Veronica dei prati etc, etc.

Al dunque, cosa c'è d'insolito in questo noioso elenco?

Domanda retorica.

Percy ha un'esitazione ma poi ammette…

Ma certo! Come ha fatto a non accorgersene... c'è un quaderno fuori posto!

“Sì è così e ti dirò di più, caro il mio Betullo, l'Anemone regio è un fiore che non esiste se non sotto forma di re!”

Percy fa fatica a seguire, quindi gli spiego.

“Beh, l'Anemone regio starà per Anemone reale giusto?”

Percy, annuisce e mi fissa.

“Orbene, ti comunico che l'Anemone regio è una specie mai sentita, e sì che io di botanica ne mastico!”

Percy si sporge verso di me attendendo il resto.

“Si dà il caso che la regina, prima, abbia chiamato per nome il suo vecchio babbo ricordi?”

Percy s'illumina.

Certo che lo ricorda, la regina ha parlato del re Anemone!

“Da cui, io sospetto, Anemone regio! Quello è il diario segreto di sua maestà! Ne sono sicuro!”

Percy saltella sul posto sperticandosi in complimenti.

“Bazzecole Percy, bazzecole!”, mormoro soddisfatto.

Prendo fra le mani il quaderno e lo scorro con grande emozione.

Leggo ad alta voce.

Se avrai scoperto questo mio libello, esploratore,

Meglio è che tremi.

E forse cerchi fra le mie cose sortilegi e anatemi.

Sapienza e mistero per ingannare sorte e orrore.

Dell'invincibile e misterico Piantatore.”


“Accidenti, ci siamo”, grido entusiasta.

Percy è sempre più pallido e ascolta in silenzio.

Proseguo con timore nella lettura:

Egli userà i tuoi pensieri per mascherarsi.

Il fumo tintinnante per incatenarti.

La quercia morta per la gola.

L'ira della fata per una mela.”

In un istante ci precipitiamo nella stanza di sua Maestà.

Floriflora (dubbiosa): “Oh beh sìiiii.... splendidi versi componeva il babbo... ma cosa vogliono dire?”

Jackie: “Probabilmente sono da interpretare, Maestà.”

Floriflora: “Oh, maaa… il mondo dei fiori è pieno di superstizioni, credenze, incantesimi, come faremo a raccapezzarci, Jackie caro?”

Jackie: “Maestà, avete l'uomo che vi serve ed è qui davanti a voi.

Ho passato una vita a verificare le leggende che mi raccontava la nonna in proposito!”

Floriflora: “Purtroppo, caro il mio ragazzo, la storia racconta che un Piantatore nasce come un fiore mancato, ergo, potrai far poco con le tue favolette... sic!”

Jackie: “Un fiore mancato? Cioè?”

Floriflora: “Ah, Jackie caro, le vie del polline sono un gran mistero.

A volte la polvere gialla decide che un fiore può nascere fra le crepe di una perigliosa rupe e ignora composte fioriere che lo aspettano bramose.

Capita, allora, che qualcuno se la prenda a male e che pensi che tutto il mondo debba pagare la sua malasorte... fortuna che gli individui così son rari. Poffarbacco, io dico: non sarai un fiore? Beh, magari diverrai un sinuoso filo d'erba o un rubizzo ravanello! Perché dunque prendersela tanto?! Ma è così che va il mondo e coloro che non riescono a fare il fiore possono essere molto, molto pericolosi!”

Jackie: “Per caso sono le femmine a prendersela di più?

Talvolta sono assai vanitose!”

Floriflora (seccatissima): “Che stupidaggine! Sono le persone poco duttili a legarsela al dito e basta!”

Jackie: Mi sento un cretino e me lo merito.

Floriflora: “Beh, comunque, se vogliamo tentare di trovare questo malevolo individuo non vedo altri che te in grado di partire per questa missione.

Pensi di farcela ragazzo?”

Jackie: “Non temete maestà, so districarmi tra mazzetti di primule che conducono in strani luoghi, alberi di vecchio Frassino in custodia delle fate, quadrifogli che spezzano incantesimi e rametti di betulla che fanno impazzire la testa e il cuore.

Saprò difendermi!”

Floriflora: “E allora hai la mia benedizione figliolo, ma sappi che abbiamo molta, moltissima fretta!”

Jackie: “Ai vostri ordini, maestà!”

Mi metto subito all'opera.

Sto armando il mio Stravacante quando una voce alle spalle mi fa sussultare.

Nimphea: “Allora hai deciso... stai per andare...”

Jackie: Nimphea ha gli occhi pieni di lacrime.

Cerco di consolarla.

“Oh, ti prego, non fare così, lo sai che non ho scelta, lo sai che il regno è in pericolo, lo sai che...”

Nimphea (disperata): “Sì, sì, sì, so tutto! A volte vorrei non averti mai incontrato, Jackie Astronotus! Hai preso il mio cuore e te lo sei giocato a Flyball!”

Jackie: “Nimphea, ascolta: il giorno in cui sono arrivato in questo regno...”

Nimphea (alterata): “Non darmi spiegazioni, so bene qual è la storia e sono qui per dirti che a volte gli eroi sono detestabili! Non voglio perderti Jackie, non voglio! Dove lo trovo un altro come te!”

Jackie: Urla scoppiando in un pianto dirotto gettandomi le braccia al collo.

“Ma se il piantatore riuscirà a seminare la discordia su questo regno mi perderai lo stesso! Magari litigheremmo furiosamente!”

Nimphea (perentoria): “Non Noi!”



Jackie: Mi risponde secca.

“Su, su, principessa! E' ovvio che non mi perderai, mica sono così scemo! Voglio esserci il giorno in cui ti faranno regina e voglio esserci per tutta la vita!”

Nimphea: “Oh Jackie, smettila ti prego, sai bene che stai andando incontro a una sorte orribile!”

Jackie: “Ma io ho il tuo cuore e il tuo amore che mi difenderanno da qualsiasi maleficio! Ne sono certo!”

Nimphea: “Non dal Piantatore.

Nessuno sa quali arti magiche egli pratichi, quale sia il suo aspetto e il potere della sua cattiveria!”

Jackie: “Per questo sto andando a cercarlo.

Inoltre, ho con me il diario di tuo nonno Anemone.”

Nimphea: “Mi ha detto la zia che quel diario è incomprensibile, che parla di mele, di querce alla rinfusa e che tu stesso hai ammesso di non averci capito un boccio!”

Jackie: “Sì, in effetti... ma non posso dire di averlo studiato a lungo.

Magari presto mi risulterà chiarissimo, abbi fede!”

Nimphea: “Dì a quel coso che se non potrò rivederti io... io...”

Jackie: “Torna al castello, mia piccola principessa, voglio saperti al sicuro!”

Nimphea: “Sta bene, ma vedi di mettercela tutta Jackie.

Io pregherò che il cielo vegli su di te!”

Jackie: “E su di te, Nimphea, e sul tuo magnifico regno! Lo prometto, tornerò!”

La guardo andare via, so che sta piangendo e sento una gran stretta al cuore. Poi mi accorgo che mi ha lasciato un fazzoletto legato a una scotta dello Stravacante.

Lo apro, c'è dentro un piccolo quadrifoglio e un biglietto: La chiave del mio cielo è nel tuo cuore! Riportamela!

Dopo i saluti di Nimphea, mi lego lo Stravacante alla vita e mi avventuro nel bosco fischiettando.

Visto che, con molte probabilità, sarà il Piantatore a trovare me, cerco di farmi notare.

Vedo da lontano il castello, sulle torri più alte delle figurine mi salutano.

È la corte del Fiorfiore.

So che molti di loro temono di non rivedermi più.

Anch’io ho guardato la mia Nimphea come se fosse l'ultima volta, ma non posso abbandonarmi ai sentimentalismi: devo concentrarmi sul fiore mancato.

Cammino da molti giorni, oramai.

Cammino per intere giornate, cammino sui costoni delle montagne, cammino lungo i fiumi, attraverso il Fiorfiore per lungo e per largo.

Ho finito le riserve e ho le mani cotte dal freddo.

Ho incontrato tanta brava gente: bel popolo il mondo dei fiori!

Ma questo Piantatore sembra una fantasia di re Anemone e di sua figlia.

Ogni tanto, nei paesini dell'entroterra, alcuni vecchini lo hanno descritto per terrorizzare i bambini disubbidienti e ho sentito raccontare di un uomo curvo e arcigno.

Alcuni, però, non sono d'accordo e dicono che è un giovane e aitante guerriero.

Altri ancora lo descrivono come un uomo dal corpo di cervo.

Non so se andare avanti in questa ricerca che pare vana.

Cammino per molti altri giorni, infine, il buio e il freddo mi convincono a fare una sosta.

Accendo un fuoco e monto la mia tendina.

Non ho niente da mangiare e fisso il fondo della bisaccia, è troppo tempo che non incontro qualcosa di commestibile.

Un gufo mi da la buona notte e decido di dormire.

Improvvisamente, dal cuore dell'oscurità e del silenzio, un suono di campanelle mi sveglia.

E' un trillo gaio.

Magari c'è una casa poco più in là... ho i crampi dalla fame.

Non riesco più a resistere, raccolgo in fretta le mie cose e mi dirigo verso il luogo da cui mi sembra provenga il richiamo.


Giungo presso una radura e trovo una ragazza assisa davanti a un fuocherello.

Ha i capelli rossi e molte lentiggini, è vestita di foglie e felci e ha un mantello rosso sulle spalle.

Mi guarda e, mentre solleva la testa, vedo che ha un bellissimo sorriso.

M’invita a sedere presso il suo fuoco, mi chiama straniero e dice che le sembro molto provato.

Ringrazio.

“Ho sentito un magnifico tintinnare e...”, la ragazza mi indica delle campanelle poco distanti.

“Sono stanco ed affamato, hai qualcosa da darmi da mangiare?”, chiedo timidamente.

La ragazza fa cenno di avvicinarmi, poi, porgendomi la mano, mi dice che si chiama Emily.

“Astronotus, Jackie Astronotus.

Piacere di fare la tua conoscenza!”

Mi confessa di avere le provviste dentro al tronco d'albero spezzato che giace abbandonato qualche metro più in là.

Aveva giusto in mente di cucinarsi qualcosa.

Mi domanda se sono solo.

“Sì, sono in missione per sua maestà”, affermo solenne.

Mi chiede, con un certo candore, se la cosa è segreta.

“Oh sì, in effetti è un affare di stato”, dico, e lei mi chiede ancora se è molto che viaggio.

“Moltissimo... non so più nemmeno se sto seguendo un incubo visionario di sua maestà o un vero pericolo!”

Mi dice che, se voglio, posso parlargliene.

Desidero sfogarmi con qualcuno e quella ragazza mi sembra la creatura più innocua mai incontrata.

Decido di vuotare il sacco.

“Sono in cerca del Piantatore, ne sai qualcosa?”

Accidenti sì, risponde allarmata.

Ne ha sentito parlare dai vecchi del paese, e i vecchi del paese dicono sia un essere orribile.

Mi chiede se penso di affrontarlo così a... a... mani nude?

“No”, confermo tranquillo, “Non credo sarà un duello ciò che mi aspetta.”

E cioè? Cosa mi aspetta? Poi mi domanda se il brodo di corteccia mi piace liquido o denso.

“Mah, è uguale... come piace a te... ho una fame!”

Lei mi guarda intensamente e mi sorride, complice.

A volte ho l'impressione di piacerle perché mi fissa negli occhi in modo strano.

Le ragazze fanno sempre così quando vogliono dirti qualcosa di indicibile.

Mi porge un piattino di legno con una zuppa fumante che è una meraviglia.

Soffio nel piatto per raffreddarla un po' e osservo:

“Accidenti, questi cucchiai sono intagliati alla perfezione! Li hai fatti tu?”

Sorride, annuisce, confessa che adora lavorare il legno.

Quindi, schiocca la lingua per la bontà della zuppa.

“Scommetto che in quel tuo zainetto sei piena di stoviglie”, dico.

Mi racconta che sa fare molti utensili, poi si accorge che non mangio, mi chiede se la zuppa è troppo calda o salata o…

“Hai ragione”, dico allegro, “bando alle ciance, è ora di far lavorare lo stomaco!”

Affondo il naso nella zuppa e riemergo solo quando ho toccato il fondo.

Appena alzo la testa mi accorgo che lei ha finito da un pezzo e mi fissa con quel suo sguardo strano.

“A cosa stai pensando?”, chiedo.

Dice che sta pensando a un dolce o un frutto per concludere l’ottimo pranzetto.

Fa mente locale e annuncia che ci dovrebbe essere un albero da frutto più giù e mi propone di andare a vedere, mentre lei sistema le scodelle.

“Certo, vado e torno!”, ma appena faccio per alzarmi la testa mi gira e ricasco seduto.

Emily allarmata mi domanda se mi sento male.

“No, no”, la rassicuro, “È tanto che sono in viaggio... magari è un po' di stanchezza.”

Provo a rialzarmi.

Finalmente sono in piedi e mi metto a cercare.

Il bosco diventa più fitto, è quasi buio.

Poi, improvvisamente, una radura e, al centro del prato, un grande e splendido albero.

E' un melo.

Sembra che qualcuno sia passato prima di me.

Poi, finalmente, vedo fra i rami spiccare una splendida, lucida e polposa mela.

Chi ha raccolto le altre non deve averla vista, perché è molto in alto.

Devo portarla a Emily, è proprio quello che ci vuole per onorare il suo pranzo, voglio assolutamente ricambiare la sua cortesia e la sua ospitalità.

Mi aggroviglio fra i rami con gran foga.


... fine seconda parte.

 

 

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