Il cerchio si chiude


[Racconto di Paola Manoni]

Terza e ultima parte

 

Jackie: L'albero sembra respingermi e mi sale una rabbia furiosa perché non riesco ad arrivare.

Faccio salti incredibili e acrobazie spericolate: devo avere quella mela!

Sono a un passo dalla buccia rossa, mi tendo come un arco e, mentre sto per strappare il frutto dall'albero, qualcosa mi scuote.

Ma cosa sto facendo? Perché sono così furioso?

Sembra che quella mela sia questione di vita o di morte!

Accidenti, la mia missione è un'altra!

Improvvisamente mi tornano in mente le parole di Anemone:

Egli userà i tuoi pensieri per mascherarsi.

Il fumo tintinnante per obbligarti.

La quercia morta per la gola.

L'ira della fata per una mela.”

Mi volto, guardo in basso, la testa mi rotea furiosamente.

I rami mi tirano i vestiti ma, fortunatamente, con un salto riesco a guadagnare il prato.

Qualcuno mi attende da basso.

È una figura ingobbita avvolta in un manto rosso.

Ha il volto nell'ombra, coperto dal cappuccio del suo mantello.

“Per mille margherite!”, esclamo, “Quello è il mantello di Emily! Infingardo, cosa le hai fatto!”

“Emily?”, domanda una voce arcigna, “Emily chi?”

“La ragazza che mi ha dato ospitalità nel bosc...”, ma, improvvisamente, mi fermo, sento un brivido attraversarmi la schiena e, ancora una volta, ripenso alle parole di re Anemone:

“Egli userà i tuoi pensieri per mascherarsi... Ma certo! Emily era una mia fantasia, vero? In effetti all'idea di fiore mancato ho sempre pensato a una fanciulla e tu hai usato i miei pregiudizi per mascherarti!”

Il Piantatore ride arcigno, si complimenta, dice che incomincio a entrare nel gioco.

Proseguo quasi in trance.

“Il fumo tintinnante per obbligarti... Emily ha usato un tintinnio di campanelle per attrarmi e, come uno stupido, non ho pensato che il fumo del legno di campanella è noto, nel mondo delle fate, per far dire la verità ai viandanti!”

La risata maligna del vecchio riecheggia di nuovo per tutto il bosco.

“E la quercia morta per la gola era il tronco spezzato da cui Emily ha estratto il cibo! Se avessi rammentato i miei vecchi studi sulle piante magiche non avrei mai accettato cibo presso una quercia abbattuta, perché significa essere preda di un... di un... oh cielo!”

La risata del Piantatore, ora, è ancora più tronfia e cavernosa.

“Di un... di un... incantesimo! Oh, perbacco, sono vittima di un incantesimo, così si spiega l'ultimo avviso di re Anemone! L'ira della fata per una mela... Pur di prendere la mela che Emily mi aveva chiesto stavo per cogliere l'ultimo esemplare, quello che, per tradizione, si lascia alla fata dell'albero per non scatenare sua ira furiosa! Stavo per attirare la rabbia di una fata!”

“Ma”, aggiungo sotto voce, “... qualcosa mi ha salvato.”

“Sì, è così!”, ammette il mio nemico con cattiveria.

E ora tutto si è avverato e mi annuncia di avermi in suo potere.


Mi urla che sono un piccolo, stolto esploratore dei suoi stivali!

Ora tutto il regno gli apparterrà e vivrà nel disagio e nella discordia, in guerra e senza tregua!

Pianterà il suo seme e la terra sarà definitivamente sua.

“Ma perché, perché vuoi che la gente viva nell'odio? Cosa ne ricavi?”, domando disperato.

Mi confessa che la gente che vive odiando è molto più facile da dominare.

Se scagli gli uni contro gli altri non avranno tempo di gettarsi contro di te, mentre tu rubi loro la vita.

“Sei ripugnante!”, gli urlo in faccia.

Annuisce, indifferente, masticando un rametto.

Certo di avermi in pugno, mi illustra la mia pericolosità.

Per lui sono un soggetto con tanti, troppi stupidi sentimenti, troppe cose da difendere: gli ideali, la regina... e, poi, tutto quel miele con la principessa Nimphea!

Ad ogni modo, adesso sono al suo servizio.

La mission, ora, è incatenare il bene per fare del male: questo prevede la magia.

Perciò, se io giaccio, lui vive.

Ciò detto, mi trascina per qualche metro e mi lega con un laccio al tronco del melo.

“Non mi porti con te?”, domando.

Scuote la testa.

Ora deve cercare un buon posto dove piantare il suo seme e io sarei solo un disturbo.

Tornerà a prendermi, dice, ma non sa quando.

Guardo quel goffo individuo allontanarsi placidamente, mentre la notte scende silenziosa nel bosco.

Ho voglia di piangere, urlare, scappare.

Vorrei non essere mai fuggito con la mongolfiera dal laboratorio.

Bell'eroe che sono, battuto proprio sulla mia materia preferita: la magia e i fiori!

Cosa direbbe la nonna Lucienne?

Io, proprio io, che sono arrivato in questo mondo grazie a un petalo di primula, non ho saputo scorgere gli incanti e le magie che quel farabutto tramava alle mie spalle!

Cosa ne sarà di Nimphea?

E del castello e delle regin sorelle?

Cosa ne sarà della mia Cotton?

Oh, non riuscirò mai a perdonarmelo, accidenti!

È tutta colpa della regina! Ecco!

Non doveva mandarmi in questa missione!

In fondo io non sono uno così avvezzo a questo mondo.

Magari Percy non ci sarebbe cascato.

Sì! E' tutta colpa di Floriflora e... ma che sto dicendo?

“Un sacco di corbellerie”, mi sussurra una voce suadente nel buio.

“Chi è? Con chi parlo? Palesati se hai coraggio!”, la sfido, furioso.

La voce suadente mi fa notare che sono un piccolo esploratore un po' troppo facile all'ira, specie ora, che sto rischiando un incantamento.

Mi piacerebbe cogliere una venatura di affetto, ma non riesco più a fidarmi di quello che sento.

Invece, la voce si rivela e mi stupisce: sto parlando con la fata del melo.

“Oh, sei tu fata? Oh fata, fatina mia... puoi far niente per aiutarmi?”

No, lei non può, solo io posso, se solo riuscissi a dominare la mia rabbia…

“Io?!”, bercio seccato.

“Credi che se potessi non lo farei? Credi veramente che se potessi spazzare via questa storia da questo mondo me ne starei qui legato e incantato come uno stolto?”

La fata tace qualche istante, poi mi annuncia che è proprio quello che sto facendo.

Mi suggerisce, ancora, di placare la rabbia.

Il Piantatore mi ha incatenato con la mia furia ed è proprio questo che mi impedisce di pensare.

Poi chiosa sibillina che, forse, l'amore...

“L'amore... l'amore... cosa potrebbe mai fare l'amore in questo caso, cara la mia fata?”, strepito come un galletto.

Poi, un silenzio irreale avvolge il bosco, sento il mio cuore che batte più lentamente.

Sì, il mio cuore... improvvisamente ripenso alle parole di Nimphea: la chiave del mio cielo è nel tuo cuore... la chiave del mio cielo è... ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima!

È proprio grazie a Nimphea che ho la chiave per risolvere questo mistero!

Sì, è così! Che stupido a non pensarci prima!

Non ho tempo per altre elucubrazioni perché, improvvisamente, scorgo il Piantatore.

In pochi istanti mi è di fronte.

Mi domanda sgarbato cos’ho da borbottare, immagina che siano tutte stupidaggini.

“Nulla, mio signore.

Hai trovato il luogo dove piantare la tua discordia?”

Sì, lo ha trovato ed è tornato a prendermi per questo.

Mi annuncia che sarò io a scavare una bella buca per il suo chicco.

“È un ordine?”, domando mellifluo e sottomesso.

Ovviamente sì, sono il suo schiavo, adesso, non rammento?

Sono preda dell'incantesimo.

“No, affatto, non sono tuo per niente!

L'unica che può accampare diritti sulla mia persona è la principessa del Fiorfiore ed è in sua vece che ti ingiungo di allontanarti da questa terra!”

Si dimena in una risata scomposta e ostile e annuncia al bosco che Astronotus, Jackie Astronotus, oramai è finito.

Io non la penso così.

“Con il fumo del legno delle campanelle mi hai obbligato a dire la verità, con la quercia spezzata hai stregato il cibo che mi hai dato, così, l'ultima mela, doveva scatenare le ire della piccola fata.

Queste le tue armi: la magia dei fiori!

Conosco detta disciplina.


Dunque, so che non potrai sottrarti al quadrifoglio che mi ha regalato Nimphea, poiché ha il potere di spezzare il tuo incantesimo e la tua malasorte per sempre!”

Il vecchino si copre in fretta la faccia con il mantello imprecando e dice che sono maledetto, anzi, un maledetto furfante.

Alle mie parole, dieci, cento, mille lucine si accendono nel bosco, mentre un vento furioso trascina e avvolge in un turbine il piantatore.

È un istante.

Poi, più nulla.

Il silenzio torna sovrano.

Una foglia volteggia, leggera.

Poi, finalmente, il silenzio.

“Ehi... ehi...?”, bisbiglio stordito, “Ehi... c'è qualcuno?”

La mia flebile voce riecheggia nella radura scura.

“C'è qualcuno?”

Mi guardò intorno e mi sembra di essere sospeso nel nulla.

“Ho vinto.

Credo proprio di aver vinto... no?

Siamo ancora tutti qui, giusto? Ehi, c'è qualcuno? Fata? Fatina del melo, ci sei? A… Almeno tu?”

Nessuno risponde, intorno a me è buio pesto, ho paura che sia svanito tutto e tutto sia stato vano.

Poi, improvvisamente, un sussurro mi invita a correre al castello, mi chiama con enfasi: “Astronotus!”

“Oh, fata, sei tu? Dimmi, abbiamo vinto? Il Piantatore si è dissolto?”

Finalmente la fata si palesa e mi confessa ammirata che ho avuto una grande intuizione con quel quadrifoglio.

Ho sconfitto il Piantatore.

Adesso ho capito quante risorse impreviste offre l'amore?

“Oh, sì, hai ragione fata, hai ragione!”

Quindi, mi esorta a riferire la grande notizia, la voce riecheggia dal melo alla radura e dalla radura alle stelle.

In un istante sono sul mio fido trabiccolo e prendo il vento come una farfalla.

Corro? Eccome se corro, volo!

Sto viaggiando da molte ore.

Giungono da Sud mandrie di mutevoli aromi marini che si apprestano verso Est per conquistare le sterminate praterie di margherite.

Sopra di me, refoli di giovani pollini puntano l'Ovest, patria degli infuocati papaveri, mentre all'orizzonte appaiono, da Nord, centinaia di piccoli semi che viaggiano verso la terra, semi delle essenze, dei misteri e delle erbe medicamentose!

Sembra proprio il primo giorno di una nuova era.

Che meraviglia questa terra!

Incomincio a scorgere i primi bagliori... forse ci siamo, sono vicino a casa!

Che felicità essere di nuovo al castello.

Che gioia rivedere la bella Nimphea, il fido Percy, la mitica Flo e tutti gli altri!

Ragazzi, è proprio vero... a volte... come dire... è veramente... sufficiente un fiore!


 

 
 

 

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