Fiorire[Racconto di Paola Manoni] |
Seconda parte Jackie: Molto poco convinto, raccolgo il bagaglio e parto per la mia missione. Le ore di volo sono molte. A metà viaggio, Cotton è esausta. Finalmente, giungiamo al confine del Fiorfiore, un luogo strano, nebbioso e umido. L'aria che si respira è pesante, dalla coltre di nebbia, ogni tanto, sbucano strani figuri neri che prendono i loro veri colori appena incominciano a scrollarsi di dosso la patina di fuliggine che li ricopre. “Ah, che tempaccio laggiù”, commenta una minuta coccinella tossendo nuvolette di smog e indicando il confine. Mi confessa di aver sempre paura di non riuscire a passare la linea, quando deve tornare. “Un lavoraccio, eh?”, domando, cercando di essere socievole. Annuisce, mi dice che da circa un anno ha dovuto triplicare le sortite. Poi tace, lucidando i suoi pallini neri. “Davvero? Così tanto?”, mi fingo stupito per non essere scortese, ma ignoro tutto della sua attività. Per fortuna il caso mi viene incontro con le sembianze di una zanzara storta e magra che chiede info alla coccinella e sul perché si dimeni tanto. Ma la coccinella, indispettita, replica che è facile parlare quando si hanno i sussidi del governo! La zanzara ammette: beh, però lei si è impegnata a non pungere più ed è per questo che la regina Fanfauna le garantisce il sussidio. Ma la coccinella non demorde, lei che deve spargere fortuna qua e là non può certo fare la vita che fanno altri. Se non lavora, non mangia, chiosa indispettita. “Seee, seeee”, fa eco la zanzara annoiata. Poi, rivolta a me e chiamandomi fratello, mi domanda se non sono uno dei mosconi erranti. “No, io sono Jackie, Jackie Astronotus, in missione per sua maestà e sto cercando il confine perché...”, ma la zanzara mi interrompe con aria saputa. Confine? Ma noi siamo al confine, constata, e la dogana è più avanti a destra, sul bordo merlato del magnifico trombone nostro vicino, dice. M’informa anche che, se rimango, sulle foglie del basilico purpureo, fra non molto, vedrò passare le carovane del polline. È uno spettacolo magnifico e mi consiglia di non perderlo per nessuna ragione al mondo. "Ma la Zanza non vede che ho da fare?", commenta, di rimando, la Coccinella esasperata. "Sai cosa importa delle carovane, a uno che è in missione per sua maestà!" Il commento della Zanza è impietoso e urla alla Coccinella che è inutile e pedicellosa! Ma l'altra non arretra, sarà bella lei con quell'aria anemica! "Anemica!?", esplode la zanzara barcollando: per sua info, lei, la Zanza, sta morendo di fame perché con la clorofilla non ci fa nulla, anzi, al massimo le vengono le carie per tutto il pungiglione! Poi la Zanza, non paga, prendendomi per un braccio, reitera: non devo assolutamente perdermi l'arrivo delle carovane del polline! Fra poco lì non ci sarà un posto neanche a pagare col miele d'oro! "C'è gente che lavora tutto l'anno per poter assistere a quell'evento", dice. "Sì, mi rendo conto...", balbetto impacciatissimo, "Ma... ecco... non credo che le carovane arriveranno se... se prima non avrò parlato col fiore di confine. Capite? Sono qui per una trattativa molto riservata e..." La Zanza è perplessa. Davvero la mia mission è parlare con... "Sì… e devo farlo prima possibile, quindi se..." Ma lei m'interrompe ancora e mi domanda se so chi è quest'anno il fiore di confine. La Coccinella spara a caso e chiede se non sia un certo Fioretto. "Naaaa!" "Florio?", insiste timidamente il coleottero maculato. Neanche. "Florance, forse? Ah, già, impossibile, lo è stata l'anno scorso", convengono entrambe. Poi, al piccolo scudo a pallini neri viene in mente qualcosa, si copre la bocca all'improvviso con una zampina e strilla. Oh, cielo! È quello che sta pensando anche la Zanza? L'altra annuisce, grave. Lui? L'altra annuisce ancora. Non si staranno sbagliando? "Naaaa!" Io seguo con estremo interesse lo scambio. "Insomma, son già passati tutti questi mesi? È già così grande?", domanda la coccinella impressionata. "Eh, no!", ammette sicura la zanzara. "Accidenti... ma solo lui è spuntato al confine... alla fine?" Cerco di mantenere la calma. Ma come, non ricorda? Esplode infine la Zanzara. Gli altri sono stati colti quando... ma non termina la frase, alludendo a chissà quale evento. Capisco che si tratta di qualcosa di serio. La coccinella ha l'aria grave... beh, a maggior ragione, bisogna lasciare che sia il signore (che sarei io) a occuparsene e conclude che non mi devono intrattenere con stupide chiacchiere. "Ah! Adesso è colpa delle chiacchiere?", chiede la Zanza risentitissima. Sta bene, trasmetterà le info e poi si farà muta e rassegnata. L'espressione sul viso del puntiglioso dittero non promette nulla di buono, ma tant'è. Almeno sono giunto alle soglie di questo mistero e, finalmente, potrò venirne a capo. Mi accingo dunque ad ascoltare le info-Zanza, come ama chiamarle lei. Incomincia davvero male perché mi chiama Astropotus. "Notus, Notus, non potus", la correggo. "Perché cosa ho detto?", chiede lei distante e seccata. "Sarebbe Notus...", reitero con delicatezza. "Se, seeee, occhei, ma adesso, Astropocus devi tacere e starmi a sentire." Continua a sbagliare nome, ma, per opportunità, taccio e annuisco. "La vedi la grossa margherita rosa laggiù, quella chiusa in un ostinato boccio?" Faccio cenno di sì, è immensa! "Bene, è quello il fiore che stai cercando, Sir Astropocus, non ci si può sbagliare." Saluto con mille moine la mia irritabile interlocutrice e mi dirigo solerte verso l'obbiettivo: l'ostinato boccio. Giunto ai piedi della corposa margherita, misuro l'aria con un termometro e mi accingo a supervisionare il fiore di confine. Ho con me il diario e prendo appunti. Da un primo sguardo direi che il fiore sembra affetto da un prolungato letargo. L'unica vivacità è riscontrabile nel gambo, dritto e che non presenta cedimenti. Segno queste parole enunciandole ad alta voce e, alzando lo sguardo, mi pare che il gambo si sia allungato ancora di più. Così correggo l'appunto: più che dritto, direi altero. Faccio un altro mezzo giro intorno al bocciolo silenzioso, sgranocchiando la mia matita. I dintorni tacciono. Non tira un alito di vento e sembra che tutto si sia fermato davanti a quel fiore che svetta immobile e dogmatico, fiero come un soldato. Cosa lo trattiene? Raccolgo dal suolo una manciata di terra per testarne la qualità. Poi, grattugio un po' il gambo per osservarne il colore. Quindi, grazie a Cotton, posso sorvolarne le cime e vedo che i petali sono sani e colorati, umidi e ben aromatizzati. Mi guardo intorno, circospetto. Poco distante un pigro baco, immobile nell'aere, pende. Il mistero s'infittisce. Devo inviare un messaggio alla Flo servendomi di un moscerino viaggiatore. La regina aveva intenzione di raggiungermi, temo che lo farà subito dopo il mio insulso rapporto. Guardo ancora il fiore. Non c'è niente che gli impedisca di fiorire, eppure tace mentre il mondo, tutto questo piccolo mondo, aspetta il suo via come gli atleti allo start in attesa dello sparo. È il fiore di confine, accidenti! È come un faro in mare aperto, dunque, perché stare al buio? È la torre di controllo per il cielo sperduto: allora perché tacere? È come... il segno primigenio della primavera, dunque, per cosa indugiare? O il crocevia delle carovane del polline e allora perché confondere? Insomma, un'autentica rosa dei venti per mandrie di refoli, brezze, mistral e impalpabili polveri odorose e fertili, dunque, perché, perché mai sviare? Continuando a collezionare esempi su esempi, domande su domande, sul perché e sul per come, mi addormento, sfinito dal lungo viaggio. Quando riapro gli occhi è l'alba. Fra i fili d'erba e i plin, plin delle gocce di rugiada, odo un rumore. Non è un tipico rumore del mattino, sono dei passi; dei passi svelti e circospetti. Qualcuno si muove fra le fronde, qualcuno che non intendo proprio farmi scappare, visto che è l'unico essere vivente in questa landa desolata. Vedo, contro la luce rosa dell'alba, una sagoma che, a quattro zampe, cerca di aggirare il mio misero accampamento. Mi rivolto pancia a terra, punto le ginocchia al suolo, poi, come un animale selvatico, mi avvento sulla preda. Ce l'ho, l'ho quasi in pugno, è mia fra un istante ma... ma la figurina, più veloce della luce, emette un vaporoso POFF, una nuvoletta di polveri e aromi che mi confonde e mi pizzica le narici. Mollo la presa. Sto lacrimando. Incomincio a starnutire, ma la bomba odorosa non mi impedisce di vedere il mio nemico che, lesto, si arrampica lungo l'altezzoso, filiforme gambo del fiore di confine. Mi precipito col naso gonfio ai piedi della riottosa pianticella e urlo: "Sono Jackie, Jackie Astronotus, inviato di sua maestà Floriflora! Ho bisogno di conferire con voi, chiunque siate!" Dal baco pendulo vicino al fiore noto un occhio che mi spia curioso, mentre il fiore di confine svetta chiuso nel suo boccio, più ostile che mai. Monto velocemente su Cotton e volo presso il baco. Sono un po' furioso, un po' disperato, manco di strategie e di informazioni e niente mi destabilizza di più. "Ehi, voi del baco, permettete una domanda?" A queste parole, qualcuno, alle mie spalle mi affronta con estrema determinazione. "Il baco va lasciato stare. Si tratta di un'amica in una fase di profonde mutazioni." Quindi, da una fessura fra i petali rosei, un bambinetto scapigliato di circa sette anni mi guarda altero e deciso, con una gran faccia tosta. È vestito di foglie e petali e i petali sui gomiti sono lisi e malamente rammendati. Ha la marsina sudicia, colma di vistose patacche al miele e i capelli lunghi con un gran ciuffo sulla fronte. Le mani sono piccole e sporche e di tutti i colori. Gran mangiatore di unghie. Un dente caduto, molte lentiggini sul naso. Occhi verdi, vivaci e penetranti. Dev'essere un tipo affatto facile, ma ha l'aria simpatica. "Siete voi che abitate questo fiore?", domando cortese. Infatti, risponde incrociando le braccia e assumendo un'espressione assai indisponente. "Solo?" "Sì, sono solo, solo, sì e non c'è bisogno di sottolinearlo." "Mhhh", mugugno scettico. "Non mi credi, dunque?", chiede irritato dalla mia espressione. "Non so...", ammetto. Si presenta e vengo a sapere di essere al cospetto di Fiorino Primo, della settima dinastia dei Fioriti, alleata degli Sfioriti, nemica acerrima dell'ordine degli Appassiti. E, per la stagione: fiore di confine! "Bene!", rispondo, tirando un sospiro di sollievo e continuo: "Vedo che siete perfettamente informato e padrone della contesa. Dunque, dite: posso porvi una domanda?" Certo, ma non sa se mi risponderà. "Mhhh, tenterò lo stesso. Ditemi, Fiorino, siete a conoscenza che nel mondo c'è grande attesa per la fioritura del fiore di confine poiché egli da l'avvio alla primavera? Voi siete 'l'ante', delle primule, il primo boccio, il raro germoglio... sapete tutto ciò?" "Oh, bella!", esclama lui, "davvero pensi che ignori il mio da fare?/quot;
Ma io non mi faccio smontare e domando: "E allora, perché non fiorite, fiore dei fiori?" Mi fa notare che nel regno siamo pieni di perché. "Oh, sì, tutto il regno ne brulica!", confermo. "Beh, è per questo che quest'anno ho deciso di... far germinar domande", sentenzia diabolico. Lo guardo sbigottito. Dev'essere un pronipote dei fiori dei figli dei fiori, penso. Forse straparlo. Mi riprendo. "Senti... posso darti del tu, vero?" Non ha obiezioni. "Mhh, meno male... ecco... volevo dirti che... puoi anche 'far germinar domande' come dici tu, mietere risposte, arare misteri e annaffiare i dubbi, maaaaa... devi al tempo stesso fiorire, capisci?" "Perché?", s'informa. Cerco di stare calmo: "Ma perché sei un fiore e i fiori fioriscono!" "Ma se i fiori protestano, non fioriscono", afferma. Perdo la calma: "Ma dico, chi ti ha messo in testa tutte queste sciocchezze?" "Dimentichi forse che stai parlando con un fiore di confine a un passo dal prato?", domanda il piccolo prendendosi molto sul serio. "E allora?", gli chiedo esasperato. "Stttt", fa lui con autorità, indicando il baco, la sua cara amica. "Sttt cosa?", domando io. "Non vedi? La tua amica è in metamorfosi." "E non si può discutere, noi qui, se lei è in metamorfosi?", tento di ragionare grattugiandomi la testa: non so se prenderlo sul serio o a sculacciate. E comunque, no, lei, la sua amica, è un'intellettuale e non va disturbata quando si esprime. Mi arrendo, per ora. "Parlerò piano. Dicevi del prato..." Annuisce serio, io continuo. "Eh, beh... è al prato che ti han detto di protestare? Cioè, oltre il confine?" Pare che io non capisca un tubo. Non è dal prato ma è da lì che giungono gli echi di molti mondi; è una questione di humus, capisco, ora? È il background che muta. In qualche modo è un intellettuale anche lui, ergo: un intellettuale che protesta.
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