L'ultima regina


[Racconto di Giovanna Gra]

Seconda parte



Nimphea: "Debbo ammetterlo, Jackie Astronotus, sei diventato un tipo molto intrigante!"

Jackie: La principessa Nimphea è davanti a me... o meglio, quel che resta di me!
Sorrido.
Lei continua a parlare e sembra indifferente alla mia espressione imbambolata.

Nimphea: "Mi hanno detto che hai giocato con le polveri dei fiori e sei tornato in questo mondo, ma sostengono che le tue origini si perdano nelle leggende.
Io dico che sei diventato molto buffo."

Jackie: Sono in un grande imbarazzo e anche un po' spiazzato dalla sua prorompente curiosità.
"Sette centimetri, a corte, li possono vantare molte comunità di elfi", replico secco, pentendomi subito della mia assurda risposta.

Nimphea: "Oh, sì! Sei bellino."

Jackie: Ammette lei, girandomi intorno e scrutandomi con attenzione.

Nimphea: "Per gli elfi andresti bene: fusto allungato, stami rossi, un bel ricettacolo... potresti arruolarti nelle squadre di prato di terofite."

Jackie: Conclude con voce suadente e molto, molto divertita.
"Sono spiacente principessa, ma non mi sento per niente affine a questa specie di fiori.
Capisco che le mie sommità rosse, ehm, i miei stami, che, per vostra conoscenza, io chiamo capelli, destino ilarità, ma... io non mi sento precisamente un papavero, quindi non farò parte di nessuna squadra di terofite!"

Nimphea: "Mhhh... hai una buona sapienza botanica del regno."

Jackie: continua Nimphea indispettita.

Nimphea (provocatoria): "Ma non sei un fiore! No, non sei un fiore, Jackie Astronotus! E non sei nemmeno un elfo.
Ma allora chi sei veramente e cosa vuoi da noi, Jackie Astronotus?"

Jackie: "Non vi affannate, non intendo chiedere asilo presso la vostra corte, principessa, tanto meno mettere... ehm, radici, per rimanere in tema.
Anzi, a proposito, vorrei sapere quando potrò conferire con voi."
Ma lei sembra non aver sentito e mi incalza con un'altra domanda.


Nimphea: "Mi dicono che costruisci macchine per volare, è vero?"

Jackie: "Si, non posso negarlo, è così."

Nimphea: "Fatti trovare qui domani a quest'ora.
Voglio mostrarti una cosa... ricordatelo, ci tengo molto."

Jackie: Vogliamo dire quanto ci tengo io? Mi volto per rispondere ma... Nimphea non c'è più.
È sparita anche la sua essenza.
Con chi avrò parlato: con la ragazza in carne e ossa, o con il suo intenso aroma?
Beh, certe cose possono capitare solo nel mondo dei fiori, penso fra me e me, perciò mesto, prendo la via del ritorno.
Sono innamorato e malinconico.
Decido di usare una cicala per inviare un messaggio a Floriflora.
Compongo il testo e lo comunico alla ciarliera telegrafista.
Lei mi chiede pignola se deve cantare o se è sufficiente che reciti.
"È sufficiente che lo reciti, potresti ripetermelo per cortesia?"
La cicala comincia, solenne e stentorea: MAESTA'!
"Ma sei pazza?!", la blocco terrorizzato, "Vuoi che ti senta tutto il regno?!"
La messaggera mi lancia un'occhiata seccata.
"E meglio se lo ripeto io", dico.
Sottovoce, enuncio: "Maestà, vi invio detto messaggio mentre il mio cuore è diventato polline in balìa degli alisei.
È vero, voi mi avevate avvertito: Nimphea è una futura regina e ha un ruolo storicamente solenne alla corte dei fiori.
Ma io, maestà, non l'ho dimenticata... anzi sto incominciando a ricordare e sono molto preoccupato.
Ho visto cavalieri dalle prestigiose insegne, come i Valorosi dalle Verghe D'Oro con le infiorescenze pannocchiate sulle divise, darsi molte arie al cospetto della fanciulla.
Sì, maestà, so cosa vi state domandando: le infiorescenze erano a quattro foglie e gli scudi a forma sannitica antica? Ebbene sì, quindi immagino cosa ne penserete: che sono antiquati, ma pare sia la moda di quest'anno, quaggiù.
Ho visto anche i folkloristici Principi di Calcatreppola, venuti dal mare pieni di doni, dal vaghissimo sentore matrimoniale.
Ma ho la netta sensazione che a pochi, a parte il sottoscritto, stia a cuore la sorte della principessa.
Il grosso della nobiltà in erba pensa ai fiori d'arancio mentre, a mio avviso, sarebbero più appropriati slittini di crisantemi! Disperatamente vostro, J.A...
Ho detto bene?"
Chiedo conferma alla cicala che ha seguito attentamente parola per parola e che annuisce.
"E quanto mi ci vorrà per la risposta?", domando ansioso.
Lei riferisce che, se sua Maestà è di buon umore, anche cinque minuti.
Infatti.
Poco dopo la cicala rientra e mi consegna un dispaccio.

Floriflora: "Caro Jackie, il tuo mi sembra uno stato d'animo tetro e coltivato in vivaio da diverse stagioni, per questo ero incerta se mandarti da solo in questa missione segreta! Non mi risulta che i crisantemi usino come mezzo di trasporto lo slittino e ciò denota una tua disperazione un po' confusa, spero causata esclusivamente dal lungo viaggio.
Per evitare cadute di stile (nelle corti c'è sempre qualcuno che spia la regina) vorrei precisare che non ho alcun interesse per la moda delle divise da fioriere.


Quel che mi preme, semmai, è conoscere il nome del sarto del vestito che indossa la Duchessa D'Erba Cipressina, ma so già che non capisci un bocciolo di alta moda!
Per concludere, caro ragazzo, è un fatto: sei troppo avanti con la tua... ehm... primavera, nei confronti della principessa Nimphea.
Non distrarti Jackie, cerca di capire cosa o chi minaccia il regno.
È chiaro che questo furto nasconde qualcosa di molto più pericoloso.
In sostanza, consiglio al tuo cuore di piegarsi e ammutolirsi davanti a un momento grave e solenne come questo.
Ma, detto fra noi, dubito che tu ci riesca.
Con sommo affetto, Floriflora regina de' Natura!"

Jackie: La cicala, con un inchino eccessivamente ossequioso se ne va.

Mi butto sul letto sempre più stranito e mi addormento.
Finalmente è mattina, il mio appuntamento si avvicina sempre di più.
Conto i minuti fra le radici di questa magnifica quercia.
Mi specchio negli acquitrini per vedere se sono ben pettinato.
Ho lucidato gli scarponcini con impasto di more e ho saltato cinque minuti buoni fra le giunchiglie per essere più profumato: sto aspettando Nimphea.
Ecco: la vedo sbucare fra le spighe dorate.

Nimphea (perplessa/ironica) : "Mhhh... cos'avranno stamane le giunchiglie? Lanciano degli effluvi da far girare la testa!"

Jackie (vago): "Le giunchiglie? Trovi? Non saprei..."

Nimphea: "Mi fa piacere vederti Jackie, ma... proviamo a spostarci più in qua, magari questo profumo così prepotente si attenua un po'!"

Jackie: Arrossisco e cerco di cambiare discorso:
"Cavalcate spesso le sfere dei tarassachi?", domando con piglio scientifico.
Lei, infatti, è giunta a cavallo di una pallina di polvere bianca.
Si tratta di sfere che appaiono in primavera, il più delle volte accanto a dei fiori selvatici gialli.
Questi candidi globi vengono chiamati soffioni, perché è tradizione soffiarli via dal gambo, esprimendo un desiderio.

Nimphea: "È lo sport più in voga da noi.
Si chiama flyball."

Jackie: Mi intimidisce la sua sicurezza, ma la voglia di sapere prende il sopravvento.
"Principessa, a dire il vero, la vostra è una bellissima palla volante, posso... posso sapere come funziona?"

Nimphea: "Ero certa che ti sarebbe piaciuta.
Vedi, noi catturiamo questi globi mentre prendono il volo; in genere fioriscono fra marzo e settembre.
Se credi, te ne faccio attrezzare uno nelle mie scuderie.
I miei flyball sono armati con briglie e decorazioni regali adeguate al mio rango.
L'ombrellino è ricamato nelle ragnatele di corte."

Jackie: "E questo?", domando indicando un oggetto nascosto fra i veli del suo vestito.

Nimphea: "È un corno di moscone.
Nel flyball serve a polverizzare i soffioni avversari.
Vedi? È vuoto e ci puoi soffiare dentro."

Jackie: Sfioro incantato le geometrie delle ragnatele, i manufatti e la forma delle briglie, li sento scivolare piacevolmente fra le mani.
Il forte odore di cuoio lascia intendere finimenti nuovi di zecca.

Nimphea: "L'ombrellino è di seta, ma sono fantastiche anche le sfere più sportive dei consiglieri di corte.
Avanti, perché non provi?"

Jackie (schernendosi): "Non riuscirò mai a cavalcare bene come te, ma ci proverò", rispondo in un sussurro fissandola con ammirazione.
"Però posso insegnarti due o tre regole di teoria che ti renderanno imbattibile."

Nimphea: "Ehi, ho vinto tutti i tornei del regno, caro Astronotus!"

Jackie: "Ma, per volare, il rapporto con il vento dev'essere quello giusto!"

Nimphea: "Cioè? Bada, non so se ho voglia di sentirmi criticata."

Jackie: Faccio finta di non aver sentito.
"Insomma, dimmi un po'... come tutte le piante esposte al vento ti pieghi, immagino."

Nimphea (scettica): "Ovvio."

Jackie: "Appunto, perché il vostro imperativo, in quanto fiori, è non spezzarvi.
Il vento serve a diffondere il polline, non certo a farvi male, ma potreste usare altre strategie, se non ragionaste con i petali.
Potrei spiegartelo, un giorno, se ti andasse di prestarmi un po' di attenzione."

Nimphea (ride): "Sei l'essere più stravagante che abbia mai incontrato, Jackie Astronotus!"

Jackie: Ragazzi, forse perché sono nel mondo della primavera, ma non ricordo di aver provato sentimenti tanto forti prima dell'incontro con la figlia del Barone dei semi! La sua risata mi è arrivata dritta al cuore.
Purtroppo, qualcuno, inopportuno, appare alle nostre spalle.
Mi volto e vedo Nimphea cambiare espressione e umore.
Dietro di noi, il nuovo arrivato c'informa che la stava cercando.
Lui mi guarda dall'alto in basso e, rivolgendosi sempre e solo a lei, chiede se l'uomo elfo le stia dando lezioni di equitazione.
Suppone che il re mi abbia fatto venire dalla corte scontenta di Scozia per perfezionare il galoppo della principessa.
Per la cronaca, ha un tono odioso.

Nimphea (sussiegosa): "Infatti, Conte di Guaiaco, come sempre siete molto acuto."

Jackie: Il conte di Guaiaco, naturalmente, non manca di far notare che il flyball è una disciplina troppo maschile per una ragazza.
Lo interrompo con malcelato furore:
"La principessa è bravissima!", dico scandalizzato, "Non vedo cosa ci sia di male..."
Ma il conte non mi da il tempo di terminare la frase.
Lui non crede che un elfo, per giunta meticcio, esperto di soffioni e di stalle, possa permettersi di dire ciò che è bene per una principessa.
Il Guaiaco ha un tatuaggio con la scritta PIX nell'incavo del collo.
Voglio indagare su questa sigla misteriosa, ma non posso permettermi di andare oltre: sono in missione, devo rammentarlo, ergo, mi taccio.

Nimphea: "Jackie è un dottissimo elfo, principe.
Vi impedisco di trattarlo così!"

Jackie: Lo riprende Nimphea, vedendomi in difficoltà.
Il conte, mellifluo, torna sui suoi passi.
Ha quel che serve per farsi perdonare, dice e, rifilandomi un poderoso spintone, si avvicina alla principessa e le mostra un oggetto avvolto in un petalo di tuberosa.

Nimphea (incantata): "Che meraviglia! Un diadema di perle di resina!"

Jackie: Il Guaiaco le confessa, gongolando, che è stato creato apposta per lei.
Osservo la scena di pessimo umore.
Mi tornano in mente le parole di Nero, durante il nostro duello...

Jackie/Nero: "Se lei avrà scelto la sua scorciatoia, cioè, se lei avrà scelto di essere avida, tutti i tuoi atti eroici non li vedrà nemmeno.".
In effetti, Nimphea è totalmente rapita dal regale omaggio.
È fuori di lei per la felicità e mi guarda appena quando dice...

Nimphea (distratta): "Ti affido la mia palla volante fino al Castello.
Avrei piacere di tornare al palazzo con il principe.
Ehi, Jackie?... Sto parlando con te!"

Jackie (deluso): "Oh, sì... sì, principessa, certamente...", rispondo, fingendo di essere un esperto fantino di palle volanti.

Nimphea (bisbiglia): "E su, non essere così cupo, Jackie Astronotus! Proseguiremo la lezione un altro giorno! Te l'ho promesso, no?"

Jackie: Era un occhiolino? Possibile che Nimphea mi abbia fatto l'occhiolino?
Poi, allungandomi una gomitata ben poco regale...

Nimphea: "Piuttosto, ammira lo splendore di queste perle... ecco, guardale così, contro luce... non trovi siano magnifiche?"

Jackie: Bah, non mi sembrano così fantastiche in controluce.
Dentro sono piene di strani cosi...
Accenno comunque un sorriso senza alcun entusiasmo.
Quindi, la osservo andare via con il bel principe mentre ride e scherza.
Una folata di vento mi gela una lacrima sulla faccia.
Una seconda lacrima cade sulla radice dove sono seduto, annacquando dei semini che le formiche hanno pazientemente radunato.
Fisso i semini incastonati nella bolla d'acqua.
Sembra una perla di vetro.
Mi asciugo il viso con rabbia.
"Eppure c'è qualcosa che mi sfugge in tutta questa storia... lo sento!", esclamo rivolto alla quercia.
Torno a osservare i semini annegare nella mia lacrima e all'improvviso ho un'intuizione.
Mi precipito al castello a cavallo della palla volante, guardando in cagnesco l'ombrellino regale.
Passerò il resto della giornata nella mia stanza a studiare... e voglio inviare un rapporto dettagliato a Floriflora, forse lei potrà aiutarmi.
È mattina, mi sono appena svegliato.
Mug mi ha servito la colazione a letto e mi scruta con occhio clinico e serio.
Alcune campanule suonano un motivo lamentoso.
"Che c'è? Che succede? Hai una faccia da funerale!", chiedo con tono scocciato.
Tentennna, cambia discorso, ma io insisto.
Quindi, mi rifila la ferale notizia: Come mai non lo so? Domanda.
Lo sanno tutti che oggi la principessa Nimphea sarà promessa al suo sposo.
"Che cosaaaa?!?"
Si dice convinto che io fossi lì per quello... cioè, per... ehm... vegliare sul buon esito della cerimonia.
"Ma no, ma no, non è possibile! Non può essere promessa!", esclamo con rabbia.
Annuisce e confessa che anche lui è molto preoccupato.
Mi racconta che il suo babbo diceva che fra me e Nimphea vi fosse una gran simpatia, perciò aveva sperato che almeno io...
"Che almeno io... cosa?", domando alterato.
Insomma, Mug aveva sperato fino alla fine che io dicessi qualcosa al Barone.
Molti considerano il promesso sposo un giovane presuntuoso e arrogante e non adatto alla principessa.
E poi, con tutta quella resina... diverrà tutto terribilmente appiccicoso!
"Come hai detto, Mug?"
Il paggio ribadisce il concetto includendo i dettagli: è certo che il Barone porterà a corte i suoi uomini arroganti e resinosi e la servitù dovrà usare olio di gomito per tenere tutto pulito!
"Perbacco devo andare!", interrompo frettoloso il paggio mughetto.
Le cose stanno precipitando, non c'è tempo da perdere!
Il castello è gremito di gente, cerco di farmi strada, ma a fatica.
Sono appena entrato nella grande sala delle cerimonie e tutti si voltano a guardare fuori.
Mi volto anch'io e capisco: Nimphea avanza verso il trono con sguardo assente.
È bellissima e indossa lo splendido diadema.
In piedi, ad attenderla vicino trono, suo padre, il Barone Virgulto.


Jackie: Quando anche l'ultimo suddito ha preso posto, un omino con barba e capelli bianchi e sguardo corrucciato, appare ai piedi dell'ampia scalinata.
È Achenio, il saggio di corte.
Come Nimphea e suo padre, l'omino indossa paramenti meravigliosi fatti di stoffe seriche e pregiate,
provenienti, ne sono certo, da antiche città fatate dove le carovane del polline hanno fatto scalo percorrendo le rotte dei venti alisei.
Lo guardo attentamente: vedo che ha un tatuaggio sul polso con una scritta che mi è familiare.
L'atmosfera è solenne: vasi di terracotta colmi di olii profumati emanano afrori incredibili e suggestivi, inebriando la folla.
Il saggio Achenio si schiarisce la voce e, mentre l'eco rende più solenne i suoi toni, comunica al popolo che, nel mondo, si stanno estinguendo varietà di fiori magnifici.
Insomma, la civiltà dei profumi è a rischio.
Per questo, dice, sono lì riuniti.
E lo sono anche affinché la principessa Nimphea dia inizio a una lunga e prolifica vita al fianco del compagno che loro, i saggi, le hanno scelto.
Ammette che il polline primordiale si va esaurendo, che c'è bisogno di tante primavere per mantenere l'ecosistema in buona salute.
Spandere la polvere sacra deve essere il primo compito.
La principessa è l'ultima fioritura del Barone Virgulto e dovrà sorvegliare i tesori, i semi, gli aromi e il polline, mentre i suoi fratelli viaggeranno, come cavalieri erranti, in cerca di rimedi per far sopravvivere il regno.
La magia sta venendo a mancare.
Confessa di sapere che molti, fra i sudditi, sono contrari a sacrificare l'ultima regina perché è molto giovane e taluni non vedono di buon occhio il signore cui starebbe per maritarsi.
Ma lui attribuisce i malumori ad attriti sorpassati fra le resine e i fiori.
Quindi, conclude il suo noioso discorso dicendo che si deve compiere ciò che è sancito fra gli antichi steli della legge.
E gli antichi steli dicono che ciascuno è obbligato a provvedere alla sopravvivenza delle gemme, alla conservazione dei bulbi, a celare i semi.
Ergo, anche la regina.
Achenio si volge verso Nimphea che, prontamente, si alza in piedi e in quattro e quattr'otto la nomina unica sovrana.
Annuncia che le saranno svelati i segreti remoti dei nove semi, le formule polliniche che ancora oggi agiscono da Antiochia a Samarcanda e che lei dovrà custodire tutto gelosamente in nome del popolo, sacrificando anche la vita, qualora ve ne fosse bisogno.
La regina potrà condividere detti segreti con il consorte.
Tacere, dovrà, con il resto del Fiorfiore.
Mi volto verso Nimphea, disperato.
La vedo deglutire e trattenere le lacrime.
Le lacrime... perché mi sembrano suggerire ogni volta... qualcosa?
Improvvisamente la mia mente si rischiara.


... fine seconda parte.

 

 

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