Razzie naziste
Migliaia furono i beni culturali, artistici e archeologici sottratti dai nazisti nei paesi occupati durante la Seconda Guerra Mondiale.
Fu una razzia senza pari di opere d'arte che con immenso impegno vennero in gran parte recuperate, grazie al contributo di funzionari pubblici, cittadini, religiosi, partigiani.
Tra questi ricordiamo la figura di Rodolfo Siviero, ex agente della polizia segreta fascista, divenuto poi ministro plenipotenziario nel dopoguerra (su indicazione di Benedetto Croce).
Prima e durante la Guerra, Siviero riuscì a recuperare in Germania i capolavori sottratti dagli Uffizi, da Palazzo Pitti e dal Bargello: Botticelli, Leonardo, Poliziano, Michelangelo, Donatello, Perugino, Pollaiolo.
Per quest'attività venne anche catturato e torturato ma riuscì a scappare; oltre alle opere fu in grado di dimostrare un'ampia documentazione fotografica delle razzie, come ad esempio del furto del dipinto di Botticelli Pallade e il Centauro.
Un altro eroe dell'anti-razzia delle opere d'arte italiane fu Pasquale Rotondi, Soprintendente di Urbino.
Rotondi, insieme a colleghi e a tanta gente comune, riuscì a nascondere oltre diecimila opere d'arte, sottraendole alla sorveglianza dei tedeschi e dei collaboratori fascisti incaricati del trasporto in Germania di questo immenso patrimonio.
Tra le tele pronte per l'espatrio vi erano le opere di Tiziano, Tintoretto, Piero della Francesca, Raffaello, Mantegna, Rubens, Veronese.
Rotondi riuscì a nasconderle in tre località storiche delle Marche: presso il castello di Sassocorvaro, presso il Palazzo dei Principi di Carpegna e presso il Palazzo Ducale di Urbino.
L'opera di recupero delle opere d'arte trafugate dai tedeschi, inaugurata da Siviero, continuò negli anni successivi al conflitto mondiale.
Da quest'esperienza provenivano gli esperti che contribuirono alla costituzione del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e Nucleo Tributaria di Roma della Guardia di Finanza: istituzioni di eccellenza mondiale.
|