Un filo d'argento

[Racconto di Giovanna Gra]

 

Terza e ultima parte

Madre Natura: Passano molte ore e la neve incomincia a cadere pesantemente sul selciato. Tutto è silenzio, tutto tace.

Poi, da lontano, ad altezza suolo, si sente un veloce picchiettare.

Il rumore diventa sempre più ritmico e cadenzato.

Un coro di cornamuse accompagnate dal battere e levare di possenti tamburi accompagna degli uomini in marcia dalla falcata decisa e veloce.

 

I nostri amici, nonostante siano abituati agli urli laceranti dei gufi e delle civette e siano usi dormire sotto strepitosi tuoni o cullati dal furioso tramestio delle fronde frustate dal vento, si girano e rigirano di qua e di là in un sonno difficile.

Alla fine, sono costretti a svegliarsi, sorpresi da un caos indescrivibile, grazie al rullare di mille piedi che, all’unisono, segnano il passo e lo stop della marcia.

"Che sogno pazzesco!", commenta Jo Farfalla svegliandosi definitivamente e scuotendo con impeto il povero Coccino.

"Chi è? Che c’è?", risponde Frank, impastato, fra i fumi del sonno.

Jo gli spiega che, visto che anche lui sta dormendo nel suo sogno, vuole che lo veda.

"Da cosa si capisce che io sono nel tuo sogno? Non potresti essere tu nel mio?", domanda l’altro, stropicciandosi gli occhi.

A occhio e croce, Jo direbbe che sì, quello è il suo sogno, ci sono troppi profumi per essere un sogno di Frank.

 

Nemo (sbalordita): “No, no, non è il tuo sogno, Jo, è la realtà!”

 

Madre Natura: Accidenti, tutta quella folla? Nella realtà? Nella loro radura? Chiede preoccupato con un fil di voce la vecchia farfalla.

Già, perché nel bosco, fra gli arbusti e gli anfratti erbosi, spiano la scena mille occhi attenti.

Sono le formiche, gli scoiattoli, i merli, i cerbiatti, tutta quella parte di foresta non ancora in letargo e che, forse, non ci andrà mai, ma che, in ogni caso, non si perderebbe quell’evento per nessuna ragione al mondo.

"Beh, questo è un fatto: sicuramente trattasi di una tromba", nota il Bacca, dimenandosi fra i suoi fili.

Il vecchio Jo è basito.

Frank è guardingo.

Nemo spia da sotto la coperta.

Uno strano omino con indosso un variopinto vestito annuncia, piegandosi fino a terra in un profondo inchino, il fauno di corte.

Al ché, uno strano essere vestito di verde si fa avanti.

Dal bosco, un OOOOOHHH!!! di stupore.

In effetti, il fauno ha un costume che sembra quello di un animale, anche se è difficile dire quale.

Ha le parvenze di un grillo, perché ha molte antenne fluttuanti sulla testa che fanno capo a una graziosa cuffietta e sfoggia atletico due ali davvero grandi che muove con leggiadria e consapevolezza.

Ma non somiglia a nessun animale… a dir la verità e nemmeno a un fauno, o all’idea comune che se ne ha.

Quindi, il sedicente fauno, domanda se c’è qualcuno con cui poter conferire.

Ha un tono un po’ altero e antico.

Frank dà una spallata a Jo che lo guarda in cagnesco come a dire: PERCHE’ IO?

Naturalmente perché è il più anziano, sussurra mellifluo Frank.

Lo ripete ogni giorno fino allo sfinimento e ora che la sua esperienza serve a qualcosa, deve usarla!

Ergo, a lui il fauno!

Jo si schiarisce la voce e poi, con non poche remore, si fa avanti.

Chiede al signor Fauno, in cosa può essergli utile.

 

Fauno: “Oh, bene messere! Sciorinatemi tosto il vostro buon nome.”

Jo guarda il Fauno perplesso, poi si gira verso gli amici e domanda in un sibilo cosa cavolo vuole il tizio, secondo loro.

Il nome, presumono Frank e il Bacca.

Jo Farfalla tenta di presentarsi, quale il saggio, l’anziano e… ma l’altro, frettoloso, non lo lascia concludere e annuncia.

 

Fauno: “Bene! Ergo, ditemi, Jo Farfalla Vecchia, di quante forze disponete nel vostro regno?”

 

Madre Natura: Mentre Frank, il Bacca e Nemo non riescono a trattenere le risate, Jo si volta verso di loro, furioso.


 

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Immagine della cocchiera, seduta in terra (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Primo piano della cocchiera in posa dinamica, indossa una maschera-elmo da cavallo. Ha le braccia alzate con le mani raccolte dietro la maschera, sulla testa. E' in equilibrio col peso del corpo trasferito sull'anca sinistra e questo conferisce movimento alla figura. Indossa un corpetto, senza maniche, che lascia scoperto parte dell'addome. E' chiuso con dei lacci non stretti. Dal corpetto e dalla testa del cavallo, a mo' di criniera, si dipartono dei nastri che decorano l'immagine. Sul lato destro si vede la figura intera di Nemo, di profilo.Particolare della cocchiera.Particolare di Nemo.
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Poi, decisamente arrabbiato, si rivolge al fauno con aria minacciosa dichiarando di disporre di due ali così…

L’altro, totalmente ignaro della gaffe appena fatta, si convince che la farfalla stia affermando la sua grande potenza.

 

Fauno: “Ordunque, messere, se cotanto potente voi siete, io chiedo umilmente il vostro aiuto affinché possa trovare ciò che disperatamente cerco.”

 

Madre Natura: Di fronte a cotanto ossequio, Jo riacquista un po’ di buon umore.

"Tatannn!", esclama sottovoce Coccino, dando una poderosa gomitata a Nemo, che si nasconde sotto la sua coperta.

Lo vede che le avevano detto la verità?

Nemo, per tutta risposta, gli fa una linguaccia.

Poi, dalle retrovie del sontuoso corteo, delle donne piccolissime provviste di ali si dispongono a raggiera nella radura, illuminando coi loro bagliori ogni anfratto.

 

Fauno (pomposo): “Signori: le Fate!”

 

Madre Natura: Jo si spertica in un ampio inchino, sottolineato da risolini soffocati dalla sua retroguardia.

Quindi, l’uomo farfalla domanda se può fare qualcosa per compiacere le fate.

"Forse vagano perché hanno perduto qualcosa? E se sì, cosa?"

 

Fauno :  “Una fata, mio signore.”

 

Madre Natura: Lo informa il fauno sedendosi al suo fianco per meglio raccontare.

 

Fauno: “È tanto che erro per queste contrade e il mio pellegrinare diviene ogni giorno più mesto e vinto, poiché di ella non v’è traccia.

Ho frugato le nubi, le fronde degli alberi, ho viaggiato sotto auspici lunari seguendo le rotte di antichi amori, ho perlustrato meravigliose imprese ove pernottano intrepidi cavalieri.

Ho attraversato foreste seguendo le folli corse dei cervi e scrutato la volta per cercar lumi fra le piroette dei merli e delle allodole mattiniere, ma nulla, niente, nix.

Il deserto e la desolazione.

Questo vostro regno sperduto e lontano è la mia ultima spiaggia.”

 

Madre Natura: A quel punto, dei mini servitori con ampi gonnellini ricavati da piccolissime zucche verdi, si precipitano a depositare ai piedi del Fauno un grosso uovo rosa.

Il Fauno li ringrazia con un cenno stanco della testa.

Poi, avvilito, si mette a ragionare con il mento poggiato sul pugno chiuso, fissando amaramente in terra.

Frank incoraggia Jo: che gli dica qualcosa… una parola di conforto... non vede com’è abbattuto?

Jo è scettico: è ovvio, uno che parla in quel modo pomposo non l’avrà capito nessuno… così ha perso tempo e mo’, la fata chissà dov’è finita.

 

Nemo (bisbiglia): “Vuoi che usiamo il mio anello magico, Jo?”

 

Madre Natura: Ma no, no... per capirlo, si capisce… però è bene dirsi la verità.

Il fauno parla come uno che ha bevuto sette pinte di sciroppo di prugne.

Quindi, Jo si rivolge al suo nuovo ospite con tono di circostanza e chiede dettagli sulla fata.

Frank alza gli occhi al cielo, il Bacca borbotta fra sé, Nemo non riesce a trattenere l’ennesimo risolino.

Jo si volta verso i suoi amici, indispettito.

Che bastardi… vorrebbe proprio vedere loro al suo posto! E comunque, tanto per tenerli informati, anche lui ha del sangue blu.

Cosa credono… che non sappia parlare con Fauno?

Secondo Frank, il sangue blu di Jo è polline… e giù risate a non finire.

"Ah sì?", chiosa Jo irritatissimo: adesso vedranno di cosa è capace.

Ciò detto, l’uomo farfalla incomincia a esibirsi in una strana danza, avvicinandosi a tratti e singulti al suo interlocutore.

È chiaro che la sua piccola mente di lepidottero considera quel passo estremamente elegante, decisamente chic ma… agli occhi degli astanti sembra solo un farfalloide un po’ sbilenco preda di qualche strano prurito che gli procura guizzi e sobbalzi, senza grazia, fuor di senno e senza criterio alcuno.

Le risate dei suoi tre amici, infatti, sono spudorate.

Frank, appoggiato a un tronco, si tiene la pancia con le mani, il Bacca è in lacrime dal ridere e si asciuga gli occhi attento a non bagnare i suoi fili e Nemo si rotola dando poderosi schiaffoni per terra gorgogliando:

 

Nemo: “Oh, mamma, non ce la faccio più! Sei troppo buffo Jo, troppo buffo! Hi, hi, hi!!!”

 

Madre Natura: Al contrario, il Fauno e la corte tutta, alla vista di quello strano passo, di quell’incerto avanzare, di quella zoppia improbabile e improvvisa, si inginocchiano all’unisono e salutano con l’onore delle armi il loro ospite.

Tutti se ne accorgono e, piano piano, anche Bacca, Nemo e Frank ammutoliscono alla scena.

L’intera corte, cioè, migliaia e migliaia di fauni, gnomi, soldati, cavalieri, ma anche fate e principi e re e regine, sono inginocchiati davanti a Jo.

Nel bosco, il silenzio sembra durare un tempo lunghissimo.

Qualcuno rabbrividisce, forse, ma è un silenzio assoluto e pregno di riconoscenza, di amore e di qualcosa di magico che ora è proprio difficile da definire.

Quindi, il fauno si alza in piedi e annuncia:

 

Fauno: “Maestà, finalmente! Che onore, che felicità! È tanto tempo che vi cerchiamo, ora la capo cocchiera verrà a prendervi con la carrozza regale per restituirvi alla vostra patria e alla vostra gente che attende e vede in voi la guida futura!”


 

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Immagine di Nemo (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). In primo piano, il mezzo busto della bambina. Ha un'espressione sorridente negli occhi e sulle labbra dischiuse. Tra i capelli lisci e verdi, acconciati a caschetto, alcune stelle rendono brillante la sua figura. E' vestita con una camicetta viola e con una giacchetta verde decorata di bianco. Sullo sfondo, un cielo notturno stellato.Particolare degli occhi di colore nocciola di Nemo.Particolare del volto di Nemo.
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Madre Natura: Jo, paonazzo, è in bilico su un piede solo, dinoccolato e altero.

Si guarda intorno un po’ perplesso, ma soddisfatto.

Infine, si liscia il collo e ringrazia… accidenti… addirittura la capo cocchiera? Che meraviglia!

I suoi tre amici si guardano basiti.

Il Bacca è il primo a scuotersi e si domanda incredulo come possa, Jo, pensare di essere una fata?!

 

Nemo: “Mah… perché glielo ha detto il fauno, forse….”

 

Madre Natura: Ma Bacca reitera.

Insomma, accipicchia, quelle signore laggiù, con le alucce, i fronzoli luminosi sono fate e Jo non ci azzecca un fico!

 

Nemo: “Eh, però… il fauno saprà cosa dice, no?”

 

Madre Natura: Intanto, il fauno si è alzato avanza verso Jo che insiste nella sua stramba camminata.

Ora sono uno di fronte all’altro.

Jo, emozionato, si sporge verso l’essere magico che, però, si sposta di lato.

Anche Jo fa un passo di lato.

Allora il fauno si sposta dall’altra parte e anche Jo saltella nella stessa direzione e gli si piazza davanti.

 

Fauno: “Orsù, spostatevi, mi siete d’ingombro.”

 

Madre Natura: "Ma come d’ingombro! Mi pareva di essere re, fino a pochi istanti prima…", osserva Jo, un po’ offeso.

 

Fauno: “Voi siete il signore del regno, messere.

Ma si da il caso che nel vostro regno vi sia la mia regina e, se non volete essere trasformato in qualcosa di orribile, fatevi, or dunque, di lato!”

 

Madre Natura: Poi, il tizio, prosegue in direzione di Nemo e le prende le manine fra le sue, sussurrandole…

 

Fauno: “Mia signora, è tanto che vi cerchiamo...

Un orribile incantesimo vi ha strappata dalle braccia della vostra gente, ma ora che vi abbiamo ritrovata, nulla potrà più nuocervi!”

 

Nemo (esitante): “Ma, io… veramente…”

 

Madre Natura: L’aitante cocchiera delle fate è già nei pressi, indossa un copricapo a guisa di muso di cavallo fatto di cuoio e raffinati finimenti.

Abbraccia la bambina con delicatezza mentre le grandi ali del corteo si spalancano per lasciare entrare nella radura uno splendido cocchio.

Si tratta di una ghianda decorata da mille scotte colorate e condotta da un tiro formato da due possenti unicorni color cobalto.

In cento si sbracciano per cercare di aiutare la loro regina a salire sulla prestigiosa carrozza.

Le cornamuse intonano un’allegra melodia, i tamburi battono e levano, levano e battono, sembrano segnare il tempo del piccolo cuoricino, emozionato e perso, della piccola Nemo.

Tutti urlano di felicità e di gioia.

Frank, Jo e il Bacca siedono in disparte sul vecchio e consunto tronco cavo.

Accidenti, Jo non se la deve prendere! Del resto, non c’è niente di lui che assomigli a una fata! Cerca di consolarlo Coccino.

“Mi mancherà”, sospira il Bacca guardando Nemo salire sul prestigioso cocchio.

"Però era piuttosto ovvio che non fosse una di noi, che un giorno ci avrebbe lasciati senza nemmeno un vero addio… sniff, sniff!", si rammarica Jo Farfalla.

"E chissà perché le sono venuti i capelli verdi", si domanda Frank con la voce strozzata di uno che ha una gran voglia di piangere.

Gli risponde uno gnomo di quelli classici, col berretto rubino.

"La ragazza è figlia della fata Gialleggia che ha sposato messer Bluino perciò è nata la fata Verdoccia.

Ovvio, no?  E poi il colore si capisce solo a quest’età."

“Ah”, risponde secco Coccino, guardando lo gnomo, molto perplesso.

Jo si batte l’indice sulla tempia come per far capire agli amici che il tipo è un po’ scemo.

"Un’ottima spremuta di meningi", chiosa serafico.

In quell’istante, un airone seguito da una nutrita pattuglia di elfi si dirige verso i tre, sconsolati.

Con un poderoso colpo di becco, l’uccello sega il filo del Bacca e, acchiappandolo al volo, lo solleva alto nel cielo.

Frank e Jo vengono presi di peso e introdotti a forza nel cocchio regale.

L’aitante cocchiera che sta uscendo per prendere il suo posto di fianco al vetturino li informa: la fata bambina non partirà senza di loro.

I tre si guardano con un sorriso radioso.

 

Nemo (divertita): “Non pensavate mica di scamparla, vero? Non ho intenzione di fare la fata senza di voi!”

"Che brava la nostra bambina", sentenzia Jo al settimo cielo.

Frank azzarda che vorrebbe cambiare il colore del suo scudo e chiede a Nemo se pensa che gli daranno una livrea come i suoi soldati.

 

Nemo: “Ne avrai una tutta tua Frank, perché ti nominerò mio luogotenente.”

 

Madre Natura: "Fantastico!", Ulula Coccino.

E ulula anche il Bacca fluttuando tra le nubi in balia dell’airone.

 

Nemo: “E lui sarà una bacca fatata! Perciò, sin da subito, potrà tessere idee nuove, ricamare sogni, cucire fra loro desideri, imbastire speranze, fare il piccolo punto sul futuro.

(urla) Ehi Bacca, ti divertirai, ne sono sicura!”

 

Madre Natura: E mentre il cocchio sorvola il bosco, tutti gli animali, nessuno escluso, hanno il naso al cielo e occhi umidi come il muschio.

In fondo, Nemo era l’unica che poteva parlare con tutti loro grazie all’anello.

Ma ora la bambina se ne va in cerca di altre avventure per diventare grande e portare con sé la saggezza dei lupi, la leggerezza degli uccelli, le strategie delle formiche, l’irruenza dei predatori e le leggi della fuga e dell’attacco.

Forse un giorno tornerà nel suo bosco per consegnare altri misteri, quelli incastonati nell’anello.

Il vecchio anello del Re Salomone, il re degli animali.

Da basso, intanto, qualcuno nascosto fra le radici, intona una vecchia cantilena.

 

Un volo alto e piano, aspetta la virata

Le nubi fanno velo

La testa è sollevata,

testa contro il cielo

testa di patata.

Ali  blu cobalto,

dal volo disinvolto

che frullano lontane

che guardano dall’alto.

Il corno è verso il cielo,

speranze toste e vane

s’impigliano nel melo.

Coltivano le grane.

La foglia si fa bruna

E brilla con la luna

La via si fa più larga,

così la vecchia marga.

Qualcuno dice “cosa?”

Tal’altro dice “posa.”

E noi direm la nostra

Farem girar la giostra

Un puntolin d’argento

Ma eran settecento…

Un puntolino d’oro

gridando tutti in coro

Poi scesero “per giù”

E allora, niente più…

Se danza sui perché

vibranza va da sé.

Addio piccola Nemo,

e curati di te!”




FINE





 

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