Nemo e i lupi delle colline

[Racconto di Giovanna Gra]

 



Seconda parte


Madre Natura: Poi, Iota si fece serio, dicendo che sarebbe stato tutto molto più semplice se Tao avesse ammesso la verità, cioè che doveva allenarsi perché non teneva l'ululato più di cinque minuti, mentre in teoria avrebbe dovuto reggere il doppio.
Si stava comportando da stupido e tutti quei capricci non erano un bel vedere!
Tao, dispettoso, aveva scoperto un piccolissimo incisivo e si era messo a urlare che la Luna era stupida e anche lui, il suo grande fratello, era stupido quando le cantava le canzonette nel buio!
Iota, occhi al cielo, aveva sibilato che lui non cantava canzonette alla Luna. Lui inviava le parole del branco affinché la Luna le diffondesse nella valle.

Naturalmente Tao non la vedeva così. No. Secondo lui, suo fratello maggiore andava a ululare alla Luna per conquistare le lupacchiotte, per sentirsi poi dire che aveva cantato bene e che era il più figo fra i giovani del branco.
Tutti sapevano che le lupacchiotte subivano il fascino del solitario!
Per la prima volta, a Nemo parve di vedere Iota leggermente in imbarazzo. Sbertulò ancora per poco suo fratello, poi, una smorfia e un risolino apparvero sotto i suoi baffi.
Il piccolo Tao, intanto, era un fiume in piena.
Disse che tutto il branco dai sette mesi e un giorno in su aveva il mito del lupo solitario. E MAGARI alcuni dovevano ancora imparare ad alzare la gamba per fare la pipì!
Suo fratello, invece, doveva badare a tacere, aveva detto Iota a Nemo, annaffiando una roccia su un piede solo.
Tao si era messo a raspare la terra con le zampe posteriori dicendo a suo fratello di andare al diavolo perché lo sapevano tutti, nella valle, che anche Iota aveva imparato a farla in verticale da poco.
E comunque, la sua vis polemica era dovuta al fatto che trovava suo fratello una banderuola... insomma... diciamoci la verità: appena aveva visto la lupa dal manto azzurro ogni parola data era venuta meno.

Nemo: "Chiedo scusa... sarei io la lupa dal manto azzurro?"

Madre Natura: I due lupi si voltarono verso di lei con gli occhi che parevano due biglie dorate. "Che domande, certo!", risposero in coro.
Nemo notò che, anche se i giovani lupi stavano discutendo esattamente come fratelli di qualsiasi specie, negli sguardi vi era una furia atavica di cui, forse, nemmeno loro si rendevano conto.
Iota spesso alzava il labbro mostrando delle zanne affilatissime e pungenti.
Tao, per tutta risposta, digrignava i dentini da latte rivelando, a tratti, il magnifico lupo che sarebbe diventato.
Nemo li aveva osservati con profondo timore e aveva visto Tao scimmiottare la grinta del fratello più grande con perfezione magistrale.
Ora, i due giovani predatori la fissavano con aria interrogativa.

Nemo (timida): "Ecco... io non ho fretta e, visto che il sole è calato ed è spuntata la Luna, posso venire con voi a ululare, così poi... poi mi... mi accompagnerete dalla grande lupa."

Madre Natura: I due si fissarono un istante poi... "Alfa!", dissero in coro. La femmina di lupo si chiamava Alfa, quello era il suo nome. Comunque, occhei, sarebbero andati a ululare, prima, e da lei, poi.
Passò un po' di tempo prima che i tre trovassero un picco come si deve. Quindi, scelto un buon punto, si sistemarono per ululare nella valle.
All'improvviso, un tonfo e un grugnito profondo alle loro spalle, li fece sussultare.
Tao cominciò a tremare. Conoscevano quel rumore, oh sì! Per cento code di volpe! Un cinghiale!
Nemo vide Iota tendersi in un'espressione da grande attacco. Alcune gocce caddero dalle sue labbra e la bambina capì che il giovane lupo stava sudando.
Il cinghiale doveva essere caduto da qualche rupe, forse il terreno gli era franato sotto le zampe porcine.
Il suo grugnito non sembrava troppo convinto ma appariva molto nervoso. Doveva essere seriamente irritato per quel che gli era successo, per questo grugniva: stava minacciando per non essere attaccato.
In verità non aveva tutti i torti. Non era difficile soppesare le tre sagome che si trovava di fronte: si trattava di tre giovani, giovanissimi lupi che non avrebbero mai potuto reggere sotto il peso della sua mole e lui lo sapeva.
Anche Iota e Tao lo sapevano e cominciava a rendersene conto anche Nemo.
La piccola si stupì dei suoi ragionamenti. In altri tempi non avrebbe mai pensato a un nemico in termini di mole, attacco e difesa in modo così lucido e istintivo.
Doveva essere l'effetto dell'anello, era forse quell'oggetto tanto caro a Salomone a farla ragionare come un animale, come un lupo?
Erano dunque spacciati? Tutto lasciava pensare di sì.
Fu a quel punto che Tao incominciò a pregare il fratello di usare la magia.
Iota, a quella richiesta, annuì, assestandosi con vigore sulle due zampe anteriori come per spiccare un grande balzo.
La ragazza guardò l'amico, stupita e contratta, sussurrando fra sé: "Ma quale magia?"

Madre Natura: Iota pareva incantato dal riottoso animale e cercava in ogni modo d'intercettare lo sguardo del ciccione peloso, come lo chiamava lui.
Il cinghiale sembrava resistere con difficoltà agli occhi dardeggianti del giovane lupo.
Più che occhiate, parevano palle di fuoco.
Dopo una strenua resistenza, il cinghiale, furibondo, cedette e fissò negli occhi il suo avversario.
Un istante e Iota e Tao, all'unisono, urlarono alla ragazzina di balzare di lato e fuggire, quindi partirono come razzi.
Nemo si tuffò terrorizzata al loro inseguimento.
Incominciarono a correre senza sosta e, per qualche istante, si udì solo il ritmo incessante dei loro fiati.
Poi, Nemo si fece coraggio.

Nemo (annaspando): "Uff, uff, cosa è successo fra te e il cinghiale? Non ho capito nulla!"

Madre Natura: Iota, indicando un altro picco, le disse che glielo avrebbe spiegato arrivati lassù.
Qualche istante dopo, stremati, sorseggiavano aria a pieni polmoni.
Iota parlò per primo e si disse stupito che Nemo non lo sapesse. Non glielo avevano insegnato nel suo branco?

Nemo (stanca): "Cosa? Uff... Ufff... A fuggire... uff, uff, davanti a un cinghiale? Francamente avevo un'altra idea della vita da lupo!"

Madre Natura: Tao concluse che la lupa dal manto blu doveva appartenere a un branco con poca fantasia. Nemo pensò che quel lupetto era irritante come la puntura di un'ortica.
Ma Tao non era pago e, ormai, era evidentemente geloso. Disse, ridendo, che forse lei non cantava alla Luna e che magari amava cibarsi di pipistrelli farciti di ragnatele caramellati al polline d'api, che forse beveva spremute di datteri marci e magari usava le code di volpe per farsi cappelli. Infine, le rivolse l'insidiosa domanda: "Da dove vieni?"
I lupi chiedevano le sue credenziali e Nemo, un po' per la tensione accumulata, un po' per la consapevolezza di essere davvero sola, scoppiò in un pianto disperato.
Iota le si avvicinò e iniziò a mordicchiarla su un braccio. Erano morsetti d'affetto, molto comuni fra i lupi.
Poi rimproverò suo fratello per averla fatta piangere. Doveva smetterla di fare lo stupido.
Nemo fuggì verso un cespuglio. Iota la seguì premuroso.

Nemo (singhiozzando): "Lasciami perdere Iota e pensa a far ululare tuo fratello! Io non c'entro fra di voi e poi lui s'ingelosisce..."

Madre Natura: Poi, asciugandosi il naso con le foglie, la ragazzina si guardò la mano, stranita. Cosa stava facendo? Si chiese fissando il mucchietto di germogli con cui si era strofinata il naso. Iota, mortificato, tornò verso Tao.

Nemo (allarmata): "Sto ragionando sempre più come una del branco e sempre meno come me stessa!"

Madre Natura: Nemo gettò le foglie e si pulì le lacrime con la manica della casacca.
Iota, intanto, si era seduto sulla punta estrema del picco e perdeva tempo a discutere col fratello. Voleva assolutamente che provasse a ululare.
Finalmente, Tao si arrese e incominciò a farlo come un vero lupo.
In punta di piedi, Iota lo lasciò solo avvicinandosi di nuovo alla ragazza.
Lei lo accolse sorridendo, si era un po' consolata.

Nemo: "Che tipo tuo fratello! Ha smesso di protestare?"

Madre Natura: Iota rise, poi disse che essere poco precoci era nell'indole dei giovani lupi... Ma un giorno Tao avrebbe capito.

Nemo (ridendo): "Ma è davvero così importante come dici?"

Madre Natura: Iota fissò la ragazzina con un velo di sospetto. Accidenti, da piccola non le avevano insegnato che saper ululare è fondamentale per la vita del branco?

Nemo (imbarazzata): "No... cioè, sì, cioè, veramente io..."

Madre Natura: Perbacco, i lupi erano animali evoluti!
Godevano di una vita sociale molto impegnativa e il loro modo di comunicare era molto, molto sofisticato. E anche se faceva finta di non saperlo, lo sapeva bene anche Tao. Nemo fece per parlare, ma la zampa del lupo si posò sopra la sua mano. Iota la invitò ad ascoltare... l'aveva presa! Esultò.

Nemo (confusa): "Cos'è che ha preso?"

Madre Natura: La giusta tonalità! E con quella nota sarebbe riuscito a portate la voce per ben oltre dieci minuti!
Nemo guardò Iota, incredula.
Ma sì, certo, l'ululato di un buon lupo poteva arrivare anche oltre otto chilometri, disse lui... ma lei come poteva ignorare certe cose?

Nemo (agitata): "Beh, perché io sono... cioè, io non sono... cioè... Ecco vedi io sono... sono orfana."

Madre Natura: Aveva detto infine lei in un sospiro. "Oh, per la grande vallata! Orfana?", aveva domandato Iota. Quindi non aveva un branco? Era davvero una sorta di... lupina solitaria?


Nemo: "Un branco? No, un branco proprio no... non credo. Cioè, se ce l'ho non l'ho mai saputo... per questo sono qui... magari il tuo capo sa... sa dirmi qualcosa..."

Madre Natura: Il suo capo, rispose serio Iota, poteva dire un sacco di cose, era sufficiente una sniffata del mantello.

Nemo (pensierosa): "Già, è quello che spero. Devo proprio incontrarlo."

Madre Natura: Iota ne convenne. Se Nemo voleva davvero rintracciare la sua gente, doveva incontrare il capo.
Intanto, gli ululati del piccolo Tao tormentavano la vallata, tanto che due vecchi gufi esasperati si mossero in cerca di altri giacigli borbottando contro la gioventù lupina.
Nemo e Iota sghignazzarono a lungo sui loro commenti. Era davvero molto difficile ululare e non solo per il tempo. Un ululato di dieci secondi poteva avere anche una frequenza di settecentottanta cicli al secondo e la presenza di dodici tonalità armoniche differenti, spiegò Iota.
'Uuuuuuuuuuuoooooouuuuhhh!!!' Si sentì di lontano.
Ecco, Tao aveva lanciato il primo urlo.

Nemo (incuriosita): "E cosa dice?"

Madre Natura: Iota spiegò che in quel modo suo fratello aveva tracciato una sorta di frontiera uditiva. Aveva stabilito con chi voleva parlare. Più l'ululato era forte, più la frontiera era lontana, più gente avrebbe ascoltato le cose che lui aveva da dire.

Nemo (ammirata): "Una frontiera uditiva, caspita!"

Madre Natura: Si sentirono altri "Uauuuuuuuauuuuuuauuuuuuhhh!!!" e poi ancora "Uauuuuuuuauuuuuuauuuuuuhhh!!!".
Iota spiegò che in quel momento Tao stava avvertendo che era un'esercitazione e, subito dopo, aveva chiamato tutti i membri del branco.
Era un modo per tenerli uniti. Poi avrebbe provato l'ululato che dice: 'Chi vuole giocare con me?' E, imparato bene quello, avrebbe ululato 'Ok, io vado a caccia'. Non erano cose facili per un pivello, chiosò Iota dandosi delle arie.

Nemo (curiosa): "Tu ne sai fare molti di più a soli sette mesi?"

Madre Natura: Iota si gonfiò tutto. Beh, naturalmente lui conosceva anche quelli che dicevano 'Ohi, ohi, sta per scoppiare una lite nel clan' oppure 'Ci stiamo spostando, questa notte'.
Altre specie, continuò Iota, credono che i lupi siano urlatori dissennati, invece la verità è che hanno una fittissima rete di comunicazioni che debbono imparare bene e sfruttare al massimo.

Nemo (ammirata): "Avevi ragione. E' un sistema affascinante e veramente complesso."

Madre Natura: Ma non sapevano solo ululare, insistette ancora Iota. Sapevano anche fare altri cinque versi tipici. "Li dico io!", disse Tao sbucando fra loro e saltando a piè pari un picco.
Iota si compiacque. Dunque, il fratellino aveva studiato. Tao assunse un'aria sussiegosa e concluse, compìto, che potevano gemere, ringhiare, emettere latrati brevi, piangere e ululare.

Nemo (speranzosa): "Accipicchia. Forse, imparando a comunicare come voi, riuscirei a capire da dove vengo!"


Madre Natura: Iota disse che era improbabile. Magari il branco cui faceva riferimento l'amica era già molto lontano... poi si fermò e propose che avrebbero potuto passare parola.

Nemo (speranzosa): "Davvero potreste farlo? Davvero lo fareste per me?"

Madre Natura: Diciamoci la verità, a Iota Nemo piaceva. Lo capì anche Tao quando vide lo sguardo che suo fratello posò sulla nuova amica.
Quindi, Iota andò sulla punta del picco e, gonfiando il petto, si lanciò in una lunga serie di latrati strepitosi, per far colpo.

Nemo: "Cos'hai detto?"

Madre Natura: Il giovane lupo spiegò che aveva chiesto ai branchi di passare parola. Si disse anche certo che la mamma e il papà di Nemo la stessero cercando. Non poteva che essere così e, in quel modo, la notizia si sarebbe sparsa in un baleno.
Quando ebbero finito, i tre lupi si mossero per andare dalla grande Alfa.

Nemo (ansimando): "Non mi hai detto cos'è successo fra te e quel cinghiale, prima."

Madre Natura: Se era per quello, rispose il giovane lupo, non le aveva parlato nemmeno del grande ululato.

Nemo: "Sono tutta orecchie. Cos'è il grande ululato?"

Madre Natura: Iota prese un'aria misterica e le disse che era l'urlo del lupo che sta dietro la Luna. Alla curiosità di Nemo rispose il giovane Tao, invasato. Le disse che il lupo si vedeva solo quando la Luna era piena. Lui si che era un vero mito!


... fine seconda parte.

 

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