Nemo e i lupi delle colline

[Racconto di Giovanna Gra]

 



Terza e ultima parte


Nemo: "Brrr!! Non è che state cercando di mettermi paura? Ma esiste davvero?"

Madre Natura: I due fratelli ammisero all'unisono che il lupo della Luna non l'avevano mai visto. Ma c'era, eccome se c'era!
Tutti i clan ne parlavano. Si diceva che avesse il manto pallido e la sua strada fosse disseminata di leggende, mentre lui trottava fra epopea e realtà. Chi l'aveva sentito raccontava che avesse un latrato che pochi sapevano intendere e, quelli che lo conoscevano, provavano un po' di fifa nel raccontarlo.

Nemo: "Beh, perché intimorirsi? Sarà un ululato come gli altri... spero..."

Madre Natura: Iota scosse la testa. No, non era un ululato qualsiasi. Il grande lupo parlava per interludio e solo la Luna poteva comprenderlo. Nemo insistette nel voler sapere il segreto del cinghiale.
Iota, paziente, le spiegò che ognuno di loro discendeva dal lupo della Luna e dalle sue leggende. Quelle leggende, se un lupo era in difficoltà, divenivano poteri, poteri magici.
Nemo si fermò per ascoltare.
Era così, confermò Iota e fece degli esempi. Se una giumenta posava lo zoccolo nell'impronta di un lupo, non avrebbe più figliato. Fissando a lungo un lupo negli occhi si rimaneva pietrificati.
Ecco cos'era successo al cinghiale!
E ancora, se si posava un ciuffo di peli di lupo nella scarpa di un neonato, gli si assicurava fortuna e fecondità! Nemo, molto divertita, incominciò allora a ringhiare e ululare, ballando in modo buffo. Anche lei si sentiva magica e lupina.

Nemo (entusiasta): "Oh! E' meravigliosa questa storia del lupo della Luna!
Raccontatemene ancora, ve ne prego... Iuuuuooouuuuh!! Dai, ancora, ancor..."

Madre Natura: Ma qualcosa di morbido interruppe il suo balletto.
Un forte odore di muschio e foglie affumicate li avvolse.
Iota e Tao, con i musi rivolti verso il cielo, guardarono in alto, dietro le sue spalle, con profondo timore.
Nemo cominciò a tremare, qualcosa di molto potente, forte e possente era lì, a due passi da lei. Lo sentiva.
Una forza magnetica mai percepita prima, un calore intenso, a tratti irresistibile e violento.
Nemo era paralizzata e rapita.
Si voltò. Non c'era altro che potesse o che volesse fare.

Un latrato sordo e due occhi fiammeggianti la inchiodarono al suolo.
Una voce profonda, calda e sensuale, ringhiò verso di lei.
Quella voce profonda e quel ringhio sordo le stavano dicendo che quell'essere la vedeva come realmente era: una bambina.
Dunque, quello che aveva davanti, era davvero un essere soprannaturale. E l'anello non l'avrebbe protetta, poiché quell'essere vedeva con la mente.
Era una lupa fulva dagli occhi d'oro, dalla coda maestosa e dal manto screziato nero e argento.
Non era possibile sostenere a lungo il suo sguardo, né rimanere dritti in piedi davanti al suo muso.
Stava distesa a terra come una statua e, nello specchio dei suoi occhi, sembrava di veder trascorrere il tempo dei tempi.
I suoi baffi, tesi come le linee di un pentagramma, annusavano la verità, il passato, l'anima.
Nelle sue tracce scorrevano i segni delle strade che percorrevano il e l'eternità.
Tutto sembrava parlar di lei in quell'immensa vallata.
Lei era corsa e salto, lei era sasso e vento.
Lei era caccia, ventre a terra, presa.
Lei era lotta, amore e furia.
Lei era alito, moto, ragione.
Lei era...

Nemo (in un sussurro): "Alfa... tu... tu sei Alfa?"

Madre Natura: Si chiamava Breath. Era il respiro e la vita del clan. E, per la legge del branco, poteva decidere della sorte della ragazzina, poiché Nemo aveva violato la loro terra.
"Cosa voleva quella ragazza? Forse si credeva un lupo?", chiese Breath annusando l'aria.

Nemo: "Sto solo cercando le mie origini. Io... io non voglio fare nulla di male... credetemi!"

Madre Natura: Nel dire quelle parole, Nemo, senza accorgersene, aveva sfilato la mano dalla tasca e la lupa dagli occhi d'oro aveva intravisto il prezioso anello.
Così, le chiese se quello fosse l'anello di Salomone. Quindi, era grazie al monile che loro potevano intenderla.
Poi chiese notizie del re, era tanto che non ne avevano.
Disse che Nemo aveva rischiato moltissimo ad avventurarsi fin lì.
Ma Nemo era completamente rapita da lei e non le importava di essere in pericolo.
Le piaceva Breath! Le piacevano quelle colline e la vita del branco e i canti alla Luna.
Per un istante pensò di essere un lupo, desiderò con tutta sé stessa di essere lupo.
Ma sì! Quella, quella, era la sua vita!
Anche lei, un giorno, avrebbe avuto quell'aspetto regale e quella saggezza.
Avrebbe resistito e forse lottato per la sua famiglia e per la sopravvivenza del clan. Avrebbe rincorso il vento e galoppato verso le porte del sole.
Così voleva vivere, vestita di neve per ululare alla Luna.
Ma Breath, irremovibile, le disse che doveva tornare indietro, che doveva togliere l'anello, che non era quella la strada.
Nemo oppose qualche resistenza, ma poi fece quello che la lupa chiedeva e
tolse l'anello.
Ora non vedeva più nulla, udiva solo la voce di Breath bassa e lontana: sentì la lupa che le diceva che la sua corsa non era quella, che la sua corsa doveva continuare altrove.
Non poteva lasciarla correre nella sua prateria, non ancora, non adesso!
Nemo singhiozzava. Avrebbe potuto rivederla?
Un giorno, forse. Ma ora doveva andare fino in fondo. Fino in fondo, ripeté la lupa dagli occhi d'oro.
Poi fece un balzo e, ritagliandosi una cornice fra le braccia del tramonto, scomparve.
Poi, più nulla.
Nulla, o quasi.
Forse degli ululati lontani... e delle frasi confuse...

"Qualcuno vuol giocare con me?"
"Noooo, nessuno se ululi così male!"
Poi, sempre più lontano.
"Che noia!"
"Avanti, riprova Tao, magari la prossima volta sarai più fortunato!"
Poi un lontanissimo "Uuuuuuuuooouuuuuhhh!"
Poi, il buio.

Madre Natura: Qualcuno la chiamava e finalmente si svegliò.
Era l'uomo farfalla che le disse che stava urlando nel sonno e che non aveva capito se dicesse iota o idiota e quindi non sapeva se offendersi. E, comunque, per essere una ragazzina, aveva una pessima cera.

Nemo (intorpidita): "Uomo farfalla... sei tu?"

Madre Natura: "Certo che era lui, chi pensava fosse, il lupo?", domandò l'omino seccatissimo.

Nemo: "Lupo? Quale lupo?"

Madre Natura: L'uomo farfalla si affrettò a spiegare che diceva così per dire. Piuttosto, era cosciente di aver dormito due giorni? Forse doveva fare quattro passi per sgranchirsi.

Nemo: Grazie, no, credo di aver appena attraversato una lunga prateria. Ma ve lo spiego dopo. Dite un po'... avete mai visto un lupo nella Luna?

Madre Natura: Non c'erano lupi nella Luna, rispose il Bacca, almeno lui non ne sapeva nulla. Forse l'aveva sognato, ipotizzò.
L'uomo farfalla non era così convinto, magari c'erano i lupi nella Luna e anche le mucche nel sole. O, forse, c'era solo uno stupido, lì davanti a loro, aveva sentenziato il Coccino.
E mentre i tre si perdevano nell'ennesima discussione, Nemo fissò il cielo in cerca della Luna.
Il suo cuore palpitava di curiosità.
Nel petto le batteva un cuore che non era quello di un lupo... ma nel quale era spuntata una vena... selvatica!
Quel cuore, che era già oltre il prossimo ostacolo in trepidante attesa di una nuova ricerca e di un'imprevedibile avventura nel mondo amico dell'anello, di Salomone e degli animali.



FINE

 

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