Nemo e uno strano letargo

[Racconto di Giovanna Gra]

 

Seconda parte





Madre Natura: Nella radura spirano refoli freddini e chi può accoccolarsi fra le ghiande e le foglie vicino ai compagni approfitta del tepore che stringersi gli uni agli altri procura.
Non tutti, però, riescono a prendere sonno.
Nemo, davanti al focherello su cui ha preparato la cena, rimugina pensierosa del suo ipotetico letargo.
Ma un curioso scalpiccio a pochi passi da lei tradisce la presenza di qualcuno.
La ragazzina, con il cuore in gola, interroga il buio:

Nemo (allarmata): "Chi è là?"

Madre Natura: Nessuna risposta fa eco alla sua domanda.
Così, Nemo, coraggiosissima, decide di andare a vedere di persona.
Prende un rametto di legno e, immergendone la punta nel fuoco, se ne serve per farsi una torcia.
Fatti pochi passi, la bambina s'imbatte in una montagnetta di semi ben accatastati.
Qualcuno dietro ai semi borbotta.
"Centocinaquantanove, centosessanta, centosessantuno... ", un accentuato sbadiglio e poi la vocetta riprende:
"Centosessantadue, centosessantatre..."
La ragazzina guarda stupita la scena fin quando (intorno al numero duecento) una furia improvvisa la spinge a rivelarsi.

Nemo (irritata): "Ah no! Non penserai mica di mettere tutti questi semi al centro della mia radura! Guarda che disordine, accidenti! Chiunque tu sia dovrai vedertela con me!"

Madre Natura: Ciò detto la bambina scruta attentamente nel buio attendendo risposta.
Un lungo silenzio, poi l'insolita attività riprende:
"Duecentosessantaquattro, duecentosessantacinque... ".
Oltre la montagnetta di semi, un omino con un copricapo rosso e voluminoso sta lucidando il seme numero duecentosessantasei.
Quindi, alzando appena la testa e guardando con stanchezza la piccola Nemo, s'informa se per caso l'abbia disturbata.

Nemo: "Ma certo che disturbi! Questa è la mia radura, avevo messo tutto a posto stamane e ora tu... tu... tu l'hai riempita con questi stupidi semini!"

Madre Natura: Accidenti come si scalda facile la ragazza! Ad ogni modo e a titolo di cronaca, i suoi semi non sono punto stupidi, la informa l'omino.
Anzi, sono i semi del dolce dormire e conciliano il sonno e l'umore di chi li ciuccia!

Nemo: "Non m'importa a cosa servono i tuoi semi, non li voglio sparsi nella mia radura!"

Madre Natura: Ma l'omino serafico la informa che sono anni che li sparge in quel posto alle porte dell'inverno! E poi... poi, alzando lo sguardo verso la ragazza e spizzandola dall'alto al basso, ammette che non si è mai vista una tipa come lei da quelle parti.
Per cento palline di muschio secco, di che specie è? Forse... un... un moscerino dai capelli lividi? O forse una farfalla a cui hanno strappato le ali?
Accidenti, non sarà mica un'ape geneticamente modificata? Qual è il suo nome scientifico? E perché non è in letargo? E poi... sì, insomma, ha un predatore?

Nemo: "Uffa, non lo so, non so qual è il mio predatore e non conosco la mia impronta biologica, va bene?"

Madre Natura: Beh, farà pipì ogni tanto... osserva con nonchalanche l'omino.

Nemo: "Certo che faccio pipì, come tutti."

Madre Natura: Beh, allora quella, come impronta biologica, è sufficiente, ammette il suo interlocutore... sebbene resti da chiarire tutto il resto.

Nemo (polemica): "Tu, piuttosto, chi saresti? L'esperto del giardino?"

Madre Natura: L'ometto, facendo finta di non aver sentito, scrolla le spalle e si schiarisce la voce partendo con una filippica senza respiro.
Lui, cara la sua: non so chi sono, è un giovane papavero che sta mettendo da parte i suoi pochi averi per l'inverno.
Ecco chi è lui!

Nemo: "Un papavero? Ma i fiori non camminano, cosa mi racconti?"

Madre Natura: I fiori non camminano ma i papaveri sì.
Dice lui orgoglioso.
Altrimenti, fa osservare, come potrebbero essere ovunque?

Nemo (confusa): "Questo è vero... già... Come potreste essere ovunque?"

Madre Natura: L'omino, intanto, ha ripreso a contare:
Duecentosessantasette, duecentosessantotto...

Nemo: "Un momento, un momento!"

Madre Natura: "Cosa vorrà adesso la Pupa", si domanda il Papavero contrariato.

Nemo: "Hai un nome?"

Madre Natura: Che domande, certo che ha un nome, replica seccato il fiore, si chiama A' Pa.

Nemo: "Davvero strano."

Madre Natura: "Già, strano ma è così, e quindi?", domanda l'ometto...

Nemo: "E quindi, A' Pa, non puoi sporcare tutta la radura... non puoi!
Perché domani, forse, ho lezione di letargo con lo zio Jo e non avrò tempo per mettere in ordine."

Madre Natura: "Lezione di letargo?", domanda ironico A' Pa.
Ma dove è finito, in un'oasi del WWF per animali ripetenti? E giù a ridere...

Nemo: "Naaaa... sono solo io che devo imparare a andare in letargo!"

Madre Natura: Spiega la ragazzina.
Ma dopo aver a lungo sghignazzato, A' Pa, domanda se davvero Nemo non si renda conto della sua richiesta.
Insomma, lui, il re della primavera, il rosolaccio da tramonto, dovrebbe sloggiare dal suo sito preferito per ordine di una zanzara dai capelli tinti che deve prendere ripetizioni per andare in letargo? Roba da matti!

Nemo (impassibile): "Ah! Se la vuoi vedere così fai pure, non ho intenzione di contraddirti.
Ma devi andartene comunque."

Madre Natura: Aggiustandosi la punta del berretto, l'omino conferma: sì, se ne andrà.
E se ne andrà perché tira una brutta aria per i suoi semi.
Loro aborrono le contese, sebbene la sua presenza lì avesse un suo perché...

Nemo (incuriosita): "Cos'hanno i tuoi semi?"


Madre Natura: Lui, sempre più seccato, risponde di malavoglia.
I suoi semi, ORA, hanno bisogno di bell'aria sbuffante, di muschio soffice e fresco e di acqua limpida e argentina, dice l'ometto sbuffando, e non di zanzare petulanti!

Nemo: "Va beh, va beh, lieta per te che sai dove andare.
Posso coricarmi, allora?"

Madre Natura: Che faccia pure, commenta con noncuranza l'omino, lui non ha intenzione di rimanere un minuto di più!
Soddisfatta, Nemo si accoccola presso il suo tronco e si abbandona al sonno.
Il mattino dopo, Frank le da la sveglia...

Nemo (insonnolita): "Mhhhh? Chi è ? Che c'è?"

Madre Natura: E' Frank.
E le fa presente che è arrivata l'ora della sua prima lezione di letargo... avanti, si deve svegliare! Jo non aspetterà a lungo, deve andare al lago!

Nemo (scocciata): "Ma io ho sonno..."

Madre Natura: Oh, cielo, Nemo, si deve svegliare lo stesso! Non può andare in letargo prima di aver imparato come si va in letargo! Esclama Frank allarmato.

Nemo (stiracchiandosi): "Ma che fretta c'è?"

Madre Natura: Molta fretta, commenta il ragazzo coccinella.
Gli orsi hanno già sigillato le tane, le marmotte ronfano alla grande e i serpenti hanno fatto le chiocciole sui prati, sotto i sassi, fra gli interstizi di pietra e i tronchi secchi...

Nemo (sbadigliando): "Embè?... Aufff... "

Madre Natura: "Embè?!!!", ripete Coccino allibito.
Quindi l'avverte: Ehi, baby, mezzo mondo, qui, è già morto di sonno! e loro non sanno ancora nulla di quello che accadrà a lei! Come glielo deve dire che andare in letargo non è una bazzecola?!

Nemo: "D'accordo Frank, d'accordo, ora vado... vado."

Madre Natura: Nemo obbedisce e si avvia verso il laghetto.
"Ferrrrrrma!", la blocca Coccino dopo un secondo.
Per caso ha qualcosa per tenersi a galla? Una ghianda sotto vuoto, una pignetta, una ciambella di legno?

Nemo: "Ma io... "

Madre Natura: Cià, che prenda la sua ciambellina di legno intarsiato, le dice l'amico, mettendole sotto braccio un cerchio di legno leggero.
Però poi la riporti, perché lui ci tiene un frego.
Nemo annuisce e si allontana.
Giunta presso il laghetto, fa un po' fatica a riconoscere Jo.
Le farfalle in riva al lago sono moltissime.

Nemo: "Zio Jooooooo? Zio Joooooooooo?"

Madre Natura: Bercia la ragazzina.
Qualcuno la guarda perplessa.
Poi, alle sue spalle, una mano sconosciuta le chiude la bocca e la stringe a sé:
da quando in qua ha deciso di chiamarlo zio? Vuole proprio metterlo in imbarazzo al cospetto degli stati generali farfallini?
Naturalmente è lui, Jo.

Nemo: "Scusa zio, cioè, scusa Jo, è che io credevo che... "

Madre Natura: Lei non deve credere nulla, deve ascoltare e obbedire... dice Jo.
A proposito: ce l'ha la ciambella?

Nemo: "Si, certo, ma io so nuotare zi... ehm... Jo."

Madre Natura: La vecchia farfalla scuote la testa.
Non importa, deve indossare la ciambella.
Lui non può badare a lei nell'acqua perché deve stare attento a non bagnarsi le ali e a rifornirsi di cibo.
Nemo esegue mite.
In effetti, dopo poco, tutte le farfalle, tenendosi le ali come tante signore terrebbero delle gonne lunghe e larghe per non farle bagnare, incominciano a immergersi nell'acqua intiepidita dal sole.
Nemo, spinta da Jo, imita a sua volta la scena, immergendosi con il suo salvagente.
Poco distanti, dei cestelli di giunco galleggiano a fior d'acqua.
La bambina li osserva incuriosita e domanda:

Nemo: "Quelli cosa sono?"

Madre Natura: Jo, con un'aria da esaltato, la esorta ad allungare una mano e mangiare più che può.
Nemo non se lo fa ripetere due volte.
Fruga nella ghianda e si mette in bocca un chicco d'uva, un frammento di mela, del miele sparso.
Ciuccia avidamente una buccia di fico e divora con crescente piacere dieci pezzetti di fico d'india.

Nemo: "Mhh, che meraviglia!"

Madre Natura: Dice la bambina con il viso tutto sporco di miele.
In quell'istante delle bolle sospette escono in fila indiana dall'acqua a due passi da Jo.
Nemo lo guarda, guarda le bolle e si guarda intorno con un certo imbarazzo.
La bambina pesca qualche altra ghiottoneria e la scena delle bolle si ripete. Dopo qualche istante il laghetto attorno alle farfalle è pieno di bolle che fanno a gara per infrangersi a pelo d'acqua.

Nemo (imbarazzata):" Zio Jo? Cioè, Jo?..."

Madre Natura: Chiama la bambina arrossendo.
Jo Farfalla risponde soave schioccando la lingua per la bontà di un fico appena trangugiato e emettendo altrettante bollicine.

Nemo: "Jo, tu... "

Madre Natura: Jo mugugna ancora di piacere, inghiottendo in fila cinque pezzi di chicco d'uva.
Insomma cosa vuole? Esclama zio Jo un po' contrariato.
La bambina tenta di spiegarsi con impaccio...

Nemo: "Tu... tu stai facendo... cioè, qui il lago è... insomma, accidenti... tu e le altre farfalle... state... state riempiendo il lago di puzzette!"

Madre Natura: Jo farfalla scoppia in una fragorosa risata, se si vedesse Nemo, con quell'aria così scandalizzata... uh uh.

Nemo: "Certo che sono scandalizzata! State puzzando tutto il lago... c'è una ragione per cui non dovrei esserlo?"

Madre Natura: Ma naturale che c'è! Esclama la farfalla asciugandosi le lacrime dal gran ridere.
E le spiega che sono i rituali letargici: si mangiano carboidrati e vitamine attraverso quelle ottime ghiande farcite e ci si crogiola a mollo nell'acqua intiepidita dal sole per evitare che il lungo sonno sia disturbato da processi fermentativi.
In poche parole si assimila cibo evitando che una cattiva digestione ti svegli.
Se Nemo non si sforza e non lascia anche lei qualche puzzetta nell'acqua, Jo dubita che riuscirà ad avere un buon riposo, ergo, si deve sforzare.
Nemo continua a guardarsi intorno circospetta, ma, alla fine, anche lei lascia nel lago una puzzetta timida, timida.


... fine seconda parte.

 

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