Monaco 1972




[Racconto di Paola Manoni]


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durata 19 minuti




Giochi della XX Olimpiade.

Nel 1966, durante la 64a riunione del Comitato olimpico internazionale (che si tenne a Roma) viene scelta la candidata Monaco di Baviera come sede dei Giochi del '72.

Tale scelta aveva per la Germania una doppia valenza simbolica.

I Giochi ritornavano dopo l'edizione del 1936 nella Berlino nazista.

Inoltre, quest'occasione avrebbe contribuito a lanciare l'immagine di uno stato nuovo e democratico.

Da qui, il motto ufficiale: The Happy Games.

Il simbolo della manifestazione: un sole blu stilizzato e la mascotte, un cane bassotto dal nome Waldi.

I pittogrammi olimpici furono tutti firmati da Otl Aicher, artista antinazista di fama internazionale che curò tutta la comunicazione visiva dei Giochi.

Gli imponenti lavori infrastrutturali videro l'allestimento dei progetti firmati dall'architetto Günther Behnisch: l'innovativo stadio del nuoto, la struttura polifunzionale Olympiahalle e lo stadio olimpico caratterizzato da vetro acrilico e tiranti in acciaio e, infine, il villaggio olimpico situato nel parco progettato da Frei Paul Otto, architetto strutturalista, specializzato nelle forme biomorfe architetturali.

La città si presentava perfettamente all'altezza dell'olimpismo richiesto.

La cerimonia di apertura del 26 agosto si svolse sotto i migliori auspici.

La Germania Ovest mostrava l'efficienza e l'organizzazione che vedeva l'ingente gestione di oltre settemila atleti.

Ma dopo una decina di giorni, nel pieno della manifestazione, quando tutto procedeva nel migliore dei modi, all'alba del 5 settembre avvenne la tragedia.

Un gruppo di terroristi palestinesi, del gruppo denominato Settembre nero, fece irruzione nel villaggio olimpico, sfuggendo a ogni controllo.

Il commando si diresse negli alloggi della squadra nazionale israeliana.

Due atleti fecero resistenza e vennero immediatamente uccisi, mentre altri nove venivano presi in ostaggio.

Quando Monaco si preparava alle Olimpiadi, i terroristi ordivano l'attacco.

Invero, alcuni di loro avevano lavorato alla costruzione delle strutture olimpiche e dunque conoscevano bene il campo di azione.

Fu il caso di Luttif Afif (dal nome di battaglia Isa), il capo del commando.

Laureato a Berlino, fu uno degli ingegneri coinvolti nella costruzione del villaggio olimpico.

O ancora di Yusuf Nazzal, detto Tony, che aveva lavorato come cuoco durante la costruzione del villaggio.

Mentre i restanti sei terroristi provenivano dai campi di reclutamento libico per l'addestramento corpo a corpo.

I primi due organizzarono in luglio una ricognizione del villaggio, stabilendone l'accesso per l'attentato.

I Giochi di Monaco dovevano trasmettere un'atmosfera rilassata e gioiosa e fu forse questo il termine su cui vennero basati i minimi standard di sicurezza stabiliti per la sorveglianza del villaggio olimpico.

Non vi erano guardie armate ma giovani volontari in divisa bianca e blu, muniti solamente di ricetrasmittente, addestrati a intervenire giusto in caso di rissa o di episodi di ubriachezza degli atleti.

Per fare un esempio, con questo stesso spirito pacifico vennero sedate, nei giorni prima l'inizio dei Giochi, delle manifestazioni anarchiche: la polizia risolse la tensione di piazza distribuendo caramelle!

Tanta tolleranza era stata accordata anche per gli spettatori che non volevano pagare il biglietto, a cui era permesso salire sulle colline circostanti e osservare a distanza.

E non era nemmeno così difficile scavalcare le recinzioni, come facevano diversi atleti per non effettuare il più lungo giro per accedere al villaggio attraverso l'ingresso.

Il commando agì praticamente indisturbato.

Scavalcò la recinzione con l'aiuto di alcuni atleti americani che rincasavano all'alba, senza passare per l'ingresso… I terroristi furono considerati come ragazzi di qualche altra squadra olimpica!

In pochi minuti, tra i primi israeliani che catturarono vi era Moshe Weinberg, allenatore di lotta greco-romana.

Egli fu subito ferito al volto e costretto ad accompagnare i terroristi in altri alloggi.

L'allenatore scelse di dirigersi verso la palazzina dei sollevatori di peso, pensando a una opposizione più efficace.

Seguì in effetti una colluttazione che permise ad alcuni di scappare ma Weinberg, nonostante il fatto che riuscì a sferrare un pugno che fece saltare i denti a un terrorista, fu raggiunto da un colpo di arma da fuoco.

Ucciso anche il pesista Yossef Romano, dopo essere stato torturato ed evirato per dimostrare agli altri ostaggi cosa sarebbe loro accaduto se si fossero ribellati.

Mentre il corpo di Weinberg fu gettato in strada assieme a un foglio di richieste al Governo israeliano.

La liberazione di 234 detenuti palestinesi nelle carceri israeliane e di due terroristi tedeschi: Andreas Baader e Ulrike Meinhof.

Nonostante la tragedia, alcune gare della mattina vennero regolarmente svolte come, ad esempio, il torneo di pallavolo.

Le proteste del Governo israeliano al Comitato olimpico fecero sospendere i Giochi solamente nel pomeriggio.

La richiesta dei terroristi conteneva un ultimatum: la liberazione dei detenuti entro le 9:00 del mattino.
In caso contrario, sarebbe stato ucciso un ostaggio per ogni ora di ritardo.

Intanto il Cancelliere Federale Willy Brandt contattò il Primo Ministro israeliano, la signora Golda Meir, per condividere un piano di azione.




La posizione del Governo di Israele fu assolutamente severa.

Nessun tipo di contrattazione ma solo l'offerta di un aiuto: l'invio immediato, in Germania, di forze speciali per tentare la cattura dei terroristi.

I tedeschi non accettarono tale offerta che, certamente, avrebbe posto sotto una luce debole le forze dell'ordine tedesche e cercarono una via per la contrattazione con i terroristi.

Provarono a prendere tempo.

Così l'ultimatum fu spostato prima alle 15:00 e successivamente alle 17:00.

Questo aveva per i terroristi il vantaggio di un'attesa mediatica che avrebbe portato maggiore attenzione sul caso e maggiore propaganda per le azioni del Settembre nero.

La polizia tedesca fece un tentativo di liberazione verso le 16:00.

L'idea era di passare per i condotti di ventilazione.

L'operazione fu ripresa in diretta dalle telecamere televisive e dunque arrivò anche alla conoscenza dei terroristi che nell'appartamento dove detenevano gli ostaggi guardavano la TV.

Non sentendosi più sicuri, i terroristi chiesero di essere trasferiti al Cairo assieme agli ostaggi e, da lì, proseguire la trattativa.

Fu posto l'ultimatum delle 21:00 a cui sarebbe seguita l'uccisione oraria degli ostaggi.



Willy Brandt contattò allora il presidente egiziano Anwar al-Sadat per il trasferimento richiesto, ma Sadat non diede il consenso.

La polizia tedesca decise di intervenire comunque secondo il piano che vedeva comunque il trasporto dei terroristi e degli ostaggi all'aeroporto di Fürstenfeldbruck mediante due elicotteri.

Sarebbero poi saliti sul Boeing 727 della Lufthansa che apparentemente avrebbe dovuto condurli al Cairo.

Ma sulla pista sarebbe scattata la trappola.

Trappola che non scattò per via, ancora una volta, di una insufficiente preparazione della polizia.

All'aeroporto il blitz prevedeva di neutralizzare solo cinque terroristi quando invece erano in otto.

I poliziotti che erano travestiti da assistenti di volo della Lufthansa non erano sufficientemente prepararti così come non erano bene organizzati i tiratori scelti.

Due terroristi scesero dagli elicotteri e ispezionarono l'aereo.

Si accorsero dell'imboscata e tornarono di corsa verso gli elicotteri.

La polizia aprì allora il fuoco.

La reazione dei terroristi fu di uccidere tutti gli ostaggi.

Il capo del commando con un altro terrorista fecero ripetutamente fuoco nell'elicottero e poi vi lanciarono una bomba a mano.
Il velivolo venne avvolto dalle fiamme mentre i due palestinesi correvano all'impazzata per poi essere uccisi dai poliziotti.

Anche sull'altro elicottero si fece strage degli atleti.

Alla fine della notte, il mattino del 6 settembre, si aprì con un pesante bilancio di morte e l'episodio grottesco che vide la falsa notizia, sulla stampa israeliana, dell'annuncio di liberazione di tutti e nove gli atleti.




L'improvvido motto The Happy Games si tinse pesantemente di sangue ma questo non impedì ai Giochi di continuare il programma.



E lo spettacolo, si sa, va sempre avanti!

Le grandi imprese sportive si realizzarono comunque e i nomi di grandi atleti consentirono alla XX edizione dei Giochi di essere ricordata anche per il superamento di limiti e nuovi record.

E' il caso di Mark Spitz.

Nuotatore californiano di ventidue anni.

Quattro anni prima dei Giochi, dichiarò di voler portare via da Monaco sette medaglie d'oro.

Chi pensò si trattasse di una boutade restò davvero senza parole.

Vincitore dei 200 farfalla, della staffetta 4x100 stile libero.
Il giorno dopo, dei 200 stile libero, poi dei 100 farfalla e del 4x200 stile libero.

Il sesto oro arrivò con i 100 stile libero e infine il settimo con la staffetta 4x100 mista.

Inoltre ogni gara segnò un record del mondo.

Il suo exploit scrisse veramente la storia del nuoto.

Ma non riuscì tuttavia nell'oblio della strage.



Rimanendo ancora in vasca, ecco una gloria italiana.

Novella Calligaris, che conquistò le prime medaglie olimpiche nel nuoto italiano.

Il 30 agosto nella batteria dei 400 stile libero ebbe il miglior tempo (4' 24'' 12) e poi arrivò in finale seconda, preceduta dall'australiana Shane Gould.

Poi in altre gare conquistò il bronzo, riportando comunque tempi da primati europei.

In questi Giochi il medagliere italiano si arricchì delle seguenti vittorie:





Medaglie d'oro

Klaus Dibiasi: Tuffi piattaforma

Antonella Ragno: Scherma fioretto individuale donne

Michele Maffei, Mario Aldo Montano, Mario Tullio Montano, Rolando Rigoli, Cesare Salvadori: Scherma sciabola a squadre

Graziano Mancinelli: Sport equestri ostacoli

Angelo Scalzone: Tiro al piattello



Medaglie d'argento

Novella Calligaris: Nuoto 400 m stile libero

Franco Cagnotto: Tuffi trampolino

Alessandro Argenton: Sport equestri completo, individuale



Medaglie di bronzo



Pietro Mennea: Atletica 200 m

Paola Pigni-Cacchi: Atletica 1.500 m

Giuseppe Bognanni: Lotta greco-romana 52 kg

Gian Matteo Ranzi: Lotta greco-romana 68 kg

Anselmo Silvino: Sollevamento pesi 75 kg

Novella Calligaris: Nuoto 800 m stile libero

Novella Calligaris: Nuoto 400 m misti donne

Franco Cagnotto: Tuffi piattaforma

Silvano Basagni: Tiro al piattello

Piero D'Inzeo, Raimondo D'Inzeo, Graziano Mancinelli, Vittorio Orlandi: Sport equestri ostacoli a squadre






Da un punto di vista del successo delle squadre, tra le 127 nazioni presenti, fece la parte da leone l'URSS, portando in patria ben 50 medaglie d'oro.

Al secondo posto vi furono gli Stati Uniti con 33 medaglie a cui seguirono la DDR con 20 e, ancora, la RTF e il Giappone con 13 ori.



I Giochi, oltre alla tragedia, videro anche dei piccoli incidenti comici.

E' il caso dell'allenatore statunitense Stan Wright.

Egli, secondo un calendario non aggiornato, informò tre velocisti che l'inizio della loro gara era previsto per le 18:15 quando invece venne anticipata due ore prima.

Uno dei tre venne a sapere dell'inconveniente quando la gara stava per partire.

I tre si precipitarono in tutta fretta, trovando gli altri già pronti, ai blocchi di partenza.

Taylor riuscì a partecipare anche senza aver effettuato il riscaldamento e si qualificò comunque per la semifinale, poi per la finale, per aggiudicarsi infine l'argento.

Tra le 24 discipline disputate, l'atletica riservò diverse sorprese.

Rimanendo in tema di velocità, rimarchevole fu il sovietico Valery Borzov: oro sia nei 100 che nei 200 metri, favorito dall'assenza - nel primo caso - dei due americani, Hart e Robinson, coloro appunto che arrivarono in ritardo alla partenza del turno eliminatorio.

Sui 200, invece, la vittoria di Borzov non ebbe dubbi e fu avvalorata dallo scarto di 20'' netto, ovvero un tempo eccellente.



Ancora nell'atletica.

Nel mezzofondo apparve la Finlandia, con Pekka Vasala che batté il keniano Keino nei 1500 metri.

Ma fu soprattutto il finlandese Lasse Viren a segnare la manifestazione.

Su Viren circolarono strane voci di innovative pratiche di doping.

Sta di fatto che a Monaco egli fu protagonista di gare sensazionali: sui 10000 cadde e fu costretto a recuperare il tempo perduto.

Lo si vide fare una rimonta eccezionale che lo portò a superare sul rettilineo finale il belga Puttermann… con l'oro e il primato mondiale.

Anche nei 5000 si ripeté una vittoria incredibile.

Il finlandese volante stabilì il record mondiale sulla distanza più lunga.

Entusiasmante fu anche la storia dell'ugandese John Akii-Bua, che nonostante fu costretto nella finale dei 400 ostacoli a correre nella corsia più scomoda (la prima corsia) vinse segnando un primato del mondo.

L'oro di Akii-Bua, in una specialità così tecnica e difficile, fu segno della grande crescita atletica degli africani, manifestatasi con tutta evidenza nei Giochi di Monaco.

I Giochi si chiusero l'11 settembre 1972 lasciando trasformata l'immagine dello sport perché gli otto fedain di Settembre Nero non avevano messo soltanto il piede nei Giochi, avevano dimostrato che in qualunque settore della vita civile poteva svolgersi un'azione terroristica.

Ormai lontani, dunque, gli ideali del De Coubertin.

Ora lo spirito dell'olimpismo si confondeva con la politica-spettacolo.

E oltre agli agoni prevaleva mediaticamente la morte.


 

 

 

 

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