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17 GENNAIO
sant'antonio abate
![](http://www.rai.it/dl/img/2017/01/16/1484599083299_SantAntonio%20Abate.jpg)
Gennaio XVII
Sant' Antonio abate (Quamans, 251- deserto della Tebaide, 17 gennaio 357) è stato un eremita egiziano, considerato il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati. Protettore degli animali domestici e dei macellai.
Le reliquie del santo, dopo varie traslazioni, sono custodite nella chiesa di La Motte ( Francia ). A lui si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale, abbà, si consacrarono al servizio di Dio.
La vita di Antonio abate è nota soprattutto attraverso la Vita Antonii pubblicata nel 357 circa, scritta da Atanasio di Alessandria che conobbe Antonio e fu da lui coadiuvato nella lotta contro l’Arianesimo. L'opera, tradotta in varie lingue, divenne popolare tanto in Oriente quanto in Occidente e diede un contributo importante all'affermazione degli ideali della vita monastica.
Antonio nacque a Coma in Egitto (l'odierna Quamans) figlio di agiati agricoltori cristiani. Rimasto orfano prima dei vent'anni, con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare, sentì ben presto di dover seguire l'esortazione evangelica: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dallo ai poveri". Così decise di fare e condusse seguì la vita solitaria che già altri anacoreti facevano nei deserti attorno alla sua città, vivendo in preghiera, povertà e castità.
Si racconta che ebbe una visione in cui un eremita come lui riempiva la giornata dividendo il tempo tra preghiera e l'intreccio di una corda. Da questo dedusse che, oltre alla preghiera, ci si doveva dedicare a un'attività concreta. Così ispirato condusse da solo una vita ritirata, dove i frutti del suo lavoro gli servivano per procurarsi il cibo e per fare carità. In questi primi anni fu molto tormentato da tentazioni fortissime. Altri anacoreti lo consigliarono di staccarsi ancora più radicalmente dal mondo. Allora, coperto da un rude panno, si chiuse in una tomba scavata nella roccia nei pressi del villaggio di Coma. Secondo le leggende, in quel luogo sarebbe stato aggredito e percosso dal demonio; senza sensi venne raccolto da persone che si recavano alla tomba per portargli del cibo e fu trasportato nella chiesa del villaggio, dove si rimise.
In seguito Antonio si spostò versoil Mar Rosso sul monte Pispir dove esisteva una fortezza romana abbandonata, con una fonte di acqua, e dove rimase per vent’anni nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato due volte all'anno.
Con il tempo molte persone vollero stare vicino a lui e, abbattute le mura del fortino, liberarono Antonio dal suo rifugio. Antonio allora si dedicò a lenire i sofferenti operando, secondo tradizione, "guarigioni" e "liberazioni dal demonio". Il gruppo dei seguaci di Antonio si divise in due comunità, una a oriente e l'altra a occidente del fiume Nilo. Questi Padri del deserto vivevano in grotte e anfratti, ma sempre sotto la guida di un eremita più anziano e con Antonio come guida spirituale che contribuì all’espansione dell’anacoretismo.
Nel 311, durante la persecuzione dell'imperatore Massimino Daia, tornò ad Alessandria per sostenere e confortare i cristiani. Tornata la pace, Antonio, pur restando sempre in contatto con Atanasio, visse i suoi ultimi anni nel deserto della Tebaide dove, pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento, morì, all'età di 105 anni. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto. Nel 561 le sue reliquie vennero traslate ad Alessandria d'Egitto presso la chiesa di San Giovanni; verso il 635 in seguito all'occupazione araba dell'Egitto, vennero spostate a Costantinopoli. Nel XI secolo il nobile francese Jocelin de Chateau Neuf le ottenne in dono dall'imperatore di Costantinopoli e le portò in Francia. Nel 1070 il nobile Guigues de Didier fece costruire nel villaggio di La Motte presso Vienne una chiesa dove vennero traslate le spoglie del santo.
Nel Martirologio si celebrano anche:
SS. Speusippo, Elasippo e Melasippo e Leonilla; S. Gennaro Sànchez Delgadillo.