Abbiamo a cuore la tua privacy

Rai ed i suoi 894 fornitori utilizzano, sui propri siti web e app, cookie e altri identificatori tecnici per garantire la fruizione dei contenuti digitali Rai e facilitare la navigazione e, previo consenso dell'utente, cookie e strumenti equivalenti, anche di terzi, per misurare il consumo e proporre pubblicità mirata.
Per quanto riguarda la pubblicità, dietro tuo consenso, Rai e terzi selezionati possono utilizzare dati di geolocalizzazione, l'identificativo del dispositivo, archiviare e/o accedere a informazioni sul dispositivo ed elaborare dati personali (es. dati di navigazione, identificatori derivati dall'autenticazione, indirizzi IP, etc) al fine di creare, selezionare e mostrare annunci personalizzati, valutare le performance dell'annuncio e derivare osservazioni sul pubblico. Puoi liberamente prestare, rifiutare o revocare il tuo consenso senza incorrere in limitazioni sostanziali. Per saperne di più puoi visionare qui l'informativa estesa sui cookie.

Premendo Acconsento, acconsenti all'uso di cookie e strumenti equivalenti. Il tasto Continua senza accettare chiude il banner, continuerai la navigazione in assenza di cookie o altri strumenti di tracciamento diversi da quelli tecnici e riceverai pubblicità non personalizzata. Usa il pulsante Preferenze per selezionare in modo analitico soltanto alcune finalità, terze parti e cookie, negare il consenso o revocare quello già prestato ovvero gestire le tue preferenze.
Le scelte da te espresse verranno applicate al solo dispositivo in utilizzo.

Stigmate di S. Francesco

Bartolomeo della Gatta

Stigmate di S. Francesco

Ascolta la puntata

Opera commentata da

Alessandro Angelini

Scheda

Opera fornita da

Descrizione dell'opera

Piero di Antonio Dei, detto Bartolomeo della Gatta, Stigmate di S. Francesco (1486-87), tempera su tavola, cm.186 x 163. Castiglion Fiorentino (Arezzo), Pinacoteca civica.

La nostra collezione si arricchisce di un' opera realizzata da un artista oggi poco noto, ma senz’altro degno di ritrovare, anche grazie al contributo di Museo Nazionale, tutta la considerazione che ebbe negli anni in cui operò. Il dipinto rivela la qualità superiore della sua pittura: l’intensa luminosità in cui è avvolta tutta la scena trasforma l’iconografia tradizionale del soggetto in un’immagine dal forte impatto concreto e visivo. Formatosi al fianco di artisti celebrati come Botticelli, Perugino e Leonardo, in un contesto tra i più promettenti dal punto di vista lavorativo, Bartolomeo della Gatta decise di lasciare Firenze per seguire la vocazione religiosa e questa scelta può avergli procurato l'immeritato confinamento ai margini della storia della pittura italiana. 

 

Bibliografia

- A. M. Maetzke, in Arte nell'Aretino. Seconda mostra di restauri dal 1975 al 1979, Firenze 1979, pp. 49-59.

- D. Galloppi, Pinacoteca di Castiglion Fiorentino, Montepulciano 2000.

- Cecilia Martelli, Bartolomeo della Gatta. Pittore e miniatore tra Arezzo, Roma e Urbino, Firenze 2013.