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"Due blocchi contrapposti" di Umberto Broccoli

Cara mia vecchia Europa, Sparta e Atene, la storia di due rivalità. La storia di due blocchi contrapposti, di due città stato pronte a combattersi per essere l’ una superiore all’ altra. Atene: la città della democrazia, dlele decisioni condivise, della politca imperialistica. Perché esportava il suo stile di governo: centrato sugli scambi, sui commerci, e fondato sulla discussone, sulla partecipazione del popolo ad ogni decisione. Per cui, democraticamente, discutendo, Atene mandava le sue navi in giro per difendere la lega presieduta da lei stessa. E se qualcuno della Lega (La lega Delio attica) non obbediva, le stesse navi erano pronte a ricordare come fosse necessario obbedire alla democrazia, mia cera vecchia Europa.
Sparta, con la sua oligarchia dichiarata. Contraria alla democrazia e rivale di chi si dichiarava democratico, portava onestamente avanti questo progetto conservatore. Pochi al governo, disciplina militare, gerarchia. E un disprezzo forte verso gli ateniesi. La guerra sarebbe arrivata, puntuale. Perché la guerra arriva sempre puntuale fra due blocchi contrapposti.
Mia cara vecchia Europa, a scuola, tendenzialmente, ci insegnavano ad amare Atene: così democraticamente imperialista, così moderna nel suo modo di gestire le alleanze, così sempre pronta a correre in soccorso della democrazia. Naturalmente con le armi. E quella contrapposizione con Sparta, nei tempi in cui si studiava la rivalità tra sparta e Atene, ricordava tanto da vicino quella tra Stati Uniti e Unione Sovietica. E, allora, tutti con Atene Ma quanto ci piaceva Sparta, mia cara vecchia Europa.
Con quel suo rigore. Con quel suo rifiuto della ricchezza, a favore della forza fisica ben coltivata. Con quel senso dell’ onore, del dover sacrificare ogni cosa alla patria: con quel coraggio dichiarato, con quei silenzi e quell’ avversione per le decisioni condivise di Atene. Anche perché Atene condivideva le decisioni prese dalla sua assemblea e poi le esportava, imponendole ai suoi alleati. Ma questo si leggeva meno sui libri di storia.
I ragazzi sono impulsivi, mia cara vecchia Europa. E, allora, si faceva il tifo, esageratamente per la forza di Sparta, quando sul libro si leggeva dell’ imminenza della guerra fra le due superpotenze di ieri. Si immaginava la forza dello schieramento spartano: con quegli elmi lucenti, che lasciavano il naso coperto e davano all’ oplita (così si chiamava il fante spartano) un aspetto truce, combattivo. Si affacciavano, direttamente dalla storia, la fanteria spartana e la flotta ateniese: dalle pagine del libro, colorate al pastello, si distingueva l’ esercito, disegnato contro le colline e un cielo scuro… da lontano, l’ azzurro del mare sul quale navigavano vele ateniesi. Il tutto colorato di cupo, per annunciare la guerra. La guerra fra Sparta e Atene.
I blocchi si sono contrapposti, mia cara vecchia Europa. E –questo i ragazzi non lo potevano sapere- non ci furono vincitori. Né la democrazia imperialista di Atene, né l’ oligarchia severa di Sparta: perderanno tutti, tutti quanti.
E i sogni color pastello delle pagine di un sussidiario riprendevano i colori veri: i colori disperanti della fine. Prevedibile, mia cara vecchia Europa. Prevedibile quando si contrappongono i blocchi.