Aiutare gli storyteller a coinvolgere il pubblico


Screeshot del sito web di POV
 
All’interno di un paesaggio mediatico in costante evoluzione e caratterizzato da una competizione a tratti feroce, è importante che le emittenti pubbliche si assumano anche il compito di fornire visibilità a giovani professionisti e aprano la porta a modi alternativi e innovativi di raccontare storie e informare. È quello che fa l’emittente statunitense PBS con POV, la sua serie di documentari interattivi.

POV è all’avanguardia anche nello sforzo di raggiungere un pubblico nuovo, per esempio di recente ha prodotto due corti interattivi da distribuire su Snapchat.

Abbiamo chiesto ad Adnaan Wasey, Digital Executive Producer di POV, di spiegarci perché l’interattività è così rilevante e come mai è importante aiutare una generazione di giovani storyteller a fare conoscere i loro lavori.

POV ha fatto dell’interattività uno degli elementi che lo contraddistinguono. Qual è il trucco? In che modo massimizza il potenziale della comunicazione televisiva?

Il nostro approccio alla produzione e al sostegno di prodotti interattivi è in realtà molto tradizionale. Il nostro obiettivo è raccontare storie relative ai problemi della nostra contemporaneità a cui i media generalisti non danno abbastanza spazio, e accoppiare queste storie con le piattaforme che meglio si adattano a raccontarle.

A un film maker può occorrere un’ora per raccontare una storia con audio e video, e in quel caso ha senso trasmetterla in televisione, ma magari un altro artista potrebbe aver bisogno di un mix di video, animazione e testo e delle reazioni di un pubblico specifico e in quel caso ha senso distribuire la storia sui social media.

Abbiamo collaborato con produttori che hanno creato entrambi questi tipi di storie attraverso POV, ma preferiamo guidare le persone verso le piattaforme che meglio si adattano al tipo di storytelling da loro utilizzato.

Può spiegarci quali sono i principali ingredienti di un documentario interattivo?

Per noi un documentario interattivo è un prodotto non di narrativa dove l’input degli utenti ha un effetto sulla storia. Si va dagli input semplici, per esempio un utente online che seleziona un’opzione sul browser, a quelli più complessi, come un software che esamina dati in tempo reale per generare materiale on-demand. Di conseguenza, nella definizione di documentario interattivo possono rientrare siti web, app, realtà virtuale, social media e qualsiasi altro tipo di tecnologia che deve ancora diffondersi.

Quale dovrebbe essere l’obiettivo? Raccontare una storia o anche ispirare le persone ad agire?

In generale un narratore può avere svariate motivazioni, e lo stesso vale per i creatori di documentari interattivi. Per alcuni, l’obiettivo è l’attivismo. Per altri, potrebbe essere raccontare gli eventi nel modo più veritiero dal punto di vista giornalistico. Ancora, l’obiettivo potrebbe essere rendere il proprio lavoro più appetibile visivamente. Infine, per molti si tratta di una combinazione di questi elementi, a prescindere dalla scelta del mezzo.

Perché avete deciso di dare spazio alle produzioni indipendenti?

POV aiuta i narratori a utilizzare nuove tecnologie per raggiungere il pubblico da decenni. Siamo online dal 1994 e prima ancora POV era all’avanguardia nel sostenere l’idea della televisione come un mezzo a due direzioni.

Il web e i social media ci hanno permesso di avviare un dialogo con gli utenti su molte questioni rilevanti, quindi le nuove tecnologie hanno dimostrato di avere un enorme valore.

Quali sfide avete incontrato lungo il percorso?

L’industria dei media sta cambiando molto velocemente, e una strategia che poteva funzionare ieri potrebbe non farlo domani, quindi siamo stati messi alla prova e abbiamo dovuto tener testa alle nuove tecnologie, a un pubblico sempre più frammentato e ai nostri concorrenti. Tuttavia, ci sarà sempre un pubblico per storie che danno un volto umano a questioni complesse, quindi siamo ancora motivati come trent’anni fa quando POV è stato lanciato.

Questo tipo di approccio allo storytelling funziona per conquistare il pubblico?

Sappiamo che l’uso di prospettive originali ha avuto come risultato una televisione più coinvolgente – POV trasmette documentari sulla PBS da quasi 30 anni dopotutto. Siamo certi che media interattivi che offrono prospettive inusuali possono continuare ad avere lo stesso impatto se non uno maggiore.

Quali sono i vostri piani per il futuro? Avete intenzione di sperimentare anche con la realtà virtuale?

È difficile dire che progetti sosterremo nei prossimi mesi, ma guardiamo con entusiasmo alle possibilità aperte da nuovi hardware e software, perché permettono un tipo di narrazione che non è possibile nel reame della televisione o del cinema tradizionali. Recentemente, abbiamo anche supportato realtà virtuale, video a 360 gradi, realtà aumentata, interfacce testuali e app video per iOs, quindi continueremo a esplorare tutte le possibilità che si presenteranno.