VRT Sandbox è una collaborazione internazionale tra VRT, EBU e IMinds, dove compagnie innovative e startups hanno l’occasione di implementare la loro tecnologia all’interno dell’ecosistema di VRT. Sandbox al momento lavora con Eeyou, una startup che vuole costruire una piattaforma per i migliori prodotti di realtà virtuale in Europa.
Cominciamo con la “grande” domanda. La realtà virtuale è la prossima frontiera del giornalismo?
Il giornalismo deve fare i conti con molte frontiere. La realtà virtuale è una di queste. Soprattutto perché la realtà virtuale è un nuovo paradigma per i media. Portiamo lo spettatore al di là dell’inquadramento video tradizionale e all’interno di un’esperienza “di immersione”. Ironicamente questo mezzo che elimina le cornici, può invece aiutarci ad inquadrare il nostro mondo. Il giornalismo gioca un ruolo importante nella definizione del nostro mondo, quindi credo che vedremo cose interessanti nell’ambito di una combinazione di realtà virtuale e giornalismo.
Quanto è praticabile la realtà virtuale, non solo tecnicamente ma anche in termini di costi e di etica?
Attualmente c’è ancora molta strada da fare, sia in termini tecnici sia economici. A questo punto occorrono troppo tempo e dati per la post-produzione. Allo stesso tempo, stiamo utilizzando telecamere semi-professionali, mentre i server 5G sono troppo grandi e troppo rari. Quindi in questo momento siamo in una costante fase di beta e i dati sono troppo pesanti. Tuttavia, credo che queste difficoltà verranno presto risolte dalle grandi compagnie.
Quali sono i pro e i contro di esperienze “di immersione” nel proporre notizie?
Raccontare qualcosa in realtà virtuale è una grande sfida. Non possiamo riprodurre le tecniche tradizionali di narrazione che si utilizzano per i film o in televisione. È lo spettatore che inquadra, non il regista. Si può avere la sensazione di essere in un momento o in luogo diverso. Questo è sia un pro sia un contro. Pro perché apre la prospettiva a nuove esperienze. Contro perché abbiamo ancora bisogno di dare un contesto e di inquadrare la situazione o la storia.
Quando è che la realtà virtuale diventa troppo secondo te?
Varia da persona a persona. Sempre di più vedo persone intorno a me per cui le notizie tradizionali sono troppo da sostenere.
Qual è la sfida più difficile e a cosa bisogna prestare attenzione nel momento in cui si realizza una realtà virtuale?
Ovviamente ci sono alcuni problemi tecnici che vanno presi in considerazione. Come dirigere delle riprese senza essere nell’inquadratura. Come utilizzare il suono come un ulteriore strato di storia e dati, che è un aspetto molto importante. O come appare il luogo dove si sta riprendendo.
Ma nella mia esperienza, la sfida più grande quando si gira un video in realtà virtuale è come una persona in quanto regista si relaziona con la storia/soggetto. Si sta mostrando, raccontando o interpretando la realtà?
Che conseguenze potrebbe avere la realtà virtuale nel momento in cui si raccontano storie dal forte contenuto umano, come nel caso delle storie di migranti e rifugiati?
Questa è una buona domanda. In tali situazioni è necessario trovare un buon equilibrio tra il mostrare il luogo o la situazione (aspetto “di immersione”) ed il raccontare la storia (giornalismo). Una volta trovato, questo può portare ad una grande esperienza di realtà virtuale che lascerà allo spettatore una forte impressione.
Mentre siamo ancora in attesa della “killer app”, come immagina che la realtà virtuale si svilupperà nei prossimi mesi?
Ho fatto ricerca su questo argomento ed in effetti è vero che la “killer app” è un passo importante con cui le emittenti stanno avendo difficoltà. Questa è la ragione per cui Sandbox della VRT sta collaborando con Eeyou, una start-up che vuole costruire una piattaforma per i migliori contenuti in realtà virtuale a livello europeo.
Per quanto riguarda i caschi per realtà virtuale, occorre guardare alla questione su scala più vasta. Gli HDM sono in effetti un modo strano e particolare di guardare video. Ma investire tempo nella narrazione in realtà virtuale aiuterà le emittenti ad anticipare le nuove tecnologie che presentano sfide simili come la realtà aumentata o quella mista.
E per concludere può raccontarci di un progetto a cui sta lavorando al momento?
Questo mese stiamo distribuendo una nuova storia in realtà virtuale costituita da due video girati in Siria. Una buona cosa di questa produzione è che il copione e le riprese sono stati realizzati da un giornalista, che è stato preparato da una società di produzione di realtà virtuale con cui abbiamo lavorato lo scorso anno. Si tratta del primo video in cui il processo creativo è stato controllato da un giornalista e sono orgoglioso di dire che si può notare la differenza. Il giornalismo in realtà virtuale ormai è una realtà per la VRT.
Abbiamo anche parlato con Jens Frassen, il giornalista che ha girato il video in Siria per questa produzione, per cui rimanete sintonizzati per leggere quello che ci ha raccontato della sua esperienza sul campo.