Raccontare lo sgombero del campo di Idomeni


Le autorità greche hanno iniziato lo sgombero del campo profughi di Idomeni, nei pressi del confine tra la Grecia e la Macedonia. Il confine è stato chiuso a marzo e da allora il campo è arrivato a contenere tra le 8000 e le 9000 persone. La polizia è arrivata all’alba per sgomberare le tende e guidare i profughi agli autobus preparati per l’occasione. L’operazione al momento procede con calma e senza incidenti.

Il presidente di Medici Senza Frontiere Italia, Loris De Filippi, spiega che sebbene MSF fosse stata informata dalle autorità greche del piano di chiudere il campo, tuttavia non aveva ricevuto alcuna comunicazione ufficiale sul luogo in cui sarebbero stati portati i profughi.
Allo stesso tempo, sia MSF sia vari media hanno riportato che solo giornalisti della televisione pubblica greca sono stati autorizzati a filmare l’operazione, mentre altri sono stati tenuti a distanza.

Il giornalista irlandese Damian Mac con Uladh ha parlato della situazione durante il programma “Buongiorno Irlanda” di RTÈ. Secondo lui, “il governo greco chiaramente non vuole che l’operazione attiri troppa attenzione. Hanno permesso di entrare solo ai giornalisti della televisione pubblica e dell’agenzia di stampa nazionale. Anche se ci sono anche alcuni giornalisti stranieri, sono sotto copertura”.

Secondo Ilario Piagnerelli, inviato ad Idomeni per RAI News, “la decisione non è stata motivata, il governo ha semplicemente comunicato che le richieste di accredito per Idomeni erano per il momento sospese. Noi possiamo supporre che ci siano due ordini di motivi. Una è il fatto che la presenza dei media possa in qualche modo eccitare gli animi e spingere migranti a mettere in atto forme di proteste. L’altra, meno accettabile, è che si vogliano tenere obbiettivi e taccuini lontani da quello che potrebbe succedere laddove non siriani possano decidere di resistere fino all’ultimo”. Il risultato è che “è frustrante perché ti devi affidare ad immagini di altri. Abbiamo cercato di aggirarlo, sta mattina all’alba abbiamo provato ad aggirare posti di blocco, passando in mezzo alle montagne, ma non ci siamo riusciti”. Ilario, però, dice che lui e la sua troupe hanno ancora il loro drone, che in passato ha loro permesso di girare immagini di luoghi come il campo di Moria a Lesbo.

Nel frattempo anche lavoratori di alcune ONG sono stati tenuti distanti dal campo. “Si tratta di persone che sono fondamentali per fornire servizi basilari al campo, come il cibo, - chiarisce De Filippi - e dal momento che non riusciranno a portare via tutte le 8000 o 9000 persone in un giorno, ci auguriamo che gli operatori vengano lasciati entrare”. Nel frattempo ci si augura che queste persone vadano in strutture più dignitose rispetto al campo improvvisato in cui sono rimaste bloccate per mesi. “Anche se – conclude De Filippi – visto l’accordo tra l’Unione Europea e la Turchia, probabilmente queste persone finiranno con il fermarsi per un poco ancora in Grecia per poi essere rimandate in Turchia, e lì si vedrà se potranno essere ricollocate in uno dei paesi dell’Unione o andranno ad unirsi ai circa 3mila profughi che vivono nei campi turchi”.

Ilario ha coperto la situazione a Idomeni fin dall’inizio e secondo lui questo “è l’epilogo di una grande epopea, che verrà scritta nei libri. Il campo è il simbolo più forte di un disastro umanitario entrato in un paese europeo”. “Abbiamo visto cose orribili qui – donne che hanno perso i figli, tende che galleggiavano nel fango – il tutto nell’indifferenza dello Stato”, conclude.