La metà di noi utilizza i social media come fonte di notizie ogni settimana, mentre più di un quarto dei giovani tra i 18 e i 24 anni si rivolgono ai social media, piuttosto che alla televisione, come loro principale fonte di notizie. Questo secondo il
Digital News Report 2016 del Reuters Institute, un’indagine condotta su più di 50,000 persone in 26 paesi, dagli stati europei, all’Australia, Brasile, Canada, Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti.
Prevedibilmente, raggiungere il pubblico più giovane è diventata la sfida più grande che le emittenti pubbliche si trovano ad affrontare, anche in paesi come la Scandinavia, l’Irlanda e il Regno Unito, dove i media di servizio pubblico
sono tra le fonti di notizie più consultate online.
Il lavoro di
Kristin Granbo, dell’emittente norvegese NRK, è diminuire il dislivello. Ha lavorato come giornalista multimediale e per gli ultimi due anni come video giornalista e producer per Sypernytt, il programma di news per bambini di NRK, concentrandosi sulla produzione di news online per un pubblico molto giovane.
Quali sono le sfide che il servizio pubblico deve affrontare per raggiungere un pubblico giovane?
Le sfide sono ovvie; le emittenti pubbliche tradizionalmente hanno sempre raccolto pubblico tramite la televisione o la radio. Il nostro pubblico di riferimento, invece, guarda la televisione o ascolta la radio solo raramente, almeno in senso tradizionale.
Gli utenti accedono ai contenuti quando preferiscono, quindi i media di servizio pubblico devono rendere i contenuti disponibili nel momento in cui il loro pubblico lo desidera.
Per esempio, il nostro programma di notizie per bambini, Supernytt, è sempre andato in onda in televisione alle 18:50, appena prima dei notiziari per gli adulti. Tuttavia, adesso sappiamo che è molto improbabile che i bambini si siedano e guardino la televisione a quest’ora. Quindi, di recente abbiamo cambiato la nostra strategia, e abbiamo iniziato a pubblicare il nostro notiziario la mattina, intorno all’ora di pranzo, in modo tale che possa essere disponibile online quando preferiscono.
Quest’autunno apporteremo un ulteriore cambiamento, e metteremo in piedi il nostro studio, come parte del nostro spazio di lavoro. Questo ci permetterà di registrare il nostro bollettino oppure ogni singola notizia mentre accade, così saremo certi che contenuti adatti ai bambini siano disponibile nello stesso momento in cui le notizie vengono pubblicate su qualsiasi altro canale.
Perché un’emittente pubblica dovrebbe valutare di essere su Snapchat o su altre piattaforme social?
È improbabile che i bambini, così come i giovani, cerchino contenuti su piattaforme diverse rispetto a quelle su cui si trovano già. Ora, però, controllano costantemente gli aggiornamenti disponibili sui social media, come Snapchat. Inserirsi con contenuti adeguati dove questi ragazzini sono già presenti è un’occasione incredibile per i media pubblici.
Non possiamo controllare quale contenuto leggano o guardino questi ragazzi, ma possiamo fare in modo di esserci con il nostro contenuto e di sviluppare un rapporto con il nostro pubblico. Se apprezzano il nostro contenuto su Snapchat, pensiamo che allora potrebbero anche andare a cercare il nostro contenuto su altri canali.
Qual è il principale punto di forza di Snapchat e quali i suoi vantaggi se paragonato ad altri social media?
La forza di Snapchat sta senza dubbio nella forza del contenuto, bocconcini di informazione, e nell’accesso immediato. Fornire informazione in brevi sequenze non è soltanto un ottimo esercizio per i giornalisti; è anche un modo per mantenere viva l’attenzione di un pubblico giovane con una soglia d’attenzione limitata.
Se paragonato ad altre piattaforme, Snapchat ha anche la possibilità del follow-up, quindi si possono seguire storie mentre si evolvono e cambiano in contemporanea con la persona che le sta pubblicando. Anche se uno snap dura solo 10 secondi, le storie possono andare avanti all’infinito.
Che tipo di contenuto funziona meglio su questa piattaforma e può attrarre un pubblico giovane?
Credo che qualsiasi tipo di contenuto possa funzionare su Snapchat, ma dobbiamo concentrarci su notizie più leggere. Questo perché vogliamo essere certi che il nostro pubblico guardi tutte le slide della storia e quindi ci manteniamo su un minimo di 4 o 5 snap per storia. Nel caso di notizie più impegnative o che necessitano di maggiori spiegazioni, credo che sia richiesto un numero maggiore di passaggi e quindi i ragazzini potrebbero non guardare la notizia fino in fondo.
Secondo lei, una storia come la cosiddetta crisi migratoria potrebbe essere raccontata in maniera coinvolgente sui social media, in particolare su Snapchat?
Credo che
John Sweeney della BBC abbia trovato un modo eccellente di raccontare la crisi sui social media. Ha seguito i rifugiati lungo il loro percorso attraverso l’Europa, il tutto su Snapchat. è un’ottima cosa, al momento che il pubblico vuole sapere cosa succede dopo, dove vanno, come sono, come va a finire. Farei la stessa cosa se dovessi raccontare questo tipo di storia. Viaggerei con loro. Ma mi concentrerei su una singola storia, piuttosto che su tutte. Credo che si possa trarre vantaggio da un’inquadratura più stretta, come con ogni esempio di buon storytelling – per mostrare l’emozione, la paura, l’attesa, la gioia lungo il percorso a partire da una famiglia o da un gruppo di giovani.
Come si sta muovendo in questo senso il programma per cui lavora?
A Supernytt abbiamo invitato ragazzini del nostro pubblico di riferimento ad assumere il controllo del nostro account, per realizzare le loro storie sul nostro account Snapchat. Tramite questa esperienza, abbiamo avuto modo di osservare come comunicano tra di loro, quali sono i loro interessi e quale tipo di contenuto preferiscono.
In generale, proviamo ad interagire con loro, per questo terminiamo ogni storia con una domanda a cui sono chiamati a rispondere, e di solito riceviamo migliaia di risposte, quindi è un vero successo.