Il crescente successo dei podcast e l’aumento nel numero di producer audio appassionati ha portato a una sorta di rinascita della radio nel corso degli ultimi anni.
Uno dei generi che ha dovuto rinnovarsi ed adeguarsi ai tempi è quello dei radio drammi. Abbiamo parlato con Alison Hindell, a capo di BBC Audio Drama nel Regno Unito.
Hindell supervisiona i team di produzione interni alla BBC in tutto il paese, responsabili per il 70 per cento dei radio drammi prodotti dall’emittente, circa 400 ore all’anno.
Innanzitutto, può dirci parlarci del suo lavoro?
Il mio lavoro è di supervisionare e coordinare lo sforzo produttivo dei team nel Regno Unito, assicurandomi che il lavoro non venga duplicato e che ci sia una collaborazione anche con colleghi in altri dipartimenti.
Mi assicuro anche che le produzioni ottengano l’attenzione della stampa e aiuto a calibrare il carico di lavoro dei producer, allo stesso tempo mi relaziono con i commissioning editor per capire quello che cercano per il successivo turno di commissioni.
Per i team che sono concentrati sul carico di lavoro da smaltire nell’immediato è un po’ difficile tenere a mente il quadro generale. Quindi, io devo tenere una mappa del lavoro di tutti nella mia testa.
Come è cambiato il suo lavoro negli ultimi anni?
Quando sono diventata capo del dipartimento Audio Dramma, il lavoro era di base a Londra (ora è a Cardiff, ndr) e richiedeva di supervisionare solo i team in Inghilterra. Poi il ruolo è stato ridisegnato e la sua portata è stata ampliata per includere l’Irlanda e la Scozia.
Durante questo stesso periodo, la direzione di Radio 4 è passata dalla produzione di molti drammi isolati alla produzione di serie, in seguito al successo delle serie TV e della rinascita del dramma televisivo americano.
Grazie alla tecnologia, gli ascoltatori non possono più lamentarsi di avere perso un episodio. Teniamo tutto su iPlayer per trenta giorni e quando si tratta di una serie importante carichiamo degli estratti online anche prima che venga trasmessa in radio.
È importante continuare ad attirare ascoltatori giovani con abitudini diverse rispetto agli ascoltatori classici. Finora abbiamo prodotto molto poco in termini di drammi sono per l’online, ma tutto il nostro lavoro è disponibile online.
Come sono cambiati gli argomenti dei vostri radio drammi nel corso del tempo?
In generale, ci siamo sganciati da una sorta di ossessione per i temi storici, e ora ci sono più lavori che parlano della vita nel mondo contemporaneo. Ovviamente, produciamo ancora drammatizzazioni dei classici, ma i nuovi drammi si concentrano sul presente.
Siamo anche diventati più flessibili e coraggiosi nel realizzare drammi con un preavviso molto breve, come abbiamo fatto con alcuni drammi e docu-drammi dopo la Brexit. Produrre un dramma nell’arco di otto settimane da un evento significa farlo in tempi piuttosto brevi.
Ci siamo riusciti anche grazie all’esperienza che avevamo fatto con una serie a cui abbiamo lavorato per alcuni anni, basata sull’idea di produrre pezzi a partire dall’attualità. Con quella serie volevamo affrontare eventi che accadevano durante la settimana ma con un approccio più poetico rispetto alle notizie nude e crude. Inizialmente le persone erano spaventate, dal momento che in generale l’idea è che un dramma può parlare di eventi reali solo a freddo.
Qual è stata la risposta del pubblico?
Il numero degli ascoltatori è rimasto costante nel corso degli ultimi otto o nove anni. La porzione più ampia di persone ascolta la radio tradizionale. Tuttavia, il numero di ascoltatori online è in rapido aumento ed è una parte significativa di come calcoliamo gli ascolti. Vale la pena continuare con questa strategia.
Anche l’attività su Facebook e Twitter ci conferma che ci sono persone che parlano di quello che ascoltano e noi dobbiamo parlare con loro.
C’è ancora spazio per i radio drammi nel panorama di oggi?
Molte persone a livello manageriale credono che il radio dramma sia qualcosa di anacronistico e costoso ma io non sono d’accordo. Ciò che si nota online e a livello internazionale è, invece, un ritorno a questo formato e un aumento sia di ascolti sia di materiale prodotto.
Le persone stanno tornando alla radio, perché la televisione non dà loro ciò che vogliono. Vogliono qualcosa di flessibile, e la narrativa audio e su dispositivo mobile sembra rispondere perfettamente a questa necessità, come testimonia il numero dei download.
Cosa possiamo aspettarci per il 2017?
Il prossimo anno il processo sarà completamente reinventato e i flussi di lavoro ridisegnati. Non ci sarà più una quota di materiale prodotto internamente ed è difficile fare previsioni. Secondo me, la produzione interna è vitale, dal momento che quella indipendente non è abbastanza forte per sostenere la quantità di radio drammi che la BBC vuole produrre.
Dal punto di vista editoriale, abbiamo in programma numerosi programmi per l’anniversario della rivoluzione russa, a fianco di altri titoli contemporanei. Stiamo anche lavorando a una drammatizzazione dei romanzi di Elena Ferrante.