"Sound or Space or Time. In White and Black" al Teatro Olimpico
Shirin Neshat ospite d'onore, insieme a 25 artisti per esplorare la creatività nelle sue poliedriche conformazioni
Un mix di arte, media art e contemporaneità sullo sfondo di Roma. Uno spettacolo e un contest, quello del 12 giugno al Teatro Olimpico che coinvolgerà 25 artisti per esplorare tutte le forme della creatività.
Sul Palco saliranno: Iulia Bita (Eufonia), Sonia Bouslama (My Dad Has Broken His Walls), Stefano Calabrese (Comfort Zone), Rebeca Elena Carini (The Hill), Francesco Castellaneta (Gente Comune), Maria Cavinato (Interferenza), Francesca Cornacchini (The Code #01), Matteo Delai (Zemblanity), Giulia Di Franco (Ruin Anatomy), Daniele Falchi (ПAPEГKΛIƩIƩ - Parenclis), Mirko Fracassi (Crack), Filippo Gualazzi (Liberazioni), Camilla Gurgone (Echinoidea), Anica Huck (White Out), Mohammad Seyed Jeddi (Il Confine), Cem Kanyar (Polaris), Alex Labombarda (Un Sacchetto Di Stoffa), Francesca Lezzerini (Amore Geometrico), Francesca Mattiangeli (Spectrum), Emanuela Mottola (Unisono), Davide Rossi Doria (No/Body), Elisa Sabatino (Tic Tac Beat), Silvia Serraiocco (IIl Segno Di Una Vita), Arianna Tedesco (L'Osservatoreosservato), Sara Zanin (Thigh Gap_Lo Spazio Che Avanza_). Fuori Concorso, Cecilia Milza (In - Be – Tween).
Ma il posto d’onore è per Shirin Neshat, la straordinaria artista visiva di origini iraniane che si è imposta a livello internazionale per la sua capacità di indagare e rappresentare la complessità delle condizioni sociali all'interno della cultura islamica, rivolgendo uno sguardo particolare al ruolo delle donne musulmane spesso raffigurate nelle sue opere.
Premiata alla Biennale di Venezia nel 1999, l’artista si concentra sulla condizione femminile, sul suo rapporto con il mondo maschile e più in generale sul rapporto della cultura islamica con quella occidentale elementi diventati nodi centrali della sua ricerca.
Senza rinnegare la sua duplice appartenenza al mondo occidentale e a quello orientale, l’artista iraniana, che ora vive a New York, ha impostato un discorso figurativo altamente poetico, capace di scuotere lo spettatore con immagini e muti racconti: espressione di problematiche che seppur connesse con l'islamismo, ne oltrepassano i confini.
I suoi primi lavori (Women of Allah, 1993-97) sono fotografie in bianco e nero di donne velate, primi piani di parti del corpo femminile sulle quali Shirin Neshat sovrascrive versi di poetesse iraniane contemporanee, che mettono in discussione le qualità stereotipe associate alle donne musulmane.
Lo spettacolo “Sound or Space or Time. In White and Black", che andrà in scena il 12 giugno a Roma, è organizzato dalla Rome University of Fine Arts, 25 proposte e 25 artisti per esplorare la creatività nelle sue poliedriche conformazioni.