Renzi: in Europa rischio populismi
POLITICA - Se non saremo in grado di affermare che l'Italia e l'Europa - a dispetto di certa propaganda - non sono controparti ma sono sulla stessa barca, non ci sarà spazio per la politica
“E' fondamentale che si esca dalla visione per cui l'Ue ci controlla i compiti o ci fa le pulci. L'Ue non è altro rispetto a noi. E se non saremo in grado di affermare che l'Italia e l'Europa - a dispetto di certa propaganda - non sono controparti ma sono sulla stessa barca, non ci sarà spazio per la politica”. È una parte del messaggio che il premier Matteo Renzi pronuncia alla Camera in vista del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo 2014, oltre che sullo stato dell’economia e della finanza pubblica.
“Il discorso sull’Europa a livello istituzionale deve partire da un presupposto: lottare contro le tecnocrazie e le burocrazie guardando agli ideali dei padri fondatori”, ha continuato Renzi. “In questi anni l’Italia i compiti li ha fatti. Questo è un Paese che rispetta i vincoli europei, che ha il secondo export, che ha una manifattura con risultati straordinari, noi siamo orgogliosi dell’Italia. Non abbiamo paura a confrontarci sui dati e sui numeri, sappiamo di avere una grande zavorra”. Ma Renzi ha puntualizzato: “Non dimentichiamoci mai che l’Italia dà all’ Ue più di quello che economicamente riceve, siamo un contributore attivo”, ha aggiunto.
Il premier ha poi espresso la necessità che “l’Europa torni a fare l’Europa, il suo mestiere di guida”.
Per spiegare con che animo si vede oggi il continente, ha raccontato un aneddoto: “Incontrando Lula mi ha colpito l’affermazione ‘non ho mai visto l’Europa cosi rassegnata, pessimista e stanca’. Credo che chi rappresenta un paese dentro il consiglio europeo deve partire dal fatto che l’Europa vive una fase di difficoltà evidente ai cittadini e c’è il rischio forte di un’affermazione di partiti populisti”.
Infine un commento sulla crisi in Ucraina. La stella polare del governo italiano è quella di trovare una soluzione con la collaborazione a tutti i livelli istituzionali nel rispetto del diritto internazionale evitando “l’incubo” di un ritorno alla “cortina di ferro”. L’altra esigenza è quella di “tenere aperto un dialogo con Mosca proprio mentre giudichiamo illegittimo il referendum e trovare una soluzione che non può prescindere dal ruolo della Russia”, utilizzando anche “sanzioni graduali e reversibili”.