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Luisa Amatucci in Caina
Data: 23/01/2013
al Teatro Nuovo
Era specializzata nell’uccisione degli extracomunitari, perché il suo è un animo xenofobo, violento, e con un odio viscerale per tutto ciò che non appartiene alla sua lingua, alla sua razza, alla sua pelle e soprattutto alla sua religione, perché lei incarna i luoghi comuni, le paure di chi ha una rozza visone dell’Islam. Per Caina ammazzare i “negri”, i mussulmani, era una missione, una sorta di pulizia etnica. Ora, invece, passa le sue notti in spiaggia dove fa un mestiere particolare, la trova-cadaveri: il suo compito, è quello di raccogliere tutti i corpi annegati degli extracomunitari mentre dall’Africa cercano di arrivare in Italia. Per motivi di igiene, Enza li porta via dall’acqua, di notte, quando stanno per arrivare a riva: è estate i lidi sono aperti, c’è il rischio che il turismo vada in malora. Lei porta i cadaveri in un ex cimitero di camorra recuperato dallo Stato e trasformato in un luogo dove smaltire questo materiale umano ingombrante che viene sciolto nella calce. Guadagna 15 euro, al lordo, su ogni annegato. Caina è una che sente i morti parlare, avere paura, lamentarsi. Con una morta annegata, Zahidah, ha scontri, si arrabbia, la insulta, ne è gelosa, prova tenerezza. Conosce Nahiri, un tunisino che si nasconde tra i morti. Anche lui fa il trova-cadaveri, ma è abusivo. Tra i due si stabilisce il classico rapporto vittima-carnefice. Ambedue vivono, però, con la costante paura di essere fatti fuori da altri abusivi extracomunitari, il cui intento è di cacciarli dal posto più fecondo del litorale. Gli abusivi battono le rive rubando i cadaveri degli extracomunitari o annegando in mare quelli che arrivano vivi per poi portarli all’ex cimitero e venderli sottobanco. Nahiri e Caina si scrutano diffidenti, si annusano come belve. Ma poi, un finale inaspettato trasformerà Caina da carnefice in vittima del suo stesso male.