Il carcere è rappresentato nell'immaginario collettivo come una fortezza invalicabile, con grandi mura di cinta, torri di avvistamento, enormi e pesanti cancelli, quasi non fossero passati circa duecento anni dalle memorie di Silvio Pellico e dal suo Spielberg. E' un luogo separato, in cui non si può entrare né uscire. Tutti sono convinti di non dovervi mai entrare, di non potere mai delinquere ed è molto rassicurante che chi delinque stia ben chiuso lì dentro e non possa uscirne. Ma non è così. Se si varca questa soglia ci si accorge invece di come sia diversa la situazione e di quanto fragile sia il confine tra chi sta dentro e chi sta fuori, di come sia facile scivolare nell'illegalità. Siamo entrati nelle carceri di Torino, di Milano, di Padova, di Trieste, di Trento, di Roma-Rebibbia, di Napoli-Poggioreale, di Secondigliano, di Pozzuoli, di Terni e ci siamo messi ad ascoltare le storie di tanti.